Da Montecassino a Bose, da Camaldoli a Subiaco, dall'abazia di Noci, nella Murgia pugliese, ai contrafforti di Serra San Bruno in Calabria, da Praglia sino alla badia del Goleto, sui crinali dell'Irpinia orientale, "Hai trovato il monastero giusto?": la domanda che qualcuno di tanto in tanto mi pone mette in guardia i fraintendimenti che il mio vagar eremi e cenobi potrebbe suscitare. No, non sto cercando il monastero giusto. Vado per questa strada perché ho il sospetto che le luci nascoste che giungono da questi luoghi siano ancora capaci di offrire qualche solido orientamento. Perfino nella densa penombra calata sui giorni italiani. Busso a queste porte perché ho l'impressione che qui si impari davvero che si può cambiare il mondo, ma impresa piuttosto complicata - a patto di cominciare a cambiare se stessi, partendo dalle cose più semplici e concrete. Ad esempio, cercando di stare nel mondo prendendone nel frattempo la giusta distanza. Governando in modo diverso faccende quotidiane e basilari come il dormire e il mangiare, il desiderare e il bisogno di riconoscimenti, il silenzio con se stessi e l'incontro con gli altri. Sembrano bazzecole, ma quelli che vi si sono cimentati seriamente dicono che la sfida sia di vertiginosa difficoltà. E, soprattutto, pare duri tutta una vita.
Con un'esperienza maturata alla procura di Palermo, Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino sono i magistrati che hanno portato in Calabria i metodi investigativi messi a punto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino contro Cosa Nostra. Con le loro indagini hanno rivelato la faccia torbida delle relazioni tra la 'ndrangheta e il Paese ufficiale: non soltanto imprenditori e politici, ma perfino ufficiali dei carabinieri, magistrati e collaboratori dei servizi segreti pronti al doppio gioco per favorire le latitanze dei boss e gli affari delle cosche. Un gioco pericoloso, dal quale la 'ndrangheta è uscita spesso vincente, perché ha contagiato trasversalmente tutta la società. In queste pagine il racconto, curato da Gaetano Savatteri, in presa diretta e con rivelazioni inedite, dei due magistrati, sulle ragioni per cui la 'ndrangheta è riuscita a infiltrarsi anche nelle regioni più ricche d'Italia, come la Lombardia, il Piemonte e la Liguria, con un sistema di colonizzazione rigidamente regolato: a Milano si guadagna, in Aspromonte si decide. Un sistema antichissimo capace di stare al passo con i tempi. Forse la sfida più difficile dello Stato, che impegna tutta l'Italia sulla frontiera di Reggio Calabria.
È ancora molto diffusa l'abitudine di liquidare lo scetticismo con qualche battuta, normalmente sottolineando quali indesiderate conseguenze pratiche seguirebbero dall'abbracciare questa posizione. Eppure questo antico punto di vista è tornato prepotentemente alla ribalta nell'ambito della riflessione filosofica contemporanea. Il principale elemento di novità è che oggi non viene più proposto come una posizione filosofica abbracciata da qualcuno e sbrigativamente accantonabile a causa della sua invivibilità, ma come un inquietante paradosso, che mostra in che modo non abbiamo nessuna delle conoscenze che normalmente riteniamo di avere riguardo agli oggetti fisici intorno a noi. Porre il problema dello scetticismo sotto forma di paradosso ha il merito di mettere in evidenza le reali ragioni per cui lo scetticismo è interessante da un punto di vista filosofico, pur ammettendo che risulti poco concreto sia sul piano pratico generale sia su quello delle nostre prassi teoriche ordinarie. In questo volume si ripercorrono le due correnti filosofiche principali che fanno riferimento allo scetticismo: quella sostenuta da Cartesio e quella teorizzata da Hume. In entrambi i casi, il paradosso scettico solleva questioni cruciali che attengono alla comprensione di aspetti fondamentali della nostra vita cognitiva.
