La figura del "cane" che nel profondo silenzio della notte ulula e trema suscitando pietà esprime, in "Così parlò Zarathustra", il "dolore" di Nietzsche e anche, secondo Romano Guardini, l'orrore che promana dalla dottrina dell'eterno ritorno, il messaggio che non esiste nulla se non il mondo finito. Nietzsche, sostiene Gianfranco Morra in questo saggio, è acuto nel descrivere l'uomo decadente della modernità, ma si rivela incapace di un progetto positivo di recupero: distrugge ogni fondamento della civiltà europea e cristiana, trovandosi poi del tutto privo di ogni criterio di ricostruzione che non sia quello soggettivo del gioco e dell'arte o, peggio, quello oggettivo della selezione e dell'allevamento. Morra sostiene la necessità di "andare 'oltre' Nietzsche, nel senso che dobbiamo riflettere a fondo sulla perentorietà della sua critica, ma in nessun modo 'con' Nietzsche, nel senso che nulla del suo progetto di recupero appare sensato o realizzabile". Il volume è arricchito da un'ampia antologia dalle opere del filosofo tedesco, la cui scrittura aforistica, allusiva e spesso enigmatica mantiene una forte carica suggestiva. In appendice è illustrata l'enorme influenza che la filosofia di Nietzsche ha esercitato ed esercita sulla cultura contemporanea, nella letteratura, nell'arte, nella musica, nel cinema.
Questo libro è il capolavoro di Spaemann, certamente l'opera a cui si sente più legato. Come rileva il card. Ruini nella Prefazione, "è davvero difficile individuare, nel panorama attuale, uno studio della stessa densità e acutezza". Spaemann accompagna il lettore in uno straordinario cammino lungo la storia di una delle categorie fondamentali della filosofia occidentale, quella di finalismo e di teleologia, che è al centro di una nuova riconsiderazione a partire dai dibattiti sulla bioetica, sulla biopolitica, sull'ecologia. Il suo intento teoretico è di rimuovere il pregiudizio scientista per cui osservare i processi naturali sotto l'aspetto del loro orientamento a un fine sarebbe sterile. In realtà, senza il nesso tra fine e bene non possiamo nemmeno sapere quali mezzi siano utili alla nostra vita, dal momento che la vita stessa è sempre tensione verso un fine, è sempre «un mirare a qualcosa». L'"eclisse dei fini" e il dilagare della ragione strumentale, che caratterizzano la nostra epoca, producono alla lunga una perdita netta di libertà privandoci dei criteri oggettivi capaci di arginare quello scatenarsi illimitato di desideri soggettivi che distruggono le condizioni vitali della famiglia umana. Solo se esiste un fine naturale della vita degli uomini sussiste la possibilità che l'agire degli Stati, volto al mantenimento del genere umano, resti compatibile con gli scopi degli individui.
In che senso l'evangelizzazione proposta da Benedetto XVI anche con l'indizione dell'"Anno della fede" può e deve essere "nuova"? È "nuova" per i destinatari, cioè per i cittadini del nostro mondo post-cristiano; e deve essere "nuova" per la qualità degli evangelizzatori, che non possono limitarsi a trasmettere una dottrina schematica, ma devono anzitutto testimoniare con la loro stessa vita la perenne attualità del Vangelo. Perché, come ha detto il Papa, i veri evangelizzatori di ogni tempo sono i santi. Il libro contiene un'impietosa analisi della situazione culturale odierna e offre spunti operativi concreti. S. E. mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova evangelizzazione, ha scritto la prefazione del libro che considera "un prezioso strumento per aiutare a comprendere il momento attuale e soprattutto l'urgenza della Nuova evangelizzazione".
Questo volume, scritto con vivacità e poesia, fa conoscere la figura dell'uomo Gesù, osservandolo a partire dal Vangelo, nel quotidiano privato della vita di Nazaret, nella sua famiglia, con Maria e Giuseppe, nel lavoro accanto a suo padre, inserito nel tessuto sociale del suo Paese, della sua gente. Così facendo si scopre l'Amico e il Fratello; e, attraverso di Lui, si impara a comprendere che la santità si acquisisce con il ben fare le cose di ogni giorno, le più umili e semplici, vissute con discrezione, impegno, amore, spirito di servizio e allegria. È nell'ordinario dell'esperienza che si diventa uomini veri, ed è nei trent'anni trascorsi nella sua casa che Gesù ha forgiato l'uomo che, a tempo opportuno, ha saputo accettare il sacrificio della Croce, per riaprire a tutti la via della Risurrezione e del Cielo.
Cammino, il capolavoro di san Josemaría Escrivá, è un insieme di pensieri per la meditazione innervati da una spiritualità profonda e umana che incoraggia a cercare il soprannaturale nella vita di tutti i giorni.
Il 10 giugno 1940 l'Italia entrava nella Seconda guerra mondiale, il più rovinoso conflitto della storia umana. Dopo aver subìto il martirio di durissimi bombardamenti, il suo territorio venne invaso dagli Alleati il 10 luglio 1943: da quel momento l'intera Penisola, da Capo Pachino a Domodossola, diventò una sconfinata arena di battaglia, in cui si affrontarono centinaia di migliaia di combattenti provenienti da ogni angolo del globo. Per la prima volta uno storico italiano ricostruisce ogni singolo tassello di quella interminabile campagna, non confinando la prospettiva al campo della politica o della guerra civile, ma approfondendo l'analisi dei protagonisti militari di quel conflitto, ossia delle macchine da guerra alleate e naziste. È una narrazione del volto sporco della guerra fatta dalla prospettiva dei soldati, che furono prima di tutto uomini, dei loro slanci come delle loro paure. In ogni pagina di questa "storia di storie", Leoni riscopre la Resistenza come valore unificante della Nazione e come risposta morale nello sfacelo dell'8 settembre 1943, ma ha saputo anche andare controcorrente ricordando, per esempio, il coraggio e l'abnegazione dei tanti combattenti che scelsero l'"altra" guerra militando nelle truppe della Repubblica Sociale italiana.
L'esperienza che trapela dalle oltre cento lettere raccolte in questo libro e scritte da padre Aldo Trento dal Paraguay ai suoi amici in Italia trasmette la febbre di vita che arde in quest'uomo semplice e appassionato che, davanti al dolore di tanti fratelli e sorelle raccolti dalle miserie delle favelas di Asunción, non fugge via ma si pone con la faccia e le mani di un Altro. Il parroco della parrocchia San Rafael e il direttore della Clinica per malati terminali è Lui, Cristo, il Rio Sole, la luce divina che splende su questa terra ancestrale e benedetta dove il popolo guaraní aveva trovato la sua tierra sin mal nelle antiche reducciones dei gesuiti.Oggi quel popolo vive in condizioni di schiavitù morale e fisica e il sole che splende sul Chaco, un tempo il loro territorio di caccia, si trasforma nell'Altro Sole, l'ostia dell'Eucaristia che splende nell'ostensorio con cui padre Aldo benedice tre volte al giorno i suoi malati. Le cure mediche ad alto livello, le attenzioni umane, l'ordine e la pulizia fanno il resto; così la Clinica per malati terminali si trasforma per tanti nell'anticamera del Paradiso, mentre nel cortile gli oltre 300 bambini salvati dalla strada giocano, studiano, imparano un lavoro che darà speranza al loro futuro.
"Questo libro di Giovanni Fighera entra nel vivo della crisi della modernità, e analizza i fondamenti che l'hanno prodotta e che tuttora ne producono gli sviluppi in modo veramente impressionante": la libertà sciolta dai valori e dalla verità, la parcellizzazione del sapere, il relativismo, l'ideologia scientistico-tecnicistica. "Fighera si fonda soprattutto su testi di poeti e di letterati, che dimostra di conoscere molto bene, citando in modo puntuale molti loro passi particolarmente significativi". Così si esprime Giovanni Reale nella Prefazione, mentre Gianfranco Lauretano nell'Invito alla lettura soggiunge che attraverso un documentato percorso storico (dall'antichità alla contemporaneità) si delinea la "questione che l'autore ritiene fondamentale: senza il Mistero, il mondo è più piccolo e assurdo, soprattutto la parte più interessante del mondo, cioè l'io, la persona". L'uomo, come dimostra la sua storia, soprattutto in questa età post-moderna, non è autosufficiente, non è in grado di salvarsi da solo. Bisogna fondare un nuovo umanesimo, che per Fighera deve riscoprire Dio e riappropriarsi della legge morale universale guardando di nuovo alla ragione umana non più intesa in modo riduttivo. "Questo Tu che ha creato il mondo apre le porte all'amore, vero fulcro della conoscenza, e all'appartenenza a esso, per cui la solitudine che contraddistingue i contemporanei è sconfitta con l'adesione e l'appartenenza alla Verità."
Le crisi dell'economia, della politica e delle istituzioni. L'influenza dei potentati economici e delle oligarchie sugli affari internazionali e nazionali. Il governo Monti e la corsa al Quirinale. Il gigantismo della magistratura e il nanismo delle assemblee elettive. L'attacco senza quartiere alla Lombardia. Questo libro prova a sbrogliare la matassa delle attuali vicende italiane, seguendo un filo rosso che attraversa la Prima e la Seconda Repubblica. E, raccogliendo le migliori esperienze nazionali e lombarde, guarda avanti, verso possibili soluzioni alle difficoltà della nostra democrazia: presidenzialismo, sussidiarietà, federalismo, riforme, dialogo tra partiti, partecipazione popolare alla vita pubblica. Tutto questo con uno scopo preciso: riaffermare il primato di una buona politica e di un buon governo, capaci di riscoprire il loro senso più autentico. Occuparsi delle persone, agire per il bene comune.
Mons. Salvatore Canals (1920-1975) è stato l'iniziatore e il primo direttore di Studi cattolici. Questo libro riprende, anche nel titolo, la rubrica che don Salvatore firmò per anni sulla rivista. Sono considerazioni spirituali che coinvolgono direttamente il lettore, famigliarmente interpellato col "tu", e che attingono alla dottrina e allo stile pastorale di san Josemaría Escrivá, fondatore dell'Opus Dei, che l'autore conobbe fin dal 1940, quand'era studente universitario. "Possa la meditazione di queste pagine", scrive Cesare Cavalleri nella Presentazione, "che insegnano a riconoscere il Signore in mezzo agli avvenimenti quotidiani, attizzare nel lettore la decisione di contribuire a 'incendiare tutti i cammini divini della terra con il fuoco di Cristo': è questo, infatti, l'unico scopo per cui esse sono state vissute, pensate, scritte e stampate".