
L’idea che l’uomo non sia solo nell’universo è antica, anzi si perde nelle nebbie della mitologia. Oggi però l’uomo ha faticosamente preso coscienza dello spazio siderale che lo circonda e le domande sull’esistenza di altri esseri intelligenti non sollevano più (soltanto) questioni di tipo antropologico, religioso o filosofico, ma pongono innanzitutto questioni di tipo scientifico. Se c’è un sostanziale accordo tra gli scienziati sulla presenza di forme di vita fuori della Terra, molto più problematico è l’interrogativo se esistano altri esseri intelligenti, visto che per alcuni l’intelligenza è il normale sbocco della vita, mentre per altri è un’anomalia transitoria verificatasi sul nostro pianeta. Per il momento non abbiamo trovato alcuna prova che la vita, come noi la conosciamo, esista altrove, ma è anche vero che sulla Terra la vita ha attecchito ovunque, e il nostro pianeta, il nostro sistema solare, la nostra galassia sono semplici parti dell’universo e non c’è motivo di ritenerli in qualche modo eccezionali. Questa è una contraddizione difficile da spiegare e, per la scienza, una delle sfide più importanti del nuovo millennio. Ora infatti, per la prima volta nella sua storia, dopo infinite ipotesi e suggestive teorie, l’uomo ha a disposizione i mezzi tecnologici per tentare di trovare una soluzione e giungere alla verità.
L'AUTORE
Giancarlo Genta, nato a Torino nel 1948, è Ordinario di Costruzione di Macchine presso il Politecnico del capoluogo piemontese. Socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino e membro dell’Accademia Internazionale di Astronautica, ha all’attivo più di duecento articoli pubblicati sulle più importanti riviste scientifiche internazionali e numerosi volumi, in italiano e in inglese. Tra essi ricordiamo Vibration Dynamics and Control (Springer, 2009), Space, the Final Frontier? (scritto con Michael Rycroft, edito dalla Cambridge University Press nel 2003) e La culla troppo stretta - Le frontiere naturali dello spazio (Paravia, 2000). I suoi interessi spaziano dalla progettazione statica e dalla dinamica delle macchine ai sistemi spaziali, alla meccatronica e alla robotica. Genta è presidente del «Centro Italiano Studi SETI», una piccola associazione privata che si occupa di quel filone di ricerca normalmente detto SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence) che si dedica alla ricerca della vita nel cosmo, in particolare della vita intelligente.
Il libro raccoglie nove racconti di diversa ispirazione e un breve saggio sulla morte.
Dà il titolo un fantasy ambientato in una Sicilia un po’ medievale e un po’ no (il suo riferimento è l’opera dei pupi), la cui protagonista è una Bradamante stracciona, alle prese con l’invasione musulmana, l’Inquisizione e il martirio delle streghe.
Il secondo racconto attraversa il Mediterraneo, il terzo parla di un’orrenda mutilazione. Il quarto e il quinto sono collegati tra di loro e sono trasposizioni reinventate di due morti vere, quella di Zi’ ’Ngiulillo (Zio Angelo De Mari) – sacerdote morto con i garibaldini sul Volturno – e quella del fratello di mio nonno, Enrico Ventrone – detto il Professore, perché conosceva a memoria il dizionario di latino – fucilato dai tedeschi per aver avvertito e fatto fuggire dei ricercati. Poi ci sono alcune storie contemporanee e un lungo racconto forse di fantascienza.
E, infine, un saggio sulla morte. Perché un saggio sulla morte? Perché tutte le storie raccontate dagli uomini, dalle donne o dai bambini, dall’inizio del mondo, parlano della morte, anche quelle dove la morte non compare, dove tutto va bene. Perché la nostra capacità di raccontare nasce per ingannare l’attesa della morte, la coscienza che siamo mortali.
Questa coscienza l’abbiamo solo noi. Qualche volta ce ne dimentichiamo, ma in realtà essa è sempre con noi, come un avvoltoio sulla spalla. O forse come un angelo custode, perché, se ne fossimo privi, tutto sarebbe insulso, privo di senso. È questa la dannazione, ma anche la meraviglia, di essere uomo. O donna. O bambino.
