
Il libro è stato scritto nel corso del 2015 e riscoperto, quasi casualmente, all'alba del giorno del funerale di Antonio. Il filo conduttore è il rapporto con il limite: vissuto nell'improvvisa morte del padre, nei quasi 30 anni di professione medica e nei drammatici mesi della malattia imprevista e imprevedibile. La consapevolezza di essere limitati è per l'autore la condizione essenziale per dare senso e profondità al tempo e alle cose che si vivono, per potersi immergere in ciò che è essenziale e autentico. Antonio, scrive il card. Zuppi nella Prefazione, «superava il limite con l'amore, l'unica maniera per cui l'altro non è un oggetto senza significato, un fastidio, un problema». Antonio ci aiuta a comprendere cosa può rendere la vita piena, trasformata dall'amore, e quindi felice.
Come ricominciare a credere dopo essersi allontanati dalla fede? Come non smettere di credere pur nelle difficoltà e nelle prove di ogni giorno? In queste pagine l'autore ricorre all'aiuto di alcuni personaggi biblici con la certezza che - meditando i loro cammini di fede - anche noi possiamo imparare, o imparare in maniera nuova, a rivolgerci a un "oltre" affidabile, da cui sperimentare compassione e rinnovata fiducia; a fidarci e affidarci alla parola di Dio, per metterci in cammino; a scoprirci risanati e salvati per un dono ricevuto; a ritornare sui nostri passi per lodare, benedire e ringraziare. Queste pagine suggeriscono che gli itinerari biblici, celebrati anche nella liturgia, favoriscono nelle persone la perenne dinamica del "ricominciare a credere". Prefazione di Mons. Claudio Cipolla.
Gli autori, entrambi psicoterapeuti, lasciano le comode poltrone dello Studio clinico e si mettono esistenzialmente in cordata con i loro pazienti accompagnandoli negli outdoor residenziali sulle Alpi a recuperare il Sogno e a trasformarlo in Progetto nel loro rientro a Valle. In outdoor, aiutano i partecipanti a rileggere la propria storia personale (la Valle), li affiancano nella crisi (il Guado), li aiutano a prendere consapevolezza della loro lotta interiore (il Deserto), li sostengono nel riconciliarsi con le parti di sé che esprimono rabbia (l'Urlo Catartico) e li affiancano nel prendere le ri-decisioni fondamentali per aprirsi progettualmente al futuro (la Vetta), a partire dal "qui e ora" (il Crinale). A fronte delle strettoie mentali procurate dal disagio esistenziale, gli autori esortano il lettore a mettersi in cammino per riappropriarsi dell'ampio orizzonte di vita che ha davanti, consapevole che ha sempre una seconda opportunità.
Il post-umano è una delle sfide del nostro tempo. Accelerata con la crisi pandemica, che ha esasperato il divario fra natura, cultura e umanità. Esprime il desiderio (tutto post-moderno) di superare, per quanto possibile, ogni limite che stringe l'umano per riuscire finalmente a liberarsene. È il limite della natura, che appare sempre più come un fardello pesante e insopportabile. Le spinte ecologiche intrigano più le nuove generazioni, ma nelle altre permane (vigoroso anche se dissimulato) il desiderio di governare la natura per non restarne in balìa. Ha buon gioco qui la crescita esponenziale del potere della tecnologia con la (non tanto camuffata) pretesa di offrire anche «salvezze». Tutti terreni fertili per ciò che si va determinando come «post-umano» e lo favorisce: una prospettiva di pensiero (paradigma), ma insieme anche un grande affare, che il mercato ha colto e sa gestire da par suo. Ci si para davanti una «nuova umanità», ma quale? È talmente ignota che non si sa ancora nominarla, definendola «post-umanità». Tuttavia è un «pensiero» in grado di dar ragione di tante tensioni ideologiche, sociali e politiche di questi tempi. «CredereOggi» raccoglie qui e riordina i frammenti di questa questione non per stigmatizzarla, ma per una più completa comprensione delle trasformazioni in atto, che intersecano inevitabilmente (e frontalmente) la teologia con la filosofa e l'antropologia.
