
È un nuovo e agile profilo del padre dell'Ordine dei Predicatori, scritto da due storici domenicani e aggiornato sui più recenti e rilevanti risultati di attente ricerche. Offre uno sguardo completo sulla vita del Santo, sulle fonti che lo riguardano, sulla sua spiritualità e sulla sua eredità. Si rivolge al grande pubblico con lo scopo di far conoscere, fugando ogni pregiudizio e precomprensione, uno dei più grandi santi della storia e, forse, uno dei più sconosciuti, incompresi e mal giudicati. Domenico di Caleruega non solo è Padre dell'Ordine dei Predicatori, ma è riconosciuto "patriarca" della grande Famiglia domenicana, cioè di frati, monache, suore, laiche e laici. Domenico, insieme a Francesco d'Assisi suo contemporaneo, appare ancor oggi più vivo e attuale che mai nella sua figura di originale riformatore della vita religiosa in chiave apostolica, di maestro di preghiera e di verità, di testimone della povertà e della predicazione evangelica. Prefazioni di fra Gerard F. Timoner III, maestro dell'Ordine e del cardinale Matteo Maria Zuppi. In appendice Papa Francesco, Lettera "Praedicator Gratiae".
André Vauchez punta l’attenzione sulle molte contraddizioni della vita di Caterina da Siena, tali da rendere vano ogni tentativo di classificarla. In rottura con la famiglia e con tutti gli affetti ‘carnali’, pur convinta sostenitrice della superiorità della vita contemplativa nei confronti della vita attiva, Caterina ha mantenuto fino alla fine la sua condizione di penitente che viveva in modo autonomo in mezzo al mondo, sempre in movimento, per poter essere più libera ed efficace nella sua azione a favore della Chiesa e della sua riforma. Si è considerata una messaggera di Dio incaricata di recapitare all’umanità moniti e consigli per il conseguimento della salvezza, ma non ha preteso di essere imitata nel suo genere di vita né di fare scuola su questo.Il suo comportamento e il suo modo d’intervenire nella storia sono innovativi, in quanto non ha esitato a uscire dalla sfera privata per invadere lo spazio pubblico e a rovesciare a proprio vantaggio il rapporto di dipendenza che normalmente le donne intrattenevano nei confronti degli uomini, dei potenti di questo mondo e dei dotti. Favorita da una crisi profonda delle istituzioni e dei poteri del suo tempo, la sua azione e quella di altre donne coeve ha inaugurato una nuova stagione nella storia dell’Occidente, aprendo la strada a un ‘cattolicesimo al femminile’. Ma lei è l’unica il cui ricordo abbia attraversato i secoli e fino a oggi non abbia mai cessato di esercitare il suo influsso sulle menti.
Nel 2026 saranno 800 anni dalla morte di san Francesco, uno dei più popolari fra i santi della Chiesa cattolica. Tutti crediamo di conoscerlo, ma niente è mai come ci immaginiamo. Le più antiche biografie di Francesco furono scritte da frati che l'avevano conosciuto da vicino. Perciò potremmo credere, ingenuamente, che le informazioni di cui disponiamo su di lui siano non solo molto numerose ma sicure. Non è così. I testimoni si contraddicono continuamente: chi li ascoltava non amava ricordare che Francesco era stato un uomo pieno di durezze e di contraddizioni, che aveva sperimentato la delusione e la sconfitta. Volevano ricordare un santo perfetto in tutto, privo di dubbi e di amarezze e, in definitiva, simile a Cristo. Era tale il contrasto tra le versioni di san Francesco proposte dai suoi biografi che, quarant'anni dopo la sua morte, l'Ordine prese una decisione senza precedenti: far distruggere tutte le biografie esistenti e sostituirle con una nuova e definitiva, la Legenda maior scritta dal generale dell'Ordine, Bonaventura. I codici contenenti le vite del santo scritte da chi lo aveva conosciuto vennero cercati nelle biblioteche e fatti sparire. Solo dopo secoli hanno cominciato a riemergere dall'oblio grazie a fortunati ritrovamenti, rivelandoci un Francesco molto diverso. Non il santo sempre lieto che parlava agli uccellini, raffigurato negli affreschi di Giotto ad Assisi, il santo che ammansiva i lupi, precursore dell'ecologismo moderno, che discuteva amichevolmente con i musulmani, precursore del pacifismo e dell'ecumenismo. Non è questo il Francesco che i suoi discepoli ci hanno raccontato. Il Francesco che emerge dai loro ricordi è un uomo tormentato, duro, capace di gesti dolcissimi e di asprezze inaspettate. Ma soprattutto non raccontano un solo Francesco perché ognuno lo ricordava a suo modo. E dunque? Chi è stato davvero quest'uomo straordinario?
