
In Parlamento giace un testo di legge che riguarda eventi cruciali dell'esistenza umana: la morte e il morire. Un documento in stallo che ha visto confrontarsi, su posizioni talvolta trasversali agli stessi schieramenti, destra e sinistra, laici e cattolici. Ma è possibile delimitare una zona neutra che diventi terreno per un testo condiviso? Queste pagine riportano la questione all'interno della riflessione filosofica e della ricerca scientifica senza mai tralasciare il ruolo del medico, la figura che è maggiormente coinvolta nell'esperienza del morire altrui. E nell'affrontare il nodo fondamentale del testamento biologico toccano alcuni temi rilevanti: le conquiste delle tecnologie biomediche - dal polmone d'acciaio alle cure palliative - che giovano alla quantità e alla qualità della sopravvivenza, ma generano problemi di "etica della vita"; le recenti tecniche di sostegno artificiale e le neuroimmagini esploratrici della vita e della morte del cervello, nonché i diversi e complessi aspetti deontologici e legali correlati. Sullo sfondo, un interrogativo ineludibile: su quali strumenti potrà contare il cittadino che intende lasciare a chi resta la tutela del proprio patrimonio ideale e morale, e il rispetto della propria identità?
Giorgio Cosmacini, medico, storico e filosofo della medicina, insegna Storia del pensiero medico nell'Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano. Fra le sue più recenti pubblicazioni "La religiosità della medicina" (Laterza, 2007), "Prima lezione di medicina" (Laterza, 2009) e "Il medico e il cardinale" (Editrice San Raffaele, 2009).
Un giudice vuole sapere se l'imputato ha agito con piena coscienza e volontà; un altro se il testimone o una vittima di reato sono credibili; un terzo se un certo evento (un trauma cerebrale o emozionale) ha prodotto un qualche tipo di danno sulla vittima; un altro se quella persona è in grado di provvedere ai propri interessi o se deve essere assistita o sostituita da un tutore... Questi sono solo alcuni dei più importanti ambiti in cui il neuropsicologo viene chiamato in causa. La neuropsicologia non è dunque più solo un campo di ricerca, ma anche una professione a cui si rivolgono giudici, avvocati e operatori nell'ambito del diritto penale e civile. Questo volume fornisce uno strumento per l'esercizio di tale professione: dalle questioni deontologiche ed etiche che entrano in gioco nella valutazione neuropsicologica, agli strumenti utilizzati, al problema della simulazione e dei comportamenti falsificatori.
Attraversando la storia della moderna filosofia politica, come pure la storia del diritto pubblico e la storia politico-istituzionale tedesca, Carl Schmitt ha apportato alla cultura europea del Novecento un blocco di pensiero tra i più potenti e controversi. Questo volume ne offre una interpretazione complessiva soffermandosi sui concetti chiave di sovranità, decisione, eccezione, rappresentazione e - collocandola nella tradizione del pensiero politico e giuridico moderno e contemporaneo da Hobbes a Hegel, da Clausewitz a Nietzsche, a Heidegger, da Kelsen a Heller - definisce con chiarezza la posizione di Carl Schmitt all'interno del dibattito su liberalismo e democrazia, politica e tecnica, politica e guerra, secolarizzazione. Ciò che Galli restituisce con chiarezza al lettore è la complessità di un pensiero provocatorio nel quale coesistono grandezza e miseria, forza conoscitiva e tentazione autoritaria.
Carlo Galli insegna Storia delle dottrine politiche nell'Università di Bologna ed è direttore della rivista "Filosofia politica". Con il Mulino ha fra l'altro pubblicato: "Spazi politici. L'età moderna e l'età globale" (2001), "Multiculturalismo. Ideologie e sfide" (a cura di, 2006), "Lo sguardo di Giano. Saggi su Carl Schmitt" (2008) e "L'umanità multiculturale" (2009).
Gli psicofarmaci rappresentano una variabile importante che ogni professionista della salute mentale è chiamato a considerare nella relazione terapeutica. Indipendentemente da una posizione favorevole o contraria rispetto al loro utilizzo risulta comunque indispensabile conoscerne il funzionamento di base e le caratteristiche. Scritto appositamente per un pubblico di psicologi e psicoterapeuti, questo volume fornisce una guida per orientarsi nella enorme varietà di principi attivi e di tipologie commerciali di farmaci che vengono utilizzati nel trattamento dei disturbi mentali: dalla depressione ai disturbi d'ansia, dalle psicosi ai disturbi ossessivo-compulsivo e del comportamento alimentare.
