
"La mia vita sessuale è iniziata presto, più o meno a cinque anni, all'asilo delle suore Orsoline a Santiago del Cile." Così inizia l'introduzione di Isabel Allende, scanzonata e nel tono lieve de "La somma dei giorni", a questa raccolta delle sue più belle pagine dedicate all'amore. Dal risveglio alla maturità, passando per il primo amore, la passione, la gelosia, gli amori contrastati, eros e umorismo, la magia dell'amore e l'amore duraturo, Isabel Allende introduce e sintetizza la visione di quel particolare aspetto della relazione, contestualizza i brani prescelti e ne approfitta per ripercorrere la sua autobiografia in materia amorosa, aggiungendo nuovi aneddoti all'affresco della sua vita intima.
Una valle severa. In mezzo, il lento andare del fiume. Un uomo tira pietre piatte sull'acqua. Il figlio lo trova assorto, febbricitante, dentro quel paesaggio. è lì che ha cominciato a dipingere, per fare di ogni tela un possibile riscatto, e lì è ritornato ora che il male lo consuma. Ma il male è cominciato molto tempo prima, negli anni settanta, quando il padre-pittore ha abbandonato la sua valle ed è sceso in pianura verso una città estranea, dentro una stanza-cubicolo per dormire, dentro un reparto annebbiato dall'amianto. Fuori dai cancelli della fabbrica si lotta per i turni, per il salario, per ritmi più umani, ma nessuno è ancora veramente consapevole di come il corpo dell'operaio sia esposto alla malattia e alla morte. Lì il padre-pittore ha cominciato a morire. Il figlio ha ereditato un panico che lo inchioda al chiuso, in casa, e dai confini non protetti di quell'esilio spia, a ritroso, il tempo della fabbrica, i sogni che bruciano, l'immaginazione che affonda, il corpo subdolamente offeso di chi ha chiamato "lavoro" quell'inferno. Ci vuole l'incontro con Cesare, operaio e sindacalista, per uscire dalla paura e cominciare a ripercorrere la storia del padre-pittore e di tutti i lavoratori morti di tumore ai polmoni. È allora che il ricordo diventa implacabile e cerca colori, amore, un nuovo destino.
Per una serie di circostanze imprevedibili le immagini di Achille, Meleagro e Cristo, usate e riusate per secoli, s'intrecciarono, sovrapponendosi. Che cosa spiega la loro ibridazione, la loro persistenza, la loro migrazione attraverso il tempo e lo spazio? Quanto contarono, nella fortuna di queste figure, le formule compositive originarie e quanto il contesto che di volta in volta le fece proprie? Questo libro cerca di rispondere a queste domande. Chi legge entra in un cantiere dove hanno lavorato, separati da secoli o millenni, scultori e pittori, storici e storici dell'arte. Luca Giuliani analizza la genesi e il precoce riuso nell'antichità romana dell'iconografia di Achille in lutto presso il cadavere di Patroclo; Maria Luisa Catoni, la possibile genesi e il riuso in età post-antica di una formula della disperazione di fronte alla morte; Salvatore Settis, la fortuna rinascimentale di uno schema iconografico antico usato per rappresentare il corpo esanime di Cristo; Carlo Ginzburg, la genesi della nozione di Pathosformel (formula di pathos) coniata da Aby Warburg.
Il 28 giugno 1839, la goletta negriera spagnola La Amistad salpò dall'Avana per effettuare una delle sue solite consegne di carico umano. Una notte senza luna, dopo quattro giorni di navigazione, i prigionieri africani si sollevarono, uccisero il capitano e presero il controllo della nave. Cercarono di far vela in un porto sicuro, ma furono catturati dalla marina militare statunitense e incarcerati nel Connecticut. La loro battaglia legale per la libertà finì per arrivare sino alla Corte suprema, dove la causa fu sostenuta dall'ex presidente John Quincy Adams. Grazie a una sentenza epocale gli imputati furono liberati e ricondotti in Africa. La loro rivolta divenne uno dei più emblematici episodi della storia della schiavitù americana. In questo resoconto, Marcus Rediker riconduce la rivolta ai suoi veri campioni: i ribelli africani che rischiarono la vita per rivendicare la propria libertà. Sulla base di nuove fonti, ne ricostruisce la vicenda per dimostrare come un piccolo gruppo di uomini coraggiosi abbia combattuto e vinto una battaglia epica contro gli schiavisti spagnoli e americani e contro i loro governi. Torna in Africa per ritrovare le radici dei ribelli, descrive il loro catastrofico viaggio transatlantico e narra una drammatica storia di prigionia. La rivolta vittoriosa dell'Amistad cambiò la natura stessa della lotta contro la schiavitù.