Tutto, nella vita del santo di Assisi, parla di libertà: le sue scelte controcorrente, la sua capacità di parlare agli uomini di ogni condizione, il suo sguardo capace di abbracciare il mondo intero. Ma, se Francesco era un uomo libero, era possibile anche per i suoi frati diventare uomini liberi? Certo l'esempio del santo di Assisi ha lasciato delle tracce nella storia di coloro che lo hanno seguito. Questo volume ci conduce su queste tracce, seguendo la storia del primo secolo francescano, per rintracciare le radici di quella libertà.
L'espansione del francescanesimo è uno dei fenomeni religiosi più significativi del Medioevo. Un piccolo gruppo di penitenti è diventato in breve tempo uno degli Ordini più importanti della Cristianità. L'intuizione di Francesco d'Assisi ha trovato seguaci in contesti e aree del mondo diverse dalla valle di Spoleto in cui era nata. Gli stessi Frati Minori videro questa espansione come un miracolo e ne vollero raccontare la storia attraverso cronache e riflessioni teologiche e spirituali. nelle opere presentate in questo libro vi sono un inizio ed una narrazione, il racconto diviene un momento di formazione dell'identità francescana. Ne emerge un panorama quantomai variegato. L'intuizione delle origini ha dato vita ad esperienze diverse, è così che il messaggio di Francesco - anche tra divergenze e contrasti - si è diffuso da Assisi al mondo intero.
L’obiettivo del lavoro è quello di esaminare la complicata questione attinente ai rapporti tra vescovi, clero e Ordine francescano, nel secolo XIII, sulla base delle Cronache di Giordano da Giano, Tommaso da Eccleston e Salimbene de Adam. Lo studio si compone di quattro capitoli. Il primo ripercorre le tappe più importanti che scandiscono la vita dell’Ordine a riguardo del tema analizzato. Il secondo prende in considerazione il Trattato di Giordano da Giano che descrive la missione francescana in Germania nel 1221. Segue il Trattato di Tommaso da Eccleston ambientato nell’Inghilterra del Duecento. L’ultimo capito esamina l’affascinante figura di Salimbene che, fornendo ampie notizie su prelati, vescovi, clero e frati, occupa uno spazio notevole nel lavoro svolto. Le tre Cronache prese in considerazione costituiscono fonti uniche e considerevoli per la storia francescana del secolo XIII.
Quale è l'attualità del pensiero di Paolo VI? Il discorso sull'umano alla luce dell'incarnazione: per costruire la civiltà dell'amore; la contestualità culturale della modernità: per comprendere il rigore della verità con cui ha coniugato coscienza storica e coscienza morale; la via mediana del post-Concilio - in un contesto storico complesso e spesso drammatico -: per tradurre l'indole pastorale del Concilio come specifica missione del Pietro della modernità. Paolo VI è il papa della trasfigurazione che visse l'omicidio del suo amico Aldo Moro conoscendo il dolore della Croce, il suo stabat, dramma dell'umanesimo dell'amicizia. Forse l'aggettivo umano è quello che rende meglio il desiderio universale - di questo uomo e di questo papa - di mettere in dialogo l'umanità con il Vangelo di Cristo costruendo ponti tra lo stesso Vangelo e le culture, difendendo i popoli impoveriti, custodendo la fede e la vita.
Il presente volume non è un trattato di teologia e il suo autore non è un teologo, ma è un giurista, autore di decine di saggi giuridici e uno studioso appassionato di temi religiosi, innamorato delle figure del Cristo e della Vergine, unica ragione della nostra esistenza e luce al nostro cammino. Ha voluto approfondire i temi riguardanti la nostra sorte finale, ai quali si pensa poco, ma che sono di viva attualità. Tuttavia la morte e la vita futura non sono viste nell'ottica spaventosa del distacco e della perdita di ogni cosa e di ogni memoria, ma alla luce splendida della fede che la vera vita, quella definitiva continuerà nei "cieli nuovi e terra nuova ove avrà stabile dimora la giustizia" e dove noi vedremo non l'ombra di Dio, ma Lui stesso, "faccia a faccia".