Questa è la storia, almeno un poco, dei divi di Napoli che fanno - alcuni pensano di fare - musica. Questa è una storia che passa di bocca in bocca, il più delle volte derisa dagli stessi napoletani, una storia di soldi, di brutte canzoni, di belle frasi, di Smart e Cinquecento sgargianti, di fan urlanti, di televisioni locali, di qualche artista vero, di truffatori e di pochi bravi autori, di gravidanze nascoste dal velo bianco (ancora, sì), di tanti manager padri-padroni, di rari figli di talento, di grosse illusioni e di grandi speranze. Questa è la storia di una geografia, della suddivisione di un territorio come fosse un'India musicale, quartieri spartiti con l'accetta dove regna ora un Franco Ricciardi, ora una Ida Rendano, ora una Maria Nazionale, ora un Natale Galletta, ora un Alessio, ora una Emiliana Cantone, ora un Raffaello, che se ci fosse un castello e ci fossero dei draghi, potremmo chiamarli principi e principesse del regno di Napoli.
I timori prodotti dalla situazione economica rendono i problemi dell'Europa più fortemente presenti nella coscienza delle popolazioni e conferiscono loro una importanza esistenziale più grande che mai. Ma i politici sono diventati da tempo una élite di funzionari: non sono preparati a una situazione senza paletti di confine, che richiede una diversa modalità di fare politica, una modalità capace di modellare le mentalità.
"Molte persone, quando sentono parlare di filosofia, hanno un sussulto. Alcune di loro si mettono addirittura a tremare: filosofia? Che roba è? Sicuro non mi riguarda. E sbagliano, perché le domande fondamentali della filosofia prima o poi ce le siamo poste tutti: riguardano la morte, la verità, la giustizia, la natura, il tempo. Fare filosofia non è altro che riflettere sulla nostra umanità. Se non vi spaventa il fatto di essere umani, non vi può spaventare la filosofia. Ma chi sono i grandi filosofi? Persone come noi, che nel corso dei secoli hanno manifestato inquietudini per le stesse cose che ci rendono inquieti oggi. La loro storia è la storia delle avventure della ragione, la storia del loro genio e del loro ingegno, una storia in cui non mancano persecuzioni, prigioni e martiri, ma neppure scoperte sorprendenti. Questo libro vuole raccontarla con semplicità, senza pedanterie accademiche, perché chi la legge goda, senza complessi e compromessi, della sua emozione intellettuale". Età di lettura: da 11 anni.
"II mio giornalaio è pakistano, il mio lavasecco è persiano, il mio medico di famiglia è italiano, il dentista è brasiliano, il veterinario è spagnolo, l'imbianchino è polacco, l'elettricista serbo, il fruttivendolo indiano, il meccanico dell'auto è bulgaro, la domestica lettone, il portinaio sudafricano, il parcheggiatore libanese, il custode della scuola di mio figlio è israeliano, l'impiegata della banca che mi sorride sempre è del Bangladesh, il barista che mi fa il cappuccino è ungherese, il mio barbiere è una francese, il commesso del noleggio di dvd è turco, il tecnico del computer è russo e il mio tassista di fiducia è dello Sri Lanka. Mi fermo, ma potrei continuare per un pezzo: vivo a Londra da oltre sette anni e a volte mi domando dove sono gli inglesi. 8 milioni di abitanti, 3 milioni di stranieri, 130 mila italiani, 300 lingue, 183 sinagoghe, 130 moschee, 13.000 ristoranti, 6.000 pub, 600 cinema, 400 teatri, 300 nightclub, 150 casinò, 18 mila taxi, 275 stazioni del metrò, 649 linee di autobus, 8 stazioni ferroviarie, 5 aeroporti, 5 squadre di calcio della Premier League, tutte le religioni della terra, 1 regina, svariati principi, tanti soldi": un racconto brillante e divertente per conoscere tutto il resto che c'è nella capitale britannica, quello che i turisti non vedono, e capire come sia possibile che una varia umanità conviva con 10mila volpi sparse in tutta la città.
