
Franco Alfano è stato diretto testimone della conclusione di uno degli episodi più drammatici della Repubblica: il ritrovamento del corpo di Aldo Moro, presidente della Democrazia cristiana rapito e poi assassinato dalle Brigate Rosse. Quel giorno, il 9 maggio 1978, direttore del telegiornale di una televisione privata romana, la Gbr, Alfano riuscì con la sua troupe a filmare le immagini del corpo abbandonato nel portabagagli di una Renault rossa in via Caetani a Roma, realizzando così una clamorosa e storica esclusiva mondiale. Le immagini, le uniche esistenti, furono poi messe a disposizione della Rai e fecero il giro del mondo. A trent'anni da quel tragico avvenimento, Alfano ricostruisce quel drammatico giorno, attraverso le testimonianze dirette di tutti i protagonisti, gli atti ufficiali della magistratura e della Commissione parlamentare, l'abbondante bibliografia. Che cosa accadde effettivamente in via Montalcini, dove era tenuto Aldo Moro; come fu ucciso; da chi; che cosa succedeva intanto nella sua famiglia; che cosa stavano preparando le forze dell'ordine; che cosa fecero, quando appresero la notizia, il presidente del Consiglio Andreotti e il ministro dell'Interno Cossiga; come reagirono il mondo della politica, e poi, che cosa accadde al Quirinale, in Vaticano, nella Democrazia cristiana, nel cosiddetto partito della trattativa, nel Partito socialista italiano, nei sindacati, nel mondo dell'informazione, tra i magistrati di palazzo di Giustizia?
Il 9 maggio 2008 Angelino Alfano fa il suo ingresso a via Arenula in qualità di ministro della Giustizia del nuovo governo Berlusconi. E subito si trova coinvolto nella serie di commemorazioni delle tante persone - magistrati, preti, medici, politici, giornalisti, membri delle forze dell'ordine - cadute durante la loro eroica e implacabile lotta contro la mafia: in maggio Giovanni Falcone; in luglio Paolo Borsellino, Boris Giuliano e Rocco Chinnici; in agosto Ninni Cassarà; a settembre Carlo Alberto Dalla Chiesa, Pino Puglisi, Mauro De Mauro e Rosario Livatino... Uccisi in anni diversi, ma sempre, curiosamente, nel corso della più lunga e calda stagione del Meridione italiano. "La mafia uccide d'estate" è l'autobiografia politica di un "antimafioso siciliano berlusconiano" e il racconto di un percorso che culmina nel triennio da Guardasigilli dedicato a fronteggiare tre grandi emergenze: la mafia, la lentezza dei processi e il sovraffollamento delle carceri. In questo libro, Alfano spiega come, attraverso gli strumenti della giustizia, anche la politica ha contribuito a combattere la criminalità organizzata, e ricorda quali azioni il suo ministero ha intrapreso per rendere efficiente il nostro sistema giudiziario e per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. E, in particolare, si sofferma sul tentativo di attuare una riforma costituzionale della giustizia volta a favorire un armistizio tra politica e magistratura (il cosiddetto Lodo Alfano).
Il 7 gennaio 2015 la strage terroristica nella sede del settimanale satirico "Charlie Hebdo" ha traumatizzato la Francia e scosso l'Europa. Pochi giorni dopo, il ministro dell'Interno Angelino Alfano era accanto ai suoi colleghi europei nel corteo che ha percorso le vie di Parigi per dire no alla violenza e rivendicare il diritto alla libertà di opinione e a non avere paura. La risposta delle istituzioni non poteva farsi attendere, ed era necessario che alle emozioni si sostituisse l'azione legislativa, sempre nel rispetto di un principio cardine esemplarmente espresso dall'arcivescovo di Parigi: "Nessuno identifichi qualche fanatico con una religione intera". Sotto accusa, infatti, non sono né l'Islam né le sue centinaia di milioni di fedeli, bensì quegli ideologi e adepti del terrore islamista che, per giustificare il sangue versato e le teste mozzate, si fanno scudo del nome di Dio. In queste pagine Alfano traccia la "mappa del terrore" (dalla genesi dell'autoproclamato "Stato islamico", che da mesi sconvolge l'opinione pubblica mondiale con la brutalità dei suoi attacchi militari e la macabra esecuzione di ostaggi inermi, all'attività dei nuclei di al-Qaeda, all'addestramento dei mujaheddin in Afghanistan, all'esplosiva situazione in Israele), arricchita da un glossario in cui compaiono tutti i personaggi, le organizzazioni e i concetti che alimentano la minaccia jihadista.
