
È possibile coniugare i modelli teorici e clinici della psicoterapia familiare con quelli della psicodinamica? Gli autori, forti di una doppia formazione sistemica e psicoanalitica, costruiscono un modello clinico e interpretativo complesso, in grado di integrare il paradigma sistemico con alcuni fondamentali costrutti della psicoterapia psicoanalitica, indicando una serie di procedure operative concrete. Vengono affrontati i temi della presa in carico individuale e della costruzione dell’alleanza terapeutica, suggerendo l’uso di una lente bifocale che consente di alternare nel ruolo di protagonista ora l’individuo, ora la sua storia familiare. L’attenzione si centra sulla ricerca di rimandi tra le caratteristiche individuali del paziente, la storia dei legami nella famiglia d’origine, le strategie che improntano i suoi stili relazionali attuali e la riedizione di tali modelli all’interno della relazione terapeutica.
Invecchiamento della popolazione, crescita delle patologie croniche e aumento dei costi sanitari sono tra le principali cause delle difficoltà che il SSN si trova ad affrontare. A esse si aggiungono un processo di sottofinanziamento presente da oltre un decennio, inefficienze organizzative croniche e la progressiva riduzione del personale sanitario. Problemi urgenti, che richiedono una rinnovata collaborazione tra gli attori pubblici e privati che oggi fanno funzionare l'assistenza sanitaria. Tra questi, un ruolo rilevante è svolto dalle organizzazioni di Terzo settore, che sono tuttavia trascurate dal dibattito pubblico e dai processi di policy making. Sviluppando una riflessione sulle disuguaglianze di accesso ai servizi sanitari, sui soggetti in povertà sanitaria, sul contributo del Terzo settore sanitario nell'area del disagio sociale, il volume si concentra proprio su queste realtà, valorizzando anche le informazioni raccolte da oltre un decennio dall'Osservatorio sulla Povertà Sanitaria di Fondazione Banco Farmaceutico ETS.
«Sono orgoglioso di aver fatto tutto il mio dovere a favore della patria e di non appartenere a quel gruppo di traditori che, nonostante il giuramento solenne prestato all’inizio della carriera, si è poi volto all’obbedienza di una loggia massonica segreta che certamente è la responsabile di tutti i depistaggi avvenuti nel corso e a seguito delle varie stragi».
Dopo la strage di piazza Fontana a Milano (12 dicembre 1969), il paese prese consapevolezza dell’esistenza di una «strategia della tensione» che mirava a erodere le basi dello Stato democratico. Da quel primo attentato fu un susseguirsi di eventi sanguinosi, mai chiariti fino in fondo: dalla strage di Peteano a quelle di Ustica e di Bologna. Questi eventi non solo hanno destabilizzato fortemente la convivenza civile, ma hanno pure condizionato la storia del paese fino ad oggi. Di queste vicende parla con grande chiarezza il generale Pasquale Notarnicola, ai vertici del SISMI (Servizio di sicurezza militare) dal 1978 al 1983. Nelle sue memorie, oggi pubblicate per la prima volta, ricostruisce dall’interno una pagina tragica della storia italiana. Per molti anni, i processi per definire le responsabilità hanno visto una sorprendente alternanza di assoluzioni e condanne, tra depistaggi, falsificazioni e omissioni, dando all’opinione pubblica l’impressione che non si potesse mai arrivare alla «verità». Ma le inchieste sono proseguite e, anche grazie alle testimonianze di servitori dello Stato come Notarnicola, molte responsabilità sono state chiarite. Oggi infatti sappiamo che l’obiettivo della strategia della tensione non era ricostituire uno Stato autoritario, ma delegittimare il Partito comunista per impedirgli di avvicinarsi al governo, accusandolo di essere responsabile del caos che stava colpendo il paese. Inoltre, abbiamo certezza che i vertici dei servizi segreti e gruppi neofascisti come Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale e i NAR hanno intrecciato la loro attività eversiva con quella dei Servizi segreti di alcuni paesi stranieri, delle Forze armate, del mondo politico e di organizzazioni internazionali come la loggia massonica P2, con i suoi ulteriori e oscuri intrecci con la criminalità organizzata. Il generale Notarnicola entra nelle pieghe più oscure di questi intrecci con la sua esperienza diretta, a tratti sconvolgente per il livello intricato di infiltrazione nei gangli vitali dello Stato da parte della P2 e del suo capo, Licio Gelli. Tuttavia, secondo Notarnicola, Gelli era solo la pedina di un sistema più grande e a lui superiore, così potente da ostacolare il generale nella sua attività investigativa, ostracizzarlo, depistarlo, per allontanarlo dalla verità. Angelo Ventrone – storico e studioso dei fenomeni eversivi nel nostro paese – ha ascoltato Notarnicola come testimone diretto di una stagione terribile, che tarda a farsi storia ma che deve essere portata alla luce perché la vita democratica possa proseguire senza ombre.
Pasquale Notarnicola
Pasquale (Lino) Notarnicola (1930-2021) nel 1951 entra all’Accademia militare di Modena, per proseguire il suo percorso alla Scuola di applicazione di Torino e poi essere assegnato al Reggimento Lancieri di Novara. Frequenta la Scuola di guerra a Civitavecchia e in seguito viene chiamato presso lo Stato maggiore dell’esercito, a Roma. Dal 1978 al 1983 è al SISMI, prima come responsabile della Prima Divisione e poi come coordinatore di tutte le divisioni operative. Promosso generale di Brigata, lascia il SISMI e torna al comando della Brigata di Cavalleria Pozzuolo del Friuli. Successivamente diventa generale di Divisione. Ha sempre collaborato lealmente con la magistratura e le Commissioni parlamentari d’indagine.
