
L'epopea della difesa della Vita in Italia. Vittorie e sconfitte, amici e nemici. Verso la metà deli anni '70 in Italia i radicali e le sinistre lanciano una forte offensiva contro la famiglia e la vita. Piano piano persone di ogni ceto e provenienza si organizzano per contrastare la nuova cultura imperante: sono i pro life. Sono per lo più cattolici ma non solo. Hanno entusiasmo, volontà, idee nuove, ma sono economicamente deboli, politicamente piuttosto soli e divisi tra loro...
La fortuna di molti saggi recenti che si candidano a svelare intrighi, misteri e menzogne della religione, e in realtà sono alle prese con le sue caricature più aberranti ed improbabili, è così grande da suscitare sospetto. Risulta assai più feconda l’attenzione alla bellezza della religione, che emana dai gesti di chi accoglie il rapporto con Dio come fondamento della propria libertà. Dio infatti non si impone, non viola l’uomo, non lo seduce con la promessa di convenienze opportunistiche, di semplificazioni magiche, di gratificazioni infantili. Il rapporto con Dio forma la libertà, la sostiene nel suo compito di rispetto e apertura al mistero di sé, degli altri, del mondo.
Paolo Zini (1966) è religioso tra i Salesiani di Don Bosco. Laureato in Filosofia e Teologia è docente di Filosofia morale e Filosofia della religione presso il Centro Salesiano di Studio «Paolo VI» di Nave (BS) affiliato all’Università Pontificia Salesiana di Roma. Ha pubblicato presso l’editrice Glossa i volumi Semantica dell’onnipotenza. Hegel e Barth: Volto della storia, volto di Dio (2003) e Libertà e compimento. Saggio di filosofia della religione (2008). Con Fede & Cultura ha pubblicato La speranza del gesto educativo (2010).
Quarantasei testi, uno al giorno per un mese e mezzo. Per ridere delle miserie del potere ottuso, che pretende tutto decidere, giudicare e governare; per farsi beffe del darwinismo, che pretende l'uomo "discendente" da "antenati" comuni alle scimmie e non si rende conto che alle scimmie sta tornando. In questo volume si possono trovare spassosi esempi di poesia moderna e delle molte idiosincrasie che rendono ridicola l'umanità; ma non solo, la lettura di quest'opera serve anche a far sorridere e commuovere pensando alla figura di Padre Pio e ai ricordi delle proprie radici.
“Contro-canti”: cioè pensieri, riflessioni, ragionamenti non in linea con il politicamente corretto. Non in accordo con le banalità dei luoghi comuni che assediano una cultura sempre più effimera e superficiale. Abbiamo semplicemente voluto ragionare, liberamente, sulle questioni importanti: Dio, la vita, l‟amore, la fede, la morte, l’aborto, l’eutanasia… Questa fatica, di analizzare la realtà, la cronaca, ciò che passa e ciò che resta, nasce da uno sguardo sull’ambiente circostante curioso, speranzoso, dinamico; nasce da un’amicizia all’interno dell’associazione, “Libertà e persona”, che da diversi anni cerca, come una voce fuori dal coro, di dire la sua, ma in accordo con una bimillenaria Tradizione che a noi non pare debba essere così facilmente cancellata in nome di un progresso spesso fasullo e di una mancanza di ideali e di valori, che sfocia sovente nel più triste nichilismo.
Francesco Agnoli vive e insegna a Trento. Collabora a “Il Foglio”, “Avvenire”, e alla rivista “Il Timone”. Ha pubblicato: Controriforme - Antidoti al pensiero scientista e nichilista, Contro Darwin e i suoi seguaci - (Nietzsche, Zapatero, Singer, Veronesi, Odifreddi…), La Liturgia Tradizionale, Storia dell’aborto, 1968, con Fede & Cultura. Collabora da anni a Radio Maria e al sito www.libertaepersona.org.
Marco Luscia, docente a Trento, autore di “Chiesa, sesso e morale” (Sugarco); collabora a www.libertaepersona.org
Co-Autori: Irene Bertoglio,G iuliano Guzzo, Enzo Pennetta, Don Massimo, Gianluca Marletta, Lorenzo Schoepflin, Giulia Tanel, Luca Bell
Parlare d’emergenza educativa è di moda. Paventarne le conseguenze drammatiche è semplice, basta appellarsi ad evidenze già disponibili di disagio pubblico e privato che di là provengono. Tutto questo non nutre però le ragioni di un ravvedimento collettivo. Così, nella quotidiana prossimità educativa, errori ed opzioni fallimentari si perpetuano, con allegra disinvoltura, se non con aggressiva ostentazione. Non potrebbe accendere qualche rinnovata speranza la revoca di quella idolatria della criticità che porta la nostra cultura a confondere la testimonianza con l’ideologia e a bandire significati e profezia dal gesto educativo?
