
"Mons. Álvaro del Portillo (1914-1994) è stato per quarant'anni il più stretto collaboratore di san Josemaría Escrivá, ed è stato il suo primo successore alla guida dell'Opus Dei. Questa intervista, uscita in prima edizione alla vigilia della beatificazione del fondatore, raccoglie la testimonianza non di un biografo meramente professionale, pur scrupoloso, bensì di un figlio spirituale che ha assimilato il messaggio e lo stile di vita del Padre, collaudandoli in prima persona. Mons. del Portillo ha registrato episodi, espressioni, gesti del fondatore non semplicemente da cronista o da storico, ma con l'affetto indelebile con cui, per fare un esempio alto, san Giovanni ha memorizzato perfino l'ora del suo primo incontro con Gesù ("Erano le quattro del pomeriggio", Gv 1,39). Da queste pagine emerge non solo la santità di san Josemaría, ma anche di colui che con tanta efficacia e con tanto affetto ha conservato memorie e documenti così dettagliati perché consapevole di dover rendere un servizio non solo ai membri dell'Opus Dei attuali e futuri, ma anche a tutti coloro che dagli esempi dei santi traggono linfa per la loro vita di fede. Alla vigilia della beatificazione di mons. Alvaro del Portillo, annunciata per il 27 settembre 2014, si può ben dire che questa intervista è la biografia di un santo, scritta da un santo." (Cesare Cavalleri)
«Il principale problema, presente nella Chiesa a proposito della famiglia», scrive nella prefazione il cardinale Fernando Sebastián, «non è il piccolo numero dei divorziati risposati che desiderano accostarsi alla Comunione eucaristica. Il nostro problema più grave è il gran numero di battezzati che si sposano civilmente e degli sposati sacramentalmente che non vivono né il matrimonio né la vita matrimoniale in sintonia con la vita cristiana e gli insegnamenti della Chiesa, che li vorrebbe come icone viventi dell’amore di Cristo verso la sua Chiesa presente e operante nel mondo».
«Quando verrà scritta la sua biografia», suggeriva mons. Javier Echevarría, Prelato dell’Opus Dei, «tra gli altri aspetti rilevanti della sua personalità soprannaturale e umana, questo dovrà avere un posto di risalto: il primo successore di san Josemaría Escrivá alla guida dell’Opus Dei è stato – prima di tutto e soprattutto – un cristiano leale».
Álvaro del Portillo (1914-1994) è stato il grande sostegno del Fondatore, e gli è rimasto accanto da quando era molto giovane fino alla sua morte. Ha svolto un ruolo rilevante nel Concilio Vaticano II ed è stato ordinato vescovo da san Giovanni Polo II nel 1991. Sarà proclamato beato il 27 settembre 2014.
L’autore ha compiuto un profondo lavoro di ricerca, costruendo il testo sulla base di lettere, documenti e testimonianze, mettendo a punto una biografia commovente e rigorosa.
L'autore
Javier Medina Bayo (Vizcaya 1950) si è trasferito a Roma nel 1970, e da allora è vissuto accanto a mons. álvaro del Portillo fino alla sua morte, nel 1994. È laureato in Scienze dell’educazione presso l’Università di Navarra (1975) e ha conseguito il dottorato in Filosofia presso la medesima Università (1979) e presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma (1992). Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1975. Ha collaborato all’edizione del Missale Romanum, iuxta ed. typicam tertiam, pubblicato da Midwest Theological Forum (Chicago 2005) e ha diretto l’edizione popolare della Bibbia di Navarra (Midwest Theological Forum, Chicago 2008).
Nel 2011 ha pubblicato Dora del Hoyo. Una luz encendida, profilo biografico della prima numeraria ausiliaria dell’Opus Dei.
"La relazione della Chiesa con il mondo può essere riassunta nella celebre affermazione di sant'Agostino: Mundus reconciliatus, Ecclesia; la Chiesa, nella sua dimensione di Popolo di Dio, è il mondo stesso in quanto riconciliato con Dio; e, pertanto, si rapporta al mondo come forza, come sacramento, mediante il quale Cristo continua nella storia la sua missione di salvezza, vincendo la resistenza che il mondo stesso contrappone alla propria riconciliazione con Dio". Questa affermazione, a p.69 del volume, è l'orizzonte entro cui il Vicario generale dell'Opus Dei analizza la situazione della Chiesa nella contemporaneità, con particolare riguardo al ruolo dei laici cristiani. In risposta alle incalzanti domande di Rafael Serrano, mons. Ocáriz spazia dai problemi teologici attuali all'eredità del Concilio Vaticano II, alla qualità della "nuova" evangelizzazione, ai temi sociali del lavoro e della povertà. Una lettura autorevole e serena della realtà in cui viviamo, orientata alla riscoperta della felicità e responsabilità di essere cristiani.
