In questo saggio, al classico approccio della ricerca di punti di contatto, formali o semantici, del sistema sacrificale israelitico con le prassi sacrificali e le sottostanti concezioni dei popoli dell'Antico Vicino Oriente, si affianca un'ulteriore e, soprattutto, nuova chiave interpretativa, che evidenzia come in una qualche forma nei vari sacrifici, fatte salve le peculiarità di ognuno di essi, si riverberasse e si prolungasse la celebrazione della Pasqua e del sacrificio pasquale.
La morte improvvisa di Vladimír Boublík avvenuta prematuramente nel 1974 non fu l'ultima parola, neppure per la sua eredità teologica. Già due anni dopo la sua morte, per la solerte sollecitudine del prof. Alessandro Maria Galuzzi (che fu anch'egli Decano della Facoltà di Teologia della Lateranense dal 1984 al 1988) vennero pubblicati cinque scritti inediti di Boublík in un libro dal titolo "Il mistero della salvezza. Saggi teologici", PUL, Roma 1976. Ultimamente sono stati scoperti altri scritti inediti e incompiuti di Boublík che per la prima volta (almeno in lingua italiana) vengono presentati in questo volume postumo: "Alla ricerca di Gesù di Nazareth" e "La storia della salvezza". Il primo saggio appare come un testo già ben congeniato anche nell'apparato critico e rilancia alcune proposte che già si trovavano nei suoi scritti. Erano passati solo pochi anni dalla chiusura del Vaticano II, eppure Boublík già aveva assorbito e recepito i temi centrali della Rivelazione come storia e del dramma dell'uomo alla ricerca della verità che è Cristo. E tutto questo nella preoccupazione che la salvezza in Cristo possa giungere ad ogni creatura sulla faccia della terra. Il secondo saggio, "La storia della salvezza", letto con gli occhi di oggi, appare quasi scontato, ma le cose non stavano così nel momento in cui fu redatto. La novità consistette nel manifestare una sensibilità storica nel considerare la Rivelazione in Cristo e nello Spirito e più in generale nel fare della storia salvifica l'asse portante per ripensare tutta la teologia fondamentale e la dogmatica.
Il volume è contestualizzato dalla Prefaione del curatore Nicola Ciola che tratteggia la figura di Boublik come "teologo post-conciliare venuto dall'est" e dalla Postfazione di Giuseppe Lorizio che fa risaltare tutta la fecondità del pensiero di Boublik fino ad oggi, per la specializzazione in Teologia Fondamentale della Facoltà di Teologia della PUL e non solo. Il rapporto virtuoso tra l'esperienza di vita drammatica e la teologia di Vladimir Boublik, è stato ricostruito magistralmente da un saggio introduttivo di Karel Skalicky, che di Buoblik fu l'immediato successore sulla medesima cattedra di Teologia Fondamentale.
L’opera Ermeneutica e verità, in questa terza edizione riveduta e corretta, e bibliograficamente aggiornata, si presenta come una completa storia dell’ermeneutica filosofica. Nessun autore e nessuna “forma storica” dell’ermeneutica vengono dimenticati, in un progetto che si propone di valorizzare pienamente anche ciò che sovente viene dimenticato, come l’ermeneutica patristica, l’ermeneutica medievale e in genere il contributo del pensiero cristiano alla questione ermeneutica. Attraverso un percorso storico che evidenzia sia la componente gnoseologica che quella teologica della questione ermeneutica, viene dato ampio risalto ai problemi relativi al fondamento veritativo dell’“interpretazione”. La presentazione delle principali “forme storiche” dell’ermeneutica si propone di adempiere ad un compito non semplicemente storiografico quanto principalmente teoretico: quello di poter discriminare, nella filosofia contemporanea, le forme del “nichilismo ermeneutico”, che esalta la hybris interpretativa a scapito della “verità dell’interpretazione”, dalle forme dell’“ermeneutica veritativa” al cui interno è possibile recuperare istanze autenticamente metafisiche, riannodando il dialogo tra ermeneutica e metafisica, e offrendo il contributo dell’ermeneutica al rapporto tra filosofia e teologia. Quest’opera inaugura la serie dei 4 volumi degli Scripta Hermeneutica, e si presenta arricchita dal resoconto del colloquio personale dell’Autore con Hans-Georg Gadamer: Ermeneutica e verità in Hans-Georg Gadamer. Incontro con un Maestro, dalla Presentazione di Francesca Brezzi e dall’Introduzione di Claudio Guerrieri.