Quando nei primi decenni del secondo Novecento la pedagogia era ancora impegnata nel definire la propria identità di sapere, Edda Ducci era appena uscita dagli studi di filosofia teoretica e si apprestava ad entrare nel complesso logos del sapere pedagogico. Nonostante il sospetto dei pedagogisti, timorosi di una indebita colonizzazione filosofica, l'autrice stava per intraprendere una strada, quella del dialogo, che la porterà negli anni ad una singolare interpretazione del rapporto filosofia-pedagogia. Per l'autrice è sempre stato chiaro che la «pedagogia è un contenitore troppo vasto» e che la differenza non consiste soltanto nel considerare l'uomo come oggetto o soggetto, ma piuttosto come l'esplicitarsi di due possibilità: l'una sostiene il sapere circa l'oggetto/soggetto; l'altra mira al costituirsi di una dialettica costantemente alimentata dalla simbiosi tra sapere e modo di essere del soggetto/oggetto. Perciò la filosofia dell'educazione di Edda Ducci non è vista come techne, ma come qualcosa che imprime un suo sigillo ad una praxis che pensa e vive la persona come un "al di là" dell'oggetto.
ZI genitori dovrebbero essere più autoritari o condiscendenti? Privilegiare il rendimento o il tempo da trascorrere assieme ai figli? I concetti di «madri-tigre», «genitori-elicottero» e «generazione-fragola» simboleggiano diverse modalità educative del nostro tempo. Hsin-Ju Wu e Anselm Grün mettono a confronto le concezioni educative dell’Oriente e dell’Occidente. La convinzione che anima entrambi è che i figli hanno bisogno di un chiaro orientamento per affrontare la sfida di crescere e di sviluppare una personalità matura.
"Tra me e il mondo" è una lettera che l'autore scrive al figlio Samori nel giorno del suo quindicesimo compleanno. Coates racconta: la storia della sua infanzia nella parte sbagliata di Baltimora, della paura delle strade e delle gang, della scuola, della violenza, della polizia. Vincere questa paura, la paura di perdere il proprio corpo, diventerà lo scopo della sua vita. Per la prima volta la ricostruzione della storia americana riparte da zero; e riparte proprio da Ground Zero - dove ben prima del crollo delle torri gemelle c'era la sede del mercato degli schiavi della città di New York - per arrivare alle continue uccisioni ingiustificate di neri da parte della polizia, una violenza che diventa in questo racconto la storia universale del razzismo. Questo è un libro da cui nessuno uscirà indenne.
Dalla libertà degli antichi a quella dei moderni, dall'uomo religioso arcaico a quello politico: è un viaggio di due millenni che Vernant propone in questo volume, in cui analizza le trasformazioni epocali della politica e dell'immaginario.
Semplici e "complicate". Storie di vita familiare ascoltate e raccolte da don Stefano (sacerdote e psicologo) durante la sua esperienza tra la gente, tra moglie e marito, tra ex moglie e marito, tra figli e genitori, tra figli voluti e mai arrivati o altri non desiderati abbastanza. Uno spaccato di esperienze nel quale riconoscersi e riflettere, dove la famiglia è guardata attraverso l'esperienza della fragilità umana e non sotto la lente dell'analisi sociologica.
Il crinale tra pedagogia e didattica costituisce una frontiera sensibile agli avanzamenti e alle innovazioni che si registrano sul versante della cultura educativa. Su questo sfondo si colloca la ricerca sottesa ai saggi che costituiscono il volume che è la testimonianza concreta di un impegno che continua tra pedagogia e didattica in termini di riferimenti culturali, strategie e logiche d'azione.
Come arriva una persona a valutare ciò che è bene e ciò che è male? Cosa la motiva a perseguire ciò che ha riconosciuto come bene anche in assenza di un «controllore» e quando ciò comporta una rinuncia? Nel volume si argomenta come non sia possibile indagare gli aspetti psicologici che intervengono nelle questioni sollevate da questi interrogativi senza tener conto che essi coinvolgono la prospettiva filosofica e antropologica da cui ci si muove nell'abbordarli. Nella visione cristiana, l'uomo è miscuglio di polvere e soffio: incessante spinta al superamento di sé nella ricerca di un approdo per il desiderio di infinito che si scopre dentro e, al contempo, costantemente alle prese con il suo limite e la sua precarietà.
Questo volume tratta la transizione del regime, ovvero il passaggio da un modello di democrazia ad un altro. Il cambiamento politico italiano risulta schiacciato tra le pressioni che il processo di integrazione europea e di modernizzazione del paese continuano a generare. La forma istituzionale che continua ad organizzare la politica italiana non corrisponde più alla realtà: i partiti sono stati costretti a cambiare così come i governi hanno dovuto realizzare politiche pubbliche innovative ma non si è verificato un cambiamento istituzionale coerente con il nuovo modello di democrazia bipolare.
Il volume mette a tema lo sviluppo storico e la configurazione attuale del secondo ciclo del sistema italiano di istruzione e formazione, dei suoi attori e delle pratiche che in esso si realizzano.
Il punto di sta didattico è quello più adatto a illuminare il secondo ciclo dal di dentro, cioè dal vivo dell'azione che vi si svolge. Al termine del percorso, l?autore indica quei punti che possono essere considerati acquisizioni mature e quelli che, in base all'analisi svolta, appaiono essere i nodi problematici e le prospettive di azione che possono favorire un continuo rinnovamento del sistema.