Il tema dell'evoluzione non perde d'attualità nella discussione pubblica di qua e di là dell'Atlantico. L'autore del volume, che in questa edizione aggiornata tiene conto delle ricerche più recenti, ci introduce ai fondamenti della teoria dell'evoluzione - formulata per la prima volta da Charles Darwin un secolo e mezzo fa - aiutandoci a coglierne il nocciolo, che risiede in tre spinte concomitanti: la variazione, la trasmissibilità di una parte di questa variazione di generazione in generazione, l'azione della selezione naturale nel contesto ecologico. Ripercorre poi gli altri meccanismi che oggi integrano il nucleo darwiniano della teoria - dalle derive alle migrazioni, dalle simbiosi agli sconvolgimenti della biosfera - fino alla svolta imprevedibile della storia naturale: la comparsa di Homo sapiens, un ramoscello nel ricco "cespuglio" degli ominidi.
Telmo Pievani insegna Filosofia della Scienza presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca ed è coordinatore scientifico del Festival della Scienza di Genova. Tra le sue recenti pubblicazioni: "Creazione senza Dio" (Einaudi, 2006), "In difesa di Darwin" (Bompiani, 2007), "Nati per credere" (con V. Girotto e G. Vallortigara, Codice Edizioni, 2008).
Pubblicato originariamente nel 1923 e collocato nell'ambito del rinnovamento cattolico del primo dopoguerra, il testo di Schmitt è stato percepito ora come momento di una nuova riflessione teologica e trionfalistica, ora come appello ad un'alleanza fra cattolicesimo e conservatorismo borghese contro il comunismo, ora come trattato apologetico della maestà ecclesiastica, ora infine come critica della modernità liberale. Riproporlo e riscoprirlo oggi, in un contesto storico, politico e culturale assai mutato, significa riconoscerne l'intatta forza di suggestione e l'immutata validità come contributo alla comprensione e all'interpretazione di una delle questioni centrali del nostro tempo: quella dei rapporti fra chiesa e stato, religione e politica.
Le elezioni presidenziali americane del 2008 saranno a lungo ricordate come un evento storico di prima grandezza, negli Stati Uniti ma anche nel resto del mondo. Esse del resto hanno preso avvio in un contesto segnato da una grande complessità del quadro internazionale, con due guerre in corso nel Medio Oriente, l'instabilità politica del Pakistan, la proliferazione nucleare in Iran, la risorgenza della Russia, la crescita economica imperiosa della Cina. Nel pieno del loro svolgimento si è poi appalesata la più grande crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione. Per di più, in nessun altro momento della storia recente la leadership degli Stati Uniti è stata messa maggiormente in questione. Tuttavia, più che da ogni altro elemento, le elezioni del 2008 sono state rese memorabili dal peculiare profilo dei candidati - avendo essi segnato, ciascuno a suo modo, una "prima volta" - e dall'intensità della competizione. La vittoria di Barack Obama ha peraltro restituito agli Stati Uniti, almeno nel breve termine, parte della leadership morale perduta. Il volume, pubblicato anche in lingua inglese da Palgrave Macmillan, è diviso in dodici capitoli e spiega le elezioni presidenziali articolando la storia in quattro atti: la selezione dei candidati con le primarie, lo svolgimento della campagna, il voto, la scelta della squadra e i programmi della nuova amministrazione. Il prologo e l'epilogo inquadrano l'evento e ne colgono le implicazioni dal punto di vista dell'Europa. Tra gli autori, in larga parte americani, vi sono sia studiosi eminenti come Paul Gottfried, sia consumati analisti come James Thurber, noto commentatore in programmi giornalistici internazionali, o come John Gans e Jennifer Palmieri, strateghi della comunicazione per precedenti candidati presidenziali.