Biografia
Gaspare Mura è Professore Ordinario Emerito di filosofia della Pontificia Università Urbaniana, dove ha ricoperto le cattedre di Storia della filosofia antica, Filosofia della religione, Ermeneutica filosofica, ed è stato Direttore dell’Istituto Superiore per lo Studio dell’Ateismo, dell’Urbaniana University Press e della rivista di Filosofia e Teologia “Euntes Docete”. È stato docente di Ermeneutica filosofica presso le Pontificie Università Lateranense e della S. Croce e dal 1993 al 2013 Consultore del Pontificio Consiglio della Cultura. Ha al suo attivo oltre 100 pubblicazioni dedicate alla filosofia ermeneutica, alla filosofia della religione ed allo studio del fenomeno religioso. I 4 volumi degli Scripta Hermeneutica, ordinati per tematiche: ermeneutica veritativa, filosofia pratica, religione e teologia, interpretazioni storiche, si articoleranno in modo da comporre un quadro organico del pensiero dell’Autore, suggerendo le ricche potenzialità dell’«ermeneutica veritativa».
Francesca Brezzi è Prof.ssa Ordinaria di Filosofia Morale presso l’Università di Roma Tre, già Direttrice del Dipartimento di Filosofia della Facoltà di Lettere (1998-2006), Vice Presidente della Società Italiana di Filosofia.
Claudio Guerrieri è docente di Storia e Filosofia presso i licei, e dal 1987 al 2000 è stato titolare della cattedra di Antropologia filosofica presso l’Istituto Superiore “E.Caymari” di Roma.
Nel Motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus vi è la previsione esplicita della mancanza di fede personale tra le circostanze che rendono manifesta l'invalidità del consenso. Dallo studio delle presunzioni elaborate nella giurisprudenza rotale più recente emerge la distinzione tra la semplice carenza di fede, che di per sé non irrita il matrimonio, e il fermo rifiuto di ogni dipendenza da Dio, che può costituire la causa proporzionata e grave dell'esclusione di qualche proprietà o elemento essenziale o della stessa della sacramentalità del matrimonio.
Discutere di Gaudium et spes, a cinquant’anni dalla sua promulgazione, significa riconoscere che la Costituzione conciliare è un paradigma pastorale di metodo per un dialogo tra la chiesa e il mondo che resta sempre “da fare”. Il paradigma offre l’indice di questo dialogo, ma il suo valore non sta nella ripetizione dei contenuti che, assunti a mo’ di affermazioni dottrinali, vanno ripetuti sempre e dovunque (altrimenti, da questo punto di vista Gaudium et spes è inevitabilmente datata), bensì nell’apertura a un lavoro che resta sempre da fare nelle differenti epoche storiche che la chiesa è chiamata a vivere.
I concetti giuridici, per la loro giusta applicazione, hanno bisogno di approfondimento. Uno di tali concetti è quello di rappresentanza e la presente ricerca si propone di analizzarlo e offrirne una sintesi sistematica con uno sguardo particolare al diritto canonico, soprattutto alla costituzione gerarchica della Chiesa, e anche la sua collocazione nel diritto civile. Questa ricerca vuole aiutare i rappresentanti a rappresentare con responsabilità gli altri per il bene comune e delle singole persone nella società civile e per la salus animarum e il bonum Ecclesiae.
Biografia
Peter Sykora (1980) è presbitero dell’Arcidiocesi di Košice (Slovacchia) dal 2005. Dopo la Laurea magistrale in Teologia presso la Facoltà di Teologia a Košice nel 2005 e alcuni anni di attività pastorale, ha conseguito nel 2015 il Dottorato in Diritto canonico nella Pontificia Università Lateranense a Roma.
Descrizione
Il volume suggestivo di Carrù, comprende tre parti che, in uno sviluppo crescente e tematico, approfondiscono il soggetto dell’amicizia fondata su Dio come amico, e sulla comunicazione ch’egli ci fa di tale sentimento sul modello del cuore di Cristo. I diversi ed originali capitoletti o quadri che si susseguono, sempre introdotti dal testo biblico ed aperti alla testimonianza evangelica di diversi santi e testimoni della spiritualità cristiana, come San Francesco, Santa Teresa d’Avila, San Giovanni Bosco, San Giuseppe Cottolengo ed altri, ci aiutano a riflettere ed a confrontarci sulle caratteristiche dell’amicizia. Essa è una realtà sublime della nostra vita: dolce, costante, paziente, che non delude mai, perseverante, nonostante le debolezze umane e che sa andare incontro agli altri, anche nei momenti di sconforto e di solitudine. Una quarta parte del volume ci offre, infine, dodici luminose poesie dell’Autore che riguardano il tema trattato con pensieri e sentimenti soffusi di dolcezza e di alta ispirazione poetica. Dalla Prefazione di Giorgio Zevini.
Biografia
Giovanni Carrù
originario di Chieri (Torino) è stato direttore dell’ufficio catechistico diocesano (Torino) e regionale (Piemonte). Per venti anni è stato parroco del Duomo di Chieri. Già Sotto- Segretario alla Congregazione per il Clero ed è ora Segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. È autore di libri di spiritualità e di testi scolastici di religione dalle elementari alle superiori. Ha scritto su diverse riviste articoli attinenti la pastorale, la catechesi e l’evangelizzazione. Con la Lateran University Press ha pubblicato: Imparare a guardare. Il ‘bello’ nel buio delle catacombe (2015); Pregare senza stancarsi (2015), Il Dio personale (2014); Itinerario verso Dio (2013); Cristiani nella Chiesa (2012); Sulle tracce di Gesù (2012); Il cuore del Padre (2011); Immerso nel mare di Dio (2008) e Nella grande città (2008).
L’idea del presente volume è maturata nell’anno 2014 quando ancora il Cardinal Giacomo Biffi era in vita. Oggi finalmente vede la luce. L’intento è quello di raccogliere le testimonianze di coloro che hanno avuto una sincera sintonia e autentica amicizia con il Cardinale Biffi (Papa Francesco, Card. G. Ravasi, Card. C. Ruini, Card. A. Scola, Mons. I. Biffi, Mons. R. Fisichella, Mons. C. Stagni…). Il percorso, attraverso i molteplici interventi, offre numerosi spunti assurgenti e talvolta simpatici su un personaggio non accomodante e tagliente perché obbediente a Gesù Cristo. È rilevante inoltre carpire dalla lettura dei testi l’emergere di un cattolico raro perché semplice e profondo, onesto e sincero. Capace di confrontarsi con gli stessi sacerdoti, fedeli laici e in particolare con atei e dubbiosi. Per l’intera esistenza ha cercato di educare sottolineando la necessità di essere cristiani nel mondo secondo il battesimo ricevuto «nel nome di Cristo» anche nelle difficoltà più aspre.
Il volume raccoglie due testi: il discorso del Rettore Magnifico per l'inizio dell'anno accademico 2016-2017; e una memoria storica dell'Università Lateranense legata al Magistero di san Giovanni XXIII e del beato Paolo VI. Infatti l'approfondimento dell'identità lateranense e il coerente spirito di appartenenza all'istituzione devono passare attraverso una rivisitazione affettuosa della storia dell'Università e dei "Grandi" che l'hanno pensata.