
Il libro biblico dei Giudici narra la storia di Israele successiva all’ingresso nella Terra promessa. È una storia santa: i dati della narrazione storica sono congiunti all’interpretazione religiosa. Questa sostituisce volentieri il ruolo delle cause seconde di ordine umano con l’azione immediata di Dio. Il nostro predicatore, Origene, insiste sul fatto che si tratta di una successione storica non solo provvidenzialmente guidata, ma soprattutto orientata a svelare la presenza di Gesù Cristo. Così nella Omelia II,1 afferma: «Abbiamo stabilito di riferire a nostro Signore Gesù Cristo ciò che si leggeva di Gesù, figlio di Nave». E Gedeone, che è l’eroe principale delle ultime due Omelie, è presentato come immagine che anticipa alcuni aspetti della vita di Gesù Cristo: così Gedeone, che spreme il vello in un catino, riempiendolo d’acqua, anticipa Cristo che lava i piedi dei suoi discepoli (VIII,5); e Gedeone, che intima agli uomini timorosi e pavidi di andarsene e che ordina agli altri di scendere nell’acqua del fiume per metterli alla prova, è ombra di Cristo che dice: «Chi non prende la sua croce e non viene dietro di me non è degno di me» (IX,1).
Tra gli altri temi trattati in queste Omelie spicca la Chiesa e l’amorosa sollecitudine di Dio per gli uomini.
Testo della versione latina di Rufino
Introduzione, Note e Indici di Pierre Messié, Louis Neyrand, Marcel Borret
Traduzione italiana e aggiornamento di Riccardo Pane
Prima edizione italiana con testo critico latino e traduzione a fronte.
Il libro nasce dall’allarme per il livello intollerabile di corruzione in cui versa l’Italia. Si nota come la Corruzione produce una caduta del livello di Competitività economica e del sistema-paese; da qui, una crisi di Civiltà; attacchi alla stessa Costituzione e un impoverimento profondo della Carità. Sul tema – e sulle relazioni tra queste “cinque C” – si esprimono alcune personalità di spicco scelte tra: imprenditori, banchieri, amministratori pubblici, magistrati, giuristi, ministri, e la stessa Chiesa.
La tesi che emerge da più parti è che le istituzioni, le leggi e la stessa magistratura possono fare poco, se non vengono aiutate da un contesto culturale, quello italiano, “geneticamente” poco avvezzo alla meritocrazia, alla trasparenza e alla legalità. Ambiente culturale, quello italiano, dove troppo facilmente si chiedono favori agli amici degli amici anche per cose futili: per rinnovare in fretta il passaporto e partecipare al viaggio di piacere dell’ultimo minuto. I rimedi ufficiali, insomma, vengono facilmente vanificati, se non comincia dalla base, dal fondo, uno sforzo serio, individuale, privato, di ciascuno di noi, a cambiare con coraggio quel piccolo pezzo di Paese e di storia che ci è stato affidato, nella nostra quotidianità.
Dopo un’ampia introduzione del prof. Marco Vitale, economista di fama mondiale, che fissa il tema e fornisce la sua chiave di lettura, seguono gli interventi di:
· Umberto Ambrosoli (figlio di Giorgio Ambrosoli);
· Maria Teresa Brassiolo (Presidente Transparency International Italia);
· Edmondo Bruti Liberati (Procuratore generale della Repubblica di Milano);
· Rosario Crocetta (ex-sindaco di Gela);
· Antonino De Masi (imprenditore di Gioia Tauro);
· Silvana Fucito (imprenditrice di Napoli in lotta contro la camorra);
· Sergio Gatti (Direttore Federazione italiana BCC);
· Alberto Meomartini (Presidente Assolombarda);
· Andrea Moltrasio (Vice-Presidente Europa di Confindustria);
· Virginio Rognoni (già ministro dell’Interno, di Grazia e Giustizia e della Difesa);
· Gian Antonio Stella (autore de “La Casta”);
· Gaspare Sturzo (magistrato, consigliere presso l’Alto Commissariato Anti-Corruzione);
· Mons. Adriano Vincenzi (Assistente UCID);
· Gustavo Zagrebelsky (giurista, Presidente emerito della Corte Costituzionale).
