
Può il vangelo ispirare la chiesa e la società nel ripensare la donna e la sua originalità? Lo sguardo di Gesù dà visibilità alle donne che incontra, così poco visibili e così fraintese quando le lenti con cui si guarda al mondo sono esclusivamente quelle del punto di vista maschile. Con lucida ed equilibrata analisi, grazie a una profonda conoscenza della Scrittura, nei testi qui raccolti l'autrice illumina la ricchezza di una vocazione cristiana vissuta al femminile, con tutto il suo spessore di esperienza, di conoscenza di Dio e della carne degli esseri umani.
Gli interventi pubblicati in questo volume "in ascolto della teologia" e "in ascolto delle scienze umane" sono un contributo alla comprensione di una tematica, quella dei "segni dei tempi", che è stata in auge negli anni intorno al Concilio Vaticano II, ma che solo alla fine del secolo scorso è diventata oggetto di riflessione e di studio in riferimento alla catechesi e all'evangelizzazione. Hanno affermato i Vescovi alla XIII Assemblea ordinaria: «La "nuova evangelizzazione" chiede alla Chiesa di saper discernere i segni dello Spirito all'opera, indirizzandone ed educandone le espressioni, in vista di una fede adulta e consapevole».
In un mondo segnato dalla fretta e dalla superficialità, leggere pagine sulla contemplazione può essere un gesto controcorrente. E se sono pagine scritte da uno dei più celebri scrittori del Novecento, tale scelta sarà ripagata dalla scoperta di una profondità intellettuale di cui la piattezza di certa cultura contemporanea nemmeno sospetta l'esistenza. Mentre scriveva questi testi, Thomas Merton, il bohémien marxista diventato trappista, viveva ancora la scoperta della propria interiorità alla luce del mistero cristiano. E riversava in questo libro la ricchezza della propria meditazione sul senso della contemplazione: «La profonda, penetrante visione di una verità che ne abbraccia tutti gli elementi essenziali in un unico colpo d'occhio». A questo sono chiamati tutti i credenti: non solo frati, suore, preti o monaci, ma anche chi abita a Harlem o la casalinga presa dalle proprie faccende - sostiene il trappista americano. Contemplare vuol dire vedere Dio attraverso un'infinità carità che ci restituisce il dovere di un amore altrettanto infinito per ogni creatura. La contemplazione non è sinonimo di «raffinato estetismo spirituale» bensì la possibilità di «trovare Dio per vie ignote e impercettibili». In altre parole, resistere alla «bancarotta spirituale» dei tempi moderni. Leggere Thomas Merton, «un straordinario americano» secondo papa Francesco, vuol dire iniziare un viaggio verso la verità di Dio, il quale si nasconde (anche) dentro di noi.
Nel 2015 è stato indetto da Papa Francesco l’anno della misericordia. Questo tema, che traduce e interpreta la benevolenza, l’amore, la benignità, la grazia e la clemenza, secondo il termine ebraico hesed, è centrale nell’esperienza cristiana. Esso è altresì fondamentale nelle diverse rappresentazioni cristiane. Centrale è la dimensione umana del messaggio, restituito con innegabile intensità nell’arte.
Il presente volume prende le mosse da un lavoro di ricerca accademico della scuola di alta formazione di arte e teologia della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, sezione San Luigi che, in collaborazione con la fondazione culturale San Fedele di Milano, ha riguardato lo studio di figure e rappresentazioni della misericordia nell’arte, letta nella molteciplità della sue espressioni: dall’arte visiva, all’architettura, al cinema.
I discorsi raccolti in questo volume mirano a lasciare una porta aperta sul dialogo, così che l'incontro con l'altro non diventi motivo di scontro, ma al contrario occasione di confronto. Infatti, chi si pone dalla parte della fede può incorrere nel rischio di ritenersi depositario di una verità che non può mai essere messa in discussione. Ma in tal caso che senso avrebbe il dialogo? Risulterebbe superfluo ed inefficace. Certamente per un cristiano la verità è Gesù Cristo, ma il cammino per giungervi non è dato una volta per tutte. L'approccio alla verità non può che essere graduale: «Veritas indaganda est».
