
Di tutta la grande famiglia dei «fratelli riformati», gli anglicani sono quelli che più si avvicinano ai cattolici. Ciò è dovuto al noto senso di moderazione degli inglesi, che hanno saputo trovare un buon compromesso tra gli estremi. Il mirabile equilibrio fu raggiunto da una sovrana straordinaria, tollerante e di larghe vedute, che seppe contrastare il fanatismo religioso della sorella (Maria la sanguinaria) riuscendo a creare una fede che fosse veramente nazionale.
Elisabetta I fu la regina più amata della storia. Fu lei a saper capire il suo popolo come nessun altro; fu grazie a lei che l’Inghilterra si affermò come potenza mondiale; fu intorno a lei che i suoi sudditi si strinsero come un sol uomo nel momento del pericolo. Lei la regina adorata, osannata, celebrata, e dai più grandi poeti, come Gloriana, la Regina Vergine.
Tutto ciò è romantico e commovente; peccato che, come questo libro dimostra documenti alla mano, sia profondamente falso. Il regime elisabettiano fu, di fatto, un sistema totalitario tra i più amari della storia. Peccato che il mito di Gloriana sia stato sapientemente costruito, pezzo dopo pezzo, da una minoranza al governo che fece carte false per conservare il potere. Peccato che il popolo si sia visto perseguitato, impoverito, oppresso come mai prima di allora. Peccato che la tanto decantata «vicinanza» degli anglicani al cattolicesimo sia nata da un duplice desiderio fondamentalmente molto semplice e concreto: gettare fumo negli occhi dei sudditi e formare una gerarchia di agenti governativi travestiti da ecclesiastici. Peccato che l’evoluzione-involuzione degli inglesi sia costata migliaia di vite umane, molte delle quali (tra cui anche la Regina di Scozia) finirono immolate e squartate sul patibolo per alto tradimento.
Peccato che, come nel Mercante di Venezia shakespeariano, lo scrigno d’oro contenga soltanto un teschio.
Come i sei precedenti volumi (2004-2009) di successo, Scegliere un film 2010 è uno strumento ideale sia per genitori che vogliono scegliere un film da godere in famiglia sia per chi organizza cineforum, soprattutto in contesti educativi (scuole, gruppi, giovanili, associazioni...). Ma anche studiosi e professionisti dell’audiovisivo e i semplici appassionati potranno trovare uno sguardo acuto, intelligente e originale per comprendere a fondo i film analizzati. Il volume raccoglie infatti i circa 160 titoli considerati più significativi fra quelli usciti da giugno 2009 a maggio 2010. Le recensioni, firmate da giovani e brillanti professionisti dei media (sceneggiatori, story editors, studiosi), privilegiano la componente narrativa: il tipo di storia raccontata, i personaggi e i valori di cui si fa portatrice, con una valutazione che tiene in primo piano le componenti etico-antropologiche del film.
Per rendere la consultazione più rapida e immediata, a ogni film è stato attribuito un voto in stelline, da una a cinque. Il voto non è per cinefili, ma per un pubblico di persone «normali», ed è il frutto di un giudizio complessivo che tiene conto dei pregi estetici, ma soprattutto contenutistici.
Un ritratto vivo, completo e coinvolgente del grande convertito dall’anglicanesimo al cattolicesimo, del modo in cui sono maturate le sue idee – dando spesso la parola allo stesso protagonista attraverso ampie citazioni sia dei suoi trattati sia del suo epistolario – e di come queste siano divenute degli atti concreti in sintonia con quanto ha sempre sostenuto, e cioè che «la vita è per l’azione». Quello che risulta particolarmente toccante nella vicenda umana di Newman – che Fidel González Fernández, Consultore nel processo per la sua beatificazione e canonizzazione, nella circostanziata Prefazione definisce «uno dei maggiori e più significativi teologi cristiani moderni dal tempo della Riforma e dal Concilio di Trento – è proprio come il sentimento di sé sia alimentato da quella tensione verso Dio che lo ha portato a fare scelte difficili e scomode. Prima di abbandonare la Chiesa d’Inghilterra egli può ambire a una carriera di grande soddisfazione; nel momento in cui ha la certezza che questa non sia la vera Chiesa e che sia in gioco la salvezza della sua anima – «Sarei salvo se morissi questa notte?» è l’interrogativo che lo angoscia – si spoglia di ogni onore e ricomincia un percorso di fede nella vera Chiesa. Chi leggerà questa biografia comprenderà che per Newman non ci saranno scorciatoie; il cammino riprenderà dall’inizio e Newman si troverà a fianco di altri giovani novizi a lavare i pavimenti del monastero di Santa Croce. Egli, però, non ha paura di cambiare perché – come sostiene nel Saggio sullo Sviluppo – «vivere è mutare; ed essere perfetti è avere molto spesso mutato!».