Succede che ci sono manager che si prendono delle aziende in crisi, approfittano di quello che c'è e poi buttano a mare quello che rimane. Succede che i lavoratori dell'Agile ex Eutelia di Milano prima subiscono, poi combattono, ma quando la battaglia finisce (e i vertici aziendali sono condotti in Tribunale) manca la terra sotto i piedi e molti cominciano a stare male. Senza lavoro, senza prospettive più in là del divano di casa. Succede anche che qualcuno prova a dire "discutiamone, mettiamoci insieme e parliamo di come stiamo, di cosa stiamo passando". Lo fanno Massimo Cirri e Corrado Mandreoli della Camera del lavoro di Milano. E a qualcosa serve. Poi i lavoratori si mettono a scrivere, e anche questo serve. Per loro e per gli altri che dovranno passarci, in questo disastro che è la perdita del lavoro. La Scuola Holden, con Elena Varvello, li guida nella scrittura. I lavoratori ripercorrono le vicende vissute, le lotte, le angosce, e soprattutto mettono a fuoco il tempo "non occupato". Racconti, manuale di sopravvivenza, libro. Ancora non sanno bene come chiamarlo. Libro è troppo poco, non basta. Massimo Cirri cuce le sequenze di quest'avventura con gli autori dei racconti: Patrizia Aprile, Idelma Beghi, Maria Gloria Brazioli, Tiziana Crostelli, Alessio D'Adda, Paola Fontana, Enrico Longoni, Marina Moresco, Carmen Pizzetti, Angelo Ronchi, Luisa Scarpa, Antonella Spinazzi ed Erica Nicola.
"Ho preso dalla provincia lombarda cinque anziani signori - due coppie e un vedovo, tutti afflitti da malanni più o meno disastrosi - e li ho portati in vacanza a Nizza. In Jaguar. In un hotel a quattro stelle, con in mano un elenco di ristoranti lussuosi e in tasca un'American Express a credito illimitato. Tra i giardini del Cimiez e una clinica privata diretta dal sosia di Daniel Auteuil, con l'aiuto di un romanzo inedito di Frederic Prokosch e di una magica sfera di hashish, Cesare, che racconta la storia, si metterà sulle tracce di Leo Meyer. Lo scrittore che negli anni ottanta ha fatto esordire e ha sostenuto come direttore letterario di una nota casa editrice. Leo, il suo amico della vita. Che dopo anni di misteriosa latitanza riappare lì, a Nizza, gli occhi incavati nel volto malato, sul sedile posteriore di un taxi in corsa. Lo so che alla fine ne è uscito un romanzo struggente, con questi cinque anziani a ricapitolare le loro vite in smobilitazione, mentre provano caparbiamente a riallacciare i fili degli affetti. Ma Cesare è fermamente deciso a non cedere di un'unghia alla malinconia e al rimpianto. Come me, che mentre scrivevo tiravo giù dagli scaffali Wodehouse, Carlo Manzoni, Marcello Marchesi, e facevo esorcismi in forma di battute. Intanto che nel romanzo, questa volta felicemente, il mistero cresceva e la trama si infittiva." (Piersandro Pallavicini)
"Nel millenovecentosessantuno Jurij Gagarin volò nello spazio, e io andai a scuola." Inizia così il primo dei diciassette capitoli con i quali l'istrionico regista Emir Kusturica apre il proprio album di famiglia e racconta la sua storia. Senza risparmiare nessuno, né se stesso né gli altri. Ci sono voluti quindici anni per mettere insieme autobiografia, cronaca e storie degne dei suoi migliori film, e raccontare una vicenda autentica, emozionante, sorprendente e provocatoria, nella quale si riflette la storia della seconda metà del ventesimo secolo. L'infanzia, la Sarajevo degli anni sessanta, Tito e Charlie Chaplin, l'amore per la futura moglie Maja e la scuola di cinema a Praga, Fellini, Ivo Andric' e Dostoevskij, i primi lungometraggi - "Ti ricordi di Dolly Bell?", "Papà... è in viaggio d'affari" e "Il tempo dei gitani" -, l'America, Johnny Depp e "Arizona Dream", "Underground" e la guerra, la fine della Jugoslavia e quella di suo padre, la morte di Dio, quella dei rapporti con i vecchi amici e con Sarajevo, Milosevic' e la malattia della madre. Autobiografia di un artista geniale, "Dove sono in questa storia" è sì il "diario politico di un idiota", secondo le parole dello stesso autore, ma soprattutto il racconto sincero della sua storia personale, l'adattamento letterario del film della sua vita.