Chiude il dott. Marco Garzonio, psicologo analista e psicoterapeuta, Presidente della Fondazione Ambrosianeum.
Questo piccolo libro si propone di offrire una catechesi sintetica e essenziale sul più dolce dei misteri e sulla Persona più intima al nostro cuore, che è lo Spirito Santo, l'Amore stesso con cui il Padre ama il Verbo eterno e con cui Dio ama ognuno di noi.Lo Spirito Santo, per molti, resta un illustre sconosciuto. Eppure, la gioia profonda e dolce e la pace imperturbabile e serena che talvolta sperimentiamo sono suoi tipici doni.Ogni capitolo si apre con due strofe: una è tratta dalla Sequenza di Pentecoste e l'altra dall'inno Vieni Spirito Creatore, con i quali tradizionalmente la Chiesa invoca lo Spirito Santo. Queste strofe contengono le parole teologicamente e psicologicamente più efficaci per esprimere l'ineguagliabile ricchezza contenuta e donata dal divino Spirito.L'Autore, Mons. Novello Pederzini, pastore, prima che scrittore, è parroco nella comunità dei santi Francesco Saverio e Mamolo a Bologna. È attivamente impegnato nella nuova evangelizzazione: ha pubblicato numerosi testi di religione per le scuole e appassionanti sussidi di divulgazione teologica, veri bestseller che hanno successo per la chiarezza dei contenuti e per lo stile, semplice ed essenziale, che ne rendono la lettura facile e comprensibile a tutti. Sono tradotti in varie lingue e diffusi soprattutto oltre Oceano.
Scrivere di preghiera potrebbe sembrare arduo, o persino superfluo, anche a causa del numero elevato di scritti consacrati all’argomento: dai trattati di teologia, di spiritualità, ai libri di devozione, passando per i testi di meditazione sulla Sacra pagina.
Rimane pur vero che la preghiera è l’anima della fede, la sorgente segreta di tutte le religioni, l’esperienza del sublime, ma anche del tremendo ed è sicuramente una delle porte d’entrata al mondo dell’interiorità umana. La preghiera rituale e canonica delle grandi religioni e che comporta delle precise regole e liturgie è in parte conosciuta,ma l’intenzione che ha animato gli autori di questo progetto è stata quella di indagare un aspetto molto particolare delle problematiche legate alla preghiera e alla sua comprensione: le tecniche di preghiera nelle tradizioni mistiche orientali e, specialmente, nell’Islam spirituale.
Oggi è particolarmente frequente l’enfatizzazione di alcuni fenomeni “straordinari”, come presunte apparizioni o rivelazioni della Madonna, di Gesù Bambino, di angeli, di santi, di defunti. Inoltre, alcune persone diffondono messaggi che riceverebbero direttamente dall’aldilà.
Su questi vari fenomeni la Chiesa ha posizioni molto diverse: in alcuni casi non si è pronunciata; in altri si è pronunciata evitando di affermarne in modo definitivo la soprannaturalità o la non soprannaturalità; in altri ancora ha emesso un giudizio sfavorevole e negativo; e infine in casi rarissimi si è pronunciata in senso favorevole.
Il discernimento di questi fenomeni è molto difficile e proprio perché difficile va affrontato con saggezza e prudenza avendo a disposizione il maggior numero possibile di informazioni per conoscerli in modo approfondito.
Questo volume presenta alcuni casi particolari, come le apparizioni e le rivelazioni provenienti dalla Madonna, le rivelazioni del cosiddetto «Gesù Bambino di Gallinaro», la croce di Dozulé, e i casi di Conchiglia, dei Cenacoli serafici e di Fra’ Elia
Gli autori dei differenti saggi tentano di fornire elementi per una valutazione oggettiva di questi fenomeni.
