Questa ricerca si pone l'obiettivo di ripensare, in chiave moderna, il modello fisiocratico di Quesnay del 1758 per, poi, adattarlo all'attuale scenario economico italiano. La proposta che nasce è quella di un intervento dello Stato nell'economia quale catalizzatore della ripresa industriale, economica ed occupazionale e garante della giustizia e dell'equità sociale.
Il libro contiene un prototipo di ricerca sociale professionalizzata finalizzata allo sviluppo socio-economico, condotta per conto della FAO nella Repubblica di HAITI. Detta ricerca viene proposta come studio del caso, come esemplare metodologico di un'analisi condotta sul terreno per accompagnare un complesso progetto di sviluppo. La detta ricerca è professionalizzata, dal fatto che essa è stata condotta da un Assistente Sociale-Ricercatore e quindi con una particolare ottica rivolta alle persone ed alle comunità nonché alla utilizzazione operativa delle conoscenze acquisite.
Il volume affronta la ricerca sociale professionalizzata, cioè la ricerca realizzata dagli operatori sociali quali ad esempio gli assistenti sociali, gli educatori professionali, i dirigenti dell'assistenza infermieristica, in funzione del "conoscere per meglio operare". Non si tratta di un vero e proprio manuale di ricerca, quanto piuttosto di un tentativo di evidenziare le differenze tra la ricerca attuata dagli scienziati sociali e quella - spesso misconosciuta - realizzata dagli operatori sociali. Numerosi esempi concreti arricchiscono l'opera per facilitarne la lettura e rivalutare così una ricerca che rappresenta, appunto, "l'altra faccia della luna".
Questo volume, per la prima volta in Italia, pone a tema l'approccio alla religione derivante dalla teoria e dalle ricerche sull'attaccamento. Solo da pochi decenni la teoria dell'attaccamento si è venuta ponendo come un approccio specifico nell'ambito accademico della mainstream pychology. Fatto ancora più recente è l'applicazione alla religione del paradigma dell'attaccamento. Pionieri in questo campo, sono stati, a partire dagli anni Novanta, Lee A. Kirkpatrick e Pehr Granqvist. Oggi l'argomento è di attualità e suscita ampio interesse e dibattiti tra i cultori della psicologia della religione in ambito internazionale. A questo progetto vorrebbe dare un contributo anche questo volume. La novità del binomio attaccamento e religione è ben evidenziata da Pehr Granqvist che apriva un recente congresso sul tema, tenuto a Milano dalla Società Italiana di Psicologia della Religione, con queste parole: «Dopo diversi anni di ricerca nell'area "attaccamento e religione", sono veramente lieto di portare il mio contributo al primo congresso internazionale dedicato esclusivamente all'applicazione della teoria dell'attaccamento nell'ambito della ricerca sulla religione. Anche se la teoria e la ricerca sull'attaccamento hanno già dato contributi importanti alla psicologia della religione, credo che in futuro, il loro rilievo nella psicologia della religione potrà solo aumentare. Spero che il mio intervento possa fornire qualche indicazione sulle direzioni future di questo sviluppo».Mario Aletti, psicologo psicoanalista, è docente di Psicologia della Religione e di Psicologia dinamica presso l'Università "Cattolica" e la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale (Milano). Socio fondatore e presidente della Società Italiana di Psicologia della Religione, è membro del comitato di direzione dell'International Journal for the Psychology of Religion e dell'Archiv für Religionpsychologie. Dal 2007 è membro eletto del Board dell'IAPR-International Association for the Psychology of Religion. Ha pubblicato diversi volumi, a partire dal manuale Psicologia della religione (con G. Milanesi, 1973) e numerosi articoli in riviste internazionali.Germano Rossi, psicologo, è docente di Psicometria presso l'Università di Milano-Bicocca. Si interessa di psicologia delle comunicazioni artistiche (in particolare la musica) e dei comportamenti e atteggiamenti religiosi sia in ambito individuale (religiosità) sia in quello sociale (fondamentalismo). Per la Società Italiana di Psicologia della Religione ha organizzato diversi convegni ed è stato curatore (con M. Aletti) di diversi volumi sulla psicologia della religione.Contributi di Mario Aletti, Luca Carissimi, Rosalinda Cassibba, Daniela Convertini, Rocco Coppa, Alessandro Costantini, Antonella Delle Fave, Raffaella Di Marzio, Federica Durante, Georgina Falco, Kazimierz Franczak, Sergio Gatto, Pehr Granqvist, Salvatore Iovine, Maura Lichino, Alessandro Longatti, Tiziana Magro, Roberto Mattioli, Andrea Menegotto, Riccardo Molinelli, Lorenzo Montali, Paolo Riva, Germano Rossi, Giovanni Sorge, Gertrud Stickler, Fabio Tartarini, Ines Testoni, Chiara Volpato
