
Due città rivali, Siena e Firenze. Due fazioni in lotta, guelfi e ghibellini. Due poteri che si scontrano, Impero e Chiesa. Tutti questi conflitti convergono il 4 settembre 1260 a Montaperti per dare vita a una battaglia che segna una svolta nella storia d'Italia. "Balestracci ricostruisce la battaglia di Montaperti basandosi su cronache e su storie, scavando nei vuoti documentali, analizzando gli antefatti, le astuzie, le contro astuzie e i tradimenti, gli intrecci sublimi, i presagi positivi e nefasti per entrambe le fazioni" (Sabina Minardi, "L'Espresso"). "Un libro godibile, ricco di informazioni e suggestioni riapre il dossier sulla battaglia di Montaperti. Duccio Balestracci utilizza in modo parallelo e quasi cinematografico le fonti di entrambe le parti: alcune, più vicine al tempo della battaglia; altre, più lontane, recuperate da quella memoria collettiva che nel corso dei decenni ciascuna delle città in causa ha coltivato" (Gianluca Briguglia, "Il Sole 24 Ore").
Di fronte allo «spaventoso caos di un mondo in rovina», nel terribile inverno tra il 1943 e il 1944, Piero Calamandrei comprese come ogni speranza di «duratura rinascita» non poteva che fare affidamento sul ripristino del principio di legalità a «metodo di governo». Se il fascismo era stato il regime dell'illegalità dispiegata, una legalità repubblicana non soltanto doveva essere considerata come fondamento essenziale della libertà, ma doveva anche essere «una legalità che può modificare tutte le leggi meno quelle poste a priori come condizioni necessarie per il rispetto della libertà». «Colla legalità non vi è ancora libertà; ma senza legalità libertà non può esserci. Perché solo la legalità assicura, nel modo meno imperfetto possibile, quella certezza del diritto senza la quale praticamente non può sussistere libertà politica.»
«L'anno in cui l'uomo andò sulla luna e in cui i ragazzi americani si diedero convegno a Woodstock per tre giorni di 'pace e musica'. L'anno di Lavorini e Jan Palach, quello della strage di Piazza Fontana e quello in cui i Rolling Stones tuonavano contro la guerra in Vietnam con "Gimme Shelter". L'anno del "Satyricon" di Fellini e della strage di Bel Air ad opera dei seguaci di Charles Manson. Si parla sempre del 1968 come anno chiave del cambiamento. E lo è stato. Ma il 1968 è il simbolo di qualcosa iniziata nel 1967 e proseguita nel 1969, senza soste, come se si trattasse di un unico lunghissimo anno rivoluzionario. Conti mette insieme le tessere, componendo un mosaico affascinante, romantico, drammatico al tempo stesso. E lo fa con una prosa semplice e avvincente, facendoci viaggiare indietro nel tempo tra musiche, film, spettacoli, cronaca, politica e costume. Provando così anche a farci capire meglio chi siamo oggi.» (Ernesto Assante, "la Repubblica"). Il racconto di un anno straordinario in cui il mondo è cambiato: i film, i dischi, i libri, la cronaca, la politica, il calcio, i concerti, la rivolta, i sogni, la rabbia, la vita di ogni giorno.
Connessi gli uni agli altri, non per questo siamo davvero interessati ai destini di chi ci è prossimo. Al contrario, l'umanità sta attraversando una gravissima crisi di solidarietà. Ciascuno pensa a se stesso. Si è passati dal giusto riconoscimento dei diritti dell'uomo a una sorta di 'egocrazia'. Il risultato è un vuoto insostenibile. Tanti sono i sintomi di un malessere esteso, che testimoniano la richiesta di ascolto e di aiuto. Attraverso una lettura del presente che trae spunto dalla ricca esperienza pastorale e intellettuale dell'autore, questo libro ci parla di una nuova cultura, di un nuovo sogno, di una nuova visione fondata sul riconoscimento dell'importanza del bene comune.
Fra le molte periodizzazioni possibili per segnare il problematico termine a quo della storia contemporanea, questo manuale adotta l’ondata rivoluzionaria del 1848 – evento senza dubbio epocale a livello europeo, e avvertito come tale anche dai contemporanei – per raccogliere in un unico volume l’intera materia che comunemente viene ricompresa in questa disciplina. È una scelta che ha il vantaggio di includere in una trattazione organica problemi ed eventi imprescindibili per la comprensione del mondo contemporaneo, a cominciare da quelli relativi alla realizzazione dell’unità italiana. Questa nuova edizione si presenta ora in una forma decisamente rinnovata e accresciuta. La parte sul Novecento, in particolare, è stata ampliata e articolata in un maggior numero di capitoli di taglio essenzialmente tematico, per meglio dar conto delle trasformazioni degli ultimi decenni.
La nuova edizione aggiornata di un manuale che ha avuto ottima accoglienza nelle università e nelle scuole. Il Novecento, un secolo che si apre col trauma originario della Grande Guerra e si chiude con le grandi trasformazioni seguite alla caduta del muro di Berlino: è la periodizzazione di questo manuale, che si spinge ad analizzare gli ultimi eventi dei nostri giorni senza rinunciare a una struttura agile, maneggevole e rigorosa, a una scrittura piana e comprensibile, a una strumentazione didattica particolarmente efficace, dalle numerose cartine alle bibliografie ragionate che guidano l'approfondimento dei temi toccati. In questa nuova edizione, fortemente accresciuta e rivista, sono state inserite numerose nuove parole chiave, indispensabili per focalizzare le principali categorie tematico-concettuali del periodo.