La prima intervista del Papa emerito Benedetto XVI in un libro a più voci che rende omaggio alla figura e al pensiero di Wojtyla. A un anno dalla rinuncia al suo Pontificato il Papa emerito Benedetto XVI ha rotto il suo silenzio. Lo ha fatto accettando l'intervista proposta dal vaticanista polacco Wlodzimierz Redzioch, dopo aver ricevuto le bozze del libro "Accanto a Giovanni Paolo II. Gli amici & i Collaboratori raccontano". Con i contributi di: Sua Santità Benedetto XVI - Amato - Bertone - Biocca - Buzzonetti - Deskur - Dziwisz Echevarría Grygiel - Kabongo - Mari - Mokrzycki - Mora Dìaz - Nagy - Navarro Valls - Normand - Oder - Póltawska - Ptasznik - Ruini - Sodano Svidercoschi. Il volume riunisce 22 contributi forniti da altrettanti amici e/o stretti collaboratori di Papa Wojtyla nell'occasione della sua canonizzazione fissata da Papa Francesco il prossimo 27 aprile. La vita, il pensiero, il programma e i sogni di Karol Wojtyla affiorano qui attraverso i ricordi partecipati e, spesso, commossi del vissuto quotidiano accanto al Pontefice. Il risultato è un ritratto a più mani, quanto mai vivo, variopinto e particolareggiato, assolutamente fedele e completo di Karol Wojtyla, l'uomo, il Papa, il Santo.
"Garibaldi seguì negli anni la vicenda Calabresi con passione civile e rigore di cronista, ne fece una battaglia di principio e di verità storica. Anche grazie a testimonianze come la sua, a Calabresi fu data dal presidente Ciampi, con trentadue anni di ritardo, la medaglia d'oro al valor civile. Un riconoscimento postumo, assai postumo, che si insinuava come una piccola parentesi nel fiume di parole, interventi, pressioni per la grazia a Sofri e Bompressi. Nell'immaginario collettivo del Paese, i martiri erano diventati loro, non Calabresi. La vicenda Calabresi resta una ferita profonda nella storia civile ma anche culturale del nostro Paese. Non possiamo dimenticare che si mobilitarono contro di lui, in un famigerato manifesto, i quattro quinti della cultura e dell'intellighentia italiana. Ottocento firmatari, l'intero establishment culturale, accademico, editoriale e giornalistico italiano, tuttora in auge, si schierarono contro di lui, lo squalificarono, lo delegittimarono. Garibaldi ripercorre in modo appassionato e incalzante, attento ai dettagli e alle sfumature, la vicenda Calabresi, preceduta dal caso Pinelli - che Garibaldi tratta col rispetto che merita - e dal caso Valpreda, con rimandi alla vicenda Tortora e al sequestro Sossi, per poi tuffarsi in quel tunnel misterioso delle stragi senza volto e senza mandante che restano come un macigno sulla coscienza civile e nella memoria divisa del nostro Paese". (Dalla Prefazione di Marcello Veneziani)
Questo studio non è il solito manuale che illustra i principali concetti filosofici né una storia della filosofia ridotta a successione di concezioni interessanti da includere in un "museo archeologico" della storia delle idee; bensì si propone di far capire che cosa sia la filosofia e si presenta nella forma di "esercizi a pensare filosoficamente" per rispondere al bisogno umano di porsi domande sull'esistenza, sulla verità e sull'uomo stesso. La filosofia, che nasce dalla meraviglia quale esperienza fondante, nel nominare le cose ci pone a distanza da esse e si profila come "pensiero dell'altro". Perciò è vero che, come afferma Heidegger, l'unico modo per comprendere il pensiero occidentale è di percorrerlo. Ma lasciando che il pensato di ogni filosofo ci venga incontro come qualcosa di sempre unico e irripetibile, di inesauribile, in modo tale che quanto è potenzialmente ricavabile dal suo pensiero rinnovi il nostro domandare. È per questo che nel libro il pensiero greco dalle origini all'età ellenistica è ripercorso in contrappunto sia con quello cristiano, sintesi della Bibbia e del lógos greco, sia con quello contemporaneo, specialmente con il dibattito filosofico italiano più recente. L'analisi è accessibile a un pubblico ampio in quanto si concentra sugli esponenti più noti della speculazione greca (Parmenide, Eraclito, Socrate, Platone, Aristotele, Plotino), interpretati in un modo originale e innovativo che fa emergere chiaramente quanto sostiene Gadamer...
Il fascino magnetico del gioco era in realtà semplicemente seguire il cammino instabile delle nuvole, che in pochi istanti cambiavano forma, si scioglievano e si addensavano, e il drago di un attimo prima era già un agnellino ricciuto, mentre il cane enorme si dileguava perduto chissà dove. Le nuvole inconsistenti come tante vicende della vita. Quello che credevi fosse un drago con artigli e sbuffi di fiamme, pronto a farti a pezzi, alla fine è soltanto un cumulo di niente, che si dissolve come se non fosse mai esistito e lì, dove invece non avevi previsto alcun pericolo, un leone ruggente si diverte a farti paura, e ci riesce. Perché la vita può risultare di gran lunga più sorprendente di un racconto di fantasia, e dentro gli eventi sono spesso racchiusi messaggi che tocca a ciascuno di noi scoprire. Come in questi racconti, è la vita la trama delle trame.
È dal 25 giugno 1981 che la Gospa (Madonna in croato) appare ogni giorno per dirci che esiste un Padre nei Cieli, su cui vale la pena scommettere sé stessi. La sua preoccupazione? «Vi voglio tutti salvi. Tendete al Cielo!». Queste pagine danno conto del cammino di conversione dell’Autore e si propongono come uno strumento originale per interpretare Medjugorje e vivere con frutto il pellegrinaggio. In stile giornalistico sono poi ripercorsi tutti i fatti salienti di questo grande avvenimento attraverso la viva voce dei principali protagonisti. Caniato, infatti, ha tradotto qui anni di incontri e di interviste con i sei veggenti, con padre Livio Fanzaga di Radio Maria, con altri personaggi del posto, fra cui Jelena Vasilij e padre Jozo, parroco di San Giacomo all’inizio della nostra storia. Ma prendono la parola anche tantissime persone guarite nel corpo e, soprattutto, nello spirito; come la principessa Milona d’Asburgo, o i responsabili di diverse comunità religiose e di accoglienza presenti oggi nel villaggio della Vergine. Uomini e donne che hanno lasciato casa, lavoro, sicurezze umane, e che ora o vivono in Bosnia o in ogni caso si dedicano con generosità al servizio degli altri; segni vivi di questo luogo speciale, dove veramente si fa esperienza dell’amore di Dio e ci si sente chiamati a cambiare vita.
Gli obiettivi che la scienza moderna agli inizi si è posta erano «grandiosi»: essere la vera filosofia, che rivelava il mondo com’è realmente, alleviare le fatiche degli uomini, rendendoli padroni della natura, e renderli felici, insediandoli nel posto che spetta loro nel creato. Anche il suo procedere dal Seicento a oggi è stato apparentemente un grande successo, ma di fatto si è tradotto in un «itinerario dello smarrimento», che ci ha condotti all’insignificanza. Questa è la tesi provocatoria, ma purtroppo ben motivata, che scaturisce dall’analisi della scienza moderna dipanata in questo consistente saggio da Olivier Rey, matematico e filosofo, perciò esperto conoscitore dall’interno del mondo scientifico dei temi che affronta. Ripercorrendo il cammino della scienza nelle sue tappe più rilevanti, come la matematizzazione della natura e l’adozione del metodo sperimentale, Rey evidenzia come il soggetto (divino e umano) sia svanito nel processo di oggettivazione del reale e anche l’oggetto sia poi stato risolto negli schemi e parametri in funzione dei quali è spiegato il suo comportamento nelle diverse circostanze. Così, gli interrogativi filosofici sul mondo sorti sin dall’antichità non possono più essere posti, perché non ci sono più azioni libere: ciò che l’uomo credeva di trarre dalla propria interiorità non è che il risultato di processi anonimi che lo determinano interamente. Bisognerebbe compiere, conclude Rey, un «passo di lato», ritrovando nella cultura la mediazione tra il soggettivo e l’oggettivo, ma la scienza si oppone, perché la cultura implica l’inscrizione in un contesto storico-sociale, mentre è proprio nell’oblio del suo passato che la scienza progredisce più in fretta.