Nell'ultimo decennio Angelino Alfano ha servito il Paese «con disciplina e onore, come la Costituzione richiedeva e come la coscienza imponeva». Oggi ha deciso di incamminarsi verso nuovi orizzonti, riprendendosi per intero un pezzo importante di vita, fuori dal Palazzo. In queste pagine, Alfano riannoda i fili della sua autobiografia politica e l'intreccio tra storia e memoria gli consente di effettuare il bilancio di un passato recente vissuto con forte intensità. Speranze e delusioni, errori e intuizioni, dispiaceri e incomprensioni, grandi battaglie ideali che orientano scelte difficili e una campagna mediatica aggressiva che non fa vacillare le certezze ma, al contrario, le irrobustisce: tutto si tiene nel mosaico della narrazione con al centro il profondo amore per la politica che assorbe l'esistenza, unito al desiderio sincero di cambiare in meglio l'Italia. Con idee chiare e programmi concreti sarà possibile attraversare questo delicato crocevia della Storia, riappropriandosi di futuro e certezze. Per il nostro Paese, per i nostri figli, per il sogno europeo. Per ridare dignità e valore alla politica. È il messaggio affidato a questo libro, quando una stagione si è appena conclusa: occorre investire sul buonsenso. Che non è vintage.
Il romanzo in Italia racconta la storia della forma principe della modernità letteraria, affrontando i temi e le questioni che ne hanno accompagnato, in particolare negli ultimi due secoli, l’affermazione nel nostro paese. Prerogativa dell’opera è ragionare non sul “romanzo italiano”, ma sul “romanzo in Italia”, ovvero sulla declinazione di una grande forma internazionale all'interno di una singola cultura. Oltre a ripercorrere la nostra specifica storia letteraria nella sua varietà e complessità, si riflette anche sulle traduzioni e sull'influenza delle letterature straniere, e, ancora, sulla confluenza e ibridazione tra romanzo, teatro, fumetto e arti audiovisive.
Il volume affronta le principali questioni della storia del romanzo nella nostra letteratura. Tecniche della rappresentazione, poetiche, vicissitudini linguistiche, logiche dello spazio: aspetti morfologici che si affiancano a problemi storiografici, quali l’inizio del romanzo italiano e il suo rapporto con la tradizione medievale e quella cavalleresca. Ampio spazio è dedicato inoltre al fondamento materiale della forma romanzesca, dal rapporto con la cultura popolare all'incidenza delle pratiche editoriali.
Il romanzo in Italia racconta la storia della forma principe della modernità letteraria, affrontando i temi e le questioni che ne hanno accompagnato, in particolare negli ultimi due secoli, l’affermazione nel nostro paese. Prerogativa dell’opera è ragionare non sul “romanzo italiano”, ma sul “romanzo in Italia”, ovvero sulla declinazione di una grande forma internazionale all'interno di una singola cultura. Oltre a ripercorrere la nostra specifica storia letteraria nella sua varietà e complessità, si riflette anche sulle traduzioni e sull'influenza delle letterature straniere, e, ancora, sulla confluenza e ibridazione tra romanzo, teatro, fumetto e arti audiovisive.
Nel corso dell’Ottocento si ha il definitivo affermarsi del romanzo in Italia e la sua piena diffusione. Il volume, arricchito da decine di schede di romanzi, racconta il percorso che va dal capolavoro foscoliano e I promessi sposi alle prime prove di Svevo e Pirandello. Una ricchezza e una varietà di soluzioni espressive che mostrano la versatilità della forma, adattabile al racconto dell’interiorità quanto alle ampie narrazioni della vita pubblica.
Il romanzo in Italia racconta la storia della forma principe della modernità letteraria, affrontando i temi e le questioni che ne hanno accompagnato, in particolare negli ultimi due secoli, l’affermazione nel nostro paese. Prerogativa dell’opera è ragionare non sul “romanzo italiano”, ma sul “romanzo in Italia”, ovvero sulla declinazione di una grande forma internazionale all'interno di una singola cultura. Oltre a ripercorrere la nostra specifica storia letteraria nella sua varietà e complessità, si riflette anche sulle traduzioni e sull'influenza delle letterature straniere, e, ancora, sulla confluenza e ibridazione tra romanzo, teatro, fumetto e arti audiovisive.
Il primo Novecento è, anche per il romanzo italiano, tempo di edificare e di sperimentare: da Pirandello a Svevo, dalle avanguardie alle prime prove di Gadda, da Tozzi a Moravia si fa forte il bisogno di aggiornare le tecniche della rappresentazione e di restituire, nelle forme di una letteratura più permeabile alle scienze, le contraddizioni e le nuove domande della modernità. Il volume, corredato di decine di schede di romanzi, racconta questo processo, fino all'indomani della Seconda guerra mondiale.