Il manuale del Tanquerey si compone di una «Introduzione» sui fondamenti della teologia ascetica e mistica, per poi sviluppare nella «Parte Prima» i principi della vita spirituale cristiana e nella «Parte Seconda» un'esposizione ordinata del progresso della vita cristiana. L'opera non è un manuale, bensì, un "compendio-, ossia un sunto sufficientemente completo ma breve dei termini di ogni questione e di ogni argomento. Il suo scopo è offrire un promemoria immediato dell'essenziale da sapersi, sia nel campo dell'ascesi cristiana, sia dell'abbandono alla grazia nella vita mistica. Come ogni realtà di questo mondo il Compendio porta le tracce del suo tempo. Ma i suoi pregi si sono fatti oggigiorno piuttosto rari. L'idea di progresso, di lotta, la fiducia autentica nella grazia e nei mezzi ordinari per avvantaggiarsene, nonché il coraggio della complessità contro ogni riduzionismo semplicista. Per non parlare di un diffuso senso della presenza costante della luce di Dio nel cuore dell'uomo. In tal modo anche ciò che sembra scolastico o estrinseco viene recuperato all'esperienza diretta delle anime che prendono sul serio l'appello alla santità. Il dogma mostra in tal modo tutta la sua potenzialità di ermeneutica dell'esperienza credente, ove ortodossia e orto-patia si compenetrano e sostengono vicendevolmente.
Nell'Oriente ortodosso il primo tentativo di sistematizzazione dei sacramenti della Chiesa è stato il trattato di Dionigi Areopagita sulla gerarchia celeste, ma solo nel XVII secolo la dottrina entra dapprima nei «libri simbolici» e poi nei manuali di teologia in uso nei seminari. Solo alla fine del XIX e nel XX secolo la teologia ortodossa comincia a liberarsi dalla concezione del mondo latino medioevale e riconduce la riflessione sui sacramenti nell'alveo del pensiero dei Padri. Le azioni sacre in cui il fedele riceve la grazia dello Spirito Santo schiudono davanti alla persona la realtà di un altro mondo e contribuiscono alla sua rinascita spirituale. Come ha scritto Nicola Cabasilas, «attraverso i santi misteri, quasi finestre, il sole di giustizia entra in questo mondo tenebroso, mette a morte la vita secondo il mondo, e fa sorgere la vita sovramondana».Questo volume si sofferma su: battesimo, cresima e consacrazione del crisma; eucaristia; penitenza (confessione); ordinazione ai ministeri sacri (vescovo, sacerdote, diacono) e consacrazione per i servizi liturgici (lettore, suddiacono); estrema unzione; matrimonio; professione monastica; sepoltura (funerale) e altre forme di commemorazione dei defunti; consacrazione del tempio; benedizione dell'acqua; funzioni di supplica per varie necessità.
Dice drago, l'uomo del Medioevo, e dice orrore: simbolo di malvagità, creatura delle tenebre, bestia immonda contro cui non ce scampo né salvezza, se non invocando la protezione celeste. L'arcangelo Michele, a capo delle schiere celesti, combatte contro «il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana» nel celebre racconto dell'Apocalisse. Una lotta rinnovata, sulla terra, da san Giorgio, modello per tutti i cavalieri cristiani. Ma anche da un religioso come papa Silvestro, o da eroine come Marta di Betania e Margherita d'Antiochia... Storie e leggende che fanno parte dell'immaginario medievale. Insieme a quelle che parlano del grifone, della chimera, del basilisco, attingendo alle Sacre Scritture e rielaborando i miti antichi. Un mondo fantastico, illustrato nei codici miniati, scolpito nei chiostri monastici, dipinto a vivaci colori sulle pareti delle chiese.
