
Il tempo che stiamo vivendo si fa spesso opaco, a tratti buio. Accade quando si perde l'attenzione per le cose davvero importanti. La pratica della cura è fondamentale per la vita: avere cura di sé, degli altri, delle istituzioni, della natura. Senza cura non può esistere una vita buona per l'essere umano. Ma in una cultura neoliberista la cura non trova la dovuta considerazione. Quando le essenziali attività di cura - quelle che procurano ciò che nutre la vita, quelle che riparano le situazioni difficili, quelle che edificano mondi - non trovano il giusto riconoscimento, la politica si inaridisce, perde la capacità di promuovere una vita pienamente umana. È tempo che la politica si ripensi daccapo per diventare una politica della cura.
Due racconti e due modi di raccontare si intrecciano in "Il gruppo come cura". Il primo presenta idee e teorie, il secondo propone la narrazione di sette sequenze di sedute di analisi di gruppo. Nella prima parte del libro vengono introdotti i tre protagonisti: le persone, il gruppo e l'analista. Nella seconda sono illustrate le idee-funzioni capaci di trasformare un gruppo in un gruppo analitico. L'autore si concentra sulla clinica e affronta in particolare il tema di quali siano gli specifici fattori e processi terapeutici. Scritto in modo chiaro e coinvolgente, il testo trova posto nella "cassetta degli attrezzi" di psicoanalisti, psicoterapeuti di gruppo, psichiatri, psicologi e operatori di comunità. "Il gruppo come cura è anche utile" per accompagnare gli studenti di psichiatria e di psicologia nel loro incontro con l'analisi di gruppo.
Che cos'è la coscienza? Cristof Koch ci spiega qui che la risposta va ricercata nella natura soggettiva che caratterizza la nostra esperienza, dalla più elementare alle più complesse, ovvero in quel sentirsi vivi che accompagna ogni nostra percezione, immaginazione, ricordo o pensiero. Ma tale risposta non è, per Koch, che un punto di partenza di un'indagine volta a penetrare all'interno dei meccanismi cerebrali per comprendere come, a partire da questi, prenda forma quel tipo di sentire soggettivo che chiamiamo coscienza. La cosiddetta teoria dell'informazione integrata costituisce il suo principale punto di appoggio. Tale teoria non solo ci permette di chiarire numerosi aspetti fondamentali delle basi neurologiche della coscienza, ma ci offre anche uno strumento clinico per misurare il possibile essere cosciente o meno in pazienti che non danno segno di comportamenti consapevoli. Tuttavia, smentendo un'opinione diffusa, Koch mostra che la coscienza non potrà mai essere una conquista delle macchine. Nemmeno il software più sofisticato può dirsi cosciente. Al più può simulare una pseudocoscienza, dal momento che la nostra esperienza soggettiva non può essere ridotta ad alcuna forma di computazione, riguardando la nostra vita stessa.
Louis Cozolino aiuta i clinici ad ampliare il loro pensiero e ad approfondire l'insieme dei loro strumenti clinici attraverso la comprensione delle neuroscienze, dello sviluppo del cervello, dell'epigenetica e del ruolo dell'attaccamento nello sviluppo e nel comportamento cerebrale. Un valido terapeuta deve conoscere l'evoluzione e la neuroanatomia, così come i sistemi presenti nel cervello e il modo in cui collaborano dando origine a ciò che siamo, a come viviamo e perché soffriamo. Questo libro fornisce ai clinici tutto ciò che serve per comprendere il cervello sociale, il cervello in via di sviluppo, il cervello esecutivo, la coscienza, l'attaccamento, il trauma, la memoria e le più recenti informazioni sulla valutazione clinica. Tali argomenti prendono vita attraverso le figure chiave, la terminologia delle neuroscienze e i numerosi esempi di casi clinici.
Il concetto di identità presenta un carattere intrinsecamente problematico. Che cosa si intende davvero quando si parla di identità? Nel libro si tenta di dare risposta a tale domanda, a partire da vari punti di vista e con proposte di soluzione ai problemi che si annidano nell'uso sociale di questo concetto "equivoco". Ne deriva una visione sfaccettata della questione dell'identità, che resta sempre attuale e cruciale per gli studi antropologici, sociologici, filosofici. Gli autori sono membri di un gruppo di ricerca internazionale di cui faceva parte anche Ugo Fabietti, il quale ha dato un importante contributo alla riflessione sull'identità. Questo libro costituisce un confronto con il suo pensiero, ed è anche un modo per rimediare a una mancanza: il fatto che nessuno dei numerosi seminari organizzati annualmente dal gruppo sia mai stato dedicato specificamente al tema dell'identità, facendone oggetto di uno studio comune. Il gruppo si è allora riunito ancora una volta per riprendere il discorso e intervenire collettivamente sul tema. Il libro che ne deriva offre una pluralità di prospettive e conclusioni, un panorama ampio e variegato di idee in dialogo tra loro. Contributi di Ugo Fabietti, Francis Affergan, Silvana Borutti, Claude Calame, Mondher Kilani, Francesco Remotti.
