
René Voillaume (1905-2003), sacerdote e teologo francese, fondatore dei Piccoli Fratelli di Gesù, è stato un grande maestro spirituale e ha offerto preziosi insegnamenti sul cammino della preghiera con un linguaggio contemporaneo e con indicazioni appropriate alla concreta realtà del mondo attuale. Osservava Paolo VI che l'esperienza di Charles De Foucauld e quella della numerosa famiglia spirituale da lui ispirata, essendo "particolarmente in accordo con le necessità e le aspirazioni del mondo di oggi, sembra marcare nella storia della Chiesa un atto della provvidenza". Toccherà a René Voillaume il compito di esprimere quell'esperienza e di illuminarla con scritti e conferenze. L'influsso e l'attrazione del suo insegnamento sono testimoniati dalla traduzione delle sue opere in 19 lingue e dal fatto che in tanti abbiano trovato la risposta alle proprie inquietudini. Riflesso ed espressione di una vita contemplativa condotta nel "cuore delle masse", l'insegnamento di Voillaume ha consentito a laici, sacerdoti e religiosi di trovare un'eco adeguata alle proprie aspirazioni e alle possibilità reali di preghiera. Voillaume parla di una dimensione contemplativa della vita cristiana. Il tema è ampiamente commentato negli ultimi due capitoli del libro, che costituiscono un vero trattato sulla preghiera. La grande innovazione è che questo cammino, per i Piccoli Fratelli e per molti, non è vissuto nel chiostro ma nel mondo.
Lo studio intende sviluppare una spiritualità di tenerezza nuziale, allo scopo di aiutare gli sposi a divenire sempre più consapevoli del mistero unico che vivono e proclamano al mondo. Offre indicazioni perché i coniugi possano crescere, ogni giorno di più, nella dimensione dell'affettività, intesa come tenerezza, che è quanto dire reciprocità di dono, di accoglienza, di condivisione; unica via di realizzazione del desiderio di felicità che essi portano nel cuore e a cui li chiama la grazia stessa del sacramento celebrato. Al termine di ogni capitolo sono posti degli schemi, che consentono di concretizzare i contenuti elencati e impostare una personalizzazione del tema. Educare alla tenerezza non è orientare a qualcosa al di fuori di sé, ma far venire alla luce un'attitudine che è già in noi, orientando a crescere verso una forma di vita che caratterizza tutto il nostro io-spirituale-corporeo e il nostro essere con gli altri: il bisogno di sentirsi amati e di sentire di amare, per imparare a dire grazie con la vita. La tenerezza si colloca in questa triplice direzione: sentire di essere amati, sentire di amare, inchinarsi all'Infinita Tenerezza che ci dona a ogni istante a noi stessi. Comunione e persona non rappresentano due polarità antitetiche. La comunione esprime lo spazio amico entro cui le persone sono se stesse e tuttavia si incontrano, donandosi, accogliendosi, condividendo le rispettive esistenze.
L'antico libro biblico dei Proverbi si conclude con un poema dedicato al sorprendente ritratto di una donna eroica, perfetta, "di valore". Non sappiamo se si tratta di una figura reale, della destinataria di un elogio funebre o della personificazione della Sapienza. Il poema, infatti, non descrive il suo aspetto fisico, non esalta la sua bellezza, non menziona sentimenti d'amore, ma si concentra sull'attività delle sue mani, delle sue braccia, dei suoi fianchi, sulla saggezza delle sue valutazioni e delle sue decisioni. Contro l'idea di perfezione femminile celebrato nella poesia erotica diffusa nelle corti reali e negli harem del Vicino Oriente antico, il poema biblico del libro dei Proverbi glorifica una donna impegnata in normali affari famigliari e sociali che realizza con decisione anche ciò che, nel mondo antico, è normalmente di competenza dell'uomo.
Nella Bibbia i riferimenti alla figura del medico sono scarsi e frammentari, se si fa eccezione per il Siracide, per le pagine del Vangelo di Marco dedicate all'attività terapeutica di Gesù e per un proverbio molto conosciuto nella letteratura antica, "medico cura te stesso", noto ancora oggi grazie al Vangelo di Luca. Un breve viaggio in Egitto e Mesopotamia oltre che nell'Antico e nel Nuovo Testamento, nei testi ebraici, arabi e nel corpus ippocratico consente di ripercorrere il rapporto tra medicina e religione nel mondo antico e di attualizzare e declinare il significato del proverbio in chiave biblica (salva te stesso), filosofica (conosci te stesso), psicologica (analizza te stesso) e professionale (abbi cura di te). Una riflessione che riguarda ogni persona e, in particolare, coloro che hanno il compito di aiutare chi vive situazioni critiche e ha bisogno di attenzioni e cure.
