
Il presente volume offre un'originale sintesi di molteplici prospettive disciplinari: filosofiche, fenomenologiche, psicologiche, antropologiche, mediche, morali ecc., al fine di fornire un quadro esauriente dello "statuto del corpo umano" nelle sue dinamiche fondamentali. Una proposta interdisciplinare che aiuta a riflettere sulla quotidianità del nostro essere "soggetti di carne", e che invita il lettore a proseguire la riflessione attraverso puntuali ed aggiornate bibliografiche.
Secondo i pedagoghi meglio intenzionati, oggi la scuola deve fornire ai giovani - naturalmente tenendo conto dei loro "stili cognitivi" - solidi "skillaggi professionali", buon "portfolio delle competenze", "metodologia laboratoriale", "flessibilità dell'intelligenza cognitivo-operazionale". Su questa falsariga si sta muovendo l'ultima riforma delle nostre università. Secondo gli autori, questa riforma, porta a una patologica burocratizzazione, alla prevalenza di un sapere tecnico e professionalizzante, a scapito della formazione nel senso più autentico del termine, e a un ulteriore appiattimento su un presente che appare già fin troppo pervasivo nel flusso dei messaggi mediatici decentrati ma privi di spessore culturale.
Conosciuto soprattutto per il concetto del "superuomo" e della "morte di Dio", Friedrich Nietzsche fu un vero e proprio vulcano nel campo del pensiero filosofico. Il suo pensiero portò alla luce un orizzonte immenso, esaltante e vertiginoso, che si apriva di fronte alle verità possibili, a una coscienza di sé e del mondo strappata finalmente alla morsa del determinismo e restituita alla sua abissale libertà, la libertà dell'artista. Ripercorrendo i sentieri di questo densissimo e affascinante cammino spirituale - dalle opere adolescenziali al periodo dionisiaco, dai libri della maturità all'esplosione della follia a Torino - Rüdiger Safranski ricostruisce le mille sfaccettature del pensiero nietzschiano.
Nel marzo 1796, il giovane Bonaparte raggiunge le truppe francesi a Nizza e pronuncia questo breve discorso: "Ricche province, città vaste e opulente cadranno nelle vostre mani; vi troverete ogni ben di Dio, insieme all'onore, alla gloria e alle prede. Soldati d'Italia, vorrete mancare di forza e coraggio? ". Parole che suonano come un cattivo presagio. Le due "fulgide quanto incendiarie" campagne d'Italia, la prima conclusasi nel 1797 con il trattato di Campoformio e la seconda nel 1801, mostrarono tutta l'ambizione e la ferocia di Napoleone. Quel geniale stratega, che in nome della Rivoluzione e della nascente Repubblica avrebbe dovuto liberare la penisola dal dominio straniero, si rivelerà in realtà un crudele e spietato conquistatore.
Cosa succede a un gruppo di studenti che accettano di essere rinchiusi per due settimane in una prigione simulata? Quale la condotta di chi veste i panni dei carcerieri e di chi assume le vesti dei prigionieri? È quello che emerse durante il controverso esperimento svolto nel 1971 da Philip Zimbardo a Stanford. La ricerca venne interrotta dopo solo sei giorni a causa dell'atteggiamento aggressivo dei carcerieri e quello apatico dei prigionieri, ma dimostrò il potente effetto dei ruoli sociali sul comportamento umano. Legando questi avvenimenti a quelli che si verificano in altri luoghi dell'oppressione, come la prigione di Guantanamo, l'autore indaga le dinamiche tipiche dei luoghi in cui un gruppo di persone esercita potere su un altro.
Silvia Vegetti Finzi raccoglie in questo libro le lettere più significative che le lettrici di "Io donna" le inviano ogni settimana e le dispone lungo un percorso accidentato e affascinante: dai primi passi dell'innamoramento alle diverse declinazioni delle relazioni amorose, dal vivere in coppia al desiderio di maternità, dall'abbandono al tradimento, fino agli anni della maturità e della vecchiaia, ancora ricchi di nuove, impreviste opportunità. L'autrice ne individua gli snodi cruciali in una conversazione spontanea e consapevole che mette in luce la straordinaria ricchezza della vita femminile, il coraggio con cui le donne, attraversando prove e difficoltà, pretendono e ottengono la loro parte di felicità.
L'opera "I preadamiti" uscì (anonima e senza indicazioni di luogo né di tipografo) nel 1655 suscitando "uno dei più clamorosi scandali culturali del XVII secolo". L'autore, Isaac La Peyrère (1596-1676), che vi teorizzava l'esistenza di uomini vissuti prima di Adamo, fu accusato di scardinare l'intera tradizione esegetica e i fondamenti stessi dell'ortodossia religiosa. Il libro, ancorato a un ampio commento dei versetti 12-14 del quinto capitolo dell'Epistola ai Romani, sollevava il problema dell'origine della specie umana, delle leggi, del rapporto tra legge naturale e diritto positivo, e avanzava esplicitamente ipotesi di carattere radicalmente poligenetico mettendo in crisi tutta la linearità della "storia sacra".
Concepire la cultura come realtà omogenea, compatta, "pura" non ci sarà d'aiuto a vivere in un mondo al tempo stesso sempre più locale e sempre più globale. Più utile sarebbe riconoscere che identità e culture differenti costituiscono aree di scambio, narrazioni di volta in volta condivise o contestate dalle stesse persone che ne fanno parte. Non un mosaico multiculturale con le sue barriere erette in nome dell'appartenenza, ma spazi in cui dei "noi" particolari vivono in mezzo a dei "loro" altrettanto particolari, ciascuno con una faccia e una storia. Il cammino da intraprendere è dunque quello dell'intercultura, del decentramento del soggetto.
Dopo l'11 settembre, le divisioni politiche hanno impedito una visione strategica comune, mentre il sanguinoso "dopoguerra" iracheno rappresenta un ulteriore dramma per gli stati e le coscienze. Questo volume delinea alcuni possibili scenari per uscire dal caos e ripristinare un ordine internazionale fondato sulla cooperazione multilaterale. L'autore discute l'intervento americano in Iraq e le sue conseguenze, le prospettive per l'esportazione della democrazia, le mutazioni del terrorismo internazionale, il ruolo dell'ONU e dell'Europa. È necessaria la ricostruzione di un ampio consenso internazionale attraverso un'azione concertata fra le potenze. L'unico percorso con qualche probabilità di successo per la stabilizzazione mondiale.