Silvana De Mari
L'AUTORE
Silvana De Mari è un medico. Un medico che scrive. Ha un figlio, un marito, una sorella, nipoti, alcuni amici e dei vicini di casa. Vive in mezzo ai boschi e alle vigne. Ha un cane e lo porta fuori tutte le mattine, in mezzo alle vigne e ai boschi. Possiede un minuscolo frutteto e sa potare. Tra i suoi libri, ricordiamo i fantasy di straordinario successo: La bestia e la bella, L’ultimo elfo, L’ultimo orco, Gli ultimi incantesimi, il saggio Il drago come realtà (tutti editi da Salani) e il romanzo Il gatto dagli occhi d’oro (Fanucci).
«I film, la televisione e i media audiovisivi in generale non si rivolgono soltanto all’occhio. Essi suscitano nel loro spettatore una specifica disposizione percettiva, disposizione che, nel presente lavoro, proponiamo di chiamare “audiovisione”. Un’attività, questa, che non è mai stata considerata nella sua novità: si continua a parlare di “vedere” un film o una trasmissione, trascurando la modificazione introdotta dalla colonna audio. Oppure ci si accontenta di uno schema aggiuntivo, per cui si vedono immagini e si sentono dei suoni, e ciascuna delle due percezioni resterebbe circoscritta nel proprio ambito. Scopo di questo libro è mostrare come in realtà, nella combinazione audiovisiva, una percezione influenzi l’altra e la trasformi. La presente opera è al tempo stesso teorica e pratica perché delinea un metodo di osservazione e di analisi suscettibile di essere applicato ai film, alle trasmissioni televisive e ai video». (M. C.)
L'AUTORE
Michel Chion (1947), scrittore, compositore, autore di film e video, è un teorico dell’ascolto e dell’audiovisione. Ha pubblicato numerose opere dedicate a registi, alla musica concreta, all’ascolto, alla teoria della sceneggiatura, ai mestieri del cinema. Molti suoi saggi sono apparsi sulle pagine dei «Cahiers du cinéma». Presso Lindau sono stati pubblicati Un’Odissea del cinema. Il «2001» di Kubrick; David Lynch e Stanley Kubrick. L’umano, né più né meno.
Questa volta la Figlia del Nilo (questo significa Bat Ye'or... ) non propone un phamplet d'accusa, ma un saggio imponente, un grande affresco storico che dal VII secolo a oggi ripercorre le conquiste politiche e militari dell’islam e documenta, con il consueto rigore dell'autrice, la natura del jihad e della dhimmitudine, vale a dire i due cardini dell’espansionismo islamico, ieri come oggi. Attraverso il confronto con il passato, tanti fatti trascurati o comunque mal compresi assumono un significato nuovo, allarmante per chiunque non rinunci a chiamare le cose con il loro nome.
Fondato su documenti inoppugnabili, questo saggio esamina i processi, spesso irreversibili, che hanno portato nel corso dei secoli all’islamizzazione delle comunità cristiane ed ebraiche che popolavano il Mediterraneo e l’Armenia.
Bat Ye’or rievoca dolorose vicende storiche ma soprattutto spiega le dinamiche profonde dell’espansionismo islamico: le trasformazioni sociali, culturali, psicologiche e demografiche intervenute in tutti i popoli sottomessi con la jihad e ridotti alla condizione di dhimmi.
Come scrive Jacques Ellul nella prefazione (all'edizione francese del 1991), «questo libro permette di fare il punto sulla nostra situazione attuale» e svelando ciò che di solito viene nascosto racconta una vicenda che sembra foriera di molti cambiamenti.
Bat Ye’or, nata a Il Cairo nel 1933, si è rifugiata in Inghilterra nel 1957. Oggi vive in Svizzera ed è cittadina britannica. È una delle più celebri studiose dell’islam e in particolare si è dedicata allo studio dello status delle comunità etnico-religiose nei paesi islamici, a cui ha dato un nome, «dhimmitudine».
