
Il libretto riporta l'Ufficio della Passione composto da Francesco d'Assisi, perchè possa diventare la preghiera di singoli e comunità che, come lui, vogliono provare a fare della preghiera un esercizio quotidiano di incontro con Dio.
Il Vangelo di Giovanni, presentato in questo volume, contiene in sé la verità, la luce, l’amore e la vita, che sono le definizioni che l’evangelista dà di Dio. Se in noi entrano la luce, la verità e la vita e generano l’amore, effettivamente noi realizziamo il progetto di Dio di diventare suoi figli.
Il Figlio di Dio è uno che ama, sulla lunghezza d’onda del Padre (Abbà): nel Vangelo di Giovanni la parola «Padre» ricorre centotrentasei volte! E Gesù viene per rivelarci questa straordinaria notizia.
Francesco Peyron è Missionario della Consolata ed anima, insieme ad altri Padri, il centro di spiritualità missionaria alla Certosa di Pesio, in provincia di Cuneo. Ogni anno vi si tiene, oltre ad altre numerose iniziative, una scuola di preghiera per giovani le cui catechesi vengono poi raccolte in un volume.
I primi che udirono le Beatitudini di Gesù serbavano nel cuore il ricordo di un altro monte, il Monte Sinai ... dove Dio parlò a Mosè e gli diede la Legge scritta «dal dito di Dio» su tavole di pietra. Questi due monti, il Sinai e il Monte delle Beatitudini, ci offrono la mappa della nostra vita cristiana e una sintesi delle nostre responsabilità verso Dio e verso il prossimo. La Legge e le Beatitudini insieme tracciano il cammino della sequela di Cristo e il sentiero regale verso la maturità e la libertà spirituali. I Dieci Comandamenti del Sinai possono sembrare negativi: «Non avrai altri dèi di fronte a me; ... Non uccidere; Non commettere adulterio; Non rubare; Non pronunziare falsa testimonianza...». Essi sono invece sommamente positivi. Andando oltre il male che nominano, indicano il cammino verso la legge d'amore, che è il primo e il più grande dei Comandamenti: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente... Amerai il prossimo tuo come te stesso». Gesù stesso afferma di non essere venuto per abolire la Legge, ma per darle compimento. Il suo messaggio è nuovo, ma non distrugge ciò che già esiste. Anzi sviluppa al massimo le sue potenzialità. Gesù insegna che la via dell'amore porta la Legge al suo pieno compimento.
Incontrare qualcuno che parli di Gesù è un fatto abbastanza raro nella nostra società, ma non è un fatto completamente assente. Questa riflessione parte proprio dalla possibilità di interessarsi a Gesù.
Nella prospettiva del Convegno ecclesiale di Firenze In Gesù Cristo il nuovo umanesimo, gli studi raccolti in questo volume partono da un punto di vista comune: l'esistenza marginale di Israele, e in esso delle prime comunità di credenti in Gesù, rispetto ai popoli e alle culture con cui si e dovuto confrontare per consolidare e vivere la propria identità. Interrogano perciò la Bibbia e altri scritti della tradizione giudaica e cristiana sui diversi momenti del dibattito sull'umano al confine tra culture e prospettive differenti. Affrontano dunque il tema della frontiera, della sua funzione e del suo attraversamento come spazio di incontro e coabitazione e come apporto peculiare a una definizione dell'"umano" e del suo rapporto con il divino. Sono inquadrati da un intervento storico introduttivo, che traccia le coordinate su cui collocare le varie interpretazioni bibliche, e da uno studio ermeneutico conclusivo, che rilancia la ricerca nella prospettiva del conflitto delle interpretazioni. In particolare mettono a fuoco le tendenze esclusive e inclusive che caratterizzano l'agire umano nell'incontro, e molte volte nello scontro, alla ricerca o affermazione di un'identità etnica, culturale e religiosa. Abitando un mondo in cui spesso siamo più preoccupati a difendere i confini e poco attenti ad abitare le frontiere, siamo condotti all'interno di un dibattito o confronto dialettico tra interpretazioni diverse che attraversano l'uno e l'altro Testamento.
Una raccolta di studi con cui l’Associazione Biblica Italiana e le EDB intendono onorare la memoria di mons. Fusco, vescovo di Nardò-Gallipoli e illustre biblista. Il volume segue gli ambiti di interesse che hanno caratterizzato la sua ricerca e vede il contributo di insigni studiosi italiani e stranieri.
Chi crede in Cristo sa di non potersi accontentare di una pratica religiosa che si aggiunge alla vita ordinaria così come una salsa si aggiunge a una pietanza per esaltarne i sapori. Credere in Cristo implica invece seguirlo, così come hanno fatto i primi cristiani dopo la risurrezione. Ebbene, la sequela di Gesù la si può capire solo sul piano dell'amore. Chi si fa suo discepolo sperimenterà di essere sostenuto dall'amore di Dio che Gesù stesso gli rivela. Lasciandosi attirare e plasmare da quell'amore, potrà andare al di là di se stesso. Tocca a noi costituire l'anello mancante fra Cristo risorto e coloro che non hanno ancora creduto in lui: gli altri potranno sperimentare, attraverso la nostra vita, chi è stato Gesù e che cos'ha insegnato. Diventando discepoli a loro volta. Frère François tenta qui, insomma, di condividere un'esperienza, nello stile inconfondibile della comunità ecumenica di Taizé: la fede come un consegnarsi a Cristo. Anziché scorrere in fretta i vari capitoli, infine, egli chiede al lettore di leggere lentamente e di soffermarsi ogni volta che un passo attira l'attenzione. Anche perché scoprire e accogliere che cosa comporta "diventare discepoli" è il lavoro di tutta una vita...