Alla base di questo libro ci sono alcune idee di fondo. La prima è che la sociologia è una disciplina storica. Lo è in un duplice senso: ha un'origine storica, che ovviamente segna i suoi metodi e i suoi contenuti; il suo oggetto di studio sono fatti storici - le azioni degli uomini in società - che devono essere interpretati. In questa prospettiva, si può dire che la sociologia è ciò che hanno fatto - e tuttora fanno - i sociologi: per questo motivo, nel libro si è utilizzato un percorso basato sulla presentazione di singoli autori o scuole di pensiero e non un approccio de-storicizzato per concetti. La seconda mette in luce lo stretto legame storico e concettuale che esiste tra sociologia e mondo moderno in tre distinte fasi: l'avvento della modernità (sino alla fine della prima guerra mondiale); la modernità compiuta (sino al 1989); la modernità globalizzata (i nostri giorni). La terza idea si riferisce al fatto che la sociologia è una scienza sociale e deve essere compresa senza essere separata nettamente dalle altre discipline - come il diritto, la storia, l'antropologia, la scienza politica, la psicologia, l'economia - con cui condivide, nella sostanza, un unitario progetto scientifico. Il volume è composto di quattro parti: la prima fornisce una presentazione di cosa è la sociologia, discutendo, in particolare, i concetti di società e individuo. La seconda e terza parte presentano gli autori e gli approcci che hanno fatto, e fanno, la sociologia e le relative correnti, come il funzionalismo, lo strutturalismo, la teoria critica, ecc. Infine, la quarta presenta i problemi che la sociologia deve affrontare in un'epoca di globalizzazione.
Uno strumento prezioso per tutti gli educatori, che si rivolge sia ai corsi di laurea in Scienze della formazione sia ai professionisti del settore.
L’educazione non è più, se mai lo è stata, riconducibile esclusivamente ai luoghi e ai tempi della famiglia e della scuola. La formazione e l’educazione avvengono in una molteplicità di situazioni quotidiane che coinvolgono le persone per tutta la durata della loro esistenza. Accanto alla formazione che si svolge nei contesti istituzionali e ufficiali esiste un’educazione informale e diffusa con modalità e contenuti di apprendimento che possono essere anche contrastanti. L’educazione sociale comprende quindi gli aspetti informali delle esperienze riconosciute ‘ufficialmente’ come educative (la scuola e la famiglia), ma anche i mezzi di comunicazione di massa, i gruppi dei pari, le associazioni, le Chiese. E ancora, l’assetto urbanistico e l’organizzazione territoriale dei quartieri, le migrazioni, le trasformazioni dei ruoli connessi alle appartenenze di genere, le trasformazioni del lavoro, il web. Tali esperienze educative sono fondamentali in termini di quantità e contraddittorietà di apprendimento prodotto; fare l’educatore oggi – a qualunque livello – implica tener conto di questa complessità. Tramma analizza alcuni degli aspetti più significativi dell’educazione sociale dal secondo dopoguerra a oggi: uno sguardo storico sociale che evidenzia quanto, decennio dopo decennio, nella contemporaneità la formazione delle persone sia avvenuta e avvenga in misura sempre più rilevante negli ambiti informali. Il libro è destinato in primo luogo agli studenti dei corsi di laurea in Scienze dell’educazione ma può essere un prezioso arricchimento per pedagogisti ed educatori professionisti, per insegnanti e per tutti i lettori non specialistici che hanno a cuore il tema della formazione.
Faggi, castagni, querce, larici, abeti… Oltre il 35% della penisola è coperto da boschi, un paesaggio che spesso percepiamo come primigenio e ‘naturale’. In realtà, come il resto del nostro paesaggio, i boschi sono un prodotto della storia, sempre legata all’opera dell’uomo che ne ha modificato tutte le caratteristiche. Nell’antichità il bosco è già largamente utilizzato, tanto che le foreste naturali nel primo secolo d.C. sono meno di una decina. Il bosco di alto fusto e il bosco ceduo, la forma più diffusa, hanno contribuito al bisogno di legna da fuoco, carbone e legname da costruzione, consentendo allo stesso tempo il pascolo del bestiame. Dal medioevo all’Ottocento sono le costruzioni navali che modellano gran parte dei boschi, legando strettamente il mondo dei commerci mediterranei a quello della montagna. Da nord a sud, poi, esiste una ‘civiltà del castagno’, vero e proprio ‘albero del pane’ a cui intere popolazioni devono la propria sopravvivenza.
Milano, Piazza Fontana, sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura. Alle 16,37 del 12 dicembre 1969 esplode un ordigno che provoca 17 morti e 88 feriti. È il più grave atto terroristico sino a quel momento compiuto nel nostro Paese. Un giorno che segna un’epoca e apre una fase nuova, piena di misteri che non troveranno mai piena soluzione. Una fredda giornata di dicembre, un giorno come un altro. Affari da sbrigare. Cambiali da pagare. Bancarelle. Compere da fare prima di un Natale ormai imminente. Niente di speciale. Poi, improvvisamente, una bomba. E tutto cambia. Segna un prima e un dopo, a Milano e in tutta Italia. Un prima che rigetta la violenza come strumento della lotta politica, un dopo in cui la violenza ne diventa l’arma, tanto da far temere un possibile colpo di Stato. Alcuni protagonisti di questa vicenda hanno nomi scolpiti nel nostro immaginario: il commissario Luigi Calabresi, il questore Marcello Guida, il ballerino Pietro Valpreda, il ferroviere Giuseppe Pinelli. Poi ci sono gli altri, per lungo tempo ignoti, quelli che lavorano sotto traccia manipolando le informazioni, occultando le prove e insabbiando le indagini. Senza contare i misteriosi ‘suicidi’, che come un contagio travolgeranno alcuni uomini coinvolti nella vicenda. Una ricostruzione serrata del ‘giorno della strage’ con uno sguardo incrociato sulle vittime, gli esecutori, i servizi segreti e i politici.