
In un momento in cui il dibattito sull'influenza dei social media sulla salute mentale dei giovani raggiunge livelli di allarme senza precedenti, questo volume propone una tesi innovativa basata sui più recenti studi di neuroscienze sociali e cognitive: non sono i social media di per sé a essere negativi per i giovani, ma piuttosto lo è il loro impatto sulla nostra capacità di creare e mantenere un «senso del Noi». Per l'autore, infatti, l'intelligenza artificiale e le strategie di engagement delle piattaforme online stanno progressivamente erodendo la capacità degli individui di partecipare a comunità non digitali, con ripercussioni significative sulle relazioni sociali, sull'amicizia e sulle relazioni di coppia. Un libro accessibile che propone uno sguardo equilibrato su come la tecnologia sta influenzando le nostre relazioni interpersonali, evitando sia l'allarmismo ingiustificato sia l'ottimismo acritico.
Questo volume offre una disamina completa delle psicopatologie proprie del periodo evolutivo dell'adolescenza e dei relativi modelli teorici interpretativi di riferimento, con particolare attenzione all'approccio psicodinamico. Dopo una prima definizione di adolescenza nell'ottica dei compiti di sviluppo e delle traiettorie evolutive, vengono affrontati i diversi disturbi suddivisi in quattro principali aree: area dello sviluppo a espressione somatica, area dello sviluppo relazionale, area dello sviluppo affettivo, area dello sviluppo del comportamento reattivo. In ogni capitolo vengono presentati casi clinici utili per l'analisi e l'intervento. Il volume si chiude inoltre con un capitolo dedicato all'assessment clinico di cui vengono descritti i percorsi diagnostici e vengono proposte esercitazioni pratiche.
La trama culturale intessuta dal Grand Tour ha collegato per oltre due secoli i paesi del continente dando vita a un'idea germinale di Europa, a una condivisione di valori che è sopravvissuta ai nazionalismi più esasperati e a due conflitti mondiali. Il viaggio di cultura, ma anche di piacere e di svago attraverso il continente, è stata una pratica assai diffusa presso le classi aristocratiche e alto borghesi europee, un vero e proprio rito iniziatico di formazione e accrescimento culturale. Mettersi sulle tracce dei protagonisti del Grand tour, calcando le loro strade in Europa, significa anche ricostruire le vie attraverso le quali si è irradiata la cultura fra Seicento e primo Ottocento. Le molteplici esperienze nei paesi transalpini o mediterranei, oscurate dal rilievo solitamente riservato all'Italia come meta esclusiva, vengono ricostruite qui ripercorrendone le tratte, sostando nelle città, frequentandone i salotti e visitando università, collegi e accademie. Dalle vie di terra alle rotte marittime, passando per i valichi alpini, un ritratto inedito di un fenomeno tanto celebrato, ma poco conosciuto nella sua completa dimensione continentale.
Tradizionalmente si ritiene che ciò che siamo giustificati a credere dipenda solo da criteri di tipo conoscitivo, ovvero debba riguardare soltanto la qualità della nostra evidenza. Ma cosa succede quando le nostre credenze, pur sostenute da buone prove, rischiano di ledere gli altri, discriminandoli o facendo loro un torto? Alcuni filosofi e alcune filosofe hanno iniziato a chiedersi se sia giusto che anche le considerazioni morali influenzino i nostri doveri epistemici. In altre parole: quando le nostre credenze rischiano di fare male a qualcuno, l'etica ha il diritto di invadere il campo della filosofia della conoscenza e modificarne gli standard normativi? L'intersezione tra questioni morali e questioni epistemologiche è diventata così un ampio terreno da esplorare. Attraverso esempi di bruciante attualità, questo volume offre la prima indagine in lingua italiana sull'etica degli sconfinamenti normativi, fornendo una solida base teorica per chiunque sia interessato a comprendere meglio le intersezioni tra norme etiche e norme epistemiche. Dopo aver ricostruito le fondamenta dell'etica della credenza e la disputa tra evidenzialisti e pragmatisti, il volume discute criticamente le principali caratterizzazioni delle credenze che fanno male presenti sul mercato e propone una chiave di lettura originale e innovativa del conflitto tra norme morali e norme epistemiche.
Dagli anni Cinquanta, quando "Il Mulino" nacque, ai primi Novanta: una lettura della storia italiana attraverso le pagine di una rivista di cultura e di politica. Per i redattori de Il Mulino, il sistema politico-sociale italiano uscito dal crollo del fascismo non poteva presentarsi come predefinito dall'eredità della prima metà del Novecento. La contrapposizione fra conservazione moderata e rivoluzione progressista era schematica e non rispondeva alle domande di una società in profonda evoluzione. L'intellettuale engagé non doveva essere organico a una delle grandi parti della divisione novecentesca. Una convinzione, questa, che sarà confermata nel corso di tutto il periodo esaminato da questo volume: dalla nascita del centrosinistra sino alla fine della Prima Repubblica.
Ma quanto è fascista la Roma fascista? Come società di massa e cultura moderna si affermarono e si confusero nella realtà contraddittoria del regime mussoliniano. Roma fu il luogo dove l'atmosfera novecentesca abbigliata in veste fascista ebbe le sue maggiori manifestazioni pubbliche, dove il regime impregnò di sé opere e sogni, vie e piazze, campi sportivi e studi cinematografici, periferie e istituti culturali, testate giornalistiche e aule universitarie. Rimessa prepotentemente al centro della vita nazionale, la scena urbana della capitale fu per antonomasia la scena del fascismo. Adesso che il ventennio è una vicenda ideologicamente e politicamente conclusa, anche la Roma del duce può essere finalmente vista non solo come un panorama di crimini archeologici e urbanistici, ma nel suo rapporto con le grandi correnti culturali e artistiche del Novecento e come il luogo di nascita di una nuova società borghese destinata a stabilire una sorta di «egemonia romana» sulla futura Italia democratica.
