In questo volume il problema della morte è affrontato a partire dalla consapevolezza che gli enormi sviluppi scientifici e tecnologici applicati alla medicina hanno rivoluzionato negli ultimi decenni il quadro etico e giuridico in cui è stato finora concepito il fenomeno del finis vitae. Muovendo da questa trasformazione di senso epocale, l’autore affronta la questione di che cosa sia per noi la morte, oggi, e quale responsabilità morale abbiamo verso chi muore. La finalità è quella di rideterminare il principio della dignità umana al cospetto di situazioni radicalmente nuove, come il prolungamento artificiale della vita, il prelievo degli organi, la loro commercializzazione. Al centro della riflessione i lineamenti di una tanatologia critica, la questione della “morte cerebrale” e del suo accertamento, le problematiche funerarie, anche alla luce delle recenti innovazioni legislative. Paolo Becchi è professore di Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell’U­niversità degli Studi di Genova. Tra le sue ultime pubblicazioni: Morte cerebrale e trapianto di organi (Brescia, Morcelliana, 2008) e La fragilità della vita. Contributi su Hans Jonas (Napoli, La Scuola di Pitagora, 2008). Per Aracne editrice ha pubblicato, nel 2007, Da Pufendorf a Hegel. Introduzione alla storia moderna della filosofia del diritto.
Le mutevoli forme istituzionali del cristianesimo rappresentano un elemento tutt’altro che secondario nel processo di costruzione dello Stato moderno. I percorsi storici tracciati in questo volume costituiscono altrettante riflessioni sull’attitudine culturale delle forme istituzionali del messaggio cristiano a proporsi, nella storia europea, come stabili interlocutrici dei processi di integrazione politica della società.
Atti del Convegno internazionale (Villa Mondragone, Monte Porzio Catone (RM), 27-29 novembre 2008).
Dal punto di vista storico, un legame strettissimo tra religione e diritto ha accompagnato con varie modalità tutta la vicenda dell’umanità. Oggi, però, di fronte alle accese discussioni e alle perplessità suscitate intorno a questioni come, ad esempio, l’esposizione del crocefisso nei luoghi pubblici, l’uso del velo islamico, la definizione delle festività, è necessaria un’approfondita riconsiderazione del sistema vigente per realizzare l’armonizzazione di esigenze e diritti spesso in conflitto tra loro. In principio era la legge e in principio era il giudice: i due modelli si contendono la scena e spetta al giurista, con la sua infaticabile mediazione tra ius e lex, tra equità e giustizia, coltivare l’incantesimo del diritto. E spetta al giurista a maggior ragione in un’epoca come la nostra, nella quale, per quanto ci riguarda, Europa attende e, come nel mito, per la vergine figlia di Fenice ci si dà battaglia e questa volta si inizia proprio dai simboli religiosi.
Quando Agostino nelle Confessiones scrive “Quaestio mihi factus sum”, apre una grande questione, la possibilità che l’uomo non soltanto s’interroghi su di sé ma possa domandare di sé. Con la tradizione fenomenologica, ci chiediamo come la quaestio che l’uomo diventa a e per se stesso possa farsi fenomeno, rivelando chi l’uomo è al di là di ogni sua arbitraria e idolatrica oggettivazione, giungendo fino al ripensamento dell’umanesimo. Umanesimo che, lungi dall’essere espressione di un momento storico o espressione culturale di un uomo che già sa “che cosa” è, vuole piuttosto essere l’espressione culturale della medesima domanda a sé e di sé che l’uomo, indefinibilità inoggettivabile, pone.
Il terzo millennio sembra essersi aperto con gli stessi interrogativi politici e culturali che hanno accompagnato le vicissitudini del secondo dopoguerra. Il lavoro prende le mosse dalle attuali contingenze intendendo accostarsi al giurista e politologo che, prima degli altri, ha intuito, dedotto e descritto la genesi di questa crisi: Carl Schmitt. L’Autore si è proposto di esplorare il tema dal punto di vista storico-concettuale, dando voce ai protagonisti e a quei commentatori che, meno lontani nel tempo, hanno dato vita in Italia alla riflessione sulla teologia politica. Il tentativo è stato quello di investigare cosa si debba intendere per teologia politica, offrendo le coordinate di riferimento a quei lettori che volessero orientarsi in un dibattito che in questi ultimi anni sembra aver ripreso particolare vigore.
