
Una guida per riscoprire il sacramento della Confessione e le condizioni per ricevere l'indulgenza giubilare. Hai dubbi su come confessarti? Ti chiedi quali peccati dire o come fare un buon esame di coscienza? Con un linguaggio chiaro e immediato, padre Emiliano Antenucci guida il lettore con indicazioni semplici ed essenziali: spiega il valore della Confessione, gli errori da evitare, cosa dire e quali grazie si ricevono da questo sacramento mostrando i suoi effetti concreti nella vita di ogni cristiano. Un aiuto concreto per chi desidera liberarsi dal peso del peccato e riscoprire la gioia del perdono di Dio.
La vocazione alla santità è rivolta a tutti coloro che, chiamati da Dio in modo gratuito e libero, accolgono, con fede e amore, la sua Parola, la custodiscono nell'intimo del loro cuore e della loro coscienza e s'impegnano, in modo responsabile, a vivere il dono della comunione con Dio e con i fratelli nella quotidianità del tempo e della storia. Questa vocazione interpella la persona nella propria individualità e nei suoi diversi ambiti di vita: la famiglia, la chiesa, il lavoro, la scuola, le differenti attività ricreative, culturali e sportive. Il cristianesimo non può essere ridotto a una proposta ideologica, rituale, confessionale, dottrinale o semplicemente etico-culturale; investe l'intera esistenza umana e sociale e si caratterizza per la sua rilevanza esistenziale.
Gesù ha proclamato il regno di Dio, che nella storia è stato identificato con tante istituzioni. In realtà, esso è sempre al di là e dimostra, al contrario, che Dio non sostiene alcun potere, ma è piuttosto una Santa Anarchia che «rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili». La comunità alternativa chiamata a realizzare tutto questo, la chiesa, vive in solidarietà con le impurità della vita e le imperfezioni che ogni cammino storico porta con sé.
«Creatore del cielo e della terra»? Parole che sembrano una sfida al tempo della modernità. Eppure, non possiamo farne a meno, per abitare nella fede il mondo, dono prezioso affidato alla nostra cura, ma anche spazio di interrogativi forti per il credente. L'autore offre uno sguardo nuovo su una dimensione della fede cristiana spesso lasciata sotto traccia, ma essenziale in un tempo di crisi socio-ambientale. Si tratta della fede nell'atto creativo del Dio trino e della prospettiva ecologica che a partire da essa dispiega. Il testo esplora le radici bibliche della confessione del Creatore, tra l'uno e l'altro Testamento, per ascoltare poi le voci di alcuni pensatori e autori come Ireneo, Basilio, Agostino, Tommaso, Bonaventura e Calvino, che più hanno contribuito a forgiare la comprensione di questo tema.
L'autore, ripercorrendo la formazione e lo sviluppo dell'etica sessuale cattolica a partire dall'insegnamento dell'apostolo Paolo fino al nostro tempo, mette in luce come la fedeltà a tale insegnamento può assumere oggi modalità diverse da quelle indicate materialmente da Paolo, sempre tuttavia in obbedienza allo stesso principio di realtà che guidava l'apostolo. In modo particolare si può oggi affermare che la moralità dell'agire sessuale non è in radice stabilita dalla configurazione giuridica della relazione tra le persone ma dalla forma esistenziale di tale relazione prima e indipendentemente dalla configurazione giuridica.
In una società sempre più individualistica, nella quale la comunicazione digitale a distanza va soppiantando quella reale "in presenza", è più che mai urgente una rieducazione alle relazioni umane autentiche che passi attraverso la riscoperta dell'empatia come mezzo per fuoriuscire dal proprio isolamento e calarsi nei panni altrui. Il cristianesimo si concentra sulla fede in un Dio empatico che si cala nei nostri panni, assumendo la nostra condizione umana nella persona di Gesù Cristo e facendosi carico dei nostri pesi fino alla morte, per rigenerare le nostre vite e renderci a nostra volta creature empatiche. L'esercizio dell'empatia cristiana richiede la capacità di immedesimarsi nella realtà altrui tramite un ascolto attivo, e la sospensione di giudizi affrettati è un atto di fede che richiede il coraggio d'intraprendere un pellegrinaggio esistenziale verso l'altro. Per mezzo di Gesù Cristo, Dio ci guida nel duplice cammino di fuoriuscita da noi stessi per entrare nella realtà altrui, e di ritorno a noi stessi per accogliere i bisogni esistenziali dell'altro come se fossero i nostri.
Fratel Pietro prova a entrare nel cuore del mistero che avvolge il presente e il prossimo futuro. Vengono interpellate, a tale scopo, le Sacre Scritture, le apparizioni mariane, rilevanti figure di santi - come Luigi Grignion di Montfort e Massimiliano Kolbe -, autorevoli profezie, come quelle sui "Tempi di Maria" e del "Trionfo del Cuore Immacolato" che paiono rivolte alla nostra epoca. L'autore prova a rispondere a una domanda: è possibile per il credente una lettura più profonda degli avvenimenti? Esiste una "lente privilegiata" sotto la quale osservarli per intenderli compiutamente? La risposta è Maria stessa, la Madre di Gesù: la creatura del fiat, la luce ferma della fede che consente di intravedere, al di là delle tragedie prodotte dagli agenti del male, una prospettiva soprannaturale che avvolge e riempie di significato ciò che accade.