Che cosa rende ogni essere umano unico e irripetibile? Che cosa gli appartiene così intrinsecamente che niente e nessuno potrà mai strapparglielo? Che cos'è e come può essere definita la dignità di una persona? Esiste una morte "dignitosa"? Intorno a queste e ad altre domande sulla vita umana, la modernità appare lontana dalla religione, quando non in aperto dissidio con la sua morale. Eppure, scrive Spaemann, «la dignità non è una qualità biologica dell'uomo. La dignità è il fondamento dell'uomo, spiega l'esistenza di diritti e doveri, della libertà e della responsabilità. La dignità ha in sé qualcosa di trascendente, di sacro, di religioso, perché solo "rappresentando" l'Assoluto l'essere umano possiede ciò che chiamiamo "dignità"». Dal "diritto" di morire all'esistenza dell'anima, dal legame dell'amicizia alla dimensione della felicità, dall'amore alla sessualità, Spaemann sottopone la modernità a una critica paziente, stimolante, costruttiva, andando al fondo della ricerca di senso che tocca tutti noi, con un linguaggio di encomiabile limpidezza.
Bruno Maggioni rappresenta una delle figure di spicco nel panorama dell'esegesi italiana. La sua ampia produzione contempla contributi di carattere pastorale, ma pure preziosi saggi scientifici. A distanza di qualche anno la loro lettura mostra ancora la robustezza del suo pensiero e l'attualità dei temi trattati. Leggere i suoi saggi è sempre un utile esercizio di come l'esegesi s'interroghi in profondità sui testi, ma giunga a conclusioni teologiche che toccano la vita cristiana. C'è una chiave di lettura del Quarto Vangelo? Che cosa si può dire a proposito dei ministeri nel tempo del Nuovo Testamento? Che cosa significa amare il prossimo? Come si delinea la ricerca di Gesù nel Vangelo di Giovanni? Quale dialettica tra fede e incredulità nel Vangelo di Marco? Il Nuovo Testamento parla del Dio trinitario? A queste e altre domande rispondono i saggi esegetici qui ripubblicati per venire incontro al desiderio di leggere testi altrimenti ormai difficilmente reperibili.
I personaggi della Bibbia si affannano e lavorano, s'innamorano e combattono, mentono e tradiscono, uccidono e vengono uccisi, desiderano e sognano, mangiano e si emozionano: sono, dunque, come gli uomini e le donne di ogni tempo e di ogni luogo, di ieri e di oggi, chiamati a fare i conti con la fragilità dell'essere umani. Questa è la chiave di lettura con cui Brunetto Salvarani ci presenta alcune figure del libro sacro agli ebrei e ai cristiani. Nelle sue pagine incontreremo la paradossale riluttanza del profeta Giona, le fatiche di Noè, l'ansia febbrile del patriarca Giacobbe, la solitudine ferita di Giobbe, lo sguardo perso nel vuoto di Qohelet/Salomone, le delusioni a ripetizione di Gesù e i tormenti dei primi cristiani. In un percorso che mescola l'antica sapienza della Bibbia e la nostra odierna condizione esistenziale, guarderemo alla Sacra Scrittura come un lungo, lento e faticoso esercizio a riconciliare l'umanità con la propria debolezza, la propria finitezza, le proprie cicatrici. Senza scansarle. Senza trovare rifugio in universi consolatori, in comodi ma improbabili Dio-tappabuchi, cercando di accettare i nostri limiti.
All'avvicinarsi del Sinodo dei Giovani dedicato alla vocazione, l'insegnamento di Madeleine Delbrêl (1904-1964) aiuterà ognuno a trovare la propria vocazione. La vocazione secondo Madeleine Delbrêl è un desiderio di fedeltà totale al Vangelo. Convertitasi all'età di 19 anni, ella ha voluto restare laica, dedicando tutta la sua vita agli altri. Queste pagine propongono un itinerario che parte dai testi della grande mistica francese in cui il suo esempio vocazionale, insieme a quello di una quindicina di altre, appare quanto mai originale ed estremamente attuale per i giovani di oggi. Una luce che richiama numerose nuove vocazioni.