
Due donne di altri popoli entrano nella sacra discendenza biblica e hanno il privilegio di essere i primi nomi femminili del Nuovo Testamento. Tamar è cananea, Rut è moabita. In apertura del libro di Rut si legge che la famiglia ebrea di Elimèlec, con moglie e due figli, in fuga dalla carestia di Giudea, viene accolta dalla gente di Moàb che li ospita e offre due donne in spose ai due figli. Ma la famiglia di Elimèlec deve scontare la colpa di aver lasciato per prima la terra promessa dopo la sua conquista. I maschi della famiglia devono morire e, solo dopo, la vedova di Elimèlec decide di tornare. Con lei va una delle due nuore moabite, Rut e, dal suo accanimento di maternità verrà la sua storia di madre israelita, da cui scaturirà la stirpe del Messia.
"Se si segue lo spirito di Blake nelle varie fasi del suo sviluppo poetico è impossibile considerarlo un naif, un selvaggio, il selvaggio prediletto degli ipercolti. Svaporata la stranezza, la sua peculiarità si dimostra quella di tutta la grande poesia: qualcosa che si trova (non sempre) in Omero, in Eschilo, in Dante e in Villon, e profondo e nascosto nell'opera di Shakespeare; e anche, sotto forma diversa, in Montaigne e in Spinoza. Si tratta, semplicemente, di una peculiare onestà, un'onestà che, in un mondo troppo timoroso di essere onesto, risulta particolarmente terrificante. È un'onestà contro cui cospira tutto il mondo, perché è sgradevole. La poesia di Blake ha la sgradevolezza della grande poesia. Niente che si possa dire morboso o anormale o perverso, niente di tutto ciò che testimonia la malattia di un'epoca o una moda, ha queste qualità; la possiedono solo quelle cose che, dopo uno straordinario travaglio di semplificazione, rivelano l'essenziale debolezza o la forza essenziale dell'animo umano." (Thomas Stearns Eliot)
Il Discorso sul metodo, pubblicato nel 1637, segna la nascita del pensiero moderno. Attraverso un'esposizione biografica, Cartesio fonda una nuova metodologia da applicare alla ricerca filosofica e scientifica. Geniale matematico e brillante scienziato, memore della lectio agostiniana, Cartesio pone come punto di partenza la riflessione su di sé (il celebre cogito ergo sum) per poi arrivare alle prove dell'esistenza di Dio. Un'opera diventata il nucleo del pensiero razionalista moderno. Con un saggio di Émile Faguet.
I "Persiani" di Eschilo è la tragedia più antica che ci sia stata tramandata e l'unica fra le trentadue pervenuteci che abbia come trama un fatto storico: la battaglia di Salamina, in cui i Greci con pochissime navi sconfissero il potentissimo esercito di Serse nel 480 a.C. Ma la tragedia trasfigura i fatti della storia: Eschilo fa dello scontro con i Persiani un "mito", rappresentabile in dramma alla stregua degli altri "miti": il "ciclo persiano" come il "ciclo degli Atridi", o il "ciclo troiano". Lo scontro con Serse diventa un capitolo dello scontro che da sempre oppone Oriente a Occidente: anche gli dei sono schierati, come a Troia, gli uni a fianco dell'Asia, gli altri degli Achei. La traduzione qui presentata rende i chiaroscuri, le scabrosità, gli scarti linguistici dell'originale; l'introduzione esalta la trascrizione tragica del fatto storico; infine, le ampie note di commento focalizzano la straordinaria ricchezza - linguistica, mitologica, letteraria, ritmica - del testo.
"L'Ecclesiaste" parla, in termini di una saggezza non filosofica, recettiva e disposta all'ascolto, della pena che incalza e perseguita l'uomo: l'assurdo spreco della propria condizione. L'uomo sta sotto il sole, la massima manifestazione di potenza della natura, esposto senza ombra e riparo alle leggi di Dio dalle origini, vertice del creato e delle sue forze. E deve guardare in basso e specchiarsi nella terra che soggiace al suo medesimo destino.
"Al Faro": questo il vero titolo del romanzo di Virginia Woolf che la nuova traduzione di Nadia Fusini riporta all'originaria bellezza. Romanzo sperimentale, intonato alla ricerca di libertà formale che accomuna i grandi scrittori di questo secolo, "Al Faro" è un libro sulla memoria e l'infanzia; un'elegia alla luce che ha illuminato le figure della madre e del padre reali, che nel romanzo diventano il signore e la signora Ramsay. A tema è lo scontro tra il sì materno ("sì, andremo al faro") e il no paterno ("no, al faro non si può andare"), come esso risuona nel cuore del figlio James, e nella mente della figlia Virginia, che a distanza di anni si misura, scrivendo, con la potenza di quei fantasmi. L'effetto è liberatorio. Prima, confessa Virginia Woolf, "pensavo al babbo e alla mamma ogni giorno". Ora "li depone", li seppellisce. È la sua catarsi.