«Tutti siamo Giuda», scriveva in una sua meditazione don Primo Mazzolari. Al centro di due saggi, scritti negli anni Trenta e Quaranta del Novecento durante il suo periodo parigino, Bulgakov mette proprio la figura di Giuda. Nei due scritti, che appaiono ora per la prima volta tradotti in italiano, l'autore indaga il mistero di quest'uomo e cerca il senso profondo di ogni sua azione tramite una ricostruzione storica, e al tempo stesso psicologica e teologica, che non accetta l'immagine comune del traditore capace di vendere il Maestro per trenta denari, del ladro e dell'avido. In Giuda lo scrittore russo vede colui che, attraverso la consegna di Cristo, prende parte alla realizzazione di quel regno messianico atteso sulla terra che Gesù stesso, ai suoi occhi, tardava a realizzare. Il suo tradimento troverebbe motivazione in un atto politico, finalizzato a costringere Cristo a rivelarsi per quello che era realmente, come l'instauratore del regno terreno del Messia.
Che cos’è l’uomo? Questa domanda ci affascina e assilla allo stesso tempo. È la domanda di sempre, la domanda delle domande. A essa siamo continuamente riportati, perché di fatto questo interrogativo costituisce la radice di tutto, il senso profondo dell'esistere e del cercare. Non c’è chi possa evitarla o rimandarla all'infinito. Di fronte a risposte incomplete, a riduttivismi e a distorsioni, c’è bisogno di dire che l'uomo vale, c’è bisogno di rimarcare l’altissima vocazione dell'esistenza, c’è bisogno di fissare lo sguardo su Dio e su Cristo, perfettamente uomo e uomo perfetto, c’è bisogno di rinfrescare continuamente la convinzione cristiana che il progetto uomo nella volontà di Dio è ancora più alto di come spesso lo si raffiguri. Questo saggio di antropologia teologica ricorda che è Dio ad aver creato l'uomo e che l'orizzonte è la gloria. I puntuali riferimenti alla Scrittura insieme all'
attenta valutazione dei percorsi storico-teologici sono la solida base che permette poi di ventilare questioni di grande attualità oggi agitate da tante nuove emergenze teoretiche e tecniche. Particolarmente adatto agli studenti, il volume rappresenta uno stimolante motivo di confronto per i lettori appassionati e i cultori della materia (dalla Presentazione di Francesco Testaferri).
Il volume raccoglie le coordinate dei rapporti che intercorrevano tra le Chiese cristiane nei secoli II-VII, con particolare riferimento alla Chiesa di Roma. La Sede cristiana romana, in epoca pre e post nicena, era la «Chiesa principale» delle Chiese latine dell'Occidente, come Alessandria lo era per l'Oriente. Le Chiese, pertanto, convergevano sulla «Chiesa principale» da loro considerata la Chiesa evangelizzante alla cui tradizione erano vincolate per questioni emergenti nelle comunità. Con la pace costantiniana del 313, tuttavia, tra Istituzioni imperiali e i cristiani, si creò la possibilità di ricorrere alle Istituzioni civili romane. Tale possibilità sviluppò anche, tra le Istituzioni imperiali e la religione cristiana "cattolica", due modelli diversi: l'Oriente più incline ai rapporti con l'Imperatore; l'Occidente più rispettoso degli ordinamenti ecclesiastici che nella Chiesa di Roma avevano il loro punto di riferimento. Essa produsse anche, come indicazioni del suo protocollo di agire in ambito latino e con le altre Chiese cristiane, il Decretum Gelasianum. La Chiesa di Roma inoltre in qualsiasi contenzioso, perché fondata dagli Apostoli Pietro e Paolo, e avendo Cristo dato a Pietro il potere delle chiavi (Mt 16,16), godeva poi di una principalitas che impegnava le altre Chiese alla comunione con Lei.
Le chiese stanno cercando credibilità in mezzo a una crisi di appartenenza. La crescente dispersione - che minaccia l'idea stessa di comunità - nelle grandi città e nella diaspora richiede legami comunitari e un nuovo linguaggio. Ermanno Genre affronta i luoghi tradizionali della formazione cristiana (predicazione, catechesi, liturgia, spiritualità), offrendo spunti di approfondimento e domande in un contesto ecumenico. Le chiese sono chiamate ad aprirsi e confrontarsi con le sfide della storia e della vita quotidiana.
Come si può dare pieno vigore alla parola "grazie"? Secondo Catherine Chalier, accettando una asimmetria di fondo, che non è fatta né di potere né di preferenza. C'è un tempo per i rapporti simmetrici di dare-e-avere (per esempio nella giustizia sociale) e c'è un tempo per i legami in cui non conta ciò che è dovuto, calcolato, negoziato, obbligato o reciproco. In questo secondo caso prevale il dono gratuito, con tutta la sua fragilità e la sua ricchezza. Chalier rinvia all'asimmetria ineffabile che sta all'origine di ogni vita: lì si cela una gratitudine che non cerca né di restituire né di alienare nulla. Lì la gratitudine fa intravedere il "sì" inaugurale della creazione al centro della nostra vita, la bontà originaria che ci sostiene, anche in un mondo pieno di sofferenza e di disperazione. Questa gratitudine non comporta affatto rassegnazione, ma apre le porte al significato profetico del "ringraziare". Non come parola sul futuro, ma come parola che rivela a ciascuno di noi la nostra verità più intima, quella in cui rendiamo grazie. Un testo filosofico e biblico allo stesso tempo, su un tema delicato e qualificante: la riconoscenza