
Bellezza, magrezza, forza, efficienza, giovinezza: sono i valori di una nuova "religione" del corpo che è all'origine del dilagare di palestre e centri estetici, del successo della chirurgia plastica, del fiorire di riviste dedicate alla bellezza. Un fenomeno che ha ripercussioni profonde sul modo di relazionarci con il nostro corpo e con gli altri. L'Autore intende offrire uno strumento divulgativo per comprendere i linguaggi e le problematiche del corpo. Nella 1a parte viene tracciata l'evoluzione storica e sociale del corpo nella realtà italiana, con particolare riferimento al bisogno elementare del nutrimento e del sostentamento. Nella 2a parte si analizza l'aspetto fenomenologico del corpo con l'analisi dei significati più profondi fino ad arrivare ad individuare nel corpo la sede dell'io, del tu e del dialogo fra i due. Nella 3a parte si indicano i bisogni individuali della persona, con particolare attenzione al linguaggio del corpo e alle problematiche più evidenti (piercing e tatuaggi; chirurgia plastica ed estetica, e dismorofobia; culturismo; anoressia e bulimia). Infine si propone una serie di piste pratiche e concrete per facilitare un rapporto armonico con il corpo.
Cieli rossi può definirsi una “cronaca romanzata”, una storia metropolitana i cui protagonisti sono quattro amici, Franz, Nello, Peppe e Tania, che vivono tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta, nella grande e caotica città di Napoli, l'euforica speranza che un vento nuovo spazzi via il marciume di ingiustizia e di miseria, abbatta gli steccati di classe e faccia rinascere ovunque quel rinnovamento planetario tanto agognato da Marx. Per questo obiettivo, i quattro giovani pagano di persona, consumando i propri giorni nella spasmodica ricerca dell'unica verità, cercata famelicamente nei libri “rivoluzionari”. Poi, inattesi, lo scoraggiamento, la delusione e il lento, progressivo sgretolamento di quello che era stato il loro sogno. Ma tutti e quattro, per vie diverse, ritroveranno la fede dell'infanzia e scopriranno che la vera fraternità non può realizzarsi nella violenza. Attraverso la sapiente narrazione dei fatti, Gallelli ci dona un'opera coinvolgente che ricostruisce un pezzo di storia che è appartenuta a tanti e che i giovani di oggi devono conoscere. Un racconto tenero e struggente, ricco di humor e venato di malinconia.
Nessuna società si può permettere di trascurare benessere, simpatia, empatia, gentilezza e solidarietà tra i suoi membri. Sono atteggiamenti difficilmente misurabili ma ognuno sa cosa vuoI dire vivere la vita di tutti i giorni in un clima disteso e amichevole, in cui ci sentiamo accettati e al sicuro, oppure no. Capita a tutti di stare male per uno scontro con le persone a cui si vuole bene. Quando questo accade, si ha l'impressione che le buone intenzioni non servano, e che la felicità ci sfugga di mano. Poi ci accorgiamo che il problema è di comunicazione, e forse soprattutto di comunicazione con noi Stessi. In questo libro Ludovica Scarpa dimostra il "potere terapeutico" della comunicazione quotidiana sulla stabilità e sulla continuità affettiva, fonte primaria di benessere, fiducia e sollievo, e ci fornisce inoltre una serie di "modelli mentali" che ci aiuteranno a gestire in modo più equilibrato la nostra emotività per riuscire a voler bene con consapevolezza, ad amare accorgendoci di come assegniamo valore a chi per noi ne ha.
Dall'ascesa di Mussolini alla disfatta del regime fascista: il Ventennio letto con gli occhi e la sensibilità di una donna autentica e forte, moglie del Duce e testimone di una delle pagine più importanti della storia italiana. Donna Rachele era una contadina di un piccolo paese delle colline romagnole che si trovò proiettata ai vertici del potere, accanto all'uomo più amato e odiato di quel periodo. Una donna come tante, semplice e legata alle sue umili origini anche nei momenti di massimo splendore, una donna carismatica che seppe affrontare con coraggio le circostanze più avverse. In gioventù sopportò la miseria e la fame, poi arrivarono quasi inaspettate la fama e la gloria, dalle quali tuttavia non si fece mai sedurre. La sua vita incredibile non le risparmiò nulla, né grandi gioie né tremendi dolori, eppure lei rimase sempre la stessa. La tragedia e la caduta vertiginosa, la diffamazione e la vergogna non la colsero impreparata, e unico fu il suo grande rimpianto: non essere potuta morire accanto all'uomo che aveva disperatamente amato.
Raccontare l'avventura intellettuale di Giuseppe Prezzolini raccontando la sua vicenda umana. È la sfida di questa biografia che, attraverso i cento anni di vita dell'intellettuale più originale e scomodo del Novecento italiano, rilegge i più importanti fenomeni filosofici, letterari e politici del Secolo Breve. Con Prezzolini nasce la figura dell'intellettuale moderno, immerso nelle contraddizioni della società di cui è allo stesso tempo testimone e protagonista. Le avanguardie del primo Novecento, l'esperienza della "Voce", la più importante rivista culturale del secolo, la Grande Guerra, la nascita del fascismo, la Seconda guerra mondiale, il dopoguerra: Prezzolini ha marcato la vita culturale e politica italiana sfuggendo sempre alla tentazione delle ideologie e del conformismo. È stato l'inventore di Mussolini ma si autoesiliò in America quando sentì puzza di regime; era di destra ma non nostalgico, lodò la democrazia americana ma non lo stile di vita degli Usa. Amico di Papini e Longanesi, ma anche di Amendola, Croce e Gentile, è stato il maestro di Montanelli e della Fallaci. Anarchico ma conservatore, ha fatto della libertà la sua religione e della sua vita un romanzo dove nulla è inventato.
