
Questo libro nasce dall’esperienza di dialogo con fidanzati in preparazione prossima o remota al matrimonio e con coppie già sposate. Si tratta di un percorso disegnato per rileggere le caratteristiche essenziali del matrimonio dalla prospettiva del paradosso, per provocare al dialogo sia all’interno sia all’esterno della coppia, e sfuggire, così, all’idealismo e all’omologazione. Paradosso, infatti, significa contrario alla doxa, cioè all’opinione comune. E l’amore, il più universale dei desideri umani, per essenza è anche il più unico e personale, quindi irriducibile. Il libro mira, in tal modo, a favorire la creazione di reti di famiglie, capaci di riflessività relazionale.
Di tutta la grande famiglia dei "fratelli riformati", gli anglicani, si sa, sono quelli che più si avvicinano ai cattolici; ciò è dovuto al noto senso di moderazione degli inglesi, che hanno saputo trovare un buon compromesso tra gli estremi. Il mirabile equilibrio fu raggiunto da una sovrana straordinaria, tollerante e di larghe vedute, che seppe contrastare il fanatismo religioso della sorella (Maria la sanguinaria) riuscendo a creare una fede che fosse veramente nazionale. Elisabetta I è la regina più amata della storia. Fu lei a saper capire il suo popolo come nessun altro; fu grazie a lei che l'Inghilterra si affermò come potenza mondiale; fu intorno a lei che i suoi sudditi si strinsero come un solo uomo nel momento del pericolo. Lei la regina adorata dal popolo e celebrata dai poeti: lei Gloriana, la Regina Vergine.
Tutto ciò è romantico e commovente; peccato che sia profondamente falso. Il regime elisabettiano fu, di fatto, un sistema totalitario tra i più amari della storia e il mito di Gloriana fu sapientemente costruito, pezzo dopo pezzo, da una minoranza al governo che fece carte false per conservare il potere. Sotto Elisabetta il popolo si vide perseguitato, impoverito, oppresso come mai prima. Quanto alla tanto decantata "vicinanza" degli anglicani al cattolicesimo, essa scaturì dal duplice desiderio di gettare fumo negli occhi dei sudditi e formare una gerarchia di agenti governativi travestiti da ecclesiastici. L'evoluzione-involuzione degli inglesi ebbe un prezzo inestimabile quanto a vite umane (molte delle quali immolate sul patibolo per alto tradimento). Le pagine si susseguono incalzanti e vanno a mostrare che, come nel Mercante di Venezia shakespeariano, lo scrigno d'oro contiene soltanto un teschio.
In tutto il mondo si sta diffondendo la storia di questa ragazza, che è tra i Giovani Testimoni del Sinodo dei Vescovi 2018. Molti giovani e meno giovani si rivolgono a lei nella preghiera, per chiederle favori, per invocare la sua protezione. In tanti luoghi si possono trovare piccole immaginette con una sua fotografia sorridente e sempre più persone parlano di questa ragazza che un giorno e per sempre decise di legare il suo aratro a una stella. E con la sfacciataggine propria della sua età, scelse la stella che si trovava più in alto. Montse (Maria Montserrat Grases García, 1941-1959) è stata dichiarata venerabile con decreto della Congregazione delle Cause dei Santi del 26 aprile 2016.
«Sappi che per me vivrai e sarai mia in eterno, ti proteggerò nel mio cuore come unica colomba mia», dice Gesù a madre Maria Celeste Crostarosa, al secolo Giulia Marcella Santa (Napoli 1696 - Foggia 1755), che fin dall'infanzia ha il dono di ascoltare interiormente la sua voce. Divenuta monaca carmelitana, poi visitandina, le rivela infatti, anche con visioni, che sull'esempio della sua Passione desidera che fondi un Ordine con Regole e abiti propri, alla cui guida del ramo monastico femminile sceglie lei, e per quello maschile, missionario, don Alfonso Maria de Liguori. Ma ascoltare la volontà del Redentore e farla adempiere anche fra uomini e donne di Dio non è facile per una monaca del suo tempo; inizia così la passione di Maria Celeste per realizzare l'Opera che il Signore le ha affidato - la fondazione dell'Ordine delle monache Redentoriste e della Congregazione dei padri Redentoristi -, tra calunnie, discredito, invidie, carcerazioni e buio dell'anima, fino al rifiuto del suo padre spirituale e all'espulsione dal monastero che l'aveva creduta. «Attraverso queste pagine», annota mons. Vincenzo Pelvi nella Prefazione, «comprendiamo che gli occhi di Maria Celeste non si sono mai spenti, il suo carisma fa fiorire l'umano e lo apre alla gioia dell'amore crocifisso, fondendo insieme sensibilità e immaginazione, corporeità e interiorità, finito e infinito». Madre Celeste è stata proclamata beata nel 2016 - molto tardi rispetto a don Alfonso, canonizzato già nel 1839 -, ma il suo esempio e il suo insegnamento restano ancora tutti da scoprire.
