
Matilde ha dodici anni. Non sopporta i guanti spaiati e compie piccoli, bizzarri rituali per addomesticare la realtà, per darle un ordine.
È un dicembre torinese, pieno di neve e di ombre. Pochi giorni prima di Natale, il padre di Matilde, il magistrato Giovanni Corrias, è chiamato a indagare sul caso di un bambino morto in circostanze misteriose. Mentre avvia i primi accertamenti e formula le prime ipotesi sua moglie viene investita da un’auto, ed è come se la sorte disegnasse una sua geometrica contemporaneità. Al colpo durissimo il magistrato risponde facendo leva sul senso del dovere e della professione, aggrappandosi alle indagini in corso. Violaine, una giovane poliziotta laureata in psicologia, lo aiuta a ricostruire la sequenza dei fatti.
Matilde, intanto, osserva gli adulti e il loro dibattersi alle prese con la fragilità dell’esistenza. Con ostinata tenerezza si domanda in che maniera curare il dolore del padre e delle sorelle, nella convinzione che spetti a lei tentare di aggiustare quello che si è improvvisamente rotto, e alla geometria oscura della morte se ne sovrappone un’altra, luminosa e impalpabile.
Marco ha fatto carriera in una multinazionale, organizza le sue giornate secondo le esigenze del lavoro, gira l’Europa e non ha nessuna intimità con se stesso. Suo fratello Domenico è fermo a Porto San Giorgio, dove gestisce un negozio di infissi, e cerca tenerezza in una relazione con una giovane donna. I loro incontri non sono facili, ciascuno coglie nell’altro l’immagine distorta di sé, un’ipotesi mancata della propria esistenza.
Ma all’improvviso la morte spariglia le carte. Nell’atmosfera provinciale di Porto San Giorgio, Marco conquista attraverso il dolore un nuovo sguardo, è preda di una malia che lo attira verso il piccolo mondo del fratello, fino a scoprire che le loro anime sono più vicine di quanto pensasse. Da quella cittadina di mare, distante dal suo universo di soldi e potere, anche le leggi del capitalismo, anche l’incombere della crisi finanziaria, gli appaiono in una luce più chiara.
È solo un’illusione prospettica? C’è davvero la possibilità di cambiare, di vivere una vita più libera?
Il corpo esangue di Emin Kemal, celebre scrittore turco, giace a terra cadavere nel suo appartamento. Sul petto un libro: una raccolta di racconti di René Kunheim, dedicati dall’autore alla moglie dello stesso Kemal. René è uno scrittore frustrato ma di grande talento e soprattutto il traduttore di tutti i libri in spagnolo dell’autore turco. Il ritrovamento, che svela inequivocabilmente la tresca che lo legava alla moglie, sembra incastrarlo.
A ritroso, Luis Leante ricostruisce abilmente l’intrigo e racconta la storia di Emin Kemal e René Kunheim, tra Alicante, Monaco e Istanbul, in un continuo gioco di specchi, incastri, collegamenti e coincidenze che potrebbero sembrare incredibili se non fossero magistralmente raccontati. La vita dell’autore turco e quella suo traduttore sono il bianco e il nero di una stessa fotografia, due esistenze legate da una sola donna, sposa e amante: Derya.
In breve
81 minuti e mezzo: è il tempo libero che gli uomini italiani hanno ogni giorno in più delle donne. Ecco a voi la società più maschilista d’Europa. Un libro che parla di fenomeni forse imprevedibili come la nascita e l’evoluzione del velinismo politico o la degenerazione dell’immagine delle donne in televisione e nella pubblicità. Del ritorno di parole antiche, che riemergono da un passato fatto di playboy, massaie e ragazze illibate. Ma soprattutto che descrive le donne reali, che quotidianamente devono fare i conti con discriminazioni sul lavoro, part time negati e l’impossibilità a conciliare lavoro e vita familiare.
