L'India è il secondo paese più popoloso del pianeta, è la più grande democrazia del mondo, ha un'antica e complessa civiltà e, nonostante persistenti problemi di povertà e di analfabetismo, ha un'economia che, trainata da settori di punta quali l'industria del software, si è sviluppata a ritmi vertiginosi. Tuttavia, troppo spesso, l'India continua a essere percepita come il paese dei santoni, delle carestie e delle vacche sacre, e la sua società come statica e con un economia ristagnante. La "Storia dell'India" di Torri, sulla base di una documentazione amplia e aggiornata, mette radicalmente in discussione questi stereotipi. Nelle sue pagine, la millenaria storia indiana si rivela come quella di una società caratterizzata, fin dai tempi più antichi, da continui processi di mutamento, frutto di vivaci rapporti culturali e commerciali con il resto del mondo. Ne emerge la vera identità dell'India, paese immenso, rutilante, contradditorio, dinamico e feroce. La narrazione, che inizia con la creazione dei primi insediamenti umani stabili (ca. 7000 a.C.), si conclude al giorno d'oggi.
"I discorsi e le risposte di Shri Ramana Maharshi sono tanto semplici quanto ispirati. Per questa ragione trasmettono all'uomo contemporaneo l'antico messaggio dell'India in una forma per lui più accessibile dei trattati scolastici del Vedanta e dello yoga, con la loro stilizzazione ricca di premesse e attenta a custodire il mistero, che si esprime in enigmatiche formulazioni, concise e icastiche, e in commentari felicementepolemici. È ancora una volta l'antico messaggio dell'India, lo stesso di duemilacinquecento anni fa quando il Buddha mise in movimento la miracolosa 'Ruota della Legge' che, simile al Sole, gira intornoalla Terra e la illumina il messaggio del tempo degli antichi veggenti, di molto precedente la comparsa del Buddha. È il messaggio che invita a scansare il piacere perché transitorio e perciò doloroso, e a fuggire la sofferenza perché è dolore; che invita a superare l'Io, a congedarsi dall'illusorietà del mondo, a diventare un vittorioso, uno che possiede la conoscenza salvatrice e redentrice perché divenuto cosciente dell'Assoluto, il quale costituisce la nostra più profonda e vera natura e l'unica vera realtà del mondo." Heinrich Zimmer
"Le acque salgono dal mare in forma di nuvole, scrosciano giù in basso come pioggia e si affrettano nei fiumi a tornare di nuovo nel mare; nulla le può trattenere dal fare ritorno alla loro origine. Così nasce da te l'anima individuale e non può essere trattenuta dall'unirsi di nuovo a te, anche se sul cammino verso di te deve ruotare in molti vortici. L'uccello si alza in volo da terra e si lancia nel cielo, ma in nessun luogo, nell'aria, trova dove potersi fermare: così deve tornare sulla terra. Tutti perciò devono ritrovare la via del ritorno, e quando la loro anima ritrova la strada verso la propria origine, sprofonda in te e sboccia in te, oh 'monte Aurora', tu mare di beatitudine!" Shrî Ramana Maharshi
È opinione comune che il mondo appaia come lo vediamo semplicemente perché è così. Al contrario, la realtà che ci sta davanti è, per intero, una costruzione del nostro cervello. In pagine sorprendenti e curiose, Paola Bressan svela i complessi fondamenti scientifici dei piccoli misteri che costellano la nostra vita quotidiana. Scopriremo come costruiamo il mondo e perché lo costruiamo in questo modo, a partire dalla catena di eventi che precede la percezione visiva, via via fino ai colori, alla tridimensionalità e alla ragione per cui alcune cose ci appaiono in movimento. No, la risposta non è perché sono in movimento.
Dagli altari alla polvere, dalla monarchia dei padri alla monarchia dei figli. La parabola del potere paterno ha toccato oggi il suo minimo. È un dato ormai acquisito che la patria potestà sia 'politicamente scorretta: millenni di progettazione ed elaborazione culturale sono stati azzerati negli ultimi duecento anni e il 'padre di famiglia' appare definitivamente il fossile di un'altra epoca. I nuovi padri subiscono - soprattutto se separati discriminazioni e svantaggi, eredità paradossale e coatta della tirannide esercitata per millenni dai loro antichi predecessori. Ai presunti diritti del padre sono anteposti gli inalienabili diritti del figlio. In un saggio di ampio respiro, Marco Cavina traccia la storia plurisecolare della costruzione e del progressivo smantellamento di un mito fondante dell'uomo in società: il padre come colonna dell'ordine domestico e sociale; il padre come referente del potere politico e religioso; il padre come veicolo della tradizione e dell'esperienza fra le diverse generazioni.