Due Angeli aprono il sipario e disvelano la Madonna del Parto di Piero della Francesca a Monterchi. Una Madonna che mostra da quale ferita si generi Dio: una Donna sta al centro del mistero dell'incarnazione. Non un semplice mezzo attraverso cui si incarna lo spirito. Nella potente icona di Piero, Maria sostiene il suo grembo pieno, e si slaccia la sua veste per rendere manifesto l'enigma: la sua figura ci appare così naturale e divina al tempo stesso. È un cosmo che genera e che dona. Il grido che Ella pronuncia partorendo si ripeterà sotto la Croce, e poi di nuovo - ma forse di gioia - al momento dell'Assunzione. Nell'immagine di questa Donna, attesa e promessa, angoscia, speranza, abbandono, si uniscono senza confondersi e senza età. E il Figlio è il suo bimbo, suo fratello e il suo sposo.
Qual è il rapporto tra religioni e città nell'Italia contemporanea? Quale i ruolo della politica e delle istituzioni locali? I luoghi di culto sono un riferimento fondamentale per vecchie e nuove comunità, tuttavia diversi fattori ne ostacolano l'esistenza: condizioni economiche, vincoli legali e urbanistici, opposizione politica. Nell'assenza di una legge organica sulla libertà religiosa, le organizzazioni non riconosciute dallo stato sono tra le più penalizzate, soprattutto se nate dalle migrazioni. Attraverso l'analisi di un contesto locale - la città di Torino - e la comparazione di quattro casi, ebraismo, islam, ortodossia e scientologia, il volume mette a fuoco le diverse strategie di insediamento materiale e posizionamento simbolico delle confessioni nel tessuto urbano. Analizzandone l'interazione con le politiche locali degli ultimi trent'anni, l'autore evidenzia il ruolo preminente della governance urbana sulle concrete possibilità di espressione religiosa nello spazio pubblico. Un invito a ripensare il pluralismo come elemento chiave di società più inclusive.
Sappiamo quanto sia difficile capire il capitalismo senza attraversare la Riforma protestante e il suo «spirito». Conosciamo meno invece gli effetti della Controriforma, e cioè quanto le forme teologiche, sociali, etiche della risposta cattolica alla Riforma di Lutero abbiano profondamente condizionato il modo di intendere l'economia e gli affari in Italia e negli altri paesi cattolici. La forte e capillare reazione della chiesa di Roma - che vide in quanto stava avvenendo in Germania la possibilità della propria dissoluzione - riportò indietro di secoli l'approccio al mercato, ai profitti, agli interessi sul denaro. Si dimenticò l'etica economico-finanziaria dei francescani e si incoraggiò una cultura del consumo e della raccomandazione legata al culto e alla mediazione dei santi e della Madonna. In questo saggio innovativo Bruni analizza queste «ombre», ma anche alcune «luci» di quel tempo che si è prolungato fino alla seconda metà del Novecento. Tra queste, particolarmente luminosa fu la nascita dei Monti frumentari, cioè di migliaia di banche del grano che frati cappuccini e vescovi fondarono come strumento per migliorare le condizioni rurali, soprattutto nel Sud Italia; ed è solo un esempio di quella «terra del noi» in cui è possibile scorgere orizzonti nuovi e persino qualche arcobaleno.
«Il 1300 era già un anno speciale, che chiudeva il secolo; papa Bonifacio VIII lo rese specialissimo facendolo diventare l'Anno Santo. Accordò l'indulgenza plenaria, cioè il perdono di tutte le pene ancora da scontare per i peccati commessi a coloro che, assolte le colpe mediante la confessione, avessero visitato lungo tutto quell'anno le basiliche degli apostoli Pietro e Paolo...» Che cosa spinse una moltitudine di pellegrini a mettersi in cammino, sfidando pericoli e dure prove fisiche, per riversarsi in San Pietro nel 1300? A quella data, profondi mutamenti della società sia economici sia politici (l'emergere dei Comuni, la nuova figura del cittadino) avevano ormai investito anche la sfera religiosa. Se nei secoli precedenti il giudizio universale era sentito come un grande evento collettivo della fine dei tempi, ora la geografia dell'aldilà doveva rispondere alle esigenze degli individui, preoccupati più per la propria salvezza che per quella di tutti. Ecco allora la nascita del purgatorio, per il peccatore una consolante alternativa fra i tormenti eterni dell'inferno e il miraggio irraggiungibile del paradiso; ecco l'evolvere delle pratiche penitenziali, e il pellegrinaggio come strategia per «lucrare» indulgenze, ovvero sconti di pena. Interrogando testi e immagini, Chiara Frugoni racconta le origini e il contesto politico del primo Giubileo vero e proprio, dalla complessa vicenda dell'eremita Pietro da Morrone, quel Celestino V, oscillante tra ambizione e ascetismo, che pochi mesi dopo l'elezione al soglio pontificio abdicò, alla Roma turbolenta del successore Bonifacio VIII, tra famiglie rivali, cardinali e re. Una narrazione vivacissima, un prezioso viatico per comprendere il Giubileo del 2025.