
Le versioni dell'episodio di Gesù che cammina sulle acque, la parabola del samaritano, la guarigione dello storpio e quella del cieco di Betsàida consentono di vedere all'opera il "punto di vista" di un autore e di diagnosticare la regia narrativa anche di un testo biblico. In un racconto, infatti, gli avvenimenti della storia non sono mai presentati in una prospettiva neutrale, ma sempre da un'angolazione particolare. Non c'è dunque storia senza "punto di vista", come non c'è immagine senza che la cinepresa o l'apparecchio fotografico siano stati posizionati in un punto specifico che determina il campo di visione. Il punto di vista dell'autore non è solo costituito da un luogo scelto, ma anche da una temporalità, da una descrizione dell'interiorità dei personaggi, da una scelta di linguaggio, da un sistema di valori. È dunque il frutto di una sapiente costruzione e di un programma di lettura che il narratore si aspetta dal suo lettore.
È realistico pensare che, nella Palestina del I secolo, delle donne si unissero a un profeta itinerante e al suo gruppo di discepoli maschi? Anche se la società dell'epoca non era del tutto estranea a fenomeni di itineranza femminile e il movimento di Gesù era più vicino a Giovanni il Battista che a gruppi discepolari rabbinici, gli indizi sono molto pochi. Tuttavia, il Vangelo di Marco sottolinea che sotto la croce e, più tardi, al sepolcro ci sono, a parte un autorevole membro del sinedrio come Giuseppe d'Arimatea, unicamente donne, che hanno fatto parte del seguito di Gesù e lo hanno servito per tutto il tempo che egli ha operato in Galilea. La riflessione sul passaggio tra il primo e il secondo secolo cristiano e sulla marginalizzazione femminile dall'ecclesia costituisce ancora oggi uno stimolo per restituire pienamente alle donne i testi biblici e ai testi biblici le donne.
Canzonato come un sovrano da burla, vestito di un mantello di porpora, con la corona di spine in testa, un facsimile di scettro in mano e infine crocifisso da preteso re. Gesù, ebreo di Galilea, viene giustiziato come pretendente giudaico al trono e ribelle al dominio di Roma. Due fattori convergenti lo rendono pericoloso: i riflessi politici e istituzionali della sua azione carismatica, che mette in discussione gerarchie e privilegi, e il timore di disordini e sollevazioni popolari. I racconti evangelici della passione costruiti attorno ai punti fermi della vicenda: arresto, interrogatorio giudaico e processo romano, condanna alla croce ed esecuzione della sentenza sono pagine di forte impronta liturgica che presentano direttamente la prassi eucaristica delle Chiese dei primi anni. Da Marco si evince inoltre che Gesù venne deposto in una tomba non sua, senza i riti abituali dell'unzione del corpo e del lamento dei parenti: se tutto fosse frutto della fantasia dei primi cristiani, leggeremmo il racconto di un funerale "di prima classe" e di una sepoltura regale, non quella di un condannato alla croce.
"Abele e Caino si incontrarono dopo la morte di Abele. Camminavano nel deserto e si riconobbero da lontano. Sedettero in terra, accesero il fuoco e mangiarono. Tacevano, come fa la gente stanca, quando declina il giorno? Alla luce delle fiamme, Caino notò sulla fronte di Abele il segno della pietra e, lasciando cadere il pane che stava per portare alla bocca, chiese che gli fosse perdonato il suo delitto. Abele rispose: Sei tu che mi hai ucciso o io ho ucciso te? Non ricordo più" (Jorge Luis Borges). La consapevolezza che il perdono è una realtà complessa e delicata, non riducibile a una codificazione giuridico-sociale, appare già in un curioso dato statistico: nell'ebraico biblico, che è una lingua di soli 5750 vocaboli, sono ben otto i verbi a disposizione per coprire semanticamente un'esperienza dallo spettro tematico variegato e carico di sfumature, iridescenze e sfaccettature. Perdonare fa parte di quella particolare "economia" dell'amore che non calcola ma dona e spezza la catena rigida del dare-avere, creando un nuovo regime nei rapporti umani.
In un'epoca in cui le autostrade dell'informazione attraversano il pianeta, le sofferenze degli altri, trasmesse in una forma vivida e facilmente leggibile, sono disponibili all'istante quasi ovunque. La cosa ha conseguenze che pongono due dilemmi etici. In primo luogo, «essere spettatori» non è più la condizione eccezionale di poche persone perché tutti siamo testimoni dell'afflizione, del dolore e della sofferenza. In secondo luogo, abbiamo tutti bisogno di discolparci e di giustificarci. E tutti, o quasi tutti, ci troviamo a dover ricorrere, una volta o l'altra, all'espediente della negazione della colpa.