I giornalisti possono criticare tutti, ma sono allergici all'essere criticati. È questo uno dei molti paradossi di un'informazione spesso supponente, chiusa e corporativa che difende i propri privilegi e, con la scusa degli attacchi alla libertà di stampa, pretende di non essere mai messa in discussione. Luigi Bacialli, convinto che la vecchia "umiltà del cronista" debba essere dimostrata non solo a parole ma con i fatti, traccia un ritratto ironico e irriverente dei giornalisti. Dal giovane praticante che vuole scrivere subito un fondo agli "invidiati speciali" che si imboscano per non partire, dal redattore che intervista un falso medico legale e procura all'azienda una maxiquerela a quello che infila un refuso dietro l'altro: ce n'è abbastanza per scendere dal piedistallo e ritrovare un pizzico di modestia, oltreché il senso della misura. Anche la categoria dei giornalisti, sostiene Bacialli, con i suoi eccessi, la sua permalosità e i suoi deliri di onnipotenza, deve volare più basso. Ritratto impietoso di una categoria di professionisti che per vizi e privilegi sembra molto simile a una casta.
Un testo sul rapporto Chiesa-Stato. Uno studio comparato sulla posizione della scuola cattolica nei quattro Paesi dell'Europa Centrale (gruppo Visegrad): Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria.
Il Piccolo Principe si deve leggere almeno su due piani. Uno è il piano del racconto. A prima vista potrebbe essere confuso con una fiaba, ma fatti e personaggi assumono continuamente valori simbolici che chiedono di capire qualcosa di più della realtà.
La dedica al grande amico Leone Werth stabilisce fin dall'inizio il tema generale dell'opera: i grandi non sono più capaci di vera conoscenza, ma l'amico sì; per questo Leone può capire tutto, anche i libri per bambini. E può capire che il grande segreto della vita è l'amicizia, uno dei modi privilegiati per dire amore.
Questo commento, frutto di un lavoro didattico pluriennale coordinato da "La Traccia" di Calcinate e svolto in diverse scuole statali e non statali, intende guidare giovani e adulti a penetrare dentro la ricca simbologia del Piccolo Principe, perché possa «sbocciare il cuore degli uomini».
«A capo della mia città metterò dei preti e dei poeti. Loro faranno sbocciare il cuore degli uomini»
Antoine de Saint-Exupéry
Il testo introduce in maniera approfondita e critica i fondamenti epistemologici e teorici della metodologia di tipo narrativo in psicologia della devianza: la ricerca qualitativa e le analisi dei contenuti, l'utilizzo delle narrazioni e i principali modelli di lettura dei materiali narrativi, i meccanismi di rendicontazione dell'azione deviante e la costruzione narrativa del Sé in situazione, gli aspetti tecnici e operativi dell'utilizzo dei software più idonei e le loro implicazioni. Nella seconda parte i costrutti introdotti vengono esemplificati in termini di ricerca empirica con la descrizione di un ampio studio condotto utilizzando le narrazioni di una serie di reati alla ricerca delle modalità e delle strategie di ricostruzione narrativa delle azioni devianti. I risultati, elaborati con l'ausilio del programma per analisi di informazioni qualitative ATLAS.ti, vengono discussi a diversi livelli di complessità, coerentemente con l'approccio di tipo costruzionista adottato.
Nel mirino di James Risen, premio Pulitzer e autorevole firma di The New York Times, c'è soprattutto l'asservimento alla politica della famosa agenzia di servizi segreti, che ha contribuito a stravolgere le regole della democrazia americana. In nome della lotta al terrorismo, l'amministrazione Bush ha autorizzato intercettazioni segrete senza mandato; ha disposto la registrazione e la conservazione del traffico telefonico e dei dati bancari di milioni di cittadini; ha autorizzato operazioni di raccolta di intelligence interna da parte delle forze armate; ha sorvegliato gli attivisti contrari alla guerra; ha incarcerato a tempo indefinito americani senza sottoporli a processo. All'estero ci sono state brutali tecniche d'interrogatorio, accuse di torture e massacri di civili, la creazione di prigioni segrete e la pratica clandestina delle "renditions", il sequestro di persone sospettate di terrorismo, trasferite in località nascoste al di fuori delle convenzioni internazionali. Risen sottopone a un giudizio impietoso il ruolo della CIA nella "guerra al terrore" lanciata attraverso il mondo dal presidente Bush. Rivela un maldestro tentativo per far cadere in trappola l'Iran sulla questione nucleare, spiega come l'Afghanistan è stato trasformato in un narcostato che fornisce l'87 per cento dell'eroina al mercato mondiale e ritorna sulla preparazione del conflitto in Iraq, quando l'intelligence tacque al popolo americano la verità sulle armi di distruzione di massa.
"La cosa che hanno in comune è la povertà." Ad affermarlo sono Marc Fernandez e Jean-Christophe Rampal, autori dell'inchiesta sulla città messicana di Ciudad Juàrez. Situata nello stato di Chihuaha al confine con gli Stati Uniti, dal 1993 Ciudad Juàrez è ostaggio di assassini senza volto che hanno violentato e brutalmente ucciso centinaia di donne. Ancora oggi, dopo che sono passati più di 10 anni dal ritrovamento del primo cadavere, e nonostante l'arresto di 18 persone e la condanna di 10 di loro, le autorità sono incapaci di identificare i responsabili del massacro. Peggio ancora, gli omicidi continuano al tasso sconvolgente di due vittime al mese. Ciudad Juàrez è ora considerata la capitale mondiale del "femminicidio", la Città delle Donne Morte, come la chiamano gli stessi messicani.