
Il saggio, concepito espressamente per il pubblico italiano, illustra la direzione che ha assunto negli ultimi anni la riflessione di Charles Taylor sulla secolarità. Da un lato il filosofo canadese sembra interessato a contestualizzare ulteriormente la traiettoria secolarizzante moderna proiettandola sull'orizzonte di un ampio tempo storico. Poiché i successi incontestabili della modernità occidentale hanno da sempre esercitato, al suo interno e all'esterno, un fascino quasi ipnotico, per lo studioso è importante resistere al loro potere di suggestione diluendone l'impatto e la significatività grazie all'effetto calmierante della lunga durata. La seconda leva utilizzata da Taylor per rendere meno ovvio l'orientamento secolarista della mentalità moderna consiste nella moltiplicazione dei significati della modernità, della reiterazione del suo progetto in una prospettiva globale: in una parola, nel "provincializzare l'Europa". Davvero esiste un unico modello di laicità? O un solo prototipo di libertà, individualismo, autorealizzazione? Per chi è scettico riguardo alla pretesa arrogante della civiltà occidentale di aver esaurito l'intero spettro delle possibilità di espressione umane, una delle principali fonti di interesse è rappresentata proprio dagli effetti imprevedibili, e spesso rigeneranti, della migrazione da un angolo all'altro del pianeta delle teorie e pratiche escogitate in risposta a specifiche difficili sfide storiche.
Per la Chiesa di Roma l'italiano è una lingua di importanza maggiore rispetto alle altre e buona parte dei prelati cattolici stranieri - ma anche di molti sacerdoti e religiosi - lo parla in modo sufficientemente corretto. L'importanza del nostro idioma, d'altronde, si accresce tanto più quanto più si restringe nel mondo contemporaneo la capacità di comprensione del latino, tradizionalmente considerato lingua ufficiale della Chiesa e abbandonato dalla liturgia solo con il concilio Vaticano II. Ma il discorso può anche essere visto specularmente perché il cattolicesimo va senz'altro annoverato tra i fattori di promozione internazionale dell'italiano. Un simile sostegno alla diffusione all'estero è certo legato a filo doppio alle possibilità offerte dagli odierni mezzi di comunicazione, ma se si guarda indietro si può riconoscere che il nesso tra cattolicesimo e promozione dell'idioma nazionale è attivo già da tempo ed è stato parte rilevante del contributo che la Chiesa e i cattolici hanno dato alla storia d'Italia e alla costruzione dell'identità nazionale. Nella nostra storia linguistica, una parte fondamentale di tale contributo è da attribuire, in particolare, alla traduzione in italiano della Bibbia e alla predicazione religiosa tra Sette e Ottocento.
Le società industrializzate del terzo millennio si trovano affidate alle cure della scienza e fondano le loro decisioni su tecniche di previsione sociale ed economica basate sulla razionalità. Per questa via, il sapere scientifico diviene gradualmente una specie di nuova religione laica, eticamente neutra, giustificata dal suo stesso essere e dotata di una validità immanente che non ha bisogno di imperativi etici trascendenti. Nella maggioranza dei casi, proprio la neutralità diviene il paravento dietro il quale si dissimula il divorzio tra la scienza - troppo incline a dimenticare di non essere altro che un'impresa umana - e la coscienza. Per ricomporre il dissidio non è sufficiente far leggere Shakespeare agli ingegneri o spiegare la seconda legge della termodinamica ai cultori di letteratura; serve piuttosto comprendere che l'avvenire non dipende dal semplice sviluppo scientifico, bensì dalla capacità di valutazione critica globale, cioè da una cultura integrata in cui la scienza riscopra la sua funzione rispetto al significato dell'uomo senza pretendere di esaurirlo. "Ho imparato - scrive Franco Ferrarotti - che il ricercatore è sempre dentro, non fuori, della ricerca. Ho imparato, in altre parole, che il ricercatore è sempre, anche lui, un ricercato".
Anche l'icona, come gli altri stili sacri, richiede un'educazione alla visione e alla contemplazione. La maggioranza dei fedeli, anche quelli ortodossi, ne coglie la spiritualità in modo spontaneo e tradizionale, mentre gli aspetti teologici e mistici rischiano di non essere adeguatamente tematizzati o di restare in secondo piano. Uno sguardo unicamente incentrato sul fascino dell'icona potrebbe provocare lo scivolamento da un'estetica teologica e una teologia estetica - come ha osservato Hans Urs von Balthasar - con l'effetto di limitarsi a contemplare la bellezza senza un corrispondente sforzo per cercarla nella prosaicità della vita quotidiana. Poiché non esiste un unico "Oriente cristiano" uniforme e indifferenziato, ma varie espressioni che brillano di splendore proprio e particolare, il saggio presenta l'icona nel contesto delle singole Chiese - bizantina, slava, siriaca, copta, armena, etiope, indiana - evidenziando la varietà e la ricchezza di un vero e proprio universo di immagini.