Paolo Zini (1966) è religioso tra i Salesiani di Don Bosco. Laureato in Filosofia e Teologia è docente di Filosofia morale e Filosofia della religione presso il Centro Salesiano di Studio «Paolo VI» di Nave (BS) affiliato all’Università Pontificia Salesiana di Roma. Ha pubblicato presso l’editrice Glossa i volumi Semantica dell’onnipotenza. Hegel e Barth: Volto della storia, volto di Dio (2003) e Libertà e compimento. Saggio di filosofia della religione (2008). Con Fede & Cultura ha pubblicato anche "Sapere di credere" (2010).
«La felicità è un incontro» ed è questo che cerca di trasmettere, più che insegnare, monsignor Negri ai suoi ragazzi di San Marino e Montefeltro. Oggi i nostri giovani non sono più abituati a vivere così; noi grandi non siamo più abituati a vivere così. In fondo questa questione tremendamente seria che si chiama vita, che si chiama felicità, è diventata un’opinione, un’idea, una tavola rotonda su cui confrontarsi.
S.E. Mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, nasce a Milano, frequenta il Liceo Classico “G. Berchet” ed ha come insegnante di religione don Luigi Giussani. Aderisce al movimento di Gioventù Studentesca (il nucleo storico di Comunione e Liberazione). Nell’ottobre del 1967 entra nel Seminario Diocesano di Milano e nel 1972 riceve l’ordinazione sacerdotale. Mons. Luigi Negri è stato Docente di Introduzione alla Teologia e di Storia della Filosofi a presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Studioso del Magistero Pontifi cio e della Dottrina Sociale della Chiesa, nel campo della scuola e della libertà di educazione il suo apporto è stato continuo e sistematico. Negli ultimi anni ha dato il suo contributo come docente presso l’Università Europea di Roma. Numerose sono le sue pubblicazioni, tra le più signifi cative si ricordano: Magistero sociale della Chiesa, False accuse alla Chiesa, Controstoria, Ripensare la modernità, Per un umanesimo del terzo millennio. Per Fede & Cultura ha pubblicato il volume Emergenza educativa. Che fare? (2008).
“Avvenire”, “Il Sussidiario.net”, “l’Occidentale”, “l’Opinione delle Libertà” e altre testate giornalistiche italiane. Il criterio utilizzato nella redazione degli articoli è quello di un giudizio che scaturisce dalla valutazione di un preciso fatto di cronaca, con uno sguardo particolarmente rivolto a ciò che sta accadendo in Gran Bretagna, possibile futuro paradigma dei rischi che corriamo. I temi toccati – che spaziano dalla bioetica alla libertà religiosa – non sono mai affrontati nell’ottica di un’astrazione intellettuale, ma vengono analizzati partendo sempre dall’osservazione di un episodio realmente accaduto, dalla concretezza dell’ordinario vissuto quotidiano. Questo metodo della narrazione cronachistica rende ancora più immediatamente percettibili i pericoli che sta correndo la società contemporanea nel suo disperato tentativo di esiliare Dio. Il titolo scelto per il libro, Un anno alla finestra, nasce proprio dal desiderio di osservare la realtà con uno sguardo umano libero e intelligente, ovvero cristiano. L’arco temporale preso in considerazione è di dodici mesi esatti: dal marzo 2009 al marzo 2010, e la lettura sequenziale degli articoli riesce a mostrare un’impressionante vision d’ensemble dei mutamenti antropologici in atto nella società contemporanea. Un solo anno è più che sufficiente per rendere efficacemente l’idea di quello che sta accadendo attorno a noi, e per offrirci la fotografi a impietosa di una civiltà che sta per smarrire il senso della sua stessa esistenza.
Gianfranco Amato è nato a Varese nel 1961 e si è laureato in giurisprudenza presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Esercita la professione di avvocato dal 1988, e opera attivamente nel campo della bioetica. Collabora con “Avvenire”, “Il Sussidiario.net”, “l’Occidentale” ed altre testate giornalistiche. È Presidente dell’Associazione “Scienza & Vita” di Grosseto, di cui è stato socio fondatore. È membro e consulente legale dell’organizzazione britannica CORE Comment on Reproductive Ethics, con sede a Londra, per conto della quale collabora in diverse azioni legali intentate su tematiche bioetiche. È rappresentante per l’Italia dell’organizzazione Advocates International. Coniugato, con tre figli, vive attualmente a Saturnia, nella Maremma grossetana.
Un quasi secolare luogo comune fa del Cardinale John Henry Newman (1801-1890) il precursore, quasi il padre nobile, del modernismo classico e, quindi, della nouvelle theologie, fino ad attribuirgli le radici degli elementi più novativi del Concilio Vaticano II. Niente di più falso e di più distante dalla granitica, lucida e razionale Fede cattolica del grande convertito inglese, beatificato da Benedetto XVI il 19 settembre 2010: risposta alta e forte a quei vasti settori della Chiesa cattolica, non solo inglese, che antepongono il dialogo ecumenico alla riaffermazione del dogma. Il Cardinale Newman, infatti, combatté, sinceramente e lealmente il liberalismo, tracciando, con metodo sistematico e analitico, uno dei profili più reali dell’Europa in fase di corruzione, di abbandono della civiltà cristiana, di incalzante apostasia. Dal ponte della propria nave riuscì a identificare i connotati secolarizzanti e relativistici dei nostri giorni, anteponendo i luoghi comuni alla ragionevolezza della Tradizione. Che cosa vide questo «Dottore della Chiesa» nello specchio in cui si rifletté e di cui parla nella sua autobiografia? E che volto può riflettere, oggi, lo specchio di un cristiano e di un cattolico? Attraverso la lettura della vita del nuovo Beato si potrà scoprire. «Ex umbris et imaginibus in Veritatem» («Dalle ombre e dagli spettri alla Verità»), così recita l’epitaffio della sua tomba, la cui vita è la prova più evidente e concreta che la ragione si unisce felicemente alla Fede.