Il romanzo in Italia racconta la storia della forma principe della modernità letteraria, affrontando i temi e le questioni che ne hanno accompagnato, in particolare negli ultimi due secoli, l’affermazione nel nostro paese. Prerogativa dell’opera è ragionare non sul “romanzo italiano”, ma sul “romanzo in Italia”, ovvero sulla declinazione di una grande forma internazionale all'interno di una singola cultura. Oltre a ripercorrere la nostra specifica storia letteraria nella sua varietà e complessità, si riflette anche sulle traduzioni e sull'influenza delle letterature straniere, e, ancora, sulla confluenza e ibridazione tra romanzo, teatro, fumetto e arti audiovisive.
Nel 1945 l’Italia esce distrutta dalla guerra, nel 1999 il secolo finisce tra la paura del Millennium Bug e l’avvento del Web 2.0. Che cosa è successo alla forma romanzo in questi decenni decisivi per la nostra contemporaneità? Il volume, corredato di decine di schede di romanzi, risponde a questa domanda con saggi monografici, percorsi tematici e sintesi storico-letterarie che danno conto delle principali trasformazioni del secondo Novecento.
Sopra al sangue di mio padre è possibile costruire qualcosa di positivo.” È questa la convinzione di Sonia, figlia di Beppe Alfano, il giornalista scomodo ucciso dalla mafia a Barcellona Pozzo di Gotto l’8 gennaio 1993. Eliminato perché aveva le prove delle attività criminali di una provincia siciliana, quella messinese, da sempre considerata quella in cui “la mafia non esiste”: tre giorni prima di morire, Alfano aveva invece consegnato alle autorità una lunga e documentata descrizione delle sue scoperte, tra cui il probabile rifugio del boss latitante Nitto Santapaola, a pochi passi da casa sua. Ma quella busta è sparita per sempre, assieme al computer, ai raccoglitori e ai taccuini con il lavoro di anni, sequestrati la notte stessa dell’omicidio e mai più restituiti. Oggi Sonia, che ha affiancato il padre nelle inchieste e vissuto accanto a lui il crescendo di minacce sempre più esplicite fino al tragico epilogo, ricostruisce quei giorni e gli anni che seguirono: l’ostracismo dei concittadini, le difficoltà finanziarie, l’angoscia di quattro processi celebrati senza giungere a una verità definitiva. Nonostante molti le abbiano consigliato “amichevolmente” di dimenticare, Sonia si è impegnata con determinazione nella lotta alla malavita organizzata, ed eletta nel 2009 al Parlamento europeo continua anche da lì la sua battaglia per denunciare una piaga che non è più soltanto italiana. Dalla stagione delle stragi fino a oggi, questo libro racconta la storia di una donna che ha avuto il coraggio di vivere una tragedia personale innanzitutto come responsabilità civile. La scelta di una fi glia che non ha mai smesso di esigere giustizia, in nome di quel patrimonio morale che il padre le ha lasciato in dono e che amavano riassumere con una massima di Gandhi: “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi vinci”.
SONIA ALFANO (Messina 1971), funzionario del Dipartimento Protezione civile Regione Sicilia, ex sindacalista ALBA, è presidente dell’Associazione nazionale familiari delle vittime di mafia e nel 2009 è stata eletta deputata al Parlamento europeo.
Una riflessione nata dall'episodio drammatico della morte di Willy Monteiro Duarte nel settembre 2020. Violenza o accoglienza, umanità o estraneità, convivenza o conflittualità: sono alternative rispetto alle quali - come scopriamo dolorosamente ogni giorno - non esistono schieramenti che si possano dare per scontati. Sta a noi scegliere da che parte stare e per cosa impegnarci. Come e in che modo l'educazione e la formazione alla vita e alla fede possono essere strumenti utili ad orientare questa scelta e contrastare il decadimento umano e sociale che sembra inarrestabile? Con contributi di Caterina Donato, Tommaso Sereni e Gianluca Zurra.
La scuola oggi viene spesso considerata un luogo destinato al mero apprendimento delle competenze, al "saper fare", anziché il luogo della cultura in cui si impara anche a diventare uomini. Eppure è dalle aule scolastiche che passa il futuro della nostra società. In queste pagine c'è la ricetta per non fallire: un metodo che tenga conto dei talenti di ogni studente, la libertà educativa come pilastro e la responsabilità come fine.
Che cosa distingue l'italiano sciolto e spregiudicato della tv di oggi dall'italiano sobrio e garbato della tv delle origini? Quali strumenti ha lo spettatore per riconoscere nella selva di programmi televisivi un linguaggio da far proprio? La televisione "fu" buona ed "è" cattiva maestra di lingua? Questo libro intende offrire un contributo alla conoscenza descrittiva dell'italiano trasmesso per televisione e delle sue differenti varietà di parlato