
Il legame tra teoria musicale e conoscenza scientifica si presenta nel suo sviluppo storico come un affascinante dialogo tra due saperi che nel corso dei secoli si consolidano separatamente, ma nello stesso tempo si collegano in modo sempre più stretto. Questo dialogo, questa invenzione a due voci, si trasforma poi gradualmente in una polifonia a quattro voci, perché intervengono anche altri due ambiti a lungo esclusi dalla relazione tra musica e scienza: il mondo della musica suonata, cantata, danzata e il mondo della liuteria, della creazione e del perfezionamento degli strumenti musicali. Gli incontri e gli scontri tra queste quattro voci sono l'oggetto del libro.
Come sorge il senso del tempo? Sin dagli albori del pensiero umano ciò ha rappresentato un mistero. Negli ultimi anni però la psicologia e, in particolare, le neuroscienze hanno fatto passi da gigante nel definire e descrivere i meccanismi che regolano la nostra percezione del tempo. Nel volume - in Germania per mesi in cima alle classifiche dei libri più venduti Marc Wittmann ci racconta le frontiere più avanzate di queste ricerche senza indulgere a tecnicismi e con esempi tratti dalla vita quotidiana, nella convinzione che la nostra esperienza del tempo racconti qualcosa di noi e che il nostro senso del tempo rifletta la nostra esperienza collettiva, la nostra vita. Perché davvero il tempo siamo noi.
Le cellule staminali sono fra i temi di ricerca più affascinanti della biologia contemporanea. Le grandi promesse nel campo della medicina rigenerativa che derivano da questo settore lasciano sperare in future applicazioni ma allo stesso tempo hanno creato illusioni. Nel libro sono spiegate la natura di queste cellule, troppo spesso propagandate come "miracolose" o bersaglio di posizioni di intransigenza e fondamentalismo, e le loro potenzialità, utilizzando un linguaggio chiaro ma scientificamente rigoroso e al di là di qualsiasi preconcetto, così che il lettore possa sviluppare in autonomia un proprio pensiero sui temi biopolitici sottesi.
Chi sono davvero i personaggi che l'editoria e la tv propongono alle bambine e ai bambini? Si tratta di meri prodotti o possono rappresentare un efficace punto di riferimento educativo? A quali modelli rimandano? Il libro propone una possibile risposta a queste domande, partendo dalla consapevolezza che le storie sono uno straordinario ed efficacissimo strumento di trasmissione culturale ed educativa: veicolano idee e consuetudini adottate nella contemporaneità, talvolta confermandole, altre volte ribaltandole o sovvertendole.
Due straordinarie vicende hanno interessato la lingua italiana negli ultimi decenni: da una parte un fervore teorico-descrittivo che ha prodotto una serie di opere di altissimo livello; dall'altra un dibattito intenso e appassionato sull'insegnamento dell'italiano, prima come lingua materna, poi anche come lingua seconda. Nelle figure di alcuni grandi protagonisti - studiosi che hanno saputo coniugare la passione per la ricerca con l'impegno per promuovere un rinnovamento radicale nei contenuti e nei metodi della pedagogia linguistica tradizionale - i due campi disciplinari hanno trovato una sintesi feconda. Il volume descrive questa storia complessa e, interpretando i bisogni conoscitivi di coloro che insegnano l'italiano o che si preparano ad insegnarlo, fornisce le informazioni di base oggi indispensabili per confrontarsi col mondo della ricerca linguistica e didattica.
Lungi dall'essere fenomeni peculiari delle società occidentali contemporanee, l'adozione e l'affidamento dei bambini hanno una storia antica e questo volume ne ripercorre l'evoluzione dal II millennio a.C. fino al XIX secolo, alternando ampi contributi di sintesi a ricerche più analitiche. Dagli scritti qui raccolti affiora un ampio ventaglio di esempi familiari che non sono fondati sulle relazioni di sangue e che vanno pertanto ad arricchire un contesto storiografico fortemente in trasformazione, la storia della famiglia, sempre più orientata verso l'idea di una dimensione "allargata" del nucleo familiare.
