Mohamed Talbi è un intellettuale islamico internazionalmente conosciuto, professore onorario alla Facoltà di Scienze Umane di Tunisi, dove vive, con i suoi scritti ha contribuito alla conoscenza dell'Islam e al suo impatto sulla cultura contemporanea. Uomo di dialogo, scrisse un'opera con il filosofo ortodosso Olivier Clément. In questo breve testo presenta il Corano in ciò che ha di più universale, una parola per tutti e da cui tutti possono trarre alimento. Partendo dall'universalità del messaggio del Corano, l'autore tratteggia e mette in prospettiva i rapporti di Dio con l'uomo e l'universo. L'opera si rivolge ai credenti dell'Islam come ai non credenti o a credenti di altre religioni in un momento in cui con troppa facilità si pretende di leggere l'Islam secondo meccaniche prospettive politiche. Questo volumetto riconsegna l'uomo religioso dell'Islam, con cui ogni uomo è chiamato a mettersi in rapporto.
L'interesse di Karol Wojtyla per la poesia risale alla sua prima giovinezza e mai lo abbandonerà. Egli ha lasciato un'opera letteraria composta da varie raccolte poetiche e cinque drammi. Il presente volume rivela la ricchezza dell'espressione poetica wojtyliana, che comprende ballate epiche, intuizioni liriche, prose poetiche; appassionati canti alla patria polacca, assorte meditazioni religiose, sguardi fulminei e affilati sulla creazione, il lavoro, l'animo umano. Il centro pulsante di questa produzione è la "devozione alla parola" intesa come "elemento di natura morale".
«Tutti facciamo esperienza del "due". Più banalmente, come polarità (tutte le volte che ci capita di dire: per un verso/per l'altro; oppure quando, col linguaggio un po' frusto della psicanalisi, facciamo riferimento alle nostre "parti : quella maschile e quella femminile, quella buona e quella cattiva...); più tristemente, nella forma del sotterfugio, della doppiezza, della vigliaccheria; più radicalmente, nella forma della disperazione (che in tedesco si dice "Ver-ZWEI-flung", e contiene un due non risolto), della doppia verità, di due istanze che si divorano a vicenda; più felicemente, nella forma della redenzione, che amando questo salva quell'altro, che s'intende di unioni ipostatiche, che non deve scegliere tra il centuplo quaggiù e l'eternità. Il "due", così identificativo dell'identità europea, è, anche, lo stigma del nostro tempo. Questo libro, nei suoi sogni più irrealistici, ma non per questo irresponsabili, vorrebbe portarlo a compimento, dunque compierlo e superarlo insieme.» (Enrico Guglielminetti)
Chi legge le opere di sant'Ambrogio incontra il pastore paziente che spiega i riti sacri, il maestro persuasivo ed esperto di vita evangelica, il dottore ardente della mistica cristiana, il polemista lucido e stringente, l'esegeta sottile e fantasioso, il teologo occupato a illustrare i misteri della fede, il retore dal discorso curato e persino artificioso, il poeta dal gusto e dalla sensibilità raffinata e con momenti felicissimi. Ma, oltre a ciò, il lettore del santo vescovo di Milano s'imbatte nell'uomo di preghiera: di una preghiera che sgorga spontanea, con un trapasso senza preavviso. La riflessione è diventata orazione, il pensiero si è acceso in invocazione, al concatenarsi del ragionamento è succeduto il colloquio, effuso talora lungamente, come a lasciare espandere i sentimenti che urgono nel cuore.
Questo volumetto introduce al pensiero di una fra le più particolari personalità della cultura cristiana del Novecento. Gesuita e scienziato (geologo e paleontologo), Teilhard de Chardin ha lasciato un messaggio di grande attualità teologica e spirituale, proponendo una visione cosmica della fede cristiana, attraverso un'evoluzione creatrice capace di una progressiva sintesi, di cui l'uomo sin dalla sua origine può e deve essere protagonista. Perno di questo movimento cosmico è la figura di Cristo, in cui - come diceva san Paolo - "tutte le cose sussistono", Principio coordinatore, organizzatore e insieme significatore di tutto.
L'idea di decrescita fa paura. È dunque opportuno proporre una dimensione che renda desiderabile la sua ineluttabilità, intuita da una parte crescente dell'opinione pubblica, cosciente dell'impossibilità di sostenere la chimera di una crescita infinita su un pianeta dalle risorse limitate. Questo piccolo libro si rivolge a coloro che desiderano opporsi al credo della crescita economica illimitata su un pianeta con risorse limitate. Vuole essere un manuale a uso degli "obiettori della crescita". Le pagine qui proposte potrebbero allora servire a non lasciarsi imprigionare nelle arguzie e nei sofismi dell'economismo dominante, liberando così energie e prospettive che, solo a prima vista, possono apparire irrealizzabili.
"Rafanelli qui manifesta la metamorfosi di una poesia che pur conservando il suo inestinguibile cuore lirico, diremmo il suo combustibile, assume contemporaneamente, in modo non vistoso ma profondo, la forma cangiante, fluente del poema, recupera insomma il racconto. Intendo non il poema in senso stretto, ma un mutamento di passo rispetto alla lirica pura, la subliminale congregazione delle parti in un lucido e visionario racconto, in un dettato drammatico e anche sottilmente drammaturgico." (Roberto Mussapi)
Il volto pittorico della Roma tardo antica e medievale, raramente è giunto a noi intatto; più spesso si mostra frammentato o nascosto o perduto. E tuttavia di questo patrimonio, moltissime sono ancora le tracce visibili sulle pareti di chiese e monumenti della città o i brani di dipinti e mosaici staccati che si conservano nei musei e nei loro depositi. Nel caso di contesti pittorici perduti talora ne sopravvive la memoria visiva, grazie a copie antiche (acquarelli, disegni, incisioni) e fotografie storiche. L'Atlante, di cui si presenta qui il I volume, ricrea i nessi, anche se perduti, fra le pitture murali e il loro originario assetto all'interno degli edifici, presentando una serie di percorsi visivi sulla base di planimetrie e modelli digitali 3D. Si tratta di ricostruzioni grafiche studiate per far emergere mosaici e pitture in contesti architettonici compromessi o meno, ricollocare virtualmente i dipinti staccati, raccontare i palinsesti pittorici "sfogliandoli", visualizzare le decorazioni ormai perdute, ma documentate.
Questo libro è dedicato alla pittura a Roma nel IV e V secolo, in un periodo che prende avvio alla fine del mondo antico e si sviluppa con il progressivo affermarsi del Cristianesimo. Nel volume la pittura è analizzata da tre punti di osservazione diversi: la pittura monumentale, che vede l'avvento dei grandi programmi figurativi all'interno delle nuove basiliche cristiane; la pittura profana, che contempla le ultime testimonianze prodotte dal contesto pagano e la pittura funeraria, straordinario serbatoio di immagini nascosto nelle viscere della città. L'opera, volume I del Corpus della "Pittura medievale a Roma", vuole scrivere una storia della pittura romana tardo antica e paleocristiana, studiando e organizzando tutte le opere, quelle esistenti e quelle testimoniate, della città di Roma, in un ordine cronologico plausibile. Nel volume sono schedate le pitture murali, i mosaici, ancora esistenti in gran numero e spesso ancora visibili sui muri degli edifici sacri della città. Ma sono anche recuperate tutte le tracce che questo stesso patrimonio pittorico ha lasciato nella memoria storica, nel corso dei secoli: acquerelli, disegni, copie, antiche fotografie, descnzioni, che contribuiscono in maniera sorprendente a integrare la nostra conoscenza della pittura di questi secoli.