Nata a Torino nel 1966, è sposata e ha due figli. Laureata in lettere con indirizzo storico, è specializzata in biografie. Ha scritto per «La Stampa», «La Gazzetta del Piemonte», «L’Osservatore Romano», «il nostro tempo» e collabora con diverse riviste culturali e religiose, fra cui «il Timone». È membro delle Accademie «Paestum», «Costantiniana», «Ferdinandea», «Archeologica italiana». Fra le sue più di quaranta opere edite in Italia e all’estero ricordiamo: Giulia dei poveri e dei re. La straordinaria vita della marchesa di Barolo (19983); Elena. La regina mai dimenticata (20022); Giovanna di Savoia. Dagli splendori della reggia alle amarezze dell’esilio (20022); La «bambina» di padre Pio. Rita Montella (2003); Santa Rita da Cascia e il suo tempo (2004); Monsignor Luigi Talamoni. Tutto è nulla se non è nell'amore di Dio (2004); Fratel Silvestro. La vite di Dio (2006); Mafalda di Savoia. Dalla reggia al lager di Buchenwald (20074); Paolo VI. Il papa della luce (2008); Padre Luigi Scrosoppi. Quando l'umiltà si fa gloria (2008); Sposi per davvero. La vita di Rosetta e Giovanni Gheddo (2008); Tutto il mondo in un solo cuore. Maddalena Sofia Barat (2009); Mons. Marcel Lefebvre. Nel nome della Verità (2010). Dal suo studio dedicato alla principessa Mafalda è stata tratta la fiction per Canale 5 Mafalda di Savoia.
Tardi ti ho amato, titolo che riecheggia Sant'Agostino, vuole esemplificare in sintesi la storia toccante della conversione dell'Autrice. Dopo aver combattuto con la nevrosi, attraverso vicende e perdite lacerano, quando tutto sembrava ormai perduto, essa riscopre la Misericordia e il vero volto di Dio.
La profonda serenità data dal sapere di essere amata da un Padre che perdona incondizionatamente ha permesso a Laura Paoloni di riuscire a scrivere questi toccanti versi, indirizzati al cuore di ciascuno di noi.
Il Motu Proprio Summorum Pontificum ha liberalizzato la liturgia latina antecedente al Concilio Vaticano II solo nel 2007, ma in questi pochi anni ha già cominciato a trasformare la vita della Chiesa, proprio secondo gli intendimenti del suo promulgatore, il romano Pontefice, Benedetto XVI. Il motivo è presto detto: contrariamente a quanto si potrebbe comunemente pensare, si tratta di una liturgia “straordinaria” che esercita una particolare attrattiva proprio sui giovani sacerdoti, che sono il futuro della Chiesa. Infatti, come si evince da queste pagine, l’opposizione al Motu Proprio non viene dal giovane clero, ma da quegli esponenti avanti con gli anni e già con una certa esperienza di ministero. Ciò che forse più colpisce e addolora il cattolico è la virulenza di certe argomentazioni critiche, anche e specialmente contro la figura del Papa, una sorta di “fuoco amico” che sembra quasi ricordare i toni più accesi di certe recenti campagne mediatiche anti-cattoliche, apparentemente motivate dalle tristi vicende dei preti pedofili. Apparentemente, perché a questo punto potrebbe sorgere il sospetto che si voglia colpire il Papa anche per il motu proprio e le sue implicazioni. Se così fosse, la conclusione non può che essere una sola: buon segno, perché vuol dire che la direzione è quella giusta.
Alberto Carosa è socio fondatore del Centro Culturale Lepanto e giornalista pubblicista dal 1989. I suoi articoli, sui grandi temi della difesa dei valori di ispirazione cristiana, sono apparsi su quotidiani italiani e stranieri, tra cui “L’Osservatore Romano”, “The Wall Street Journal” e l’ “International Herald Tribune”. Collabora con testate periodiche americane tra cui “Inside the Vatican”, “The Wanderer”, “Catholic World Report” e “Chronicles”. Nel quadro della sua attività editoriale, che si svolge in gran parte in lingua inglese, è anche autore di diversi saggi. Le sue analisi e i suoi commenti sono ripresi anche da pubblicazioni e siti internet nelle maggiori lingue europee, oltre che asiatiche, come cinese, coreano e indonesiano.