Si può fare teologia con le serie TV? Portando sul piccolo schermo le esperienze centrali della vita quotidiana, le serie mettono in scena le domande esistenziali più profonde e le trasformazioni della fede nella nostra società e dunque offrono al teologo – e più in generale al credente – percorsi nuovi di riacquisizione del senso della fede stessa. Questo saggio mette in luce gli elementi biblici e teologici reinterpretati da alcune importanti serie televisive di questo inizio di terzo millennio. Perché, consapevolmente o meno, le serie formulano una domanda che è anche ecclesiale: come parlare di Dio al mondo post-metafisico?
Quarta di copertina
«Dando voce alle inquietudini e alle aspirazioni di un’intera società, le serie TV possono essere considerate come l’espressione di un heideggeriano “Essere-qui”, che mette al centro l’uomo nella fragilità della propria condizione e nel rifiuto della solitudine. A ben guardare allora queste storie ricordano al credente l’intimità originaria della sua stessa vocazione e cioè quella di abitare, stare qui, nel tempo che resta da qui alla fine del mondo, alla luce del mistero di Cristo».
Biografia dell'autore
Andrea Franzoni è docente di religione cattolica presso l'Istituto superiore J.M. Keynes di Castel Maggiore in provincia di Bologna. Ha conseguito il baccellierato e la licenza in teologia presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna (FTER) e da diversi anni studia il nesso tra le produzioni dell'industria culturale contemporanea (film, animazione, letteratura, videogiochi) e l'immaginario cristiano. Ha collaborato con le riviste Il Regno e I Martedì di San Domenico; scrive tuttora per il portale di informazione religiosa Settimananews.
Le Beatitudini sono l’attestazione che la realtà, così come essa è, può diventare un luogo e un modo di felicità. Sono la sfida in base alla quale si può credere che non c’è niente altro che possa rendere felici se non quello che si è e ciò che la vita ci permette di essere. Le Beatitudini sono la negazione assoluta di ogni spiritualità narcisistica e prometeica, l’antidoto divino ad ogni spiritualità da maratoneti, da superuomini o supersanti.
Le beatitudini sono una scuola di felicità. Ciò che nella tradizione antica è appannaggio esclusivo degli dei, attraverso lo sguardo di Gesù viene condiviso con tutti gli uomini che sanno vivere in modo nuovo.
Il problema è che, sospinti da stimoli e sollecitazioni, ciascuno cerca di cambiare il proprio stato di vita e le situazioni in cui vive in qualcosa di diverso. Invece, le beatitudini invitano ad accogliere quello che siamo con gratitudine e con profonda soddisfazione: aderire a ciò che siamo per rimanere integri e intatti in ciò che si è. Si tratta di rifiutare l’illusione che la vita possa assumere il suo senso pieno e il suo valore autentico solo per l’intervento di qualcosa di estraneo a se stessi.
Le Beatitudini non sono la porta di ingresso per l’alienazione che proietta i propri bisogni in un futuro utopico in cui si sublimano le proprie frustrazioni, bensì è l’accoglienza coraggiosa di quel poco su cui il molto potrà crescere naturalmente e gradatamente.
“Beato te perché sei quello che sei”.
Come suggeriscono queste pagine coinvolgenti e dense come una rara scrittura sapienziale, solo quando c’è questo riconoscimento di fondo può scattare la possibilità della relazione con se stessi e, dunque, con Dio. La beatitudine è entrare in relazione sempre più profonda.
Non è una questione morale, è una questione mistica.
È la relazione che appaga fino innalzare dalla montagna esteriore alla montagna interiore.
La preghiera dei Salmi Penitenziali è stata il conforto nei momenti di lutto, di paura, di scoramento di quanti ci hanno preceduto nel cammino della vita. Anche nel nostro tempo queste preghiere, unitamente alle sette parole di Cristo sulla croce, possono diventare un sostegno per scendere nel proprio cuore fino a imparare a passeggiare serenamente sugli abissi dell’anima come dei funamboli che apprendono l’arte di sostenere il mistero di se stessi.
In queste pagine l’Autore intende scoprire, di questi testi così antichi ma sempre nuovi per la loro capacità di interpretare l’anelito del cuore umano, sotto la cenere di un linguaggio che forse ci sembra lontano, la brace da cui possiamo attingere la scintilla necessaria per riaccendere la fiamma della speranza. Una speranza che rischiari i luoghi e i momenti in cui dobbiamo misurarci con le nostre tenebre e dichiarare guerra alla paura che ci paralizza e ci rende troppo vulnerabili.
«Sono Io che ti parlo»: sono le parole che Dio rivolge a Mosè nel roseto ardente; e sono le parole che da sempre Dio rivolge all'uomo attraverso la Sacra Scrittura, fonte di luce e di verità per l'umanità di ogni tempo. Il presente volume vuole aiutare il lettore a riscoprire la straordinaria ricchezza della Parola di Dio attraverso il commento dei Padri della Chiesa. «Nelle pagine seguenti vorremmo riportare un po' alla luce lo splendido tesoro della tradizione dei Padri (con qualche breve sconfinamento ad Autori medioevali, ancora così imbevuti della mentalità patristica) circa il loro rapporto con la Sacra Scrittura. Non attraverso uno studio approfondito sull'esegesi patristica, ma più semplicemente lasciando direttamente a loro la parola perché ci dicano cos'è per loro la Scrittura (Parte Prima), come la accostano (Parte Seconda) ed infine come la servono e l'annunciano (Parte Terza)» (dall'Introduzione).