In questo libro, Lawrence Josephs propone una nuova lettura delle motivazioni psicologiche che sono alla base del "tradimento". Attingendo alle ricerche della psicologia sociale, della psicologia della personalità e dello sviluppo, che prende in esame i ruoli cruciali della teoria dell'attaccamento e i tratti della personalità "oscura" come il narcisismo e la scarsa empatia, Josephs offre un modello complesso ma intuitivo, che spiega come e quando funzionano e non funzionano le relazioni sentimentali. Il suo approccio integrativo al trattamento si basa su principi psicodinamici, ma utilizza interventi condivisi da differenti orientamenti, tra i quali le terapie basate sulla mentalizzazione, la terapia focalizzata sulle emozioni, la formazione delle competenze di comunicazione tra i partner e le tecniche di consapevolezza e accettazione. Questo libro è una lettura stimolante per psicoterapeuti individuali, familiari e di coppia alla ricerca di nuove intuizioni sulle strategie per affrontare l'infedeltà nella loro pratica professionale.
L'odio sembra una realtà dominante nella storia dell'umanità e nel mondo globale, diviso e polarizzato. "Noi" si contrappone a "loro", percepiti non come singoli individui, ma come un gruppo nemico verso cui si nutre pregiudizio e intolleranza: stranieri, ebrei, rom, musulmani, donne, omosessuali, persone fragili... Ma la nostra mente è per natura ostile? il cervello è irrimediabilmente programmato per l'odio? Anche se meccanismi inconsci spingono gli esseri umani a percepire con paura le diversità, le neuroscienze descrivono menti empatiche, che si rispecchiano e si identificano con l'altro in modo innato. In realtà, sono le politiche dell'odio che costruiscono il nemico e ci manipolano. Le folle emotive rincorrono fake news e complottismi, le posizioni si polarizzano, la violenza può diventare estrema. Mutano continuamente le forme di odio collettivo: il razzismo da biologico diventa culturale, l'antisemitismo subisce pericolose metamorfosi, cambia l'aggressività contro le donne. Ma, in un mondo in cui sembra ancora prevalere il pregiudizio emotivo, odio, aggressività e reazioni ostili non sono inevitabili: è possibile contrastare il disimpegno morale e riscoprire il senso di un destino comune.
Claude Lévi-Strauss ha scritto che "fra tutti i linguaggi, solo la musica riunisce i caratteri contraddittori di essere a un tempo intelligibile e intraducibile". Da sempre l'esperienza musicale ha generato miti e utopie; è stata contestazione dello status quo, nostalgia delle origini e della Armonia Mundi, simbolo di ciò che mai potrà essere detto in parole. Questo libro si propone di seguire qualche percorso che la musica ha tracciato nell'immaginazione umana. Nella prima parte vengono prese in esame le teorie psicoanalitiche della musica e i loro antecedenti nel pensiero del Romanticismo. Nella seconda sono evocati, attraverso l'analisi di alcuni testi letterari e musicali (Hoffmann, Bernhard, Rilke, Offenbach), i rapporti tra musica, inconscio, fantasie cosmogoniche, mitologie del femminile e pratica analitica.
"Psichiatria territoriale" si presenta come un manuale approfondito frutto dell'esperienza degli autori sul territorio e si rivolge a tutti gli operatori della salute mentale. È costruito a partire dalla descrizione di efficaci modelli organizzativi e dalla presentazione di strumenti clinici dettagliati da utilizzare nella pratica quotidiana al fine di garantire agli utenti dei servizi di salute mentale i trattamenti più appropriati. Nella prima sezione sono presi in esame i nuovi modelli per la classificazione dei disturbi mentali, i paradigmi di terapia più aggiornati e le caratteristiche della recovery personale. Nella seconda sezione è descritta l'organizzazione dei servizi a partire dalla costruzione della rete territoriale, prestando attenzione ai temi critici della gestione dei rapporti sociali con i pazienti affetti da disturbi mentali e della politica sanitaria. La terza e la quarta sezione si concentrano sulle tecniche di intervento (cognitive remediation, interventi di sostegno ai familiari, psicoeducazione, psicofarmacologia, brain modulation e psicoterapia dei pazienti gravi) e sui modelli di intervento integrato per persone con bisogni speciali, fornendo basi teoriche approfondite e validi modelli applicativi. Conclude il volume una riflessione sul lavoro in team nei servizi psichiatrici e sull'e-psychiatry, la psichiatria digitale, nuova frontiera delle più avanzate tecnologie applicate all'ambito sociosanitario.
Scriveva Leopardi nelle Operette morali: "Un uomo fatto all'antica" è un uomo "dabbene e da potersene fi dare". Oggi questa immagine virtuosa è andata smarrendosi. Attribuire tale qualità morale a qualcuno può signifi care accusarlo di essere un conservatore, se non un reazionario. Nel migliore dei casi, si è tacciati di non stare "al passo con i tempi", di non saperne vedere i vantaggi. Questo libro mostra invece che l'essere all'antica implica alcune delle nostre qualità migliori. Fra queste, la sensibilità per le memorie personali e altrui, per la conoscenza storica, per virtù e valori che paiono dimenticati. E poi, si è tali per modi di fare, parlare, desiderare, non volti nostalgicamente al passato ma orientati a sentimenti in controtendenza, ostili verso ogni forma di volgarità. Piuttosto propensi alla pratica della lealtà, della generosità, dell'amicizia. L'essere all'antica, su cui il libro sfata i pregiudizi più frequenti, arricchisce e non sminuisce il nostro modo di esistere. Per non vivere di solo presente e non esserne troppo contagiati.