
La divinizzazione dell'uomo è una delle tematiche che suscitano interesse nel panorama teologico odierno. I Padri Cappadoci ne parlarono già diffusamente arricchendo lo sfondo culturale, storico e teologico del IV secolo. Basilio di Cesarea, concludendo la presentazione della storia della salvezza dal punto di vista divino, nelle sue Regulae fusius tractatae afferma: «[a Dio] non è bastato restituire semplicemente alla vita quanti erano morti, ma ha anche fatto loro dono della dignità divina».
Il presente volume contiene due inediti in lingua italiana di due autori che hanno fornito un contributo all’approfondimento della riflessione filosofica e teologica sull’essere personale dell’uomo: Karol Wojtyla e Paul Ludwig Landsberg. Gli altri saggi costituiscono una prima raccolta del lavoro che un gruppo di giovani ricercatori e di docenti universitari di diversi Paesi (Brasile, Cile, Messico, Perù, Polonia, Svizzera, Belgio, Italia) sta svolgendo da diversi anni su questioni antropologiche e personologiche fondamentali. Si tratta quindi di un primo frutto di un lavoro comune. La peculiarità e l’organicità dei diversi contributi è garantita sia dal metodo di lavoro in cui l’amicizia e la comunione diviene intelligenza, sia dalla linea metodologica che è stata abbracciata e assunta e che intende proseguire l’antropologia e la personologia che nel secolo scorso è stata inaugurata da autori quali Romano Guardini, Edith Stein, Henri de Lubac, Karol Wojty?a, Hans Urs von Balthasar.
Il lavoro è un tema che appare sempre più attrarre gli studi filosofici. In particolare, emerge oggi la tendenza a non valutare il lavoro solo dal punto di vista del risultato e in termini di efficienza. Vi alludono già un insospettato F. Nietzsche (Così parlò Zaratustra), per il quale il lavoro può divenire un agire perfettivo (praxis teleia, in Aristotele) un bene e un fine, e non solo mezzo: «cercasi lavoro per un salario: in ciò tutti gli uomini sono uguali; per tutti il lavoro è mezzo e non fine in sé [...]. Esistono però uomini rari che preferiscono morire, piuttosto che mettersi a fare un lavoro senza piacere di lavorare: sono quegli uomini dai gusti difficili, di non facile contentatura, ai quali un buon guadagno non serve a nulla, se il lavoro stesso non è il guadagno dei guadagni». A Nietzsche si aggiunge Ch. Péguy (Il denaro): «un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice ad un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta [...]. Non occorreva fosse ben fatta per il salario, o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone, ma essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura [...]. Un assoluto, un onore, esigevano che quella gamba di sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia che non si vedeva doveva essere lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano». È chiaro però che il fine in sé non è tanto il lavoro, in quanto ben fatto, ma il retto amore verso sé stessi, quando ci si mette in gioco, nel lavoro ben fatto al servizio degli altri. Il lavoro è formativo della persona. In occasione del 500º anniversario della Riforma protestante, il Convegno The Heart of Work (Roma, 19-20 ottobre 2017), organizzato dalla Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce e dal centro di ricerca Markets, Culture and Ethics, ha cercato di approfondire l'idea cristiana del lavoro professionale. Con gli scritti raccolti in questo secondo volume degli Atti del Convegno The Heart of Work si vuole offrire un contributo filosofico allo sviluppo di un'anima del lavoro professionale. In vari contributi del volume emerge la figura di san Josemaría Escrivá (1902-1975), che ha indicato nella santificazione del lavoro il cardine della santità nella vita quotidiana. Emerge la presenza della stessa theoria, nell'esercizio del lavoro, che già Aristotele preconizza, quando include la tekne tra le virtù intellettuali (dianoetiche): la possibilità di ideare e contemplare il progetto dell'opera, prima ancora della sua realizzazione. La "contemplazione" nel lavoro si può poi sviluppare ed estendere in diversi ambiti, ivi quello religioso.