Perché dovrei fidarmi di uno sconosciuto? A questa domanda fondamentale di ogni economia di mercato si potrebbe rispondere che la storia degli scambi e dei commerci ha lungamente beneficiato della fiducia e della giustizia e che nel tempo delle crisi anche tutte le altre virtù - dalla speranza alla prudenza, dalla fortezza alla temperanza - hanno svolto e svolgono un ruolo importante. La spersonalizzazione delle relazioni economiche dipende in larga parte da un sistema finanziario lontanissimo e indipendente dai rapporti umani di fiducia, retto sulla ricerca del massimo tornaconto dei proprietari delle grandi banche, delle assicurazioni e delle imprese multinazionali. Per superare questo modello di sviluppo, de-mercantizzare la società, sottrarsi alla logica esclusiva delle merci, dei prezzi e del consumo, ridare valore alle cose oltre il calcolo utilitaristico servirebbero un coraggio civile e una forza di pensiero pari almeno a quelli che generarono il movimento cooperativo europeo. All'alba del capitalismo esso aveva tentato un'altra via al mercato e all'impresa, e per questo metteva in discussione i diritti di proprietà, la distribuzione del reddito (un tema ormai uscito dai libri di economia), il potere, l'uguaglianza delle opportunità tra i soggetti economici, senza negare né la libertà né il mercato.
L'opera ripercorre il mondo storico e l'universo letterario del Nuovo Testamento e offre un quadro su Gesù, il movimento cristiano e Paolo privilegiando la concisione e l'approccio pedagogico. Le schede di lavoro realizzate per ogni testo mirano a mostrarne le linee direttive, astenendosi volontariamente dall'entrare nei dettagli, ma insistendo a volte su aspetti particolarmente rilevanti sul piano storico o teologico. Le schede dedicate rispettivamente alla fonte Q, ai vangeli non canonici e a tradizioni antiche riprese nelle lettere di Paolo mirano, assieme all'appendice sull'istituzionalizzazione dei ministeri, a ricordare che il Nuovo Testamento non può essere in nessun caso considerato un corpus isolato, ma deve essere compreso in un universo letterario e in un'evoluzione storica.
Se ne accettiamo il fondamento storico, Davide governava un piccolo territorio e la città di Gerusalemme da lui conquistata era poco più di un villaggio. Tuttavia il testo biblico disegna la figura del sovrano mescolando trama romanzata e teologia narrativa. Accanto alla rilettura storico-liturgica delle intestazioni dei salmi, il Cronista presta a Davide tratti profetici e gli conferisce un'autorità di legislatore in materia di culto. Il mondo talmudico procede a un'ulteriore ricostruzione letteraria, presentandolo come modello del saggio che studia la Torah, mentre i padri della Chiesa, attraverso la lettura allegorica, intravedono in lui una figura di Gesù. Proprio l'episodio dell'adulterio con Betsabea e l'assassinio del marito di lei, Uria, offrono un formidabile esempio di rilettura che porta a vedere nel sovrano la prefigurazione di Cristo, nella donna la Chiesa e in Uria addirittura la figura di Satana. Ma c'è una differenza importante fra queste riletture della figura davidica: ebraiche o cristiane, le attualizzazioni si confrontano sempre con la fonte testuale dei libri di Samuele, destinati a perdere ogni funzione normativa nel mondo musulmano. Il volume prosegue la traduzione italiana dei Cahiers Évangile, noti a livello internazionale quali strumenti preziosi per lo studio e la pastorale.
Aspetti biologici, sociali, etico-giuridici e religiosi si intrecciano nelle pagine del volume, dedicato alla complessa questione delle cellule staminali. Il testo si propone di offrire un quadro dell'universo scientifico ed etico attraverso la descrizione della natura di queste cellule, delle dinamiche della ricerca clinica e della loro reale applicazione in campo medico, senza dimenticare il dolente capitolo dei cosiddetti "viaggi della speranza", che spesso si trasformano in vere e proprie truffe ai danni di chi soffre e spera. Il volume, che si focalizza sulla riflessione etica e giuridica, in particolare sull'identità e lo statuto dell'embrione umano, si conclude con uno sguardo al magistero della Chiesa e si rivolge a chi si occupa di tematiche biomediche, di diritto e, in ultima analisi, a chi desidera farsi un'idea su tali delicate questioni.
Sempre più spesso i Superiori maggiori sono interpellati a dare risposte a situazioni nuove e complesse che toccano la vita dei membri e degli Istituti di vita consacrata. Ciò richiede una conoscenza adeguata delle problematiche, la capacità di affrontarle e, dove possibile, di risolverle dal punto di vista della norma canonica e delle leggi civili. Nel volume sono raccolte per la prima volta e raggruppate per ambiti tematici le Note elaborate nel corso degli anni dall'area giuridica della Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori (Cism), composta in prevalenza da religiosi esperti in diritto canonico e impegnata a studiare, valutare e proporre conclusioni operative su questioni giuridiche sottoposte dal Consiglio di presidenza.