Il recupero dei legami tra la teologia morale e il Vangelo è uno dei principali compiti segnalati dal Concilio Vaticano II, all’interno di quel generale rinnovamento biblico-patristico che domanda ai teologi, e soprattutto ai moralisti, di considerare la Scrittura come fonte eminente delle loro indagini. Questo libro recepisce pienamente la raccomandazione conciliare e la sviluppa nei suoi esiti radicali con una tessitura argomentativa e dottrinale di rara efficacia, sollecita delle esigenze più alte maturate nella comunità ecclesiale. L’autore procede infatti a un vero e proprio rovesciamento del metodo e delle prospettive invalsi nei tradizionali manuali di teologia morale, caratterizzati da un eccesso di razionalismo individualistico che privilegia le teorie della norma e dell’obbligo, per ricollocare al centro della riflessione sull’agire la legge evangelica e le virtù teologali, con il corredo di quelle etiche: un guadagno decisivo per l’orientamento della prassi cristiana, insidiata dal relativismo dei valori e dall’indifferenza nelle scelte.
Il libro è strutturato in tre parti. Dopo aver delineato nozione e ambito della teologia morale, Pinckaers ne studia i rapporti con le scienze dell’uomo per soffermarsi poi sulla dimensione cristiana così come si presenta nell’insegnamento di san Paolo, nel commento di sant’Agostino al Discorso della montagna, in san Tommaso e nel dibattito attuale. Nella seconda parte viene esposta la storia della teologia morale dal punto di vista della sistematizzazione che essa ha ricevuto nell’età dei Padri, presso gli scolastici del XIII secolo, con il nominalismo, nella manualistica post-tridentina di contro all’etica protestante, infine nell’epoca contemporanea. La parte terza esamina le controverse questioni della libertà e della legge, che, se rettamente intese quali originarie potenze spirituali della creatura ragionevole (libertà di qualità e legge naturale), consentono di deporre ogni presunto loro conflitto e di riconoscere nella morale, sull’esempio dei Padri e dei grandi teologi scolastici, il cammino attraverso cui l’uomo attinge l’integrale realizzazione di sé, quella felicità che è il grande tema rimosso dai moralisti dell’età moderna e contemporanea.
Joseph è per metà senegalese e per metà nigeriano, tecnicamente un minore non accompagnato, un quattordicenne che sopravvive di piccoli furti. È arrivato in Italia nel 2011, passando dalla ex Iugoslavia, via preferenziale in quel periodo. Un veterinario di buon cuore, un gruppo di carabinieri e un’assistente sociale pieni di buona volontà si chinano con tenerezza su di lui giovane virgulto di piccola criminalità che si può ancora fermare. In realtà Joseph è l’unico sopravvissuto al massacro di Dogo Nahava, ha visto la sua famiglia sterminata, vive col cuore straziato dalla nostalgia e dal senso di colpa di essere sopravvissuto, rinchiuso nella solitudine dei suoi ricordi e dei suoi incubi. La presenza di coetanei, il calcio, sembrano fare il miracolo di riportare Joseph verso la vita, lontano dai suoi fantasmi. Attraverso i film di Clint Eastwood il veterinario ricostruisce linee etiche infrante, e Joseph si schiera per la giustizia: denuncia e fa arrestare la banda di sfruttatori di bambini mendicanti che lo ha portato in Italia. Un cavillo burocratico però porta alla scarcerazione dei due più pericolosi. C’è quindi un’ultima scena drammatica. Joseph è disposto a sacrificare la sua vita per il loro arresto, come il protagonista del film “Gran Torino”. Ma il suo destino è un altro: restare vivo, un giovane guerriero che combatterà per la giustizia.