San Brandano d'Irlanda naviga verso terre ignote spinto come Ulisse dal desiderio di conoscere; Gregorio Magno come Edipo nasconde nel cuore la colpa dell'incesto; Maddalena come Elena appare irresistibilmente seducente; san Giorgio vince il drago come Perseo: nelle storie e nelle leggende medievali sui santi rivive il mito degli eroi antichi. Anche gli eroi cristiani intervengono a favore dei popoli, combattono le ingiustizie, civilizzano nuove terre, affrontano fatiche con coraggio sovraumano. Come gli eroi greci sono mortali e dotati di poteri straordinari: possono operare prodigi o miracoli, fermare mostri e pestilenze, combattere il male e allontanare le catastrofi. Il corpo è al centro della vicenda dell'eroe/santo: straordinario nella resistenza e potenziato nelle capacità, indica l'estremo limite delle possibilità umane. È il santo la nuova figura di venerazione, erede dell'antico modo di percepire la presenza divina nel mondo. Attorno al suo culto, nei luoghi delle reliquie o del martirio, in ogni angolo dell'impero cristiano, si costruiscono santuari e basiliche. Perché la potenza misteriosa del sacro ha bisogno di rendersi percepibile qui e ora, attraverso ciò che resta di un corpo, attraverso la volontà di credere che ciò che è morto è ancora vivo e operante. Secoli di storia dimostrano che, a dispetto di Brecht, l'eroe (o in qualsiasi modo lo si voglia chiamare) è una necessità della psicologia collettiva.
"Che significa essere irriducibile? Secondo il potere significa essere irriducibile alla dissociazione, opporsi al pentimento. Per non esserlo, bisogna quindi diventare un dissociato. Una mostruosità giuridica e storica". In questo libro parla Paolo Maurizio Ferrari, brigatista del primo nucleo storico cresciuto nella comunità dei cristiani di base Nomadelfia, che "pur in assenza di reati di sangue" ha scontato trent'anni di galera senza mai un permesso "perché a questo stato non si chiede nulla, lo si combatte" e una volta fuori, capeggia rivolte e contestazioni salendo anche sui tetti per difendere una casa occupata. Parla Cesare Di Lenardo, anche lui in galera da trent'anni, condannato per il sequestro del generale americano Dozier, che dalla cella ha rivendicato l'omicidio di Marco Biagi e in carcere ha subito torture che gli hanno impedito qualsiasi pensiero di pacificazione. Parlano Renato Curcio, Tonino Loris Parali e Prospero Gallinari, tre del nucleo fondativo del partito armato, cui si uniscono (per scelta d'uscita dalla lotta armata seppur con percorsi diversi) Raffaele Fiore, sua moglie Angela. Poi è la volta della storia di Nadia Lioce, una delle ultime terroriste arrestate, di fatto "seppellita" col duro regime del 41 bis nel carcere dell'Aquila. Una storia, quella dell'ultima leader delle Br-Partito comunista combattente, che inizia sui banchi delle scuole medie di Foggia. Pino Casamassima racconta la lotta armata attraverso le storie di chi non si è mai pentito né dissociato...
L'analisi del processo di globalizzazione del diritto può seguire due percorsi, che si potrebbero caratterizzare ricorrendo all'immagine degli alberi e della foresta. Da un lato, si può guardare all'insieme del paesaggio giuridico globale, ossia alla foresta, per cogliere le valenze e le tendenze generali; dall'altro ci si può concentrare sugli alberi, ossia su una o su alcune delle varie manifestazioni giuridiche "atipiche", che per lo più travolgono alcuni caratteri e requisiti tipici del diritto moderno e sono sintomatiche delle trasformazioni in corso. Maria Rosaria Ferrarese ritiene che entrambi gli approcci siano significativi e consentano di rilevare le novità in campo, e che le due visioni si sostengano l'un l'altra: non avrebbe senso una fotografia dall'alto della foresta senza una didascalia che illustra la varietà delle nuove forme di vegetazione che sono comparse. E, parimenti, ogni analisi o ricerca relativa alle singole specie botaniche nello spazio globale dice poco se non si sa come esse si collocano o come modificano il paesaggio complessivo. Da entrambe queste prospettive ci si può chiedere se e in che senso si possa parlare di un diritto "globale" e se le nuove tipologie botaniche siano parte irreversibile della evoluzione giuridica odierna, o se non siano piuttosto da considerare vegetazioni improprie o dannose, che vanno semplicemente rimosse, o considerate non giuridiche, o che fanno intravedere "la fine del diritto" come sostengono alcuni teorici.