
Negli ultimi decenni l'antipolitica, ovvero il discorso di leader che si oppongono a un establishment politico tacciato di immobilismo, inettitudine e corruzione, si è diffusa in modo cosi rilevante che sembra ormai rientrare nella "normalità" della democrazia. Ciò induce a chiedersi - come fa Donatella Campus in questo volume - se l'antipolitica sia solo un efficace esercizio di demagogia o possa invece diventare un vero e proprio strumento di governo, al servizio di un progetto capace di trasformare il sistema politico. Fondamentale, da questo punto di vista, è la capacità di utilizzare i mass media, e in particolare la televisione, come tribuna da cui suscitare nei cittadini l'identificazione con una leadership forte e incisiva. Il confronto fra tre leader - de Gaulle, Reagan e Berlusconi - che, presentatisi come outsider, hanno poi ricoperto le massime cariche di governo e lasciato una traccia profonda nella vicenda politica dei rispettivi paesi, permette non solo di comprendere meglio il fenomeno dell'antipolitica, ma anche di tracciare un bilancio inedito del percorso politico di Silvio Berlusconi e della sua, vera o presunta, eccezionalità.
Ognuno di noi è fonte e bersaglio di messaggi persuasivi destinati ad avere più o meno successo. I processi attraverso cui possono essere modificati atteggiamenti, opinioni e comportamenti delle persone rappresentano uno degli ambiti più indagati dalla psicologia sociale. Tratto peculiare della persuasione è elemento intenzionale, come si può vedere ogni qualvolta un agente (venditore, candidato, genitore, medico, ecc.) si adopera affinché il "target" (cliente, elettore, figlio, paziente, ecc.) assuma il suo punto di vista sostituendolo al proprio. Il volume offre una panoramica completa e aggiornata sul tema, presentando gli ultimi modelli teorici, i filoni di ricerca sia tradizionali sia recenti e gli strumenti per valutare efficacia dei messaggi persuasivi.
Lazar è perentorio: gli anni tra il 1994 e il 2006 rappresentano per il Cavaliere la sua età dell'oro in politica. Per i suoi oppositori sono invece un incubo. Ma sarebbe superficiale, e rischioso, bollare il fenomeno Cavaliere come una patologia inesplicabile provocata dal potere televisivo, malattia di un corpo di per sé sano e robusto. "Se l'Italia degli anni Novanta ha favorito la fioritura di Berlusconi in politica, questi ha anche marcato di se, come ferro rovente, l'Italia di questo inizio del nuovo millennio, lasciando una traccia profonda, forse indelebile." Nelle pagine di un osservatore critico, le modalità, i risultati, il significato storico, l'impatto straordinario del berlusconismo sulla scena politica italiana, ma soprattutto il lungo effetto di irradiazione della sua personale rivoluzione.
Se all'angolo sotto casa incontrate un nonno che va a fare la spesa con in testa il cappello verde di Tzahal regalatogli dal nipote, se al supermercato acquistate prodotti kosher senza saperlo, se in ascensore vi trovate di fronte il fattorino che porta una piramide di tramezzini di Mr. Broadway, se quando arriva Chanukkah il portiere accende nell'atrio del vostro palazzo il candelabro a nove bracci accanto all'albero di Natale, se il capoufficio non ebreo vi annuncia la promozione con un bigliettino firmato "Mazel Tov", se nel giorno del Thanksgiving l'amico di vecchia data vi fa trovare in tavola il tacchino kosher, e non riuscite a comprendere come mai i non ebrei considerino tutto questo come fosse la norma, allora vuoI dire che vi trovate in uno dei cinque grandi boroughs di New York.
A vent'anni dalla rivoluzione iraniana (1978-79), che sollevò lo Scià e affidò il governo del paese all'ayatollah Khomeini, si rivela di straordinaria attualità la previsione di Michel Foucault. "L'Islam" aveva scritto allora il filosofo francese "rischia di costituire una gigantesca polveriera. Da ieri ogni stato musulmano può essere rivoluzionario dall'interno, a partire dalle sue tradizioni secolari". Foucault guardava all'Islam da un osservatorio privilegiato: era allora inviato speciale a Teheran per il Corriere della Sera, e questi suoi reportage testimoniano una partecipazione appassionata ed entusiasta agli avvenimenti. L'adesione al movimento che scuoteva l'Iran e che si sarebbe, con forme e vicende diverse, propagato in seguito a gran parte del Medio Oriente, fu propria a molti intellettuali dell'epoca. Oggi la stessa "profezia" è più spesso vissuta come una minaccia: sintomo della complessità del confronto con questo nuovo soggetto religioso e politico che, dopo la caduta dell'ordine mondiale bipolare, si propone come radicale alternativa alla visione del mondo propria dell'Occidente.