Chi e come comanda a Roma? Quali sono le relazioni tra economia, società e potere politico e quali conseguenze producono sulla città? Cosa è cambiato negli ultimi venti anni e cosa è rimasto invariato? Per rispondere a queste domande il libro ricostruisce e analizza il "regime dell'Urbe". Si tratta di una coalizione consolidata in cui imprenditori e proprietà fondiaria, banche, leader politici e amministratori locali, parlamentari e attori di governo nazionali e in alcuni casi anche la criminalità organizzata svolgono ruoli complementari e intrattengono relazioni collusive. Le conseguenze sono facilmente sintetizzabili: un'economia poco globalizzata e politicamente protetta, benefici concentrati per le élite politiche ed economiche, costi diffusi per la città e i suoi abitanti. Dopo la svolta del 1993, l'avvicendarsi al Campidoglio e al governo di leader e maggioranze di centro-sinistra e centro-destra ha avuto sinora conseguenze meno rilevanti di quanto spesso si ritiene, sia sulla strategia di sviluppo della città, sia sul sistema di relazioni fra politica, mercato e società.
Ludovico Marracci, membro dell'Ordine dei chierici regolari della Madre di Dio, fu una personalità centrale del Seicento italiano: per più di quarant'anni tenne la cattedra di Lingua araba alla Sapienza di Roma; alle sue competenze linguistiche si devono infatti la traduzione in latino del Corano e la Biblia Sacra Arabica. Fu autore di numerose opere di carattere scientifico e divulgativo, oltre ad essere stato confessore di papa Innocenzo XI Odescalchi e ad aver ricoperto numerose cariche curiali nelle più importanti congregazioni romane. Il volume ricostruisce le numerose sfaccettature di questo erudito lucchese. In particolare, i diversi contributi cercano di mettere in evidenza come, nel clima di grande spinta missionaria e controversistico tipico del Seicento, si siano creati quei presupposti per lo studio e la comprensione delle altre religioni - elementi basilari per il dialogo e la pace fra i popoli - di cui Ludovico Marracci fu un acutissimo interprete.
Non esiste un'immagine unitaria e pacifica della poesia del Novecento: anche quella delineata dalle storie della letteratura, con il suo centro e le sue periferie, è frutto di una ricostruzione e di scontri decennali o secolari. Per i lettori degli anni Cinquanta e Sessanta, ad esempio, Quasimodo era un poeta importante quanto Ungaretti e Montale. Oggi ha uno spazio ridotto nelle antologie e nei manuali e non rappresenta più un modello per nessuno. Che cosa ha creato cambiamenti di sensibilità di questo tipo? Quali sono i poeti del Novecento che leggiamo e che leggeremo nei prossimi anni, e perché? La ricerca intorno al canone della poesia del Novecento prova a rispondere a queste domande. Nel corso dell'ultimo secolo scrittori, critici, filosofi hanno riflettuto sul canone poetico, alimentando esegesi diverse. Nel volume si vuole integrare una breve storia della poesia del Novecento con l'analisi di riviste, antologie, saggi critici e siti letterari, cioè i luoghi in cui il dibattito critico si è svolto. Il canone è il risultato di un conflitto fra interpretazioni, dunque è sempre in via di definizione e arricchimento. Non c'è mai un approdo. Ricostruirne storicamente alcuni momenti può essere utile anche per capire come la poesia stia cambiando oggi.
Che cosa sappiamo davvero di Dante Alighieri? Le tracce lasciate dal poeta nei documenti del suo tempo sono pochissime. Le notizie tramandate dai primi biografi intrecciano ricordi autentici e fioriture leggendarie. Tracce e notizie trovano una chiave di lettura solo grazie al monumento autobiografico che l'Alighieri ha costruito nelle sue opere. Senza mai dissimulare lo scarto fra critica dei documenti e interpretazione storico-letteraria, il libro disegna così il profilo di una possibile "'vita di Dante scritta da esso". Con un saggio di Giuliano Milani.