Uomini come querce, quelli delle comunità che morirono per mano nazista tra Setta e Reno, nel territorio del comuni di Marzabotto, Grizzana, Monzuno e Vado, sull'Appennino bolognese, nei tragici mesi di settembre e ottobre 1944. La voce del narratore attinge fin dove è possibile a fondi d'archivio, documenti familiari, testimonianze incrociate, sullo sfondo di una ricerca socio-ambientale che, soprattutto dopo gli anni '70 del secolo scorso, è venuta affermandosi per un'autentica collocazione della Resistenza. Tuttavia, è quasi sempre mancato un riferimento contestuale alla comunità di fede che, specialmente nelle zone montane, ha assunto un ruolo di vero soggetto di quella emergenza. L'autore realizza ab intra la doverosa restituzione di una sopravvivenza non effimera all'umile gente di Monte Sole e ai suoi valori. Il saggio introduttivo di Giuseppe Dossetti estende ad extra la riflessione sulle comunità martiri dell'antico Plebanato di Caprara, considerando gli interrogativi della storia europea nell'età del Terzo Reich e i temi di resistenza e risposta della coscienza cristiana.
Francesco è un papa nuovo per numerosi aspetti: la provenienza, il nome che ha scelto, le vesti e l'alloggio, la sobrietà, il linguaggio, le libertà che rivendica e riconosce. Nuovo per la continua invenzione di gesti di vicinanza ai feriti della vita, l'audacia di parlare con l'intenzione di arrivare a tutti, la precedenza che attribuisce alla predicazione del vangelo rispetto a ogni altro impegno. Nessun papa in epoca contemporanea aveva posto tanti segni di novità in così poco tempo. Con intenzione ecumenica e collegiale, Francesco si presenta innanzitutto come vescovo di Roma. Egli chiede che la misericordia, rivolta sia alle anime che ai corpi, abbia il primo posto nella predicazione della Chiesa, colloca la missione e la povertà al centro della sua pedagogia ecclesiale, concepisce la comunità cristiana come un "ospedale da campo", si rifiuta di ridurre la fede a ideologia e il kerigma a morale sessuale, lasciando presagire una stagione creativa nella bimillenaria storia della Chiesa cattolica. Che destino avrà quest'uomo che spinge gli abitatori dell'istituzione più carica di storia a pensare il nuovo e a osare l'inedito? Come affronterà le opposizioni di cui farà esperienza? Riuscirà nell'intento di rifare missionaria e povera la Chiesa di Roma, compresa la cittadella curiale? Sarà compreso il suo azzardo di una nuova lingua che spesso contrasta con quella della tradizione?
I sacramenti non possono essere compresi senza una visione globale della persona, che, con le sue esperienze quotidiane, i suoi bisogni fondamentali, i suoi desideri relativi a una vita realizzata, le sue fasi di sviluppo e di maturazione, trova forza e orientamento nelle azioni liturgiche simboliche. Tuttavia, molti hanno perduto la comprensione dei sacramenti e non sanno più come si svolge un battesimo, un matrimonio o un'unzione degli infermi. L'autore si propone di rendere accessibili il linguaggio simbolico, le azioni e i loro significati emotivi. Accanto a una presentazione generale del gesto che coinvolge attraverso il rito, i simboli e la Parola, il testo offre un'introduzione alla celebrazione dei singoli sacramenti con una descrizione e una spiegazione delle singole azioni liturgiche.
Compendio o "simbolo" della fede, il Credo indica prima di ogni altra cosa la risposta mutabile (ne esistono dozzine di formule) a una Parola immutabile che ci precede e ci interpella, una Parola che si condensa in Gesù Cristo e che si riflette nella Scrittura. L'"antenato" del Credo è un genere di testo di cui abbiamo espressioni significative già nelle opere dei primi secoli cristiani: è la regula fidei, la "norma della fede", che non ha una forma fissa, ma che assomiglia piuttosto a un'"idea musicale" presentata sempre in una qualche concreta "variazione". Essa è il racconto sintetico dell'opera di salvezza che dal Padre, per Cristo e nello Spirito, raggiunge l'uomo e il mondo.