Cosa possiamo sapere di Dio? In ottica cristiana, ciò che Gesù ha detto e fatto per raccontare Dio, possiamo dirlo, farlo e crederlo; quello che non ha detto o fatto, no. In quell'uomo ci è stato detto l'essenziale per andare a colui che continuiamo a chiamare "Dio". Se dunque è vero e giusto continuare a ripetere che Gesù è Dio, dovremmo cominciare una buona volta anche a dire che Dio è Gesù. La vita di Dio si compie e si realizza nella vita di Gesù, regno di Dio fatto persona. Come è avvenuto per quanti hanno incontrato Gesù sulle strade della Galilea e della Giudea, così può avvenire anche per noi: ascoltare Gesù, meditare su di lui e grazie a lui, significa accogliere il volto di Dio da lui disegnato con la sua vita. Questo è già passare dalla morte alla vita, dalle nostre morti quotidiane alla vita in pienezza che Gesù ci ha portato, con la sua splendente umanità. Questo è il viaggio che il libro propone.
Un libro sull'arte del discernimento, per comprendere che la vita non è quello che ci accade, ma è quello che scegliamo di fare di fronte a quel che ci accade. E le decisioni sono un modo per definire noi stessi, per dare ali e significato ai sogni e per dare forma alla vita. Nella prima parte l'autore tratta della libertà dell'uomo di fronte alle scelte inevitabili, nonostante condizionamenti e limiti, per poi affrontare il tema del discernimento spirituale nella tradizione cristiana a partire dai Padri del deserto, passando per i grandi autori spirituali del primo millennio cristiano fino a sant'Ignazio di Loyola. Un viaggio intenso che accompagna gradualmente il lettore alla scoperta delle straordinarie, e spesso sconosciute, ricchezze della tradizione spirituale cristiana per rendere la propria vita più bella e gioiosa, nella consapevolezza che il discernimento orienta alla conoscenza di se stessi e finalmente alla libertà interiore di scegliere la gioia.
fare del bene e anche del male. Ogni dono, infatti, può essere ricevuto e utilizzato in modo adeguato, oppure manipolato, strumentalizzato e anche non accolto. Il problema non sta, ovviamente, nella Bibbia ma in coloro che la leggono, negli strumenti che utilizzano, negli atteggiamenti che li muovono, negli scopi che si prefiggono. Sapienza, cambiamento di mentalità e personalizzazione sono tre ingredienti fondamentali per lasciarsi trasformare dalla Sacra Scrittura, per lasciarsi servire da essa, ed evitare, invece, di servirsene "a proprio uso e consumo". Cinque studi di esperti biblisti propongono un percorso al servizio di ogni persona che desidera accostarsi con frutto alle pagine bibliche. Prefazione di Mons. Claudio Cipolla.
Sono passati quasi dieci anni dal 13 marzo 2013, giorno dell'elezione di papa Francesco. Dalle sue parole, scritte o pronunciate tra il 2018 e il 2022, ci lasciamo aiutare in questa Via crucis per meditare la passione del Signore. Accanto alle stazioni tradizionali ve ne sono alcune più aderenti ai racconti evangelici perché, come scrive il papa argentino nell'Esortazione apostolica "Gaudete et Exsultate" «è la contemplazione del volto di Gesù morto e risorto che ricompone la nostra umanità, anche quella frammentata per le fatiche della vita, o segnata dal peccato».
A partire da una breve biografia di Josef Ratzinger (1927-2022)- grande teologo, già perito conciliare nel Vaticano II e figlio della generosa e cattolica terra di Baviera, papa col nome di Benedetto XVI - e attraverso una scelta dei suoi scritti magisteriali, questo libro illustra alcune linee essenziali del suo insegnamento, incluso quello legato alle sue clamorose dimissioni, a loro modo un atto di riforma della Chiesa. "Ecclesia semper reformanda", la Chiesa ha sempre bisogno di essere riformata, suonava un antico detto, che nel percorso di Benedetto XVI si traduce nell'esigenza di una costante purificazione e nell'idea della continuità: la tradizione non è il passato, ma il principio da cui muovere verso il rinnovamento.
Il tema del rapporto con lo straniero continua ad essere di scottante attualità. Cosa ci dice la Bibbia al riguardo? Il credente nella Bibbia è sempre uno straniero. Abramo viene da un'altra terra e Dio gli chiede di diventare un pellegrino; anche il popolo che da lui discende continuerà a essere un popolo di stranieri: prima nella vicenda dei patriarchi, poi emigrando in Egitto, nuovamente durante l'esilio in Babilonia. Anche nel momento in cui il popolo conquisterà la terra, dovrà ritenerla sempre e solo un dono, non un possesso. La testimonianza di Marco fa percepire la tensione fra Israele e le genti: Gesù si dedica anzitutto al popolo ebraico e solo a un certo punto va verso gli stranieri - i gentili - offrendo loro il pane della salvezza. Cosa significa tutto questo per noi cristiani di oggi?