
"Il provinciale attento alle opportunità, la formica che ha accumulato cultura e professione vede nel Sessantotto un'onda anomala che lo sorprende, lo sballotta, qualcosa che ribalta i valori, confonde le procedure, scompagina le gerarchie." Così, introducendo le pagine sul Sessantotto, il "provinciale", che è il "personaggio guida" di questa bizzarra autobiografia, balza fuori continuamente. Bocca restituisce il cammino di questo personaggio, penetrando nel tessuto connettivo del nostro Paese, sommando personaggi minori e personaggi maggiori. Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 1991.
Lo scienziato e divulgatore Stephen Jay Gould in questa raccolta tratta degli argomenti più svariati e, apparentemente, stravaganti. Tra questi: il macabro pasto della vedova nera; Rita e Cristina, gemelle siamesi dall'incerta identità; un'improbabile teoria del passato che tentava di conciliare scoperte geologiche e Creazione divina; una Venere ottentotta che fu la meraviglia vivente all'inizio dell'Ottocento; il braccio nero della bianca Hanna West meduse, dinosauri... E altro ancora, come il misterioso sorriso che inaspettatamente compare se capovolgiamo l'immagine del fenicottero: una metafora forse (oltre che rarissimo esempio di inversione funzionale di una struttura anatomica) per dire che l'austera scienza della natura, sotto una penna brillante, può rivelarsi un'affascinante avventura, capace di coinvolgere anche il lettore più distratto.
"Se è vero che nella vita Verlaine coltivò l'illusione della totalità nell'amore e nella fede religiosa, tutt'altra cosa è 'Romanze senza parole', dove l'immedesimazione nella natura e la ricerca di un'armonia tra soggettività e alterità non porta mai a negare la crisi, la pena, la finitudine. Dunque un'immedesimazione cercata non per identificarsi, ma per perdersi. Così in queste raccolte di poesie si può scorgere l'animazione della natura, che si esprime con tanti lievi segni, e che ripropone questa alternanza di appropriazione ed esclusione, di appartenenza ed estraneità" (Dall'Introduzione di Cesare Viviani).
Il libro racconta una storia di bullismo al femminile. Narrata in prima persona da una ragazzina di dodici anni che vive con la madre, insegnante di scuola materna divorziata e disoccupata da un anno, e i due fratelli. La vicenda è costruita attraverso una lenta escalation emotiva della protagonista e una serie di flashback che spiegano la storia. Una storia di amicizia tradita e di bullismo, per spiegare la fatica e le difficoltà di stare in equilibrio mentre si cresce. Sullo sfondo le famiglie, teatro imprescindibile di ogni dramma adolescenziale e la scuola. Una storia di ragazze che crescono e si confrontano anzitutto con il proprio corpo, motivo di vanità o di disagio, proiezione incontrollabile di se stessi sugli altri. Età di lettura: da 12 anni.
Chi è stata la madre di Tito? Una poco di buono, come dicono certe voci cattive? O una signora di buona famiglia costretta a "sparire", come ha sempre detto il padre Gaspare? Tito è alla guida di un pastificio, fonte non solo di ricchezza ma anche di conflitti, tensioni e invidie in seno a una famiglia allo sbando. È soltanto la sua autorità a tenerla insieme, a volerla unita, con il sostegno forte della mite presenza di una vecchia zia: zia Rachele ha vegliato su Tito e poi sui figli di lui e non ha perso la capacità di intuire anche quello che le si vorrebbe tener nascosto, ma nel suo sguardo cominciano ad affiorare a poco a poco ricordi confusi e brandelli di segreti custoditi tenacemente per più di mezzo secolo. A smuovere ulteriormente le acque torbide, insieme alla bellissima Irina, spregiudicata e intraprendente, arriva all'improvviso Dante, figlio di una ex compagna di collegio della zia. E c'è chi sospetta oscuri moventi. Quanto più la storia si apre a inattesi sviluppi nel presente, tanto più il passato viene folgorato da una nuova luce e il mistero che nascondeva si dischiude lentamente con la forza di una grande storia d'amore.
Nel 1982, Michel Foucault dedica il suo corso al Collège de France alla "cura di sé". In senso stretto per Foucault si tratta di passare in rassegna le grandi scuole filosofiche dell'antichità, mettendo in luce l'importanza che il pensiero greco prima, e latino poi, assegnavano al principio di "avere cura di se stessi", di occuparsi attivamente della propria crescita spirituale e di "allenarsi" ad affrontare gli eventi futuri senza lasciarsi intimorire e senza lasciarsi trascinare dalle emozioni che tali eventi avrebbero potuto suscitare. Ma l'intento di Foucault non è circoscritto alla ricostruzione storico filosofica: ciò che gli preme mettere in luce è la precarietà dei modi attraverso cui avviene, all'opposto, la formazione dell'uomo moderno.
Paul Bowles nasce figlio unico di una coppia appassionata di musica e buone letture. Fin da bambino il protagonista manifesta le proprie passioni: scrive giornalini, diari di personaggi immaginari, progetta e descrive grandi, fantastici viaggi inventati. Da studente si dedica all'apprendistato della musica, alla pittura, alla poesia, finché approda all'Università di Charlottesville, dove aveva studiato Poe. Gli incontri di questi anni, da Eliot a Cole Porter (ma anche l'acquisto del primo grammofono), risulteranno determinanti per la sua formazione intellettuale. Nel 1931 parte, senza un dollaro in tasca, per l'Europa. Rimane per un periodo a Parigi, ma si muove anche verso la Svizzera, il Belgio, la Germania... Una biografia punteggiata da personaggi noti quali Gertrude Stein, Truman Capote, Allen Ginsberg, André Gide, W.H. Auden.
La scelta del matricidio come campo d'indagine e filo conduttore delle vicende narrate non aveva certo la pretesa premonitrice di qualche pur visibile sciagurata trasformazione sociale. Queste storie cercano, più modestamente, di segnalare qualche elemento in grado di aiutare a interpretare e a capire un disagio profondo che attraversa una parte del mondo giovanile. Queste storie hanno la sola ambizione di cogliere e proporre un aspetto metaforico; questi racconti vorrebbero parlare di quanto sta a monte, una sorte di precondizione del matricidio: l'indifferenza, ovvero l'opposto dell'amore.