
Lo stretto legame che esiste fra l'interesse dei contemporanei per il racconto e la situazione culturale delle società postmoderne - abitate da una pluralità di visioni del mondo e da una crescente individualizzazione degli stili di vita - ha fatto sì che la teologia narrativa assumesse sempre maggiore peso. Tuttavia, la fede in Dio, anche e soprattutto nell'epoca post-metafisica, ha ancora bisogno di essere "pensata", perché la teologia narrativa non rimanga semplicemente una moda, ma venga fondata da un punto di vista filosofico e teologico. Se ne incarica questo saggio, dimostrando che il principio della concordanza tra la forma della memoria biblica e il suo contenuto teologico permette di collocare la narratività al suo giusto posto in una teologia cristiana adeguata a una società post-metafisica e postmoderna, cosciente della densità letteraria delle sue tradizioni.
Il primo angelo della Bibbia viene inviato a consolare una serva, Agar, cacciata dalla sua padrona. La prima volta che compare la parola "mercato" è quando Abramo compra dagli Ittiti una tomba per la moglie Sara. Il "profitto" fa il suo esordio nell'episodio in cui Giuseppe viene venduto dai fratelli. E il primo riferimento a un salario riguarda Giacobbe, che lavora sette anni per avere in sposa Rachele "bella di aspetto", ma sarà ingannato e dovrà prima sposare la sorella Lia "dagli occhi smorti". Il libro della Genesi, con cui si apre la Bibbia degli ebrei e dei cristiani, è un testo sorprendente per chi cerca nuove parole e nuove riflessioni da affidare all'economia di oggi, che ha impoverito i beni soffocandoli con le merci e ha tolto dall'orizzonte tutto ciò che non è in vendita. Le prassi contrattuali dell'antica cultura mediorientale, le cui tracce non sono del tutto scomparse dai suq di Damasco o di Teheran, ci ricordano che gli scambi economici sono primariamente incontri tra persone. Che il denaro e il profitto confinano con l'amore e la vita, ma anche con l'odio e la morte. Che la terra promessa va amata e arricchita, ma non occupata, perché la si abita provvisoriamente, ma non la si possiede. E, infine, che le imprese - siano esse avventure, sogni o concretissime aziende possono risultare vane e ingannevoli, ma anche responsabili e pregevoli.
Salute, potenziamento dell'intelligenza e immortalità sono le principali mete da raggiungere secondo le nuove correnti di pensiero denominate Transumanesimo e Post-umano. I più recenti sviluppi della genetica, della nanotecnologia, della robotica, della neurofarmacologia, della bionica e delle scienze informatiche consentirebbero, infatti, di creare un homo novus in grado di raggiungere perfezione, resistenza e stabilità psico-fisica esercitando nel contempo un controllo totale sull'evoluzione. Gli interrogativi teologici suscitati da queste nuove correnti del pensiero si rivelano inquietanti e attualissimi e si sommano a quelli sollevati dagli inevitabili aspetti collaterali dell'eugenetica e della manipolazione biotecnologica. Si può sostituire l'amore con il perfezionismo e la tecnologia? E la salvezza cristiana con una versione secolare di immortalità prodotta dall'uomo? Si può concepire la redenzione limitandola al solo corpo? E sostituire il creatore con esseri che si ritengono a tutti gli effetti co-creanti e non più bisognosi di alcun Dio?
Da Giacomo a Crisostomo, da Bernardo a Dante, da Savonarola a Lutero, una grande tradizione di profeti ha contestato la ricchezza, gli sfarzi e le violenze della Chiesa. Accanto alle grandi tentazioni capaci di sconvolgere le impostazioni di fondo della coscienza ecclesiale - l'aspetto divino della comunità dei credenti, il potere, la santità - vi sono piccole tentazioni che si insinuano nella banalità delle cose quotidiane. Esse possono condurre al culto della personalità, agli eccessi nella venerazione per il papa, alla consegna indebita delle proprie decisioni di coscienza ai maestri spirituali, all'accettazione del clericalismo dei pastori. Quando la comunità cristiana non gode di "quella gioiosa libertà che viene dal distacco da cose e persone, dalle mète che ci si è proposti di raggiungere e ideali che si intendono realizzare, là si annida l'idolo, e l'adorazione del solo Dio resta oscurata", osserva l'autore.
Un altro libro sul cibo e la cucina: per ricordarci che siamo uomini e donne anche quando mangiamo e cuciniamo, per riscoprire che anche questa pratica tanto necessaria e quotidiana è capace di dire qualcosa del senso della nostra vita, per non lasciarsi sopraffare dalla libido dell'ultimo audace accostamento di sapori e dall'estetica rarefatta e immangiabile delle presentazioni gastronomiche. L'autore propone undici storie per cercare nella vita semplice e vera delle persone ciò che il cibo genera e rivela, undici capitoli per riflettere con un poco di ironia su ciò che facciamo a tavola o in cucina e su come possiamo diventare uomini e donne più autentici anche mangiando e cucinando, undici brani di vangelo per ricordare che molti dei segni importanti e delle parole decisive Gesù li ha fatti e le ha dette a tavola. A tutto ciò si aggiungono proposte di film, attività, laboratori per bambini, e naturalmente ricette, per condividere insieme la ricerca del senso e del sapore della vita.