"Suite francese" è il titolo dei primi due "movimenti" di quello che avrebbe dovuto somigliare a un poema sinfonico, composto di cinque parti, di cui solo le prime due sono state completate. È il romanzo della riscoperta della Némirovsky che, dopo mezzo secolo di oblio, viene poi ripubblicata in oltre quaranta lingue. La figlia maggiore, Denise, aveva conservato il quaderno contenente il manoscritto, assieme ad altri scritti della madre, per cinquant'anni senza guardarlo, pensando che fosse un diario, troppo doloroso da leggere. Con sguardo lucido e persino distruttivo, Némirovsky tratteggia implacabile una grande civiltà in sfacelo. Il primo "movimento" difatti racconta in un grande affresco corale l'esodo di massa dei francesi che, all'arrivo delle truppe naziste, si spostano con tutto quanto, in un trasferimento di dimensioni bibliche. La seconda parte, invece, descrive i primi mesi dell'occupazione in una piccola città della campagna francese. I protagonisti sono due donne, la vedova Angellier e sua nuora, Lucile, e un ufficiale tedesco, Bruno von Frank. Tra il giovane ufficiale e la sconsolata Lucile scocca una scintilla che presto diventa amore: una vicenda emblematica dello stesso paese che finisce per accogliere i soldati tedeschi come uomini, "dimenticando" la loro natura di nemici.
Nel pronto soccorso del Victoria infirmary di Glasgow, i medici hanno fretta. Ci sono malati di ogni genere, chi ha tempo di occuparsi dell'agonia di un barbone alcolizzato? Ma Eck Adamson continua a ripetere il nome dell'ispettore Jack Laidlaw, finché qualcuno si decide a dargli retta. Le ultime parole di Eck, così come il biglietto che mette in mano all'ispettore giunto al suo capezzale, sembrano il delirio di un moribondo, ma sono più che sufficienti per solleticare il fiuto investigativo e il senso di giustizia di Laidlaw, esacerbati dall'indifferenza generale. Mentre lui indaga su questa pista e sulla misteriosa scomparsa di uno studente universitario di nome Tony Veitch, un altro decesso provoca ben più clamore in città: un noto sicario della malavita è stato accoltellato, cosa che lascia presagire una lunga scia di vendette tra bande rivali e che spinge la polizia a concentrare tutti i propri sforzi su questo caso. Ma Laidlaw non ci sta. In una Glasgow di stretta osservanza calvinista, lui crede ancora nella sua religione laica, quella per cui l'unica strada verso la redenzione passa attraverso la giustizia e la cura per il prossimo, chiunque esso sia. Compresi gli ubriaconi senzatetto. Contro lo scetticismo di tutti, prosegue cocciutamente le sue indagini, finché la verità non verrà finalmente a galla.
È perennemente in ritardo. È bella come il sole. È socievole, estroversa e... irraggiungibile. L'amore di Henri Bredin - timido studente della Sorbonne, un po' goffo e sempre puntuale - sembra del tutto senza speranza. Lui e Valerie Castel condividono la passione per gli stessi libri. Ma per Valerie, Henri è solo un compagno di studi e un buon amico, mentre per lui la ragazza con gli occhi acquamarina e il sorriso impertinente è la donna più charmante del mondo. Quando Valerie trascorre le vacanze estive sulla Riviera ligure e perde la testa per un italiano, a Henri crolla il mondo addosso. Non ha nessuna possibilità contro quell'uomo affascinante, ricco e di dieci anni più grande di lui. O forse sì? Un giorno, curiosando tra le bancarelle di libri usati lungo la Senna, Henri si imbatte in un libricino rilegato in pelle bordeaux. Si tratta di un manuale del XVI secolo che contiene pozioni e strani infusi e promette di svelare niente meno che la ricetta dell'amore eterno, L'élixir d'amour éternel. Contrariamente a ogni logica, Henri decide di invitare a cena Valerie e di cucinare per lei un perfetto "Menu dell'amore". Ma, tra tutte le sere possibili, quella è proprio la volta in cui la ritardataria Valerie decide di presentarsi nel piccolo appartamento di Henri in rue Mouffetard con largo anticipo...
Alberto Kauffman scrive "Virginia ti amo" sul muro della scuola. Virginia non lo ama, ma lui diventa popolarissimo perché, per scrivere su quel muro, cade, finisce al pronto soccorso e viene punito dal preside. La punizione è aiutare Emilio, un compagno malato di tumore al cervello, con uno scarso profitto scolastico. Emilio, ribattezzato Bronson, è in realtà una vera risorsa, una miracolosa fontana di vitalità, un compagno di strada irrinunciabile. La forzata alleanza diventa amicizia. Insieme si imbucano al vernissage di una mostra d'arte, insieme passano una mitica giornata a Stoccolma, insieme fanno progetti per tutta la vita che resta. E infatti dopo il liceo, e dopo che Virginia ha finalmente ceduto alla corte di Alberto, il legame si fa sempre più profondo. Alberto non ha mai smesso di trascrivere sul suo fedele taccuino tutte le avventure vissute. Forse un giorno quegli appunti diventeranno l'opera indimenticabile di una vita indimenticabile. Bronson intanto lo aiuta a trovare lavoro in una piccola e sgangherata casa editrice, ne raccoglie le confidenze, i sogni, le ambizioni, e veglia, protettivo, anche sulla sua storia con Virginia. Sembrano gli anni di una giovinezza che non finisce. Eppure, di punto in bianco, Bronson parte per la Nuova Zelanda. Sparisce e qualcosa fatalmente si spezza: cosa sarà di Virginia e Alberto? Del bambino che aspettano? Del lavoro entrato nella fase più critica? E cosa sarà dell'amico a cui la vita è legata con un filo sempre più sottile?