
Le manovre intorno a Telecom Italia, il crac della Parmalat di Tanzi, l'ascesa dei nuovi finanzieri e non solo: il libro racconta la storia sotterranea del "capitalismo di rapina". I percorsi occulti del denaro, un sottobosco poco illuminato dagli articoli dei giornali, che secondo gli autori spesso non vanno oltre i semplici verbali d'interrogatorio o le intercettazioni telefoniche. Gli autori seguono le tracce dei soldi, entità resa ormai sempre più astratta, tra conti bancari e giochi di sponda in Borsa, fino a ipotizzare complicità ad altissimo livello nelle grandi banche, nelle istituzioni, nel mondo politico, nelle autorità di controllo. Un'affollatissima galleria di personaggi: Fazio, Fiorani, Ricucci, Coppola, Gnutti, tutti finiti sotto i riflettori dei media per effetto delle inchieste giudiziarie, alle cui spalle vive e lavora una folla di banchieri, avvocati, fiduciari. Sono loro a essere definiti come i gran sacerdoti del capitalismo di rapina.
Dopo il 1989, con il superamento del mondo diviso in blocchi, ci si aspettava il trionfo della democrazia. E invece assistiamo al trionfo di un capitalismo in pieno delirio di onnipotenza, cui fa da contraltare la ritirata dello stato democratico: graduale distruzione del welfare, abbandono delle lotte per i diritti, crescita esponenziale delle diseguaglianze. A un secolo dalle guerre mondiali, l'attacco scatenato da Putin il 24 febbraio 2022 sembra aver riportato il mondo sull'orlo di un nuovo conflitto globale. E altre tragedie si stanno consumando intorno al nodo irrisolto tra Israele e Palestina. Poco o nulla del contesto odierno, tuttavia, ha a che vedere con il mondo del passato; e non si possono interpretare gli eventi odierni appellandosi a vecchie categorie. L'invasione dell'Ucraina, ad esempio, va considerata come una conseguenza della globalizzazione fuori controllo e si inserisce nel filone delle 'nuove guerre', che vedono protagonisti - insieme alle forze armate tradizionali - mercenari, terroristi, mafiosi e nelle quali la logica privatistica del mercato si fa gioco delle ideologie. Il tempo è quasi scaduto: le democrazie devono riprendere terreno sul 'capitalismo di sangue', consapevoli del fatto che una guerra globale renderebbe inutile il capitalismo stesso.
"Il capitalismo va verso il tramonto non per le contraddizioni che il marxismo ha creduto di trovarvi, ma perché l'economia tecnologica va emarginando l'economia capitalistica." In questo nuovo libro, alla luce della crisi economico-finanziaria che ha travolto l'Europa e l'Occidente negli ultimi anni, Emanuele Severino analizza il declino dell'intera tradizione occidentale - colto in primo luogo come declino della politica, del cristianesimo e di tutte le religioni monoteiste, come ieri del socialismo reale -, svelandone la trasformazione più radicale: il passaggio da una globalizzazione economica a una globalizzazione tecnica. Ed è questa la ragione per cui, secondo il filosofo, è da escludere che la crisi attuale, per lo più considerata nell'ambito del libero gioco del mercato, possa essere risolta semplicemente attraverso un risanamento di tipo economico, morale, religioso o politico. In forte polemica con un'esclusiva soluzione di rigore e austerità, l'autore riflette sulla situazione dell'Unione Europea e sulle ambizioni dei suoi leader, offrendo una lettura inedita della crisi del vecchio continente e delle sue falle economiche.
Una raccolta di dichiarazioni di Matteo Salvini da giornali, radio e tv, comizi e canali social. Una scoppiettante biografia politica dagli anni Novanta a oggi con le sue ossessioni, politiche e non, le sue mirabolanti giravolte, e i segreti della spregiudicata strategia comunicativa del Capitano.
Molti anni a percorrere imprese di ogni tipo e restare con l'impressione di aver incontrato al vertice capi che non ti hanno lasciato quasi nulla. Non tutti, per fortuna. E non sempre. Ma il rimpianto resta: per tante occasioni perse e quell'amaro in bocca a masticare incontri vestiti di arroganza e rapporti in cui il potere parla solo di distanza o di insistito disinteresse. Qui si tirano le fila di un discorso costruito intorno al vizi (capitali) di un management in difetto di anima e rincorrendo l'illusione di perdute virtù civili e sociali. Se ne parla col dovuto mix di cattiveria e nostalgia, a smorzare il cinismo cui costringerebbe l'esperienza. E per non annoiare si mescola il discorso, che ambirebbe a essere "alto", con racconti che sanno di sberleffo e di ironica presa di distanza.
Senza il pizzo non ci sarebbe la mafia. L'analisi di un fenomeno eloquente, che racconta dall'interno come Cosa Nostra, con feroce competenza, muove i suoi tentacoli nella società civile. È la più antica attività della mafia. Ponte privilegiato con l'economia legale e la politica, sistema basato su un'eccezionale organizzazione sul territorio: è il racket, il "pizzo". Uno strumento di controllo criminoso, in cui sono coinvolti attori di tutti i livelli, dal piccolo commerciante che corre a "mettersi a posto" prima ancora di ricevere minacce, all'imprenditore del Nord che arriva in Sicilia, partecipa alla spartizione degli appalti pubblici e versa regolarmente la cosiddetta "tassa Riina". Ripercorrendo la storia di Maurizio de Lucia, il magistrato che più di ogni altro ha indagato il fenomeno, questo libro svela le strutture gerarchiche, il linguaggio e le prassi di un sistema delinquenziale di impressionante complessità; ma racconta anche i segnali di rivolta che arrivano dalla Sicilia, da Palermo, a dimostrazione del fatto che la lotta al racket può cominciare solo da lì, dalla terra in cui la mafia affonda le proprie radici e continua a esercitare quasi incontrastato il proprio potere.