Lorenzo Fazzini, giornalista di «Avvenire», raccoglie 10 interviste inedite a intellettuali e scrittori che hanno (ri)scoperto un Cristianesimo razionalmente motivato, capace di ridare fiato a un’identità che non vuole fare a meno della dimensione del sacro.
La "notizia" di qualche giorno fa che anche Jannacci si è detto un Neo-convertito, aggiungerebbe un altro personaggio celebre e "sopra ogni sospetto" al catalogo di Fazzini...
Uno dei motivi di interesse del volume è rappresentato infatti dalla pluralità delle esperienze raccontate. Vicende personali anche molto diverse aiutano il lettore a comprendere fino in fondo il significato di quella «rinascita» pubblica del Cristianesimo di cui esistono
ormai molti segni.
Il libro affronta questioni oggi molto dibattute, dal rapporto tra scienza e fede al futuro dell’Europa, dai cambiamenti interni alla Chiesa alle nuove forme di impegno sociale.
Il volume ha la prefazione di Lucetta Scaraffia.
Un equivoco attraversa l’intera vicenda del sequestro di Aldo Moro e genera una diversa disposizione nei confronti dell’uomo. Si è detto: Moro non voleva morire, e tale volontà sarebbe stata accompagnata, come osservò tra gli altri Sciascia, da una preoccupazione quasi ossessiva per la famiglia. Per l’autore di questo libro la prospettiva va rovesciata: Moro voleva vivere. È una differenza radicale. Dove c’è paura, la famiglia diventa opportunità; dove c’è desiderio, la famiglia diventa motivo.
Con una forza spirituale che disorientò gli «amici» politici (che reagirono non ritrovando in lui «l’uomo che conosciamo », come dei figli che aspirano a una relazione narcisistica con un padre ideale e perfetto e non tollerano la realtà della sua debolezza), Moro espresse nelle lettere dalla prigionia innanzitutto il sentimento genitoriale. La preoccupazione per la propria famiglia (la famiglia naturale, ma in certa misura anche quella allargata del partito), che Moro vuole salvare dal dolore di una tragica esperienza di lutto, esigeva la difesa della propria vita, perché lui ne era la guida responsabile. Se le lettere fossero state lette con matura intelligenza, i figli vi avrebbero trovato non la fragilità e le implorazioni di un padre in difficoltà ma la strategia e i suggerimenti che un padre forte e coraggioso continuava a formulare, per il bene loro e della nazione. Prevalsero i timori, e mostrare forza a chi esibiva forza sembrò la risposta migliore. Ma la morte di Moro non dimostrò nulla e non giovò a nessuno.
L'AUTORE
Rocco Quaglia, psicologo e psicoterapeuta, è docente di Psicologia dinamica all’Università di Torino. Fra le sue pubblicazioni ricordiamo: La Sindone letta da uno psicologo; Immagini dell’uomo. Costruzione di sé e del mondo; Il valore del padre; In difesa della Bibbia; Della psicoanalisi.
La sceneggiatura è la premessa essenziale della costruzione delle immagini e dei suoni che costituiranno il film; analogamente il discorso sulla sceneggiatura è la premessa essenziale del lavoro critico sul film. Una sceneggiatura approssimativa genererà dunque, con buona probabilità, un film malfermo; un'analisi approssimativa della sceneggiatura genererà, ancora più probabilmente, una recensione malferma. Per neutralizzare questi rischi, occorre concepire la sceneggiatura come un sistema, cioè come un intero formato da parti essenzialmente connesse fra loro. Tenendo fermo tale principio, questo saggio propone un modello concettuale in grado di spiegare il funzionamento narrativo di qualsiasi film, da "L'arroseur arrosé" dei Lumière a "Tutti pazzi per Mary" dei Farrelly, da "Biancaneve e i sette nani" di Walt Disney a "Goodbye South, Goodbye" di Hou Hsiao-hsien. Non solo: nell'elaborare schemi applicabili a qualsiasi film, "Il sistema sceneggiatura" si rivolge a un qualsiasi potenziale lettore, sia questo sceneggiatore, critico cinematografico, cinéphile, insegnante o studente. Nel suo tentativo di coniugare teoria e pedagogia aggiornando la Poetica di Aristotele all'era delle immagini in movimento, "Il sistema sceneggiatura" ambisce a essere al tempo stesso un manuale per imparare a scrivere i film e un trattato per imparare a capirli.