Il libro
Libere e padrone del proprio destino: era questa l’idea che le donne italiane avevano di sé. Ma era un’illusione, perché le cose negli ultimi vent’anni sono cambiate profondamente. In peggio. Non solo le donne italiane non hanno più fatto progressi, ma hanno cominciato ad arretrare, svegliandosi nel paese più maschilista d’Europa.
Quali sono le radici di questo fenomeno e, soprattutto, perché le donne italiane hanno smesso di combattere per difendere i propri diritti?
Il libro racconta storie, personaggi e fenomeni forse imprevedibili come la nascita e l’evoluzione del velinismo politico o la degenerazione dell’immagine delle donne in televisione e nella pubblicità. O ancora il ritorno di parole antiche, che riemergono da un passato fatto di playboy, massaie e ragazze illibate. Ma soprattutto descrive le donne reali, che quotidianamente devono fare i conti con discriminazioni sul lavoro, part-time negati e l’impossibilità di conciliare lavoro e vita familiare.
Il confronto tra la situazione italiana e quanto succede all’estero – dove ci si imbatte in belle storie di donne vincenti, che reagiscono e si realizzano – sconcerta e indigna, ma dimostra che un altro mondo meno sessista è possibile. Un mondo dove vivrebbero meglio anche gli uomini.
In breve
“Di fronte a montagne pericolanti, a precipizi ignoti, sopra lo spazio abbagliante del ghiacciaio, Annetta era un nulla, figurina labile disegnata a margine di un foglio. Insignificante vita nascosta nella distanza da quel mondo che solo poche ore prima l’aveva applaudita. Eppure, lo sapeva, ce l’avrebbe fatta. Bastava partire, senza pensarci.” La vera storia dell’aeronauta Giuseppe Charbonnet e della sua giovane sposa che il giorno del loro matrimonio spiccarono il volo a bordo di un aerostato. Un viaggio che fu un’odissea, tra tempeste e manovre azzardate, e un rovinoso atterraggio su una montagna sconosciuta.
Il libro
Torino, domenica 8 ottobre 1893. È il giorno della vita per Anna Demichelis, diciott’anni, bellissima, di umili origini. Si sposa con l’“ammiraglio dell’aria” Giuseppe Charbonnet, grande appassionato di aerostatica che ha promesso a tutta la cittadinanza uno spettacolo sensazionale: dopo la cerimonia spiccherà il volo con la moglie a bordo dell’aerostato Stella. Al grido di “Viva gli sposi aeronauti!”, il pallone si alza, diventa sempre più piccolo fino a sparire nel cielo. Sarà un’odissea, tra tempeste, manovre azzardate, un rovinoso atterraggio su una montagna che nessuno conosce. E poi la discesa lungo ghiacciai inondati di sole e minati da invisibili crepacci. Finché – qualcuno sostiene – interverrà una mano celeste a indicare la via. Il filo di questa storia vera, che occupò le cronache dei giornali per settimane, oggi si unisce con quello lasciato dall’autore durante le ricerche nei luoghi più remoti delle Alpi Graie, dove si svolsero i fatti e si condensò il mistero finale.
Ne esce un intreccio narrativo fulgido, sorprendente. Il romanzo di chi la montagna l’ha vissuta, scalata e raccontata.
In breve
"In Italia ci sono due re: un re è Berlusconi, l’altro re è il Papa. Berlusconi comanda l’Italia, il Papa comanda gli italiani. (Lili, 9 anni, Cina); "In Italia c’è libertà di religione ma quasi tutti vanno a pregare in chiesa." (Samir, 11 anni, Marocco); "Qui in Italia gli italiani sono molti, ma vicino a casa mia non ne vedo nessuno." (Iruwa, 6 anni, Costa d’Avorio)... Un maestro elementare italiano ha raccolto le storie, le riflessioni, le confidenze di alunni non italiani incontrati negli ultimi vent'anni di scuola. Un ritratto inedito dell'Italia di oggi e degli italiani.