Lorenza Foschini sfi ora emozionata il liso cappotto appartenuto a Marcel Proust, scovato in un cartone dei fondi del Museo Carnavalet di Parigi, in capo a una ricerca volta a ricostruire il mondo degli oggetti dei quali l’autore della Recherche si circondò in vita. Il cappotto, in cui Proust si è avvolto per anni, anche mentre scriveva, è il pezzo più signifi cativo e raro, e la Foschini propone al lettore un’elegante e avvincente investigazione dei paesaggi proustiani: dimore, rapporti, conflitti, sentimenti e riflessioni, persone e carte perdute e ritrovate. Dietro gli oggetti si anima una galleria di personaggi, rappresentati anche in una serie di rare fotografi e. Sono coloro che hanno contribuito a tramandare la memoria di uno dei massimi scrittori del Novecento e a rendere più comprensibile il libro della sua vita: il raffi nato bibliofilo Jacques Guérin, il rigattiere e collezionista inconsapevole Werner, l’ombroso fratello medico di Marcel, Robert, e l’acida moglie di costui, Marthe. Di tutti, viene ricostruita in queste pagine la straordinaria e talora involontaria avventura all’ombra di un capolavoro e del suo grande protagonista.
Che sia un esserino urlante di pochi chilogrammi,un tornado di 3 anni o un bambino che si affaccia alla scuola primaria, un figlio mette continuamente alla prova. E chiede di essere guidato, indirizzato, contenuto, amato. Questo libro è per tutti i genitori pronti a spendersi nell'avventura educativa: un manuale pratico, ricco di esempi e consigli, che tiene conto delle diverse età del bambino, per mettere in atto stili educativi che permettano una crescita in famiglia sana e serena.
"lo spero che tu conserverai le mie precedenti lettere in modo ch'io alla fine del film possa avere una specie di diario del film stesso...". È il 29 luglio 1960, il sesto giorno di riprese de "La ciociara" e Vittorio De Sica scrive una lettera a sua figlia maggiore, come farà quasi ogni giorno fino a film finito. Oggi Emi raccoglie in questo libro il ricco epistolario di suo padre dal set di quattro film: "La ciociara" (1960), "Ieri, oggi, domani" (1963), "Matrimonio all'italiana" (1964), "I girasoli" (1970). Avremo così il privilegio di conoscere le cronache di lavoro di un maestro del cinema: scopriremo i suoi entusiasmi, i momenti di stanchezza, di insicurezza, i problemi sul set, il suo rapporto con gli attori. Da una giovane Sophia Loren, di cui intuirà pian piano il talento e la disciplina, ai non professionisti ingaggiati sul posto. Scritte in modo personalissimo, ironico, affettuoso, queste lettere permettono di seguire in presa diretta un modo di fare cinema rimasto mitico.
Cosa significa essere femminista oggi? Per prima cosa reclamare la propria importanza, di individuo e di donna insieme; reclamare il diritto all'uguaglianza senza se e senza ma. E cosa significa essere una madre femminista? Non smettere di essere una donna, una professionista, una persona, e condividere alla pari la responsabilità con il proprio compagno. Mostrare a una figlia le trappole tese da chi la vuole ingabbiare per mezzo della violenza, fisica o psicologica, in un ruolo predefinito, e spiegarle che quel ruolo non ha nessun valore reale e che potrà scegliere di essere ciò che vorrà. Farle capire che la sua dignità non dipende dallo sguardo e dal giudizio degli altri e che la sua realizzazione non dipenderà dal compiacere quello sguardo. E significa soprattutto insegnarle che l'amore è la cosa più importante, ma che bisogna anche capire quando è il caso di battersi contro l'ingiustizia. Adichie ha scritto un intenso pamphlet sotto forma di lettera, con uno sguardo confidenziale eppure politico. La sua voce, che sa essere intima e allo stesso tempo universale, ha saputo dare vita a un manifesto necessario in un presente in cui dobbiamo imparare a vivere la differenza per poterci ancora dire umani.
Sono passati più di cinquant'anni dalla pubblicazione di Lettera a una professoressa, ma nessuno ha mai risposto agli studenti che l'hanno scritta a Barbiana. A parte importanti e significativi articoli e saggi, non esiste una lettera di risposta ufficiale e completa. Così Marco Pappalardo ha provato a rispondere in queste pagine: quasi fosse un testo a fronte, dopo ogni paragrafo della lettera originale si trovano le sue riflessioni. Certo, l'autore è figlio di un altro tipo di scuola, ma crede che gli studenti di Barbiana e le loro parole, con gli insegnamenti di don Milani, abbiano moltissimo da dire oggi. Questo lavoro nasce dall'esperienza di ascolto che da anni Pappalardo vive a scuola con gli alunni, dalle loro mille e varie domande, dai tanti temi scritti e letti, dai dialoghi in aula, nei corridoi, sui social. Non sempre si hanno le risposte, sicuramente non quelle pronte o per l'occasione, però si cerca di ascoltare, di dedicare tutto il tempo necessario, di dare a ciascuno lo spazio richiesto, di "essere- scuola tra passione per lo studio e per la vita.