In queste pagine l’Autore espone in modo sintetico i termini di un dibattito, antico quanto attuale, su un argomento di vitale importanza: l’eutanasia.
Prima vengono offerti dei cenni storici, poi vengono passate in rassegna le motivazioni a favore, le posizioni delle Scienze umane e, infine, i pronunciamenti del Magistero ecclesiale.
Con la prefazione di Gualtiero Bassetti
Il libro nasce dal desiderio dei giovani di Azione cattolica di tutto il mondo di offrire un contributo di riflessione e narrazione al Sinodo su I giovani, la fede e il discernimento vocazionale.
Fede, discernimento e vocazione non sono parole astratte, ma riguardano la concretezza della vita di tutti i giorni, in cui ogni passo da compiere chiama a una scelta.
La felicità è il frutto della vera vocazione e – come ci ricorda papa Francesco – non si può essere felici vivendo la vita comodi sul divano.
Sogna, vivi, scegli nasce dall’esperienza vissuta in associazione, dove fede e impegno quotidiano si impastano nelle storie di tanti giovani che vogliono “fare sul serio” nella propria vita, per essere davvero felici.
Solo un nuovo Concilio, al quale per la prima volta nella storia partecipino uomini e donne, potrà dirimere il contrasto sorto nella Chiesa romana dopo che Francesco, con la sua esortazione Amoris laetitia, ha fatto balenare la possibilità che persone divorziate e risposate civilmente ricevano l’Eucaristia. Infatti, seguendo il papa gaucho, la maggioranza dei cardinali e dei vescovi ritiene che per ragioni pastorali, dopo discernimento e caso per caso, sia possibile quella scelta; ma una minoranza di prelati la considera “eretica”. A occhi profani, una disputa incomprensibile; ma non è così per una Chiesa che nel mondo ha 1,3 miliardi di fedeli. E nella quale tutto, ora, può accadere.
Don Luigi Giussani, tra le personalità più significative del cattolicesimo italiano (e non solo) del Novecento, è perlopiù noto per il suo genio educativo e per le realtà ecclesiali nate dal suo carisma. È stato però anche un teologo colto e originale, autore di numerosi testi che devono essere ancora scandagliati e studiati a fondo. Il suo pensiero non nasce da una riflessione astratta, ma dall'incontro vivo con i suoi studenti, cui desidera riproporre sempre di nuovo il cristianesimo nel suo fascino e nella sua profonda ragionevolezza, e trae linfa dal confronto con molte importanti figure del mondo teologico: de Lubac e von Balthasar, Guardini e Ratzinger, Niebuhr e Newman, solo per citarne alcune. Una qualificante apertura "ecumenica" spinge poi Giussani a valorizzare esperienze umane, religiose, intellettuali e artistiche di ogni tipo. La Facoltà di Teologia di Lugano, ricordando che il suo fondatore, mons. Eugenio Corecco, di don Giussani è stato discepolo, in occasione del venticinquesimo anniversario della sua fondazione, ha organizzato un convegno scientifico, il primo a livello internazionale tenuto in Europa, sul pensiero teologico del sacerdote ambrosiano. Il presente volume contiene i contributi di Stefano Alberto, Maria Bocci, Massimo Borghesi, Francesco Braschi, Edoardo Bressan, Aleksandr Filonenko, Onorato Grassi, André-Marie Jerumanis, Sobhy Makhoul, Giulio Maspero, Paola Mazzola, John Milbank, Antonietta Moretti, René Roux, Alberto Savorana, Jacques Servais (cui si aggiungono brevi saggi di Romeo Astorri, Michael Konrad, Marco Lamanna, Ezio Prato e Monica Scholz-Zappa), nonché la lectio magistralis del Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, Juliàn Carrón.