Lui è grande e grosso, una matassa di riccioli ingovernabili, e proprio non riesce a stare fermo. Non sopporta i tour operator ma non ama neanche chi si improvvisa avventuriero perché stufo della grande città. Per lui la porta di casa è solo il confine facilmente valicabile tra sé e il mondo. Basta un passo e il viaggio comincia. "Mondoviaterra", dice Eddy Cattaneo, "parla di un sogno: fare il giro del mondo via terra, senza prendere aerei. In solitaria. A contatto con la Natura, senza bucarla dall'alto. Pulito, lento e circolare. Un'avventura d'altri tempi per sentire la terra cambiare sotto i piedi giorno dopo giorno, per attraversare gli oceani a bordo di cargo mercantili, come fantasticavo da piccolo, con acqua e solo acqua ovunque intorno. Uscire, chiudere la porta e unire il vialetto di casa mia con la via della seta, Karakorum e Himalaya, India, Cina, le risaie del Mekong, i templi buddhisti con le rovine Maya, Macchu Picchu e la Tierra del Fuego, la Panamericana...". Eddy Cattaneo racconta il suo giro del mondo via terra con orecchie e occhi sempre ben aperti, pronti a cogliere sguardi, suoni, sapori, musiche. Vite. Tutte diverse. Tutte simili.
Quando i Ruberson rapinano le automobili, di solito arraffano solo dolci, giocattoli, riviste e cose del genere. Stavolta però il capobanda Karlo il Terribile, preso da un raptus, ruba anche una bambina di dieci anni. Così Vera, diretta insieme alla famiglia a casa della nonna per le vacanze, si ritrova a passare l'estate con i figli dei banditi, Helen, Pietrodoro e Kalle, in un furgoncino trasformato in camper. Per la ragazzina, avvezza alla monotonia della sua famiglia, la vita insieme ai Ruberson è entusiasmante: ci si ferma a nuotare in un lago quando se ne ha voglia, si fanno enormi scorpacciate di caramelle, cioccolata e gelati, si fugge a tutta velocità dalla polizia (e dal padre di Vera), si gioca, si mangia e si dorme all'aperto. Per i Ruberson i soldi non sono altro che "cacchette di sorcio"; non li hanno mai usati e non sanno cosa farsene della cassa piena di banconote scovata in una casa disabitata. Ma durante la Fiera dei Ladri questo denaro scatena la cupidigia dei colleghi delinquenti; il parapiglia mette in allerta la polizia e comincia il grande inseguimento. Un'avventura piena di azione e risate, ma anche una storia di formazione che offre spunti per riflettere sulla giustizia, i legami famigliari, la scuola e le istituzioni. Un road movie in forma di libro per bambini, che parla della libertà e del suo prezzo. Età di lettura: da 10 anni.
Bologna, settembre 1909. Due cadaveri sono scoperti nello stesso luogo a poche ore di distanza. Intanto, tra i due ritrovamenti, Enea Rossetti, disegnatore per vocazione ma poliziotto per necessità, prende servizio nella Regia Polizia Scientifica e viene gettato nelle indagini che si annunciano subito complicate: uno dei morti è un poliziotto sulle piste di un possibile attentato anarchico. Nel caso entrano uno dopo l'altro anche l'Ufficio Affari Riservati, il servizio segreto non ufficiale del Regno d'Italia; un libraio anarchico amico di una contessa troppo zelante nello svolgimento delle sue attività di beneficenza; alcuni studenti spagnoli appassionati di calcio e politica; un medico vittima di un passato ingombrante; un anziano finanziere austriaco indeciso se evitare una guerra mondiale o accelerarne lo scoppio. Ma in questa città scossa dai fermenti del nuovo secolo, il pericolo maggiore per Enea non verrà tanto da un misterioso assassino, quanto dalle azioni di Elena Grazia Maria Diletta Bentivoglio de Lorenzis (detta Conchita), grande appassionata di medicina e di Sherlock Holmes. L'imprevedibile figlia del capo dell'Ufficio Affari Riservati non solo ha l'innata capacità di trovarsi sempre nel momento sbagliato con le persone sbagliate, ma anche quella di coinvolgere Enea nella più complicata delle storie. Età di lettura: da 10 anni.