Erik Jones è professore di Studi europei all'Istituto di studi internazionali avanzati "Paul H. Nitze School" della Johns Hopkins University, sede di Bologna. E' co-curatore, con M. Giuliani, del prossimo volume della serie "Politica in Italia" (Il Mulino, 2010). Salvatore Vassallo è professore di Scienza politica nell'Università di Bologna e attualmente componente della Camera dei Deputati. Fra i volumi pubblicati con il Mulino ricordiamo "Come chiudere la transizione. Cambiamento, apprendimento e adattamento nel sistema politico italiano" (a cura di, con S. Ceccanti, 2004) e "Sistemi politici comparati" (a cura di, 2005).
E' nel Medioevo che si assiste alla piena affermazione e diffusione della fede cristiana e al consolidarsi delle istituzioni ecclesiastiche. Più che in ogni altra epoca, la chiesa e la religione influenzano profondamente l'intera società. Tracciare una storia della chiesa medievale, come si propone questa sintesi, significa operare una ricostruzione non solo della sua evoluzione istituzionale ma anche del decisivo condizionamento che le istituzioni ecclesiastiche e il pensiero cristiano esercitarono sulle strutture sociali e sul potere politico. Partendo dal presupposto che la chiesa medievale coincide con l'intera società cristiana, si considerano così le diverse manifestazioni spirituali e organizzative, i variegati aspetti della religiosità dei laici, le particolarità degli usi cultuali e liturgici locali, così come le credenze e le pratiche di volta in volta condannate come ereticali.
Claudio Azzara insegna Storia medievale all'Università di Salerno. Con il Mulino ha pubblicato "L'Italia dei barbari" (2002), "Le invasioni barbariche" (nuova ed. 2003), "Le civiltà del Medioevo" (2004), "Il papato nel Medioevo" (2007). Anna Maria Rapetti insegna Storia delle istituzioni medievali all'Università Ca' Foscari di Venezia. Tra i suoi libri: "La formazione di una comunità cistercense" (Herder, 1999) e "Monachesimo medievale" (Marsilio, 2005).
La complessa relazione che il capitalismo intrattiene con la democrazia si caratterizza come legame necessario o come contrasto irriducibile? E se sono veri sia il legame che il contrasto, qual è la via d'uscita? Salvati sviluppa le sue argomentazioni confrontandosi con le tesi di altri studiosi contemporanei: R. Phillips e R. Reich sulle caratteristiche del capitalismo americano; A. Glyn su keynesismo e neoliberismo, i due principali regimi di politica economica del dopoguerra; R. Dahrendorf sulla difficile «quadratura del cerchio» tra libertà, crescita economica e coesione sociale; J. Attali sulle possibili misure di politica economica e sociale condivisibili da destra e sinistra; M. Castells su media e democrazia; J. Dunn sul conflitto tra democrazia come ideale politico e democrazia come forma di governo. Fiducioso, nonostante tutto, che la conciliazione fra capitalismo e democrazia sia possibile, anche se difficile, Salvati privilegia un atteggiamento riformistico, concreto e insieme riflessivo, lontano dal modo ideologico, gridato e approssimativo con cui temi di questa importanza sono affrontati nel dibattito politico e nella stampa quotidiana.
Questo volume fa luce su quello che costituì il principale motore dei rapporti fra Cina ed Europa: il commercio della seta. Le autrici ripercorrono i differenti itinerari, sia terrestri sia marittimi, lungo i quali esso si svolse nel corso di millecinquecento anni, dal secondo secolo a.C. al 1300, dedicando una particolare attenzione al mutare delle condizioni politiche, economiche e anche religiose che di volta in volta favorirono oppure ostacolarono lo sviluppo delle comunicazioni eurasiatiche. Seguire le vie della seta in una prospettiva globale, come fa questo libro, ci permette di comprendere l'impatto decisivo che gli scambi tecnologici e culturali, favoriti dallo sviluppo dei trasporti e delle comunicazioni, ebbero sulle popolazioni e sulle aree interessate. Lungi dall'essere appannaggio esclusivo della modernità, tali scambi rivelano come molto di ciò che consideriamo originario della nostra cultura regionale o locale in realtà è stato importato da un'altra zona del mondo.
Xinru Liu insegna Storia della Cina e dell'India antica nel College of New Jersey. Tra i suoi libri: "The Silk Road" (1998) e "Silk and Religion" (1999). Lynda Norene Shaffer è professore emerito di Storia nella Tufts University. Tra i suoi libri: "Native Americans before 1492" (1992) e "Maritime Southeast Asia to 1500" (1996).