Iota unum
è il capolavoro della critica «tradizionalista» alla Chiesa contemporanea
e molte delle questioni che tratta sono al centro del magistero di Papa Benedetto XVI.
Il suo Autore, Romano Amerio (Lugano 1905 - 1997) , è stato il più grande degli «oppositori» tradizionalisti della Chiesa del XX secolo e per questo fu punito con un ostracismo pressoché unanime.
Le sue posizioni possono destare perplessità e sconcerto tanto si dimostrano controcorrente, ma stanno oggi conquistando l'attenzione di un pubblico nuovo, acutamente consapevole della crisi in cui si dibatte la Chiesa contemporanea.
Pubblicato nel 1985, frutto di una ricerca protrattasi per circa mezzo secolo, Iota unum è l’opera più complessa e profonda del grande studioso cattolico Romano Amerio, una riflessione serrata e sistematica sul Magistero della Chiesa novecentesca (in particolare conciliare) e, insieme, un’aggiornata summa metafisica cattolica (e il senso ultimo di questa summa, il suo apax, si trova tutto in Stat Veritas).
Contro molte scuole di pensiero formatesi nel dopoguerra, soprattutto dopo quel Concilio Vaticano II esaltato come «rottura e nuovo inizio», come una «nuova Pentecoste» della Chiesa (non solo l’«officina bolognese» di Dossetti, ma tutto il Nord Europa), Romano Amerio ripropone con forza il primato della Verità sull’Amore – come insegnato a partire dagli Evangeli, da san Giovanni Apostolo e san Paolo, e poi da sant’Agostino – per cui in Dio all’essere seguono prima l’intelligere e poi l’amare, e non viceversa. Per Amerio mutare quest’ordine significa indurre l’uomo ad agire non più mosso dal pensiero, ma dal sentimento, in una condizione di libertà illusoria.
«La celebrazione indiscreta che la Chiesa e la teologia ammodernata fanno dell’amore è una perversione del dogma trinitario, perché […] la nostra fede porta che in principio sia il Padre, il Padre genera il Figlio, che è il Verbo, e, dal Padre e dal Figlio, si genera lo Spirito Santo, che è l’amore. L’amore è preceduto dal Verbo, è preceduto dalla conoscenza. Separare l’amore, la carità, dalla verità, non è cattolico.»
L'autore
Romano Amerio (Lugano, 1905-1997) studiò alla Cattolica di Milano, laureandosi in filosofia e in filologia classica, prima di diventare, nel 1951, libero docente di storia della filosofia. Consulente del vescovo di Lugano Angelo Jelmini durante i lavori della Comissione centrale preparatoria del Concilio ecumenico Vaticano II, Amerio fu per molti anni in stretta consonanza intellettuale e religiosa con il cardinale Giuseppe Siri. Oltre a Iota unum. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX, edito anch’esso dalla nostra casa editrice, si devono ad Amerio un’imponente edizione critica in trentaquattro volumi degli scritti di Tommaso Campanella, tre volumi dedicati alle Osservazioni sulla morale cattolica di Alessandro Manzoni e importanti studi su Epicuro, Dante Alighieri, Giordano Bruno, Paolo Sarpi, Descartes e Giacomo Leopardi.
Il curatore
Enrico Maria Radaelli, nato a Milano il 15 luglio 1944, è docente di Filosofia dell'Estetica e Direttore del Dipartimento di Estetica dell'Associazione Internazionale «Sensus Communis» (Roma).
Stat veritas
Pubblicato postumo nel 1997, Stat Veritas analizza e commenta in 55 chiose la Lettera apostolica «Tertio Millennio Adveniente» indirizzata il 10 novembre 1994 da Giovanni Paolo II all’episcopato, al clero e ai fedeli in preparazione del giubileo dell’anno 2000, per definire gli orientamenti pastorali per la Chiesa del nuovo millennio.
