Nelle parole del Concilio Vaticano II «Maria, mentre viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro, era sempre intimamente unita al Figlio suo» (Apostolicam Actuositatem, 4). Il quotidiano della Madre di Gesù era pieno di impegni, rapporti familiari e tradizioni. Tesseva, cucinava, lavava i panni, frequentava la sinagoga, era presente alle celebrazioni della comunità. Con parole poetiche e fondatezza teologica, l'autore ci fa conoscere il passato di Maria e ci rende partecipi del suo quotidiano offrendoci un'immagine un po' più reale di chi è stata veramente Maria sulla terra.
Il testo meriterebbe di essere ripreso soprattutto nelle nostre realtà diocesane e pastorali, dove per un verso si percepisce la crisi della missione ad gentes, legata alla crisi vocazionale e di fede, e rischia di rendere autoreferenziali le nostre Chiese. Per l’altro verso s’intravvede la fecondità, per un cristianesimo antico ma a volte stanco, del dialogo con le Chiese giovani, di altri continenti, segnate da una fede vitale, fortemente testimoniale, da prassi di inculturazione paziente e dialogante, dalla collaborazione con altre confessioni cristiane e altre religioni, dalla ricchezza ministeriale, soprattutto affidata ai fedeli laici. Le vecchie Chiese hanno molto da imparare dalle nuove Chiese.
Quando intravede un tipo in cima a un pendio intento ad accarezzare un lupo, Francesco intuisce che quest'anno le vacanze non saranno come tutte le altre. Quella che vede è una statua, è vero, la statua di san Francesco, eppure sembra che stia parlando e gli dica "guarda... è lì... sì è lì che devi andare!". E "lì" è il convento dei frati cappuccini di Monterosso. Pochi giorni, quelli trascorsi a Monterosso, che apriranno il cuore di Francesco a piccoli ma meravigliosi segreti e lo porteranno a riflettere su alcuni importanti valori della vita. Età di lettura: da 8 anni.
Nella nostra epoca definita post-moderna, il linguaggio sembra aver perso il suo riferimento alla realtà, le emozioni predominano e il mondo ci appare frammentato. La musica e il canto nella liturgia possono ancora giocare un ruolo nell'avvicinare i fedeli al mistero di Dio? Quando si canta, si suona e si ascolta si vive un'esperienza concreta, reale, totalizzante, ricca di emozioni, sentimenti, suoni e immagini; la potremmo chiamare «immersiva»: è l'esperienza del rito. Un breve saggio che si propone di andare al cuore del problema per individuare quale apporto musica e canto possono offrire al celebrare.
Uno strumento pratico e immediato per seguire la liturgia eucaristica festiva per tutto l'anno 2019. Con introduzioni, richiami, commenti delle suore clarisse del Monastero San Damiano di Borgo Valsugana (TN) e preghiere della Comunità di Bose.
Il perdono è una merce decisamente rara a tutte le latitudini, in tutte le culture e anche, guarda un po', per tutte le religioni. È una buona intenzione - in verità, più invocata che praticata - per tante anime generose e pie, ma una pratica ostica anche per mistici, asceti, uomini di Dio e credenti devoti. Si va anche benino per una volta, ma per «settanta volte sette» è decisamente complicato. Ma poi è giusto? Si ritiene che ci debba essere un buon motivo per perdonare. Ma non c'è altro motivo che la parola di Dio. Ce lo ricordano chiaramente gli autori di questi commenti alla Sura XXXIX, 53-54: l'ebreo Davide Assael, la cattolica Antonella Casiraghi, il senatore Elvio Fassone e il musulmano 'Abd al-Ghafur Masotti. Chi vi riesce alla fine? Per essere tale il perdono supera la pratica della giustizia, padroneggia i desideri del cuore e apre la strada alla misericordia ricevuta e donata. È il sentiero di Dio. Un «punto d'incontro» tra tutte le religioni. Una lettura destinata a ogni uomo di buona volontà.
Tra eresia ed eresie qual è la posta in gioco oggi? È la questione che la monografia di «CredereOggi» affronta a partire dalla costatazione che in quest'epoca di post-verità e di irritante emorragia di senso, è quantomeno singolare il revival del gioco all'eretico, anche se non più praticato nella forma della caccia, ma in quello del sospetto. È un gioco pericoloso perché normalmente «eresia» si comprende in stretto parallelo con «ortodossia» in un confronto che incatena entrambe in un agone quasi sempre conflittuale se non antagonista. Da una parte un'ortodossia di fede che coniuga la verità in un solo modo senza alternative di sorta (né di linguaggio né di forma), dall'altra opzioni, stili (eresie: haìresis) che spesso si fanno «ortodossie» a loro volta. Com'è che lungo la storia si è evoluto il concetto e soprattutto l'esperienza dell'eresia? Chi stabilisce cos'è eresia e cosa non lo è? Come si «costruisce» un eretico? All'inizio del cristianesimo c'erano differenze ma nessun era detto eretico: lo era Paolo? Forse lo era lo stesso Gesù? Ma allora come si «inventa» un eretico? Cose di religione? No tanto. Colmi di eretici sono le scienze, la filosofia la politica.
Biografia di Giovanni Battista Montini, il papa dal carattere schivo e riservato, ma uomo sensibile, aperto all'amicizia e alla gioia. La gioia cristiana è stata elemento essenziale della sua spiritualità e della sua vita, alla quale ha dedicato un documento, Gaudete in Domino, che egli stesso definì «una specie di inno alla gioia divina». Paolo VI è il papa che ha saputo gestire con intelligenza, avvedutezza e coraggio l'utopia di Giovanni XXIII traghettando nel mondo la Chiesa del Concilio. È stato il primo papa del Novecento a varcare i confini italiani, a tornare dopo 2000 anni in Terra Santa, a viaggiare in Africa, America, Oceania, Australia e Asia, fino ai confini della Cina.
Carlo Acutis (Londra 1991 - Monza 2006) sin da bambino fa da "maestro di fede" ai suoi genitori. Da ragazzo è discepolo di sant'Antonio di Padova e di san Francesco d'Assisi. Da adolescente mantiene la promessa di essere sempre unito a Dio, inneggiando alle sue creature. Carlo partecipa alla messa tutti i giorni, sosta a lungo in adorazione eucaristica «per imparare a vivere con gli altri». Genio informatico. Amava intensamente i poveri, gli exra-comunitari, i fedeli di altre religioni come fossero i depositari della fede cristiana. Il libro contiene due testi inediti ritrovati tra gli appunti di Carlo. Alle sue esequie la chiesa parrocchiale era gremita all'inverosimile, da persone di ogni colore, razza e fede. Tutti suoi amici. Sembrava una festa di popoli. Quel giorno un clochard teneva alto un cartello: «Muore giovane colui che al cielo è caro». Il libro contiene due testi inediti di Carlo.
Un percorso di narrazione in cui l'autore commenta i versi di alcuni poeti che si sono confrontati con la figura e la santità di Francesco. Un diario di parole chiave come nudità, natura, povertà, bellezza, vocazione, letizia, amicizia.