Sono trascorsi trent'anni da quando Agnese Cini Tassinario mise in pratica la sua idea di creare Biblia, associazione laica di cultura biblica. Grazie all'apporto di studiosi di indiscusso prestigio e all'impegno dei soci, è stata vinta la sfida di presentare la Bibbia come un patrimonio culturale aperto a tutti. Questa caratteristica rende Biblia esperienza inedita sia in Italia sia all'estero. La specifica ricerca dell'associazione e il suo impegno per il mondo della scuola sono ben sintetizzati da questo libro. Il testo raccoglie contributi editi e inediti di elevato valore culturale e documenta con efficacia la cultura dello scambio e l'apertura al dialogo tipici di Biblia.
Nel 2013 si sono celebrati due anniversari importanti per la collettività di studiosi italiani impegnati nelle ricerche sul Giappone: il cinquantesimo anno dall’inaugurazione del Nihon Bunka Kaikan di Roma e il quarantesimo anno dalla fondazione dell’Associazione Italiana di Studi Giapponesi. Le due istituzioni, unite da produttive collaborazioni e da tappe parallele, sono state al centro dell’attività scientifica di diverse generazioni, e si è quindi deciso di dedicare alla coincidente ricorrenza il presente volume, composto di saggi accomunati dalla volontà di proporre riflessioni aperte e aggiornate su tematiche relative a vari ambiti e periodi. Protagonista ne è la riflessione, declinata attraverso cinque sezioni non tagliate su criteri temporali o campi tematici standard. La varietà e l’eccellenza dei contributi proposti, oltre a offrire degli interessanti risultati di ricerca, testimonia allo stesso tempo l’importanza di un’attiva comunità scientifica che si riunisce intorno alla propria associazione di riferimento.
Il libro nasce da una motivazione profonda: percorrere le possibilità che l’individuo può avere e, quindi, la ricerca di uno stato di benessere possibile che può essere conquistato. Non è il benessere “usa e getta” di cui siamo continuamente investiti, ma il recupero di quelle aree vitali che, comunque, sono inesauribili nella nostra dimensione esistenziale. Autostima, ottimismo e creatività hanno la loro incidenza, sono “il possibile” del benessere, e ci consentono di affrontare le situazioni con maggiore vitalità. In realtà, queste dimensioni della personalità non solo possono essere acquisite in qualsiasi fase della vita, secondo le nostre peculiarità, ma diventano processi psicologici realmente concreti che ci spingono e ci fanno avvertire quella naturale determinazione, apertura mentale e positività che sono in noi e che possiamo mettere in atto. Autostima, ottimismo e creatività ci consentono, realmente, di vivere una condizione di benessere possibile.
È possibile parlare di mistica in un mondo altamente globalizzato e digitalizzato? L’avanzare della tecnica frena coloro che vivono un’esperienza profonda di Dio? Le ragioni della scienza hanno sconfitto definitivamente il sentimento religioso? E la psicologia ha definito ciò che avviene nella mente quando un individuo dice di avere fatto esperienza di Dio? Questi interrogativi sono al fondo del presente studio che ha per scopo quello di dialogare con il mondo contemporaneo a partire dalla mistica. Ci sono sfide che coinvolgono non solo l’uomo religioso, ma l’uomo in quanto tale, perché il fatto spirituale non è solo di competenza di coloro che sono esperti di teologia, ma è oggetto di studio di tutte le discipline umanistiche. Ciò è dovuto al fatto che si parla di una relazione che l’uomo intreccia con Dio. È un’esperienza ed una vita in cui Dio e l’uomo si interfacciano per realizzare un mondo nuovo. I mistici, uomini e donne, indicano che la presenza di Dio trasforma non solo se stessi, ma le loro relazioni ecclesiali e sociali. Il mondo ha bisogno dei mistici per poter guardare sempre oltre la propria storia e il proprio limitato contesto.