Questo breve saggio si propone di riflettere sui vari temi che fanno parte della tradizione sia filosofica che musicale: il tempo, l’eternità, il suono, il silenzio, il finito, l’infinito, la ragione e i sentimenti, il riso e il pianto…
Misurare il tempo sfuggevole, rendere un’ipostasi sonora dell’eterno, interrogare il suono intimo della voce o quello degli strumenti musicali, capire i significati del silenzio, proporre delle immagini sonore dell’infinito, investigare la ragione dei cieli o comprendere perché si piange ascoltando tale musica sono stati alcuni dei compiti della filosofia della musica nel corso della storia. Nella nostra memoria culturale, dall’Antichità al Rinascimento, la musica ha costituito una chiave per accedere ai misteri divini e un modo per ascoltare il mondo, l’universo e gli esseri. In parte in modo di dialogo, questo saggio offre alcune tracce di riflessione su questa eredità musico-filosofica.
Il presente testo vuole sfatare il luogo comune secondo cui il rosario sia unicamente semplice. Invece, partendo dalla semplicità iniziale, si è tentato di risalire ad analisi più complesse per ritrovare di nuovo la semplicità, ma in un insieme di prospettive, di ricchezze e di problemi armonicamente connessi.
Si potrebbe illustrare il procedimento a partire dall’atto del respiro.
Respirare è semplice e spontaneo. Così può essere semplice dire il rosario una volta che lo si è detto con qualcuno che ce lo ha insegnato quasi per simbiosi orante. Respirare può e deve diventare una tecnica con tanto di apprendimento per chi – ad esempio – canta, per chi suona uno strumento a fiato, per chi parla in pubblico, per chi esercita uno sport. Così il rosario ha delle risorse di tecnica basate su di un fondamento antropologico e biblico non sempre praticate e conosciute, ma che possono arricchire questa preghiera. Qui la semplicità diventa un po’ meno semplice.
Il respirare, poi, diventa l’oggetto di una specifica disciplina medica con complesse analisi e studi per comprenderne il funzionamento e curarne la patologia: la pneumologia medica. Così il rosario può diventare oggetto di studio nei suoi fondamenti antropologici, storici e teologici.
Tutto cade dentro una fuga di sguardo. Quando guardiamo ci lasciamo prendere. E ciò che ci prende ci affascina. In qualche modo ci sentiamo attratti e come trascinati via. È così che nasce la fuga dello sguardo.
Si fissa un punto dal quale nascono come delle linee o fasci che legano la visione. Nell’arte si chiama prospettiva. In filosofia si chiama punto di vista. Nell’uno e nell’altro caso il risultato è un quadro, un disegno, una visione. Le cose che si vedono sono sempre le stesse, ma il modo nel quale le si vede cambia. La filosofia è un continuo esercizio prospettico mirando un punto di fuga. La fuga è il rifugio delle cose che si guardano: il mondo, la vita, l’Occidente e l’Oriente, la musica di Bach, la poesia e la sua logica di immagini, l’anima con la sua sensibilità e i suoi temperamenti. E guardare altrove mentre si vive il presente è un modo per viverlo integralmente. Lo si vede nell’intero, come in un quadro complessivo dove tutto è centrato prospetticamente. Anche Dio cade in questa fuga di sguardo.
Ma allora la filosofia è costretta a un capovolgimento: perché il punto di fuga è lo stesso sguardo di Dio nel quale ci accorgiamo di essere guardati e in cui noi guardiamo il nostro essere visti.
La figura di Clelia Barbieri nel contesto storico del Risorgimento e dell'Unificazione dell'Italia. Con la raccolta di alcune omelie che il card. Biffi ha tenuto in occasione della festa della santa, che ricorre il 13 luglio.
La complessa realtà dell'osservanza veneta nei secoli XVII-XVIII.