Ouesto libro è la cronaca appassionata di un caso italiano: il 1977. Un nuovo Sessantotto, culminato nelle morti tragiche di tre militanti: Francesco Lorusso, Giorgiana Masi, Walter Rossi. Ma è anche l'anno che segna la drammatica ascesa delle Brigate rosse, che a Torino uccidono il presidente dell'Ordine degli avvocati Fulvio Croce e il vicedirettore della "Stampa" Carlo Casalegno. Concetto Vecchio, trent'anni dopo, è tornato a Bologna, Roma, Torino, rivisitando i luoghi di allora, e ha ripercorso gli ultimi mesi di vita di Casalegno e dei suoi assassini. Attraverso quasi quaranta testimonianze, tra cui quelle di Gad Lerner, Ezio Mauro, Diego Novelli, Giancarlo Caselli, Giampaolo Pansa, Gianfranco Bettin, Diego Benecchi, Bifo Berardi, Silvio Viale, Renato Nicolini, racconta l'attacco dei giovani del movimento al Pci, la nascita di Radio Alice, il trionfo della controcultura. Spiccano figure indimenticabili come quella di Carlo Rivolta, giovane promessa di "Repubblica" stroncato dalla droga, e di Antonio Cocozzello, un piccolo democristiano che si ritrova incredibilmente nel mirino del terrorismo.
Gli insegnanti sono spesso al centro di pretese impossibili da soddisfare: devono sopperire alle carenze delle famiglie, proporre modelli opposti a quelli considerati vincenti dalla società, fornire nozioni e insieme occuparsi delle esigenze emotive dei ragazzi, fino a essere considerati responsabili dei loro disagi psicologici che talvolta sfociano in tragedie. In questo libro Andreoli discute con loro, propone metodi e strategie utili per ascoltare e parlare con i giovani, ma soprattutto li aiuta a guardare dentro di sé e a trarre dal serbatoio delle proprie risorse le energie e gli stimoli indispensabili per mettersi in gioco.
Il libro che ha sconvolto l’America. Il noto psicoterapeuta americano ha rivolto il suo lavoro a persone omosessuali che chiedono di entrare in cura per abbandonare questo comportamento. Alla base di questa richiesta risiede un forte conflitto, molto frequente nei maschi che hanno assunto il modello in modo non riflesso e che nel tempo ha aggravato le ambivalenze invece che migliorarle.
Le storie raccontate in questo libro sono espressione, infatti, di situazioni patologiche e di squilibri ambientali. Da qui il nome “terapia riparativa” dove si mette a fuoco il quadro ambientale in cui prende forma un comportamento omosessuale vissuto poi in modo diatonico rispetto alle aspirazioni e i desideri.
Joseph Nicolosi, Ph.D. è i fondatore e il direttore sanitario della Thomas Aquinas Psycological Clinic (Clinica psicologica Tommaso d’Aquino), e co-fondatore dell’Associazione nazionale per la ricerca e la terapia sull'omosessualità. Il doto Nicolosi ha studiato e fatto pratica alla New School for Social Research e alla California School of Professional Psychology. é membro dell’Associazione americana di psicologia e dell’Associazione californiana di psicologia. Ha scritto Reparative Therapy of Male Homosexuality e numerosi articoli a carattere scientifico. Tiene spesso conferenze. Il suo studio privato si trova a Encino, California. La Sugarco Edizioni ha tradotto due suoi volumi: Omosessualità maschile: un nuovo approccio (2002) e Omosessualità. Una guida per i genitori (2003). Per ulteriori informazioni consulta il sito www.narth.com oppure scrivi a narth.italia@gmail.com.
È ora che diventiamo più consapevoli del nostro modo di pensare e di agire. Per evitare di finire nel vortice dell'incomprensione, dobbiamo riconoscere i nostri bisogni e prendercene cura noi stessi invece di lamentarci del fatto che nessuno se ne occupa. Questo testo è un invito a smorzare la meccanica della violenza, là dove nasce: nella coscienza e nel cuore di ognuno di noi. L'Autore afferma che solitamente siamo più abili a reagire di fronte agli altri piuttosto che a esprimere semplicemente la verità di ciò che accade dentro di noi. Abbiamo più che altro imparato a essere compiacenti, a portare un maschera, a interpretare un ruolo. Abbiamo preso l'abitudine di dissimulare ciò che accade dentro di noi per acquistare l'approvazione, l'integrazione o un'apparente tranquillità invece di esprimerci così come siamo. Abbiamo imparato ad allontanarci da noi stessi per stare con gli altri. La violenza della vita quotidiana si innesca proprio con questo allontanamento: la mancanza di attenzione a se stessi porta, prima o poi, a una mancanza di attenzione per gli altri; la mancanza di rispetto per se stessi porta, prima o poi, a una mancanza di rispetto per gli altri. Il libro è stato premiato al Festival degli Autori di Nimes (Francia).
"In America il principio di sovranità popolare non resta affatto nascosto o sterile come in altre nazioni; è riconosciuto dai costumi e proclamato dalle leggi, si estende liberamente e giunge, senza incontrare ostacoli, fino alle sue ultime conseguenze. Se c'è al mondo un solo paese nel quale si possa apprezzare nel suo giusto valore il dogma della sovranità popolare, studiarlo nella sua applicazione alla vita sociale e giudicarne i vantaggi e i pericoli, questo paese è certamente l'America". (Alexis de Tocqueville)