Il volume raccoglie alcuni interventi del cardinale Carlo Caffarra tra il 2009 e il 2017, diversi dei quali scritti nell'ultimo periodo della sua vita, un paio addirittura mai pronunciati, a causa della morte improvvisa. È strumento pastorale e teologico per affrontare questioni impellenti tanto per la vita personale quanto per la società: procreazione, sessualità, cura, tecnologia, medicina. Il libro è un invito - rivolto a credenti e non credenti - a riflettere su alcuni temi decisivi del vivere personale e civile: coscienza, natura, vita, famiglia, amore, bene comune, politica e leggi civili. In esso traspare l'animo del pastore, sensibile alle inquietudini del suo tempo e desideroso di illuminarle alla scuola del Vangelo. La collezione di testi raccolti in questo volume è una finestra che apre al pensiero, profondo e fecondo, del Cardinale Caffarra, proiettando una luce, che illumina la vita della Chiesa e della società tutta.
«Quando le violenze (delle mafie) divennero omicidi e stragi [...] ci si avvide che l'identità criminale [...] usurpava volto e funzioni di una contro società [...]; il contrasto condotto fino all'omicidio, come nel caso del parroco don Pino Puglisi, rivelava un giudizio antagonistico contro la fede cristiana» (dalla prefazione). L'Autore che è anche postulatore della causa di canonizzazione di don Puglisi, connette diverse discipline (diritto civile, penale e canonico, teologia sistematica, morale), con l'invito a leggere la Chiesa come popolo peregrinante, che vive nel mondo per annunciare il Vangelo e lottare contro il mysterium iniquitatis. Inoltre, ricostruisce l'inconciliabilità tra mafia e Vangelo, soffermandosi sulla scomunica e sul suo significato pedagogico e medicinale. Le strategie sociali e pastorali di contrasto alla zizzania mafiosa vanno radicate nel martirio di Puglisi e nelle parole di papa Francesco: «Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!».
Una riflessione approfondita sulla vita come 'vocazione' attraverso alcune opere d'arte. I capitoli hanno uno sviluppo simmetrico: un testo biblico accostato a un'opera d'arte, poi il commento artistico/teologico e alcune provocazioni per la riflessione.
Questo libro, non un'introduzione ma una vera e propria guida al cammino di verifica nella professione monastica, si colloca nel punto d'incontro di tre ambiti di tradizione: l'esperienza della vita monastica benedettina cistercense nel solco sapienziale della Regola di san Benedetto; l'esperienza di rinnovamento dopo il concilio; la rilettura orientativa del documento di san Giovanni Paolo II, Vita consecrata, e degli ultimi documenti della Chiesa sulla vita contemplativa. L'esito di questo lavoro è un focus sul fondamento della vita consacrata: l'esperienza personale ed ecclesiale dell'amicizia con Cristo.
Tra eresia ed eresie qual è la posta in gioco oggi? È la questione che la monografia di «CredereOggi» affronta a partire dalla costatazione che in quest'epoca di post-verità e di irritante emorragia di senso, è quantomeno singolare il revival del gioco all'eretico, anche se non più praticato nella forma della caccia, ma in quello del sospetto. È un gioco pericoloso perché normalmente «eresia» si comprende in stretto parallelo con «ortodossia» in un confronto che incatena entrambe in un agone quasi sempre conflittuale se non antagonista. Da una parte un'ortodossia di fede che coniuga la verità in un solo modo senza alternative di sorta (né di linguaggio né di forma), dall'altra opzioni, stili (eresie: haìresis) che spesso si fanno «ortodossie» a loro volta. Com'è che lungo la storia si è evoluto il concetto e soprattutto l'esperienza dell'eresia? Chi stabilisce cos'è eresia e cosa non lo è? Come si «costruisce» un eretico? All'inizio del cristianesimo c'erano differenze ma nessun era detto eretico: lo era Paolo? Forse lo era lo stesso Gesù? Ma allora come si «inventa» un eretico? Cose di religione? No tanto. Colmi di eretici sono le scienze, la filosofia la politica.