
Gli oggetti d’impresa hanno fatto la nostra storia, plasmato l’immaginario, segnato un progresso tecnologico o accompagnato una storia d’amore. Utili e belli, ben disegnati. Potenti e misteriosi, sono figli dell’industria, di grandi visioni, di piccoli traguardi, e di tante invenzioni. Raccontano la creatività e l’ingegno italiani, che hanno dato forma al nostro futuro. Sono anche nei musei, ma si possono toccare. Please, touch!
Eletto papa il 21 giugno 1963, Paolo vi manifestò sin dall’inizio la sua intenzione di portare a termine il concilio Vaticano II che aveva ricevuto “in eredità” dal suo predecessore Giovanni xxiii. L’idea conciliare era strettamente legata, nella sua mente, a quella di riforma secondo l’adagio Ecclesia semper reformanda. Ma riforma non significava rivoluzione. Di fronte alle derive dottrinali del dopo concilio, egli volle essere il difensore coraggioso dell’integralità della fede cattolica. L’enciclica Humanae vitae (1968) sul controllo delle nascite segnò una svolta e l’immagine positiva del “principe illuminato” cedette il passo a quella, sofferta e tragica, del “papa amletico”. Basata su numerosi archivi inediti, la biografia di Chenaux ricostruisce, da Brescia a Roma passando per Milano, l’itinerario politico, intellettuale e spirituale di questo «grande pontefice» del XX secolo che – secondo le parole di papa Francesco nel giorno della sua beatificazione, il 10 ottobre 2014 – «non ha avuto paura delle novità».
È il 1980 quando Il nome della rosa esce in libreria e si impone all’attenzione di tutto il mondo. Si tratta di un romanzo avvincente, ricco di questioni sottili, per intendere le quali occorre uno strumento agevole ed efficace. Sotto la lente del critico non cadono solo gli aspetti letterari, ma anche i contenuti filosofici e politici che riconducono il lettore al clima arroventato degli anni Settanta. Chi si nasconde sotto la maschera di fra Dolcino? E il riso di cui tanto si discute è un valido antidoto contro qualunque fanatismo, o è una strategia che consente di ripristinare la narrativa popolare di ieri? Rispondere a simili domande significa entrare nella fucina di un grande intellettuale come Eco e chiedergli conto di cosa sia stato il postmoderno: una delle etichette più discusse lungo il tardo Novecento, ma che solo nella vicenda di Adso e Guglielmo sembra trovare un’applicazione esemplare.
Con il Paradiso si completa l’edizione della Commedia di Dante Alighieri curata da Giorgio Inglese. Per la prima volta, novant’anni dopo i lavori di Giuseppe Vandelli, tornano a presentarsi così in un insieme organico la revisione filologica e il commento critico del capolavoro dantesco, in un’edizione che si rivolge al lettore colto come allo studente e che punta a far emergere, accanto ai valori espressivi del testo, il grandioso patrimonio culturale soggiacente ai versi di Dante.
Con il "Paradiso" si completa l'edizione della "Commedia" di Dante Alighieri curata da Giorgio Inglese, uno fra i massimi studiosi del Poeta. Per la prima volta, novantanni dopo i lavori di Giuseppe Vandelli, tornano a presentarsi così in un insieme organico la revisione filologica e il commento critico del capolavoro dantesco, in un'edizione che si rivolge al lettore colto come allo studente e che punta a far emergere, accanto ai valori espressivi del testo, il grandioso patrimonio culturale soggiacente ai versi di Dante.
Gli assistenti sociali prendono decisioni su materie delicate e importanti quali la tutela e la protezione delle persone in pericolo, sugli interventi da attuare e su come accompagnare gli utenti in alcune fasi critiche della vita. Il processo decisionale ha notevoli implicazioni sul versante emotivo e su quello etico e deontologico, sia per gli operatori sia per le persone coinvolte. Malgrado la rilevanza di questo atto professionale, i testi a supporto del decision makìng nel servizio sociale sono praticamente inesistenti nel panorama italiano. Il volume - rivolto agli studenti di Servizio Sociale, agli operatori e agli studiosi del settore - si propone di colmare tale lacuna. Facendo riferimento a risultati di ricerca e al dibattito anglosassone, offre chiavi di lettura e cornici interpretative dei processi e dei dilemmi decisionali e propone suggerimenti etici e metodologici utili a rafforzare la capacità di decidere in modo consapevole e argomentato.
Il volume passa in rassegna i principali modelli teorici elaborati in ambito psicologico sul tema dello sviluppo morale,partendo dai classici contributi di Piaget e Kohlberg per approdare agli apporti più recenti del culturalismo e della psicobiologia. Esiste oggi una pluralità di approcci allo studio della morale, ciascuno dei quali enfatizza differenti dimensioni dello sviluppo quali quelle affettiva, cognitiva, biologica e culturale. La comprensione dei processi psicologici che sottendono il giudizio e il comportamento morale è un’esigenza avvertita sempre più non solo dai ricercatori e dagli addetti ai lavori ma anche dagli educatori e dagli operatori sociali al fine di prevenire e contrastare comportamenti negativi e promuovere più adeguate forme di convivenza civile.
In che modo, e perché, si rideva nella Roma antica? Come agiva il riso nella cultura dell'élite romana? Qual era il suo compito politico, intellettuale, ideologico? E che cosa ci dice di come funzionava la società? In questo libro, Mary Beard esplora le varie forme della comicità a Roma, gettando nuova luce su alcuni celeberrimi classici, dalle commedie di Plauto all'inquietante "Asino d'oro" di Apuleio. In queste pagine non si parla solo di letteratura, ma del riso nella vita quotidiana, fra barzellette e scherzi burloni, fra uomini comuni e imperatori, fra scritte ingiuriose e motti di spirito, perché ridere è anche una questione di potere.
I poveri furono una presenza costante nella società medievale, caratterizzata, nel suo complesso, da un limitato livello di sviluppo e da forti disuguaglianze. Miseria economica, disagi sociali, privazione di diritti interagivano, creando situazioni di bisogno e, insieme, di marginalità. Era un universo, quello delle povertà, tutt'altro che immobile, perché le profonde trasformazioni, congiunturali e strutturali, dei secoli dal VI al XIV, generavano via via stati di necessità assai diversi tra loro. La percezione, personale e collettiva, della povertà era permeata dalla dottrina cristiana che, riconoscendo nei poveri l'immagine di Cristo, invitava ad aiutarli a sopportare le loro condizioni, per evitare forme di disperazione e di sovvertimento dell'ordine sociale. All'interno delle dinamiche di una società profondamente cristiana, dunque, si costruirono complesse reti di protezione (informali o organizzate), nelle quali avevano spazio sia iniziative individuali sia istituzionali (ecclesiastiche, anzitutto, ma anche civili). Nel confronto tra elaborazione teorica e pratica quotidiana, il libro vuol fare emergere volti e luoghi della povertà e della carità.
Dalla felicità all’amore e alla morte, dalla giustizia alla forza, all’amicizia e alla nostalgia: non c’è argomento di cui i Greci antichi non si siano occupati con una libertà e una spregiudicatezza che ancora oggi lasciano ammirati. Senza paura di mescolare temi alti e bassi (quali sarebbero poi?), ben deciso a non lasciarsi irretire in un classicismo di maniera, questo libro mostra che è proprio volgendo lo sguardo verso quelle distanze remote che potremo trovare una valida guida per orientarci nei complessi problemi dei nostri giorni. Tanti agili saggi che, unendo profondità e leggerezza, ci accompagnano nel più difficile e nel più attuale dei mestieri: quello di vivere.