Insieme a Iota unum, Stat Veritas è l’opera fondamentale di Romano Amerio, il massimo rappresentante dei fautori della continuità della Chiesa. Amerio contesta all’insegnamento cattolico nato dal Concilio Vaticano II di aver trascurato la Verità metafisica del Logos divino – che non è unidimensionale né astratta, come oggi la ritengono anche molti cattolici, ma è una realtà di persona –, e di essersi concentrato sul tema della Carità, riducendo la Chiesa a mero soggetto storico, sociale e culturale che si confronta con le varie opzioni filosofiche e morali proposte dalla società moderna. Deprivato del suo principio più specifico – la sovrannaturalità, la fede, la dottrina perfettamente «impersonata» dal Logos –, il messaggio cattolico ha così smarrito la sua identità rispetto alle altre religioni e si è dimostrato impotente di fronte al diffondersi, anche all’interno del mondo cristiano, della secolarizzazione e del relativismo.
Come scrive Enrico Maria Radaelli nella postfazione al volume: «Stat Veritas. La Verità sta, ossia è ferma, solida, irremovibile. Anzi – meglio di ogni traduzione letterale –, dobbiamo dire la Verità è: come una vera Amica la Verità è, ci precede, poi ci sta davanti, e infine anche ci attende. Per non farci perire nel nostro Io, senza un’Amica accanto».
L'autore
Romano Amerio (Lugano, 1905-1997) studiò alla Cattolica di Milano, laureandosi in filosofia e in filologia classica, prima di diventare, nel 1951, libero docente di storia della filosofia. Consulente del vescovo di Lugano Angelo Jelmini durante i lavori della Comissione centrale preparatoria del Concilio ecumenico Vaticano II, Amerio fu per molti anni in stretta consonanza intellettuale e religiosa con il cardinale Giuseppe Siri. Oltre a Iota unum. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX, edito anch’esso dalla nostra casa editrice, si devono ad Amerio un’imponente edizione critica in trentaquattro volumi degli scritti di Tommaso Campanella, tre volumi dedicati alle Osservazioni sulla morale cattolica di Alessandro Manzoni e importanti studi su Epicuro, Dante Alighieri, Giordano Bruno, Paolo Sarpi, Descartes e Giacomo Leopardi.
Il curatore
Enrico Maria Radaelli, nato a Milano il 15 luglio 1944, è docente di Filosofia dell'Estetica e Direttore del Dipartimento di Estetica dell'Associazione Internazionale «Sensus Communis» (Roma).
IL LIBRO
Questo breve romanzo in forma di diario, opera estrema di quello che è senz’altro il maggiore scrittore brasiliano, può persino sconcertare a una prima lettura per la voluta semplicità dell’andamento narrativo e per l’apparente ingenuità con cui si sofferma su episodi e riflessioni prive di peso.
Poi però ci si accorge che, oltre il velo tenue delle situazioni e dei fatti (un’anziana coppia adotta due giovani che non tarderanno a innamorarsi l’uno dell’altra e a partire insieme per l’Europa), lo scrittore disegna un dramma e un contrasto senza tempo. Il dramma è quello della vecchiaia, del tempo che fugge e della morte che altrettanto rapidamente si avvicina; il contrasto è invece quello fra il diritto della gioventù di vivere e amare, separandosi allegramente da ciò che è estinto e caduco, e il desiderio dei vecchi di vedere confortato dal calore e dalla vitalità dei più giovani il proprio tramonto.
La trama leggera e quasi al limite dell’insignificanza, lo stile piano e di celata eleganza, rivelano a poco a poco, pagina dopo pagina, la sostanza di un autentico capolavoro.
L'AUTORE
Joaquim Maria Machado de Assis nacque nel 1839 a Rio de Janeiro e ivi morì nel 1908. Tre i romanzi più noti: Memórias Póstumas de Brás Cubas (1881), Quincas Borba (1891) e Dom Casmurro (1899). Può essere considerato uno dei più notevoli rappresentanti del cosiddetto «realismo» a cavallo tra il secolo XIX e XX, e senz’altro il più importante narratore della letteratura brasiliana. Le Edizioni Lindau hanno pubblicato: L’alienista e Galleria postuma e altri racconti.