Antibes, l’antica Antipolis (“la città di fronte”), fondata dai greci sul lato sud della Baia degli Angeli e oggi rinomata località balneare è lo scenario principale dove si svolgono gli eventi raccontati in questo romanzo. Le vicende private dei personaggi si intrecciano con alcuni episodi di cronaca nera e le relative indagini, in un’altalenante e affascinante mescolanza di realtà e finzione. Laurent Cordani, scrittore di romanzi gialli, in vacanza sulla Costa Azzurra, è testimone di due decessi a suo parere poco chiari, che vengono però archiviati dagli inquirenti come dovuti a cause naturali o accidentali. Non convinto di queste conclusioni, immagina ipotesi alternative. Tutti elementi che potrebbero essergli utili per il suo grande progetto: scrivere un romanzo sul “delitto perfetto”. Lorenzo Inzodda, nato in provincia di Messina, è laureato in Lingue e letterature straniere moderne. Ha sempre insegnato Lingua e letteratura francese nelle scuole superiori, dedicandosi con passione all’analisi delle opere dei grandi autori d’oltralpe. Vive a Capo d’Orlando (Me) e si dedica a tempo pieno alla scrittura, riprendendo i racconti e i romanzi che aveva composto nel corso degli anni e mai pubblicati.
Istituzioni e media, al giorno d’oggi, sono intrecciati come i fili colorati della foto in copertina: le une non possono fare a meno degli altri. Dal loro intreccio proficuo, invece di un groviglio insensato, può venir fuori un'informazione chiara e rilevante per il pubblico.
Questo libro è nato dal desiderio di rispondere ad una mancanza nella letteratura sulla comunicazione. Da tempo si sentiva il bisogno di poter offrire una guida di riferimento per gli uffici stampa di tutte quelle organizzazioni, enti ed istituzioni, che non hanno scopi di lucro.
Impostare un vero dialogo con i media e con i giornalisti non risponde solo ad un interesse istituzionale; il servizio alla società che offrono le istituzioni del no–profit (sia esso di tipo culturale, sociale, religioso o perfino ludico) non può essere scollegato dalla sua dimensione comunicativa. Comunicare ciò che si sta facendo per il bene della collettività è una parte importante del contributo sociale che ciascuna di queste istituzioni cerca di realizzare.
Come afferma nella prefazione Stefano Lucchini, la maggior parte dei criteri, suggerimenti e considerazioni presenti nel testo sono valide “per qualsiasi tipo di organizzazione che ha intenzione di promuovere una comunicazione completa e seria delle proprie attività". Un testo adatto sicuramente agli studenti “ma che dovrebbero leggere con attenzione anche tutti coloro che si dedicano al lavoro delle relazioni con i media".
Sono trascorsi dieci anni dalla scomparsa di un grande giornalista. Questo volume ne riporta alla luce il modo singolare di fare e “vivere” il giornalismo. Scopo dell’opera è cercare di capire come un giornalista possa rimanere fedele ai propri lettori, pur cambiando le proprie convinzioni politiche. Si ripercorrono tutte le tappe della carriera di Montanelli, dagli esordi al «Corriere della Sera», fino alla fondazione de «La Voce». Completa il tutto un’interessante intervista a Paolo Liguori, direttore di TgCom.
Questo libro si propone di realizzare una panoramica sullo studio e sui contesti dei processi di decision making allo stato delle conoscenze, con particolare attenzione alle dimensioni processuali, contestuali e sociali rilevanti nei processi di presa di decisione, senza tenere conto delle quali non possono esistere teorie efficaci della presa di decisione. Ne risulta una visione olistica dell'essere umano in quanto decisore, nella quale la mente ed il corpo costituiscono un'unità inscindibile. I contributi mostrano la rilevanza dell'interazione sociale nei processi di decisione - che riguardano spesso questioni collettive - e come tali decisioni influenzino il futuro dei nostri figli, nei contesti scolastici ed universitari, o della collettività, nelle aule dei tribunali o nelle istituzioni locali. L'opera è organizzata in due sezioni, che articolano da molteplici prospettive - psicologica, medica, sociologica, statistica, legale - il legame tra modelli teorici della presa di decisione e contesti di vita reale in cui hanno luogo i processi decisionali. Il volume è rivolto a ricercatori, formatori, counselor, psicologi, educatori e studenti universitari.