Nelle sue innumerevoli apparizioni Maria ci esorta alla preghiera e alla penitenza e ci rammenta che molte anime vanno all'inferno perché non c'è nessuno che preghi per loro. Poiché tutti siamo avvinti da un vincolo di solidarietà, non dobbiamo, con la nostra pigrizia e il disinteresse, derubare il nostro prossimo del loro credito d'amore. L'autore, che è un giurista, pone in rilievo l'amore incondizionato dei Santi alla Vergine: San Bernardo afferma che Maria è l'unica ragione della sua esistenza; San Pio aggiunge che Maria vale molto di più delle filosofie e della teologia. Sant'Alfonso ci dice che senza l'aiuto della Vergine non c'è salvezza e con il suo aiuto non c'è perdizione. I demoni fuggono e l'inferno trema al suono di questo nome perfetto e nell'ora della nostra morte Ella è presente davanti a Dio per impetrare la massima misericordia per noi.
Questo libro è nato da una folgorazione mistica, che mi ha letteralmente attraversato il giorno 16 ottobre 1978, quando si affacciò per la prima volta ai fedeli, dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro., il neo eletto Papa Karol Woytila, salito al soglio di Pietro con il nome di Giovanni Paolo II e che contribuì più di ogni altro uomo a segnare la storia la storia mondiale del XX secolo.
Padre Quirico Pignalberi, OFM Conv., lasciava trasparire tutta la soavità di un'anima in pace con Dio, abituata a contemplare da vicino i misteri di Dio, dell'Eucaristia, dell'Immacolata... Era stato compagno di studi di san Massimiliano, a Roma dal 1912 al 1919, e continuò ad essere suo ammiratore ed amico, condividendone gli ideali della più grande possibile santità, attraverso l'Immacolata, alla quale si erano donati interamente, per la massima gloria di Dio, fondando insieme la "Milizia di Maria Immacolata" (= M.I.) nel 1917. Di P. Kolbe, il Ven. Padre Quirico scrisse: «Il movente di tutta la sua vita, e della sua attività, era la sua ardente carità verso Dio, la Ss.ma Vergine Immacolata e verso il prossimo». Queste parole si possono riferire, altrettanto perfettamente, a P. Quirico stesso! E inoltre egli diceva: «i fatti paralleli di Fatima (1917)... non solo non contraddicono, ma completano e stabiliscono a meraviglia la nostra Milizia...». Padre Angelo Di Giorgio, Guardiano del Convento S. Lorenzo al Piglio (dove il Ven. P. Quirico fu Maestro dei Novizi per molti anni) dice che questo libro: «sarà sicuramente utile per chi vorrà conoscere più da vicino questi due astri luminosi nel firmamento della Chiesa e dell'Ordine Francescano, proprio nel 1° centenario della fondazione della Milizia di Maria Immacolata».
San Filippo Neri (Firenze 1515 - Roma 1595) prima di morire fece bruciare tutti i suoi scritti e di lui oggi possediamo solo poche lettere autografe, alcuni Detti raccolti dai suoi sodali, delle Giaculatorie date alle stampe e tre poesie, delle quali è persino incerta la paternità. Non abbiamo la possibilità, quindi, di confrontarci con scritti che ci aiutino a esprimere la sua esperienza mistica. Questo testo è un tentativo di analizzare la figura del Santo a partire dagli episodi mistici più significativi. Attraverso la ricerca nelle fonti, soprattutto i Processi di canonizzazione, si enuclea la fenomenologia dei classici episodi di natura mistica e si analizza la sua vita alla luce della novità apportata dalla sua spiritualità e delle influenze, poco conosciute, su tutti i riformatori del Cinquecento. Se da una parte vi è una difficoltà evidente a una comparazione del Neri con i mistici a lui contemporanei, data l'esiguità degli scritti da lui lasciati, d'altra parte Egli si situa in una posizione fondamentale e del tutto peculiare. Il presente studio si propone di far conoscere meglio questo grande uomo, santo, profeta della gioia cristiana, che tanto ha ancora da dire agli uomini del nostro tempo. Ma soprattutto il nostro intento è quello di porre il Neri alla pari dei grandi mistici della Riforma, e dare ragione della sua grandezza spirituale e mistica "che ebbe le sue più alte espressioni specialmente nella celebrazione della Messa" (Messale Romano).

