
Una compassione-misericordia attenta a un lebbroso, a un cieco, a un ingiusto, a un morto e a un popolo affamato di pane e di istruzione; un amore fino al pianto, fino a morirne e fino a ridare vita. Un Dio che in Cristo cerca alleati capaci di vedere, di toccare e di coinvolgersi con i poveri della terra. È questa la grande via d'uscita dal disumano per un vivere semplicemente umano, la via che ricolloca al centro del villaggio globale il povero e la compassione, via sottesa a ogni religione, politica, economia e cultura.
Il sacramento della penitenza appartiene al difficile sentiero del prendersi cura senza promettere ciò che non si può mantenere. Una celebrazione efficace, tuttavia, solo raramente trova strutturazioni organizzate che possano fungere da riferimento. Occorre invece prendere atto che la teologia, da sola, non può più dire oggi efficacemente che cosa sia un sacramento come la penitenza e quali implicazioni abbia nel vissuto delle persone limitandosi agli strumenti che impiegava in passato. Neppure si può desumere il significato di assunti teologici esclusivamente dall'antropologia, che era l'obiezione classica di fronte al metodo trascendentale. È necessario ripensare un metodo che sappia far dialogare discipline diverse, senza fonderle o assimilarle.
L'idea di voler investigare le competenze esegetiche di cui Luca rende capace Gesù Cristo nel suo vangelo nasce dalla critica che i nostri fratelli ebrei fanno ai cristiani circa l'uso dell'AT soprattutto per ciò che concerne la messianicità di Gesù: i brani biblici in base ai quali noi consideriamo Gesù il Messia non sono profezie messianiche. Il Messia sofferente e crocifisso non esiste nell'AT. La mia curiosità intellettuale nasce dalla seguente domanda: come mai Luca in 24,46 pone sulle labbra del Risorto la seguente affermazione: "Cosí è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto..."?
Il vocabolo greco ethos possiede, fin dall'inizio, il duplice significato di "costume" e di "dimora". L'etica, che ha origine dalla loro confluenza, deve dunque misurarsi con il variare delle situazioni, ma deve anche radicarsi in valori irrinunciabili che fanno di essa una "casa sulla roccia". A tale visione si ispira questo volume, che, partendo dagli orizzonti biblico-teologici e dai presupposti filosofici della ricerca morale, giunge a delineare alcune attitudini virtuose e ad affrontare alcuni significativi nodo critici, coniugando radicalità evangelica e misericordia.
La Costituzione italiana ci offre la possibilità di analizzare alcuni problemi decisivi che attanagliano la nostra società, come il lavoro, la laicità, la democrazia, l'ambiente, il ruolo dei sindacati, lo stato sociale. E, soprattutto ci offre la possibilità di rintracciare percorsi che possono aiutarci a superare l'attuale crisi (economica, politica, sociale), riavviandoci verso un vero sviluppo per l'uomo di oggi.
La visione agostiniana del Cristo totale vanta studi considerevoli. L'autore va oltre i limiti degli studi precedenti per dare un suo contributo rilevante e solido alla conoscenza di questo aspetto della cristologia e dell'ecclesiologia dell'Ipponate; per la cura nella citazione delle opere di Agostino, per la conoscenza della letteratura secondaria, per l'intuito teologico, il senso ecclesiale e la capacità di sistematizzazione.
Il volume presenta un'analisi agile di Lumen gentium e di Gaudium et spes, le costituzioni con maggiori implicazioni ecclesiologiche del Vaticano II, inserendole nel contesto di formazione del concilio e analizzando alcune resistenze che ne hanno rallentato la recezione. I documenti del Vaticano II restano per l'autore i profetici orientamenti su cui la Chiesa del terzo millennio può tornare a incamminarsi.
Gli studi francescani sono stati a lungo influenzati dal magistero storiografico di Paul Sabatier, che finì per gettare una pesante ombra sul ruolo della Chiesa Romana, rea di aver incatenato quella che era stata una vera effervescenza dello Spirito. I grandi progressi compiuti nello studio delle origini francescane negli ultimi cinquant'anni consentono ora un approccio più equilibrato. Di tutto ciò il libro si sforza di render conto, concentrandosi su alcuni "passaggi" esistenziali di Francesco e sul suo progressivo inserimento nella vita della Chiesa: dai rapporti con il vescovo di Assisi Guido I all'incontro con papa Innocenzo III; dalla vita solitaria dei primordi al costituirsi di un gruppo. La conferma della Regola da parte di Onorio III, nel novembre del 1223, non estinse le inquietudini all'interno della famiglia francescana, che perdureranno anche nei secoli futuri.
Questo commento al libro di Antoine de Saint-Exupéry vuol essere di provocazione e di aiuto per quei "grandi" che sono in ricerca di quel luogo ancora non identificato, che può diventare giardino colmo di frutti abbondanti: il cuore. In breve, è rivolto a genitori, insegnanti, educatori, catechisti, a quanti, pur tra incertezze, errori e momenti di sfiducia, hanno a cuore la cura e il rispetto per la propria e altrui esistenza, la bellezza insospettata della vita, la potenza di sentimenti. È l'avventura di un viaggio interiore, centrato sulla conoscenza di sé per imparare l'attenzione agli altri.
L'invidia attraversa la condizione umana, quasi come un destino. Tuttavia, si può guardare all'invidia, capirla, viverla, curarla anche, in maniera leggera, creativa, seria eppure piena di fiducia. Da qui nasce la lettura gestaltica di I come Invidia, un libro che mette in questione le parole scontate del senso comune e della psicoanalisi, per sostenere in ogni lettore la scoperta della propria unicità.