Il libro è indirizzato a tutti i cercatori di Dio, a coloro che sanno ricominciare ogni giorno il cammino, senza mai illudersi di essere giunti alla meta; in particolare, è rivolto a chi ha "più dubbi che certezze" e desidera intravvedere i contorni di un progetto capace di unificare l'esistenza e percepire la vita come un gioioso, irrinunciabile compito. La metafora del cammino ne accompagna le pagine, progettate come un piccolo itinerario alla scoperta della vita buona del Vangelo. Il punto di partenza non è un'"idea teorica", ma lo stupore di percepire, con gli occhi di un viaggiatore e la sete di un cercatore di verità, di essere importanti per Qualcuno. Il punto di arrivo è la consapevolezza che la "scommessa della Fede" può illuminare il senso dell'esistenza e rinnovare il rapporto con i compagni di viaggio e con se stessi; senza sterili moralismi e mossi da una convinzione di felicità che attraversa le parole di vita eterna del Vangelo.
Amare la montagna significa entrare in una dimensione che la montagna stessa suggerisce. Il sussidio, pensato soprattutto per gruppi e famiglie, aiuta a incontrare la natura e a farsi interpellare da essa. Ogni simbolo della montagna proposto alla meditazione si sviluppa in tre momenti: la salita, che ospita la riflessione; il filo rosso, che offre sollecitazioni sul rapporto con la propria vita; la sosta, costituita da una preghiera che rimanda al salmo, anch'essa legata alla simbologia della montagna.
Il libro dà la voce a chi resta, perché molto è stato scritto su quanti volontariamente pongono fine alla propria esistenza, ma poco spazio è dedicato alla sofferenza di chi rimane dopo il suicidio di un familiare. I "sopravvissuti" parlano del loro viaggio nell'arcipelago del dolore. Ma parlano con l'intento di trovare risposte a domande sul senso della vita e della morte, sul senso del dolore e della sofferenza, per ridare speranza alle proprie giornate. Vedono il suicidio anche come un atto di aggressività contro di loro, come un ricatto affettivo e morale che li accompagnerà per tutta la vita, un atto che distrugge ruoli, sogni e progetti. Da questa mutilazione a volte ci si riprende, a volte si rimane "invalidi" per sempre, a volte si continua a vivere come morti non affrontando la perdita o modellando dolori e ricordi a seconda dei nuovi progetti di vita. Gli autori riportano i racconti dei sopravvissuti, affinché la loro esperienza si trasformi in testimonianza di vita, di speranza e di aiuto, non solo per chi si trova in una situazione come la loro, ma anche per chi pensa il suicidio come a una conclusione dell'esistenza. Hanno scelto storie vere - con alcune ulteriori esperienze nella nuova edizione - come esemplari di un itinerario psicologico che ha portato alla metamorfosi della sofferenza. Alla fine di ogni storia viene indicata la strategia interiore adottata dai superstiti per far fronte al dramma vissuto.
Fin dalla prima infanzia tutto avviene sotto il segno dell'eccesso: una rigida organizzazione dei tempi dei figli, attese eccessive nei loro confronti, proiezioni sconsiderate, richieste di prestazioni esorbitanti. È sufficiente osservare i comportamenti dei genitori che assistono a una gara competitiva o a una performance pubblica per averne un riscontro immediato. Insostenibili sono anche le attese indotte dalla pubblicità e dalla scuola; le voci che provengono dall'esterno sono così forti e i ritmi così implacabili che adolescenti e giovani non hanno più tempo per sé, non riescono più ad ascoltarsi e a comprendere ciò che vivono. Lo scenario contemporaneo non offre però solo motivi di preoccupazione e di possibile impoverimento dell'esperienza umana. È anche un laboratorio dove si sperimentano nuove sensibilità, una palestra dove prendono forma e si rinforzano, in termini nuovi e impegnativi, i valori della persona. La nuova sensibilità verso la soggettività esige che ognuno possa disporre di spazi e tempi per se stesso. In famiglia è però possibile compiere la straordinaria esperienza di fare dei valori personali una causa comune. L'amore, infatti, instaura legami che, nella maturità affettiva, non soggiogano ma si adattano alla condizione della persona amata, in un continuo e incessante sforzo di incontro e di conoscenza dell'altro.
Degli Atti degli apostoli il volume propone: il testo greco: è tratto dall'edizione interconfessionale The Greek New Testament (GNT), basato prevalentemente sul codice manoscritto B (Vaticano), risalente al IV secolo; la traduzione interlineare: eseguita a calco, cerca di privilegiare il più possibile gli aspetti morfologico-sintattici del testo greco, anche a scapito, in alcuni casi, della semantica; il testo della Bibbia CEI a piè di pagina con a margine i passi paralleli. Non si tratta di una 'traduzione', ma di un 'aiuto alla traduzione': un utile strumento di facilitazione e sostegno per affrontare le difficoltà del greco e introdursi nel testo biblico in lingua originale.