"Oggi un film che ritraesse fedelmente il lavoro della maggior parte dei cronisti li mostrerebbe seduti in permanenza davanti a un computer, in quello che assomiglierebbe a un call center. Lo spazio per osservare la vita da vicino, per incontrare persone, per gli amori, per le bevute, per le sciocchezze, per le baraonde, per le avventure e per mettersi nei guai, è oggi molto ridotto. Com'è tutto diverso, molto, molto diverso dalla vita dei grandi cronisti." Tredici storie brillanti, curiose, argute di grandi reporters. Uno scoppiettante antidoto a uso di lettori e giornalisti sedentari.
"Lo Stato liberale secolarizzato vive di presupposti che non è in grado di garantire." Questa celebre tesi costituisce il centro del percorso intellettuale di Böckenförde, che spazia dal pensiero politico alla dottrina della costruzione, dalla storia delle idee alla teoria del diritto. È a partire da quella tesi che si è sviluppato il noto dibattito tra Habermas e Ratzinger sul ruolo della religione nelle società democratico-pluraliste e sulla loro crisi etico-culturale. L'intuizione fondamentale di questo lavoro è che quanto costituisce la forza e l'identità della modernità politica sia anche la fonte della sua perenne difficoltà. Ovvero che il prezzo della secolarizzazione, la quale accompagna lo Stato costituzionale di diritto, sia un permanente deficit di legittimazione, che deve essere colmato attraverso un'opera di autoriflessione culturale e etica diffusa, senza illudersi sulla presunta autosufficienza delle procedure. Modernità non può né deve significare neutralità assoluta. Dalle indagini sulla natura dello Stato moderno e sul suo ruolo nella laicizzazione delle società, fino all'analisi della prospettiva sopranazionale europea come compimento di un patrimonio costituzionale comune, nutrito di cultura politica e non solo di tecnocrazia, attraverso l'approfondimento di grandi classici come Hegel e Schmitt, il saggio offre un percorso ragionato del pensiero di uno degli esponenti più rappresentativi della cultura giuspolitica tedesca contemporanea.
Dalla paura di venire sepolti vivi allo spettro del terrorismo, dal panico in combattimento a quello per i grandi disastri, i terrori e i tremori che ci hanno oppressi nel corso degli ultimi centocinquanta anni rivivono in questo saggio. Nelle sue pagine, le voci incrinate di chi le ha vissute davvero raccontano le proprie paure: "nonostante le distanze temporali o spaziali, a volte i loro balbettii impauriti sono assordanti; altre volte, solo deboli, esitanti sussurri. Osservando le paure della nostra società, sia passate che presenti, possiamo meditare sul futuro. E il futuro è frutto delle nostre scelte".
Karl Popper, Isaiah Berlin, Raymond Aron, Norberto Bobbio, Hannah Arendt e George Orwell - ma anche figure più contraddittorie e dal percorso non lineare, come Theodor W. Adorno - hanno resistito alle lusinghe del potere dei regimi illiberali del fascismo e del nazionalsocialismo, come del crescente potere comunista, e non hanno rinnegato i propri ideali. A queste figure-modello Ralf Dahrendorf ha trovato un nome: erasmiani li chiama, in omaggio a Erasmo da Rotterdam, che già cinquecento anni fa dimostrava, non senza contraddizioni, di possedere le virtù che rendono alcuni immuni alle tentazioni dell'illiberalità. Gli "uomini-Erasmo", sostiene Dahrendorf, non sono eroi, non sono lottatori della resistenza, sono invece accomunati da un atteggiamento mentale - la sapienza dell'osservazione impegnata e la saggezza della ragione dolente - che li aiuta a mantenere la rotta anche attraverso tempi in cui altri intellettuali, come Martin Heidegger, spesso fanno naufragio. La lucida penna di Dahrendorf esplora biografie esemplari di una generazione che, nata tra il 1900 e il 1910, ha sperimentato sulla propria persona la seduzione del potere totalitario senza cedere, per tratteggiare una generale dottrina della virtù della libertà che travalica il tempo. Un libro che è al tempo stesso affresco d'epoca, ricostruzione storica e illuminante saggio di etica politica.
Il "nichilismo giuridico" é il prodotto di una caduta del senso normativo, si genera dallo "spazio vuoto" dovuto alla distruzione della forma statale e della sovranità come principio di unità politica e giuridica. Questo tema, sollevato da Natalino Irti nel suo precedente volume, torna in questo con maggiore radicalità. Quanto più i contenuti declinano, o appaiono l'uno con l'altro sostituibili, tanto più si esalta la purezza della forma (ad esempio, delle procedure parlamentari). La forma si delinea come l'estremo rifugio, l'ultimo punto d'appoggio di uno smarrimento dei contenuti. Non ne è esente il diritto e lo testimonia la lotta politica che si esercita come esclusiva contesa per il dominio di procedure e di meccanismi in cui riversare tutto e il suo contrario.