Dedicato sia a chi frequenta quotidianamente la Messa, sia a chi non può prendervi parte, il libretto tascabile contiene la liturgia della Parola e le parti proprie delle celebrazioni eucaristiche feriali e festive, affiancate dal commento di fratel MichaelDavide Semeraro osb e da una preghiera quotidiana. Segnala i Santi del giorno e le feste, giornate e ricorrenze della Chiesa cattolica, delle altre confessioni e religioni; propone inoltre una lectio continua della Bibbia. Ogni mese offre il rito della Messa, il calendario liturgico, quattro modelli di santità, due catechesi mistagogiche per calarsi in un tempo e in gesto liturgico. Le letture e il salmo sono proposti in corpo più grande per rendere più agevole la lettura. Uno strumento utile per chi desidera ogni giorno confrontarsi con la Parola di Dio.
L'ultimo capitolo del Vangelo secondo Marco si articola in due parti: i primi otto versetti riferiscono della visita delle donne alla tomba vuota, mentre gli ultimi dodici raccontano le apparizioni di Gesù risorto che conferisce il mandato missionario. Questi ultimi sono stati aggiunti nel II secolo e spiccano per originalità: lo stile, il vocabolario, le peculiarità teologiche non si armonizzano, infatti, con la narrazione precedente.
Secondo alcuni antichi manoscritti e le testimonianze di Clemente di Alessandria, Eusebio di Cesarea, Girolamo e Origene, il Vangelo di Marco terminava originariamente all'ottavo versetto del sedicesimo capitolo. Al lettore, che con stupore vedeva la narrazione interrompersi improvvisamente con la fuga, il silenzio e la paura delle donne, l'aggiunta offre un seguito più soddisfacente. Attraverso materiale presente anche nei racconti pasquali degli altri vangeli, essa intende ricordare l'urgenza della missione, garantita dalla presenza stessa del Risorto. Il pressoché unanime consenso attribuitole dalle antiche comunità cristiane ha incoronato questa aggiunta come legittimo finale del testo di Marco.
Sommario
Raccomandazione. Perché preferisco la stilografica. Perché sono tutti inutili i libri dopo il vangelo. Prefazione. Premessa. Parte I. il racconto delle donne alla tomba (Mc 16,18). 1. Le donne discepole. Sequela:una questione di tenace fedeltà. La paura di essere trascinati nella morte. Un ministero di riconciliazione. 2. Discepole fedeli ma non perfette. Seguire Gesù: il tema del cammino in Marco. La distanza sospetta: le difficoltà della sequela. Risorgere: un'antropologia dell'assurdo. 3. Oli e profumi. Saper corrispondere. La virtù dello spreco. Effondere il profumo di Cristo. 4. La pietra rotolata via. Le nostre pietre. Lamenti. Risurrezione e fraternità. 5. Il giovane in bianche vesti. L'età delle scelta importanti. Siamo nudi. Rivestiti di gloria. 6, l'annuncio pasquale: è risorto. Cercare o arrendersi? Accogliere la Rivelazione. Il vangelo: la storia di Gesù raccontata da Dio. 7. L'annuncio pasquale: l'invio. Sequela e annuncio del vangelo. Il vangelo: una storia mia terminata. Se il Risorto precede. 8. La fuga. Trascinati via dalla potenza del Risorto. L'inizio di un nuovo giorno. Nell'attesa dell'incontro definitivo. 9. Il silenzio. Le voci del silenzio. Risurrezione, l'ultima parola di Dio. Un silenzio volto a comprendere. 10. La paura. Travolti dall'annuncio. Affidati alla parola di Gesù. 11. Al termine del racconto. Parte II. Il finale lungo (Mc 16, 9-20). 12. Un nuovo racconto. 13. Le tre apparizioni (Mc 16,9-14). Maria di Màgdala e le donne discepole. L'apparire del Risorto. Incredulità e fede. 14. Il discorso di invio in missione (Mc 16,15-18). Una missione universale. L'ordine di battezzare. I segni potenti. Il quadro conclusivo (Mc 16,19-20). Al termine del Vangelo.
Note sull'autore
Maurizio Compiani è docente di Teologia all'Università Cattolica di Milano e di Esegesi biblica negli Istituti superiori di Scienze religiose delle diocesi di Crema-Cremona-Lodi e di Mantova. È inoltre professore incaricato all'Istituto filosofico e teologico interdiocesano di Scutari, in Albania. Ha pubblicato Fuga, silenzio e paura. La conclusione del Vangelo di Marco. Studio di Mc 16,1-20 (Pontificia Università Gregoriana 2011).