Noi adulti sappiamo davvero poco dei ragazzi di oggi, di come vedono se stessi e il mondo, di come giudicano i grandi e la società, delle loro paure, sofferenze, desideri, bisogni, sentimenti. Ci accorgiamo raramente di quanto sono intelligenti, autentici, maturi. Solitudine, disorientamento, delusione, paura, mancanza di prospettive, noia, percezione del non senso, aridità nelle relazioni, apatia, scetticismo, sfiducia: questo è il terreno nichilista nel quale crescono i ragazzi.
Ma in essi c’è una profonda attesa, di felicità e di pienezza: quello che Nietzche definiva ospite inquietante - e che si annida nel loro cuore - attende l’Ospite dolce dell’anima, che bussa alla porta di ciascuno di noi.
Questo libro è la risposta scritta di un Professore di Liceo alle domade e alle riflessione che i suoi ragazzi gli hanno posto attraverso i temi, le lettere i dialoghi in aula. Cultura, esperienza, senso religioso, sono la materia che l’umanità dell’educatore plasma in queste pagine offrendo la sua chiave di lettura sul senso e il buono della vita.
Tutti da ragazzi abbiamo preso in giro gli amici o siamo stati oggetto di canzonature, ma oggi questo modo di fare tutto sommato innocuo è diventato sarcasmo, vera e propria arma impugnata dal gruppo per asservire i suoi adepti al potere interno: una violenza acutissima (spesso banalizzata come «bullismo») che giunge a corrompere giovani ben educati e di per sé ben intenzionati. Se si riesce a liberarsi dal sarcasmo, allora si prova l’ebbrezza della libertà che Dio ci ha dato per scegliere il bene, e si cresce con vera personalità senza tanti rischi: una bella avventura, in cui vale la pena di impegnarsi, per provare la gioia di essere padroni delle proprie scelte.
Le innovazioni scientifiche che configurano la società contemporanea dischiudono all’uomo del XXI secolo una rete di possibilità eticamente arricchenti, senza precedenti nella storia della civiltà. E tuttavia, in un mondo sempre più tecnologizzato e in tumultuoso divenire, di relazioni liquide e fuggevoli, sembra che il sogno della libertà interiore sia ogni giorno più difficile, insidiato di continuo dalle seduzioni del conformismo e del relativismo.
In queste pagine Jutta Burggraf riflette sulla nozione di libertà e sulle questioni che ne conseguono alla luce della fede cristiana.
L’autrice sottolinea come la libertà sia apertura all’infinito e illustra in qual modo da essa dipenda la piena realizzazione della persona, o, al contrario, la sua «dissoluzione». Con un illuminante e vario campionario di consigli, guida alla ricerca della vera autonomia, a dispetto delle pressioni esterne o del giudizio altrui, delle ansie e degli insuccessi: attraverso un delicato ma profondo esame di coscienza il lettore affronta un itinerario alla riscoperta del proprio «sé», tornando certamente a scoprire la coincidenza tra la propria felicità e l’adesione alla chiamata paterna di Dio.
Poesia di un sacerdote sulla vocazione sacerdotale.
Impallidiscono, al confronto, tante pagine di «poesia religiosa» alla Turoldo o anche alla Rebora: perché qui l’aggettivo non è decorazione del sostantivo, bensì un tutt’uno con la poesia, che non è più poesia religiosa, bensì poesia teologica, teo-poesia (dalla Prefazione di Cesare Cavalleri).
