
Da Villari a Franchetti, da Sonnino a Nitti, da Gramsci a Salvemini e Gobetti, i più importanti intellettuali e uomini politici dell’età liberale hanno considerato il divario Nord/Sud «la questione nazionale per eccellenza». Dopo il ventennio fascista, che cancellò dal dibattito pubblico il problema, nell’Italia repubblicana la questione ritornò nell’agenda politica dei partiti di massa. La riforma agraria, la Svimez, la Cassa per il Mezzogiorno avvicinarono le due parti del paese. Attraverso i contributi di alcuni dei maggiori storici contemporanei, che si richiamano qui a Guido Dorso e al Centro di studi a lui intitolato, il volume intende ripercorrere criticamente il dibattito e valutare l’importanza odierna della questione meridionale. Corredano la disamina scritti di Antonio Giolitti e Giorgio Napolitano.
Scrigni preziosi provenienti dagli abissi del tempo profondo: grazie ai fossili il paleontologo - al pari di un investigatore sulla scena del delitto - può ricostruire i capitoli più remoti della storia della vita sul nostro pianeta. Semi, gusci, denti, ossa, ma anche indizi di azioni e spostamenti, come ad esempio le "piste" lasciate dal passaggio di molte specie di dinosauri, o i segni delle grandi estinzioni di massa fanno luce sui fragili equilibri che hanno caratterizzato la storia della Terra.
Tecnologia e globalizzazione hanno paradossalmente creato solitudine, causata da un eccesso di stimoli, che inducono un'attività frenetica del cervello, levando spazio alla riflessione e alla libertà del pensiero, intasato dalle entrate sensoriali saturate dalle connessioni in rete e dalla televisione. È la solitudine di un cervello che in una stanza invia e riceve notizie solo attraverso messaggeri strumentali informatici, ma spesso ha perso il contatto affettivo con gli altri. Il cervello troppo connesso è un cervello solo, perché rischia di perdere gli stimoli fisiologici dell'ambiente, del sole, della realtà palpitante di vita che lo circonda.
Nel tracciare la storia dell'architettura medievale italiana l'autore legge le trasformazioni del paesaggio monumentale alla luce dei grandi eventi storici e dello sviluppo politico-economico che le hanno condizionate. Ne emerge un quadro di grande ricchezza, che segue un percorso cronologico dal dominio longobardo all'età carolingia, dalla crisi della prima età feudale all'avvento dell'Impero germanico, dalla ripresa delle città al regno normanno nel Mezzogiorno. Al centro, la cultura dei territori, che ha segnato in profondità la storia delle regioni italiane, lasciando un patrimonio straordinario di edifici e di opere d'arte.
Quanto spazio concedono alla libertà dell'interprete un testo sacro come una sonata di Beethoven o un articolo della Costituzione? Nella musica così come nel diritto, di fronte a una legge o a una suite di Bach, l'interprete si muove sempre in una delicata zona di confine che si situa tra l'eseguire e il creare. Dall'anelito alla perfezione alla deriva dei virtuosismi, dal gusto dell'improvvisazione alla necessità dell'innovazione, il compito più alto, e arduo, dell'interprete è quello di farsi tramite fra passato e futuro.
Nonostante le Invasioni longobarde, unna, normanna, franca, gota la presenza bizantina in Italia è durata oltre cinque secoli. Queste pagine ci guidano attraverso le meravigliose testimonianze materiali che fra il 535 e il 1071 i bizantini, portatori di quella cultura greca che feconderà il grande slancio umanistico, lasciarono sull'intero territorio italiano. Un viaggio che si snoda dall'lstria a Venezia (formatasi per l' appunto sotto lo dominazione bizantina nell'isola di Rialto), al Nord-Ovest (Milano, Genova), per soffermarsi sulla prestigiosa Ravenna e infine dispiegarsi nell'Italia centrale (Perugia, Roma), il Sud (Napoli, Salento, Matera, Calabria) e le isole (Messina, Palermo, Siracusa, Cagliari).
Si può parlare di lavoro in molti modi. Questo libro esplora tutti i meandri di una parola insidiosa e corrotta nell'uso, resa spesso inefficace dal suo rimbalzare tra i dialoghi sguaiati dei talk show. Davanti a noi si apre così una prospettiva inedita, quella del drammaturgo che si addentra per un sentiero tanto impervio quanto suggestivo. Il sipario si alza, la parola va in scena: sul palcoscenico si avvicendano personaggi storici e della fantasia, figure del cinema e della letteratura, uomini e umanoidi, ma soprattutto risuona la vita e il dramma del lavoro nel nostro presente.
Che ne è dell'onore? Una parola dalla storia impegnativa, che ha i suoi momenti alti nell'antichità e nell'età feudale dove in seno al mondo cavalleresco diviene un irrinunciabile valore immateriale, differenziandosi in complesse gerarchie e sottili variabili di casta, di condizione socioeconomica, di età, di sesso. Noi sorridiamo di quei significati, ma lungi dal costituire un residuo arcaico, definitivamente sostituito dal più democratico concetto di dignità, oggi l'onore può parlare ancora al nostro immaginario, e riproporre una sua mai esaurita valenza politica.
Il 2 giugno 1946 si tennero le prime elezioni politiche per le quali votarono anche le donne. Un passaggio che segna l'affermazione di un nuovo protagonismo femminile nella società italiana. A restituirci la portata simbolica e politica di quella conquista, quattordici biografie esemplari di donne che con diversi talenti, in vari campi, hanno contribuito alla nascita della Repubblica e a cambiare l'immagine della donna. Non solo le politiche, che fin dai tempi del fascismo si erano battute per la democrazia, come Camilla Ravera, Teresa Noce, Lina Merlin, o le donne della resistenza, Tina Anselmi, Nilde lotti, Teresa Mattei, Marisa Ombra, Ada Gobetti, ma anche scrittrici come Alba de Céspedes, Fausta Cialente, Renata Vigano, un'attrice come Anna Magnani, la famosa sarta Biki, e la leggendaria Dama Bianca compagna di Fausto Coppi. Introduzione di Dacia Maraini.
Dalla rinascita ottocentesca allo scontro con la modernità, all'impatto con la dimensione politica, alle posizioni più recenti dell'islam radicale e del pensiero femminile, questo libro traccia un articolato profilo del pensiero islamico contemporaneo. Come già in epoca medievale, esso si rapporta dialetticamente con il pensiero e la filosofia occidentali, ma sviluppa proprie linee originali di ricerca. Un quadro assai vario nel quale, accanto alle posizioni tradizionaliste, si moltiplicano voci dissonanti e coraggiose in cerca di una nuova identità nel contesto di una cultura islamica proiettata nel moderno.