Ci si siede a tavola per consumare il cibo necessario per vivere, ma anche per approfondire quei legami che aiutano a vivere al meglio delle proprie possibilità umane. A differenza degli altri esseri viventi, gli umani compiono infatti il gesto del mangiare e del bere in un contesto di scambio. Pregare a tavola prima di mangiare, da soli o insieme, è uno dei modi possibili per fare la differenza tra un semplice gesto per la sopravvivenza e un gesto che accoglie la vita per condividerla e così dilatarne il senso. "Le preghiere contenute in queste pagine vogliono essere un aiuto a fare della tavola un luogo di vero passaggio, in cui possiamo, attraverso un di più di consapevolezza, imparare insieme a vivere ogni momento della vita - gioioso o faticoso - come una vera occasione di crescita e di trasformazione, di semplice umanizzazione". L'autore accompagna a pregare a tavola con preghiere sia di benedizione a inizio pasto sia di ringraziamento a fine pasto, ogni giorno del mese, per i tempi forti, per le feste liturgiche e in occasione dei vari momenti della vita famigliare e personale.
La seconda guerra mondiale, le persecuzioni contro gli ebrei, la lotta partigiana, la fine del fascismo, la scomunica ai comunisti, la Costituzione repubblicana. Si collocano negli anni Quaranta del Novecento gli scritti giovanili di Arturo Paoli, sacerdote lucchese e piccolo fratello di Charles de Foucauld. Lettere, articoli, documenti e testi in gran parte inediti compongono le due parti del libro. La prima comprende due volumi del 1944 e del 1945 - dedicati rispettivamente a un amico partigiano morto durante la guerra e alla ricostruzione morale post-bellica - e la raccolta degli articoli pubblicati sul settimanale diocesano tra il 1947 e il 1949. Da questi testi emergono il pensiero del giovane Paoli, i suoi riferimenti spirituali e culturali, il contesto ideologico e storico in cui operava, il suo modo di interpretare il sacerdozio e l'appartenenza alla Chiesa. La seconda parte compendia una selezione delle lettere scritte negli anni 1940-1944 e la documentazione dell'attività svolta in difesa di ebrei, renitenti, partigiani ed esponenti del Comitato di liberazione nazionale. Una sezione è dedicata alla corrispondenza tra monsignor Montini, sostituto alla Segreteria di Stato Vaticana, e l'arcivescovo di Lucca, monsignor Torrini, relativa al trasferimento di Paoli alla dirigenza nazionale della Gioventù di Azione Cattolica, incarico da cui verrà allontanato per divergenze di vedute con la presidenza di Luigi Gedda.
Introduzione di Ferruccio Parazzoli.
I cristiani hanno osato rappresentare Gesù crocifisso solo cinque secoli dopo la sua morte. Quel supplizio infamante, discorso paradossale su Dio, è «scandalo peri Giudei e stoltezza per i pagani», come scrive san Paolo nella Prima lettera ai Corinzi, e al tempo stesso «buona novella» dell'intero vangelo.
Una morte simile a quella dei banditi e degli schiavi e tuttavia evento salvifico per l'umanità, come hanno visto i padri del concilio di Nicea, che nel 325 hanno formulato le parole che sono ancora oggi al cuore del Credo: «Crocifisso sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto». Un'emozionante composizione traduce in musica proprio il testo latino del Credo: è la Messa in si minore di Bach (1749), le cui parti centrali riguardano l'incarnazione (Et incarnatus), la morte sulla croce (Crucifixus) e la risurrezione (Et resurrexit). Il Crucifixus è esattamente al centro della composizione, come la morte del Figlio di Dio è al centro della salvezza dell'umanità.
Il volume approfondisce un aspetto della vita sociale e politica del popolo di Israele dal VI secolo a.C. all’inizio del II secolo d.C.: la monarchia di Davide, associata al rilievo che la figura del sovrano assume sia nelle Scritture sia nel contesto messianico.
Il racconto prende le mosse dalla violenta distruzione dello stato giudaico e dalla soppressione della dinastia davidica e termina con le rivolte contro l’Impero romano in Giudea e nella diaspora; l’attenzione si focalizza sul ruolo del re nella memoria collettiva e nella vita politica, oltre che sulla sua figura eroica presente in scenari escatologici fondati sulla restaurazione di un passato idealizzato.
Il libro illustra infine i tentativi per ripristinare la dinastia sotto la dominazione babilonese e persiana ed esamina il modo in cui la figura di Davide catalizza la resistenza spirituale e fisica contro Roma, la nuova Babilonia, prima delle rivolte del 66-73 d.C. e di Bar Kokhba sessant’anni dopo.