«Sulla scelta del tema di questa sessione […] ha certamente agito il desiderio di cercare nella “parola della croce” […] un impulso radicale ad uscire dalle secche in cui sembra essersi incagliato il movimento ecumenico. […] Di fronte a una situazione in cui la dichiarata volontà di proseguire nel dialogo e nel cammino verso l’unità è contraddetta dalla preoccupazione di stabilire confini e affermare primazie dottrinali e istituzionali […] si è sentita l’esigenza di ripartire dal fondo – da quel fondo di povertà e di spogliazione a cui, secondo l’inno paolino, Dio stesso si è abbassato in Cristo. […]
È un’impresa non facile e anche un po’ rischiosa; che richiede in primo luogo la volontà di ricercare e ascoltare nella sua autenticità questa “parola della croce”, ciò che essa ci dice e rivela, al di là delle molte parole che noi abbiamo pronunciato su di lei, al di là delle immagini che ce ne siamo costruite, anche sfibrandone o alterandone il senso» (dalla Presentazione).
Contributi di:
G. BREGANTINI
E. CORRENTI
E. FERRARIO
F. FERRARIO
A. FOA
P. GAMBERINI
E. GENRE
S. GIVONE
M. GNOCCHI
A. GRILLO
A. LUZZATTO
G. MARRAZZO
C. MOLARI
S. MORANDINI
E. NOFFKE
G. PISTONE
P. RICCA
C. SIMONELLI
P. STEFANI
L. TOMASSONE
A. URBANI
G. VASILESCU
V. ZELINSKIJ
1970: Rosalino Cellamare debutta a Sanremo.
2010: Ron festeggia i suoi primi quarant’anni di successi.
Questo libro nasce da un incontro con entrambi: Rosalino e Ron. Rosalino che cantava bambino nei campi di girasole, che parla di famiglia, gavetta, fede. Ron che riflette sull’industria discografica e sullo scrivere canzoni, che guarda al domani e intanto spiega come è giunto, oggi, a mettere a disposizione anche di chi soffre il dono del proprio talento. Senza celebrazioni: soltanto con la voglia di raccontare. Curiosità e valori, canzoni notissime e dischi da riscoprire, quattro decenni di canzone d’autore e tutta la vita che c’è stata intorno. Questo libro racconta di Rosalino e di Ron: «gemelli perfetti» che si ritrovano nella gioia di dirsi, e darsi, dentro la musica.
Ogni anno ci troviamo a celebrare a livello collettivo il Natale, un rito antico oggi sfigurato dal consumismo. Questo libro propone una lettura in chiave simbolica della festa, grazie alla quale il messaggio del Natale può trasformarsi in un’avventura psicologica assolutamente personale e diventare “viaggio dell’anima e nell’anima”. Pagine scritte con competenza e passione. Per ritrovare il senso del Mistero e la gioia della festa.
Il mistero del Natale è la storia più bella che possiamo raccontare ai nostri bambini e non solo. E così, tra le rime di queste pagine, molte voci diverse fanno risuonare la Notte Santa, cercando di svelare la novità meravigliosa che solo un Dio pazzo d’amore poteva inventare. Questo libretto dà voce ai tanti testimoni di quell’evento: dalla Sacra Famiglia all’asino e al bue, dai Magi alla stella cometa, ai pastori e a molti altri. Vuole rendere con parole semplici ma accattivanti la ricchezza e i valori di questo mistero, avvicinando i bambini a un racconto che diventa preghiera di vita quotidiana. Il CD allegato aiuta a creare quel clima magico e spirituale capace di far vibrare le emozioni e il cuore.
Sette antichissime antifone per dire lo stupore, esprimere la meraviglia, cantare la gioia dell’Attesa. Intessute di testi biblici e decorate con una musica ispirata, esprimono lo stupore commosso della Chiesa che contempla e invoca la venuta del Redentore. Ogni antifona è una colorata finestra che si apre sul Mistero.
La strage di Erba: quattro vittime tra cui un bambino di due anni; Rosa e Olindo; processo e sentenza. L’inquietante presenza di Azouz. Su questa scena tragica e feroce si affaccia Carlo Castagna che, pur annientato dal dolore, da subito pronuncia parole di perdono che in seguito ripete più volte. Gli hanno ucciso la moglie Paola, la figlia Raffaella, il nipotino Youssef. Come fa a perdonare? Il suo perdono pare incredibile, incomprensibile, forse disumano. Eppure Carlo non è un superuomo, ma un “povero cristiano” che, di fronte a una ferocia assassina, riesce a mettere in pratica – ispirato e aiutato dall’Alto – il perdono evangelico. Non è facile perdonismo, è Vangelo vissuto. Questo è un libro-testimonianza.
Che tipo d’uomo oggi ascolta De Gregori? Qualcuno che sia capace, come Cristo, di essere straniero in patria («folle» per i suoi familiari, secondo i Vangeli) e straniero a ciò che è scontato e uguale. Qualcuno che abbia il coraggio di essere «fuori posto». Qualcuno che sia capace di usare gli occhi per vedere quel che non è scontato. Qualcuno che nondimeno, e anzi proprio per questo, sia capace di «raccontare, senza nulla inventare», la luce di una verità segreta e ulteriore (e che dunque non abbia «paura del buio e della fantasia»). Leggendo questo saggio acuto, imprevedibile e documentato, potrai scoprire le radici nascoste e il volto inusuale di uno dei massimi cantautori italiani. Un capitolo finale presenta il gruppo dei Baustelle, che – secondo l’autore – si collocano nella scia della «rivoluzione artistica» di De Gregori.
I vangeli dell’infanzia sono un ritratto luminoso del Cristo, tracciato già con i colori della Pasqua. Monsignor Ravasi
li rilegge, con un linguaggio semplice e affascinante, in quattordici meditazioni ricche di teologia e di spiritualità.
Una piccola mappa – resa ancora più preziosa da raffinate riproduzioni d’arte – per raggiungere il cuore del mistero dell’Incarnazione.
Suoni e colori, terre di Palestina e profumi d’oriente, angeli e bestie intrecciano le trame quotidiane di uomini e donne alla ricerca di una buona notizia, per sé e per il mondo. La troveranno più vicino di quanto non credano. Nascosta in un bimbo. Tra drammi e speranze. Perché, in fondo, Betlemme non è lontana. E così, per ogni cercatore di Dio c’è una stella appesa al cielo, pronta a sganciarsi e ad illuminare il suo cammino, per ricordargli come è vicina Betlemme.
Convocando i ricordi di un lungo sodalizio, Giorgio Torelli – imbarcato con Montanelli fin dalla fondazione de Il Giornale (1974) – rivisita «l’Indro che fu». Durante anni di dedizione a ideali politici e morali sopraffatti dal progressivo avvizzirsi delle indipendenze di giudizio, Montanelli divenne personaggio di riferimento per tanti lettori che si consideravano naufraghi civili in gurgite vasto. Amato quanto discusso, anche aborrito e preso di mira, non indovinò tutto. Ma svettò come nessuno che avesse uso di penna. Potrebbe bastare per accreditargli il rimpianto e avvertirne la cronica assenza. Fu un solitario mai negoziabile, un anacoreta sdegnato, già allora senza delfini e più che mai senza eredi visibili e controfigure. Chissà dov’è Indro. Chissà se freme dal non poter metter becco.