Il libro
“Quando un bambino nasce la madre trasmette i colori: se lei ha la pelle nera nasci nero, se lei ha la pelle bianca nasci bianco, se invece la mamma ha la pelle nera e il padre la pelle bianca nasci contaminato, ma non vuol dire essere inferiore, perchè tutti siamo uguali.”
Omar, 9 anni, Marocco
Quanti alunni stranieri avrò conosciuto in questi venticinque anni di scuola? Duecento? Quattrocento? Di più? Non so, ma ho sempre cercato di accogliere tutti e di ascoltarli con attenzione, clandestini compresi. Ho cercato di rispettare i loro silenzi finché, in modo inaspettato, è scattata in loro la voglia di raccontarsi e rileggere, a volte anche in modo fantastico, la propria esperienza. Hanno aiutato me e tanti alunni italiani a guardare con occhi nuovi al complesso fenomeno dell’immigrazione e ai problemi a esso connessi, mettendo spesso in discussione le nostre presunte superiorità e certezze. Ci siamo aiutati a guardare in modo diverso il mondo e il Paese in cui ci siamo trovati ad abitare. Fin da principio ho preso l’abitudine di trascrivere parole, frasi, conversazioni, testi scritti da questi bambini. In più di un’occasione sembrava di rivivere la favola del Brutto Anatroccolo, ma non sempre. Una volta ambientati in Italia, ho chiesto loro cosa ne pensassero dell’Italia e degli italiani. Ho raccolto i frammenti di tante storie, riflessioni, confidenze piene di speranza e di paura, di realtà e di fantasie, di tristezze e di allegrie, di ingenue osservazioni e di fantastici fraintendimenti. Ne è uscito questo ritratto inedito dell’Italia di oggi e degli italiani. Ho cambiato i loro nomi per ragioni di privacy, ma non la loro età e la loro nazionalità. Questo è libro è dedicato sia a loro che ai loro compagni di classe italiani. Ma anche a tutti i loro genitori. Grazie. Buona lettura.
Giuseppe Caliceti
"Italiani, per esempio testimonia una convivenza complessa ma non compromessa, conflittuale ma non traumatica, tanto più significativa in quanto percepita attraverso le impressioni, le riflessioni, i sentimenti dei giovanissimi alunni delle scuole elementari di Reggio Emilia, dove il maestro Giuseppe Caliceti insegna. I bambini ci guardano, possiamo nuovamente ripetere con Vittorio De Sica. Ci guardano non come adulti, ma come italiani."
Carlo Feltrinelli.
Un’e-mail all’indirizzo sbagliato e tra due perfetti sconosciuti scatta la scintilla. Come in una favola moderna, dopo aver superato l’impaccio iniziale, tra Emmi Rothner – 34 anni, sposa e madre irreprensibile dei due figli del marito – e Leo Leike – psicolinguista reduce dall’ennesimo fallimento sentimentale – si instaura un’amicizia giocosa, segnata dalla complicità e da stoccate di ironia reciproca, e destinata ben presto a evolvere in un sentimento ben più potente, che rischia di travolgere entrambi.
Romanzo d’amore epistolare dell’era Internet, Le ho mai raccontato del vento del Nord descrive la nascita di un legame intenso, di una relazione che coppia non è, ma lo diventata virtualmente. Un rapporto di questo tipo potrà mai sopravvivere a un vero incontro?
In breve
A Nin i mercoledì non erano mai piaciuti, ma quello fu davvero il peggiore di tutti. Quel mercoledì, svegliandosi, scoprì che pioveva a dirotto e che il suo fratellino aveva cessato di esistere… Uno straordinario racconto del bene contro il male, del coraggio sulla paura, dell’amicizia contro la solitudine.
Il libro
Ninevah, o Nin come viene chiamata, ha sempre detestato il mercoledì ma questo mercoledì si preannuncia come il peggiore della sua vita: Nin si accorge, al risveglio, che sta piovendo a dirotto e che suo fratello non c’è più o meglio non esiste più… Qualcosa o qualcuno ha infatti portato via Toby e cancellato ovunque le tracce della sua esistenza, anche dalla testa di chi gli vuole bene. Ma Nin ricorda Toby e allo stesso tempo sa che qualcosa o qualcuno sta per portare via anche lei. Per salvare il fratello dal suo destino atroce a Nin non resta che entrare nel Drift, un mondo parallelo governato dai Sette Stregoni o da ciò che di loro rimane. Aiutata da Jonas, un amico incontrato sul cammino, combatte la sua battaglia fino alla dimora del crudele Mr Strood, facendo valere il bene sul male, il coraggio sulla paura e l’amicizia sulla solitudine.
In breve
Un libro dedicato al tema della luce, della visione, dello sguardo e del sapere come profonda intimità con la natura in un arco che va da Goethe e Hegel fino a Merleau-Ponty e Calvino per allargarsi al rapporto tra tra natura e cultura, tra luce e scrittura.
Il libro
“Nella periferia dove sono cresciuto, la natura era un materiale da costruzione rapidamente soppesato, raramente utilizzato, e infine abbandonato in uno stato di perpetua provvisorietà. Ci si viveva come se i prati fossero sempre stati parcheggi, come se le collinette fossero sempre state discariche […] Un ordine doveva essere cercato altrove, forse nello spazio della scrittura, che da fuori sembrava angusto e all’interno appariva infinito.”
Il libro è dedicato al tema della luce, della visione e dello sguardo, in un arco che va da Goethe e Hegel fino a Merleau-Ponty e Calvino (gli aspetti “goethiani” di Calvino vengono qui analizzati per la prima volta). Per questa via, il tema si allarga al rapporto tra natura e cultura, tra luce e scrittura, e in senso più ampio al gesto complessivo della “teoria”, che storicamente ed etimologicamente nasce dal “privilegio visivo” che la cultura greca e poi occidentale avrebbero accordato all’esperienza ottica rispetto ad altri possibili registri sensibili. In questa prospettiva, scrivere sul tema della luce non significa dunque dedicarsi a un esercizio di curiosità o di materia erudita: dire luce è dire infatti il “mezzo” in cui il mondo si mostra, la condizione generale di ogni esperienza possibile, il fondamento che da sempre la teoria cerca per le proprie enunciazioni. Attraverso la mediazione della luce questo studio esplora così il problema stesso della conoscenza, dei suoi limiti e della possibilità reale di fare esperienza del mondo.
In breve
“Perché gli italiani temono un ritorno a qualcosa di molto simile al fascismo? Perché si conoscono, perché dai rapporti di ogni giorno con il loro prossimo sanno di essere una somma di piccoli autoritari in potenza.” Giorgio Bocca racconta il nostro Annus Horribilis con la veemenza e l’intransigenza di cui può essere capace solo un grande “antitaliano” come lui.
Il libro
La crisi economica e l’autoritarismo strisciante, il circo berlusconiano e il discredito internazionale. Il suicidio della sinistra e il ritorno dei fascisti. L’Italia delle ronde e l’Italia dei respingimenti. Il 2009 sarà ricordato come un anno nero della nostra storia. Un anno in cui molti nodi sono venuti al pettine, tutti insieme, e ci hanno riconsegnato un paese stanco, involgarito, ripiegato su se stesso e sui suoi atavici difetti.
Giorgio Bocca racconta il nostro Annus Horribilis con la veemenza e l’intransigenza di cui può essere capace solo un grande “antitaliano” come lui. La sua è un appassionato j’accuse contro i mali apparentemente inestirpabili della nostra vita pubblica: il trasformismo, l’opportunismo, la memoria corta, la furberia diffusa, l’impunità, l’ossequio al potente di turno.