Il reportage, finora inedito, sulla storia avvincente e sui segreti del Dipinto che, nella concezione comune, insieme con la Sacra Sindone di Torino, dà una fisionomia certa a Gesù di Nazaret. Il Volto miracoloso che ha dato vita a un culto praticato da milioni di persone. Parliamo dell'autentica immagine della Divina Misericordia, che Gesù ha chiesto alla santa mistica polacca Faustina Kowalska di far realizzare. Dalla Polonia alla Lituania, passando per la Bielorussia, le vicende del Quadro si snodano in una vera e propria spy-story che - sullo sfondo dell'avanzata nazista e dell'invasione sovietica - racconta il viaggio straordinario di questa sacra Immagine miracolosamente salvata da alcuni sacerdoti e, soprattutto, da un manipolo di donne coraggiose che l'hanno nascosta, rubata, comprata e riscattata a beneficio dell'umanità intera.
Alla tredicesima settimana di gravidanza Vanna rompe le acque a seguito di un esame invasivo. Il destino della piccola Amanda, che porta in grembo, parrebbe segnato. La perdita di liquido amniotico, secondo le conoscenze mediche, induce l’aborto. E se pure la bambina dovesse nascere, presenterebbe gravissime patologie perché tali condizioni impedirebbero il corretto sviluppo degli organi vitali. Questa presa di coscienza è molto dura da digerire per Vanna, che è un’infermiera e nutre grande fiducia nella Medicina.
Ma dopo aver girato quattro ospedali e accusato il precoce fallimento della terapia di amnioinfusione, quando tutto sembra perduto, la giovane mamma e suo marito Alberto non esitano a riporre per la prima volta la propria confidenza in Dio. Ciò avviene grazie a un medico e a un’ infermiera che, di fronte alla resa sul piano umano, suggeriscono a Vanna e ad Alberto di chiedere un aiuto soprannaturale al beato Paolo VI, al secolo Giovanni Montini (1897-1978), oggi ricordato come il Papa che, attraverso l’enciclica Humanae Vitae, più di ogni altro ha sottolineato il valore della vita umana come dono di Dio da rispettare e amare fin dal concepimento. I due sposi accolgono con fiducia l’invito e loro attorno si forma con tempestiva naturalezza una rete di parenti e amici che pregano a sostegno della gravidanza di Vanna, per l’intercessione di papa Montini. E Amanda nasce, prematura di tre mesi, ma perfettamente sana, la notte di Natale 2014. La natura miracolosa di questo evento, riconosciuta dalla Chiesa – queste pagine riportano anche le valutazioni dei periti che hanno studiato il caso –, ha permesso la canonizzazione di Paolo VI.
Il «Santo» dei poveri, fratel Ettore Boschini che viveva a Milano accogliendo i barboni nei magazzini vuoti sotto la Stazione Centrale, e di cui è attualmente in corso il processo di beatificazione - prima di morire confidò ad Andrea Tornielli - vaticanista della Stampa molto stimato da Papa Francesco, con cui ha firmato alcuni libri - una incredibile grazia di guarigione attribuibile alla Madonna Rosa Mistica e alle apparizioni di Montichiari e Fontanelle.
«Se qualcuno mi chiedesse quale era la virtù più evidente in Paolo VI, direi che era la virtù del Perdono. Lui possedeva un grande senso del Perdono... Non aveva mai una parola di condanna per nessuno, sempre scusava. Mi ha detto: "Guarda che per un sacerdote la prima virtù dev'essere quella del perdono, perché il sacerdote è il dispensatore del perdono di DIo; e se noi non conosciamo la misericordia di Dio nei nostri confronti, come possiamo dispensare il perdono e la misericordia di Dio agli altri? Noi sacerdoti dobbiamo essere i primi a sentire in noi l'opera del perdono di Dio. Io non devo mai condannare nessuno, devo essere sempre il ministro del perdono"»
mons. J. Magee, segretario di Paolo VI
Scrivere un «Ritratto» non significa scrivere una biografia, ma delineare un Volto. Se poi si tratta di un Santo, allore il Volto è quello di un innamorato di Cristo, che si va plasmando nella contemplazione, nell'adorazione e nella carità operosa per la «sua Chiesa» e per l'intera umanità. Ed è anche un Volto che permette a Cristo di rivelare alcuni tratti del Suo stesso volto.
Antonio Maria Sicari