Un’opera ancora una volta entusiasta e severa, la testimonianza di una grandezza abbacinante e di una fragilità inquieta qual è quella del prete: l’incarnazione non si è conclusa con la partenza del Figlio di Dio da questa vita, ma continua e si rinnova anche nella dedizione dei suoi ministri ordinati, consapevoli che la Misericordia e la Salvezza non vengono da loro pur passando attraverso di loro.
Dopo l’esperienza di Gesù di Nazaret, Dio Padre non ha cambiato registro: il Regno cammina con i passi dell’umanità (dalla Postfazione di don Lucio Mozzo).
Con la consueta chiarezza, Robert Spaemann ha indagato le istanze educative di Rousseau relazionandole con i segni del nostro tempo, in cui il significato e la possibilità dell'educazione sono sempre più vacillanti. L'autore dimostra come gli esperimenti totalitari del XX secolo, come pure le derive erotico-estetiche della Scuola di Francoforte e di tanto pensiero postmoderno, abbiano trovano nel laboratorio intellettuale di Rousseau uno dei loro riferimenti più significativi. Come scrive Sergio Berardinelli nell'introduzione: "Nel primo Discours di Rousseau sono già fissati tutti i motivi essenziali della critica della civiltà borghese europea, che appariranno nei decenni successivi. Vi troviamo l'idea che la civiltà moderna è fondata sul progressivo aumento dei bisogni, quindi della nostra dipendenza; vi troviamo la denuncia della disuguaglianza nociva che viene introdotta tra gli uomini dalla differenza dei talenti e dalla degradazione della virtù, nonché la denuncia dell'uomo "borghese", vi troviamo infine l'esaltazione di una soggettività che afferma se stessa negando semplicemente il conformismo borghese, sulla base di una sorta di "totalmente altro"". Secondo Spaemann Rousseau è la fonte di ogni tentazione di fuga dalla polis e in questo senso la negazione di ogni socialità.
Un infaticabile ministero sacerdotale tra gli impervi profili delle Ande, migliaia di ore a dorso di mulo per portare il Vangelo nei più dimenticati paesi del Perù, i lineamenti di un’anima innamorata di Dio a completo servizio del proprio gregge. Sono alcuni degli aspetti che emergono dall’autobiografia di mons. Enrique Pélach, esemplare figura di pastore che si prodigò nell’assistere spiritualmente e materialmente l’Apurimac, una delle regioni più povere del Perù e forse del mondo. La sua attività episcopale non conobbe soste, alternando gli innumerevoli viaggi apostolici a iniziative sociali di ogni sorta, tra cui la creazione di un lebbrosario, di un ospedale, di ospizi, di due seminari. Nel suo racconto, che ha la freschezza e la vivacità del diario, si nota come si siano coronati i suoi sogni più lontani grazie a un filiale abbandono alla Provvidenza e una vita di preghiera di vero contemplativo.
Dagli eccidi della Rivoluzione francese ai totalitarismi del XX secolo; dalle persecuzioni anticristiane alla vicenda di Eluana Englaro, attraverso la crisi delle ideologie: Vincenzo Merlo ripercorre con il rigore dello storico e la convinzione del credente alcuni passaggi chiave degli ultimi due secoli, mettendo in luce mediante l’analisi puntuale delle grandi encicliche della Chiesa cattolica le ragioni dell’umanesimo cristiano, contro i guasti della modernità laicista che si adopera, oggi come ieri, per estirpare Dio dall’orizzonte dell’uomo.
Il pantano odierno è la conseguenza di una serie di errori commessi tutti a danno dell’uomo, scrive Rosa Alberoni nella Prefazione, perché, con le parole di Henri De Lubac, «non è vero che l’uomo non possa organizzare la terra senza Dio. Quel che è vero è che, senza Dio, egli non può in fin dei conti che organizzarla contro l’uomo».
Il titolo stesso ribadisce che il Vangelo e la tradizione cristiana rimangono riferimenti certi, fari luminosi per chi ha smarrito la via nella notte del mondo.