
Fara, nata dall'infelice matrimonio tra Arnon, principessa araba, e Antipa, figlio di Erode, appena sedicenne parte per la Galilea per uccidere il padre che aveva abbandonato e tradito la madre. Nel suo viaggio si imbatte prima in Giovanni Battista, poi in Simone, proprietario di alcune barche da pesca, turbato e colpito dai racconti sul «figlio del falegname». Una vita tranquilla quella di Simone, figlio di Giona, tutta dedita al lavoro di pescatore fino al giorno in cui sente parlare di Gesù, che da qualche tempo percorreva le strade della Galilea richiamando folle sempre più numerose e compiendo guarigioni miracolose. Simone, che già da giovane si era allontanato dalla pratica religiosa, resta incredulo, ma una insolita inquietudine lo porta a mettersi sulle tracce del «figlio del falegname» per smascherarlo. Quando si trova di fronte a lui, però, deve riconoscere che «c'era proprio qualcosa di strano in quell'uomo». Da quel momento il centro del suo interesse non è più la pesca, ma proprio «quell'uomo» che inizia a seguire e a servire. Una mattina, mentre è sulla barca, si sente chiamare per nome: «Simone». Douglas cattura il lettore attraverso uno straordinario intreccio di personaggi e avvenimenti, alcuni dei quali si ritrovano nel grande romanzo La tunica, sulla figura di Cristo. Così facendo l'autore rende partecipi di ciò che ha portato i primi cristiani a credere in Gesù, l'esperienza di una umanità mai vista prima, che parlava a ciascuno singolarmente e faceva domandare: «Cos'è mai che rende quest'uomo diverso da tutti gli altri?».
Agostino è contemporaneo di ogni uomo. Egli, infatti, con la perspicacia dell’intelligenza e con l’esperienza sofferta, seppe interpretarne le inquietudini e le aspirazioni più segrete.
L’Autore ha estratto dalla biblioteca sconfinata del vescovo di Ippona testi pregevoli sul tema della verità nella sua dimensione metafisica e in quella morale.
Per usare una immagine allusiva a parecchi testi di Agostino, ha estratto pane fragrante dalla sua dispensa, sempre aperta per quanti hanno fame di verità.
"Su questo santo era già stato detto tutto (anche se pochi lo conoscono a fondo). Così, ho deciso di fare una 'autobiografia', facendo parlare il santo in prima persona. Ed evidenziando quel che di lui nessuno conosce: la demonomachia, per esempio (le sue lotte col demonio). Di questo 'santo dei miracoli' in genere si pensa che sia bravo a far ritrovare le cose perdute. Ma non si spiega perché, dopo la Madonna, è quello che ha il maggior numero di luoghi e città intitolati al suo nome. Non ce chiesa che non abbia una sua immagine. Nessuno conosce le sue lotte contro gli eretici catari, né il fatto che sia stato lui a convincere san Francesco a permettere lo studio ai francescani. Lo sapevate che è anche Dottore della Chiesa? Nemmeno si conosce la sua personale crociata contro l'islam. Il risultato è un libro che si legge come una fiction, perché i colpi di scena non mancano. Ma è tutto vero." (Rino Cammilleri)
I monasteri benedettini sono da 1500 anni un esempio illuminante di che cosa significhi vivere e lavorare in un contesto dove tutti abbiano chiari finalità e obiettivi, ruoli e mansioni e sappiano fare della comunità il proprio punto di forza. Un'organizzazione perfetta che ha attraversato i secoli e che molte cose può dire al mondo manageriale, grazie alla corretta gestione di valori condivisi, a una leadership diffusa e alla capacità di far lavorare insieme persone motivate e consapevoli delle proprie responsabilità. La Regola di San Benedetto è stata per secoli il faro di questi monasteri e ha saputo irradiare buon senso unito a un'estrema concretezza. Oggi rappresenta un richiamo forte alle radici comuni del vivere organizzato, alle sue regole di appartenenza può contribuire a ridare slancio alla vita aziendale e al governo delle imprese. Premessa di Roberto Comolli. Prefazione di Giuliano Vigini.
La Lettera a un ministro di san Francesco d'Assisi, anche se scritta più di otto secoli fa, appare ancora oggi di una profondità sorprendente: il messaggio evangelico della misericordia viene declinato e applicato alla lettera, senza lasciar spazio a fraintendimenti.
Emerge così l'impegno rigoroso di Francesco per convincere i suoi frati a vivere le relazioni con gli altri lasciandosi guidare dalla logica del vangelo, sempre sorprendente e disarmante.
Francisco Martinez Fresneda, frate Minore spagnolo docente a Roma e presso l'Università di Murcia, grazie alla sua non comune competenza biblica, mette in evidenza la fittissima trama di rimandi al Nuovo Testamento che sta alla base delle parole di san Francesco, che si conferma anche in questo discepolo federe e ascoltatore attento di Gesù.
Il tradizionale Convegno che si svolge a Pozzuolo Martesana intorno alla festa di san Francesco è stato dedicato nel 2024 alle stimmate di san Francesco, nell’ottavo centenario dell’evento sul monte della Verna. Il tema è stato presentato come sempre da diversi punti di vista: partendo dalle testimonianze sull’evento offerte dalle fonti più antiche, si è passati alla presentazione delle sue principali raffigurazioni iconografiche, e quindi ad alcune riletture operate in momenti fondamentali della letteratura italiana (Dante, il Seicento, Riccardo Bacchelli). L’approccio multidisciplