
La ricerca si propone come una riflessione interdisciplinare circa la relazione, “fondante e fondamentale”, tra Teologia del Diritto canonico e Antropologia (in relazione al fenomeno dell’atto di fede e della dimensione giuridica) con la finalità di cogliere aspetti teologici e fondamentali per un approccio al Diritto canonico utile ad una comprensione arricchita del fenomeno giuridico, antropologicamente e culturalmente inteso, presente nella comunità ecclesiale: aspetto che sembra poter offrire nuovi spunti alla prassi ecclesiale.
Umberto Rosario Del Giudice (Napoli 1973), dopo la specializzazione in Liturgia presso l’ILP di Padova, consegue il dottorato in Teologia presso la FTL (2009) dove è stato docente incaricato di munus sanctificandi comparato. Con la presente tesi consegue anche il dottorato in Ius canonicum. È docente incaricato di IRC e di alcuni corsi presso la PFTIM (Napoli) e iscritto all’Albo degli Avvocati presso il Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Partenopeo e di Appello.
Le categorie dottrinali di Norma missionis, Norma fidei e communionis spiegano l'identità ecclesiale, collocando il Diritto canonico nella prospettiva della vita concreta della comunità credente. Le regole, però, nascono dalla protezione dei valori condivisi, come accade in qualunque società umana. Nella Chiesa questi sono i contenuti teologici, tradotti in istituti e norme mediante un processo ordinamentale. L'attenzione centrale è rivolta al ramo processuale, ricco di tecnicismi ma non slegato dall'obiettivo di custodire i nuclei della fede cristiana.
La famiglia sfugge da sempre alla morsa del diritto: è infatti una realtà tanto complessa che quest’ultimo cede all’idea di poterla regolare in tutti i suoi aspetti. Già i Romani avevano intuito questa problematica preferendo indirizzare la ‘mano visibile’ del diritto verso i suoi aspetti patrimoniali, sicuramente più immediati e tangibili. Se, per un verso, anche nelle costruzioni giuridiche successive molti elementi della famiglia non affrontano il ‘crisma’ della giuridicità, per l’altro, è vero che una parte importante di quella complessa realtà, fatta di interessi, aspettative, convinzioni e affetti che è appunto la famiglia, si riflette nella comprensione della dimensione patrimoniale che il diritto progressivamente ordina. Portare alla luce le strutture giuridico-patrimoniali e le loro trasformazioni nel corso di un arco temporale che va dai cambiamenti vissuti dalla famiglia romana all’inizio del primo Millennio d.C. sino alla ristrutturazione della famiglia avvenuta intorno al XII secolo, è l’obiettivo di questo volume. In particolare, sono state analizzate tre aree: la Penisola Iberica, l’Italica e il mondo bizantino – quest’ultimo spesso tralasciato dagli studi di storia del diritto europeo – allo scopo di cogliere lo ‘spirito’ comune delle loro strutture familiari. Proprio attraverso lo studio dalle sfere familiari e delle loro evoluzioni nel tempo e nello spazio è stato possibile avanzare nuove ipotesi interpretative intorno agli scambi patrimoniali tra famiglie.
Manuel Vial-Dumas è professore di Storia del diritto presso l’Universitat de Girona e la Universitat Oberta de Catalunya; è, inoltre, docente nel Corso di dottorato in Diritto dell’Universidad de Buenos Aires. È stato visiting researcher presso l’Università Nazionale Capodistriana di Atene e nell’Università degli Studi di Genova.
Il concetto di persona ha attraversato la storia culturale dell'Occidente, trovando espressione in una serie di termini (sia nelle lingue classiche, sia in quelle moderne) il cui significato si è venuto progressivamente chiarendo in un processo storico-ermeneutico di sempre maggiore approfondimento. In confronto alla notevole mole di studi già dedicati alla tematica, il presente lavoro, da una parte, si inserisce tra le opere che affrontano la questione della persona considerando il percorso del suo sviluppo semantico, segnato dal passaggio dal referente antropologico - in età classico-ellenistica - a quello trinitario - nei primi secoli del cristianesimo - per poi tornare - attraverso la mediazione cristologica - a esprimere una rinnovata concezione dell'uomo, in una continua e inesauribile circolarità. Dall'altra parte, privilegiando l'ambito trinitario, lo studio intende cogliere e sviluppare il nesso tra persona e relazione, indagando la connotazione sempre più relazionale assunta dai termini indicanti la nozione di persona, nonché il parallelo ripensamento della categoria di relazione che, a partire da una dimensione esclusivamente accidentale, giunge ad avere una valenza "dialogica" e infine "trialogica". Il percorso è compiuto soffermandosi solo su quegli snodi ritenuti più significativi (dall'Antichità al Concilio di Nicea, dai Padri della Chiesa ai Dottori medievali, fino agli esiti contemporanei), in un dialogo tra istanze filosofiche e istanze teologiche, senza il quale l'idea di persona sarebbe difficilmente immaginabile.
«I teologi della Pastorale accusano il Diritto canonico di non avere una agilità sufficiente e di mancare d'efficacia strumentale. Essi non dimenticano che la finalità del Diritto canonico è la salvezza delle anime. [...] Il Diritto canonico è uno strumento per la Pastorale, e [...] come tale si deve continuamente revisionare la sua fedeltà teologica ed il suo adeguamento pastorale. La costituzione sociale della Chiesa, non essendo immutabile che nelle sue linee sostanziali, rende questa revisione possibile; e le necessità cangianti della Pastorale la rendono necessaria» (Editoriale, in Concilium, 1965, n. 8).
Il rapporto sponsale Cristo-Chiesa costituisce per il Concilio Vaticano II (cf. SC 5) il legame sorgivo del dinamismo sacramentale. Il contributo del presente lavoro ci colloca nello sguardo a questo rapporto fondativo attraverso l'occhio sapiente di S. Agostino. Un lavoro che si rivela originale nell'indicare la simbologia sponsale non solo quale chiave di lettura privilegiata del rapporto Cristo-Chiesa, ma nel cogliere proprio in questo orizzonte simbolico la comprensione agostiniana del sacramentum, focalizzato nella significativa analisi dell'iniziazione cristiana.
Il Cristo nel mondo è la prima traduzione in una lingua occidentale dell'omonima opera scritta a Parigi nel 1940, l'anno in cui l'anziano autore vive imprigionato nella gabbia di una salute molto compromessa e, peggio ancora, vive gli orrori della Seconda Guerra mondiale. L'intenzione che spinge Bulgakov a scriverla è del tutto originale: egli vuole difendere il nome di Dio Padre, Amore e Misericordia, di fronte al male delle infinite sofferenze umane causate dalle guerre, ma anche dalle malattie e da qualsiasi altra sciagura. Il risultato è una teodicea della verità cristiana su Cristo che, in quanto Figlio incarnato del Padre, si rende realmente presente ovunque vi siano un sofferente, un agonizzante o un morente, co-soffrendo, co-agonizzando e co-morendo negli e con gli esseri umani.
La "Teologia del Diritto canonico", creata ufficialmente dalla riforma degli studi di Diritto canonico del 2003, pur non ancora stabile sotto il profilo epistemologico, è però in grado di offrire contenuti utili a chi si accosti agli studi canonistici con attenzione alla natura e funzione del Diritto canonico nella prospettiva ecclesiologica del Vaticano II. Il volume propone sei temi di base della Disciplina, offerti nell'essenzialità di un primo approccio: una sorta di ouverture sugli ampi spazi di confine tra Canonistica e Teologia, con attenzione sia alla complessa dinamica del riferimento alle Fonti (= loci theologici), sia alla concreta esperienza ecclesiale, muovendosi lungo il crinale che ancora isola canonisti e teologi impedendo il sorgere di quella koiné epistemologica che - unica - garantisce a ciascuna Scienza di essere davvero tale.
Il contributo del prof. Armando Sannino sceglie come progetto pastorale meritevole di attenzione la Nuova immagine di parrocchia (NIP). Per verificare la validità del NIP, Sannino sceglie tre situazioni pastorali emblematiche: la parrocchia di Vajont, dell'Ave Gratia Plena di Napoli e di Arzachena in Gallura. La riuscita del NIP, in situazioni così diverse fra loro, si trova nella cosiddetta pastorale della moltitudine e in quella che Sannino denomina territorialità, il terreno dove il popolo, che è di Dio, cammina attraversando le vicende della storia e del tempo. Nel testo si riflette sulla necessità di promuovere stili pastorali che facciano della parrocchia una realtà ecclesiale missionaria nell'ottica della nuova evangelizzazione. Non è la prima volta che il prof. Sannino approfondisce la cosiddetta "pastorale dell'evangelizzazione". La "teologia pastorale" è stata uno degli ambiti più fecondi della Facoltà Teologica di Napoli, che ha visto docenti impegnati in prima linea, come Luigi Maria Pignatiello, Domenico Pizzuti e Ciro Sarnataro. Rallegra il cuore vedere che uno dei suoi studenti, da alcuni anni docente presso l'Istituto Redemptor Hominis, della Pontificia Università Lateranense, si inserisca nel tracciato percorso da tali maestri della teologia pastorale.
Maria non è una figura marginale che potrebbe essere lasciata da parte, quando si tratta di affrontare le questioni centrali di oggi, come quelle della fede in Dio o dell'ateismo. Al centro della teologia e della fede si trova Gesù Cristo. Egli è il Figlio del Padre sin dall'eternità ed è nato nel tempo "dalla Vergine Maria" (Simbolo apostolico). Come Madre di Cristo, «per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, Ella riunisce per cosi dire e riverbera le esigenze supreme della fede» (Vaticano II: Lumen gentium, 65). Maria riflette l'essere del Redentore, ma anche la sua opera: la redenzione non è soltanto una profezia del futuro, ma è già diventata piena realtà nell'Immacolata assunta in cielo. Ella è segno di sicura speranza per tutti coloro che si trovano in cammino, e allo stesso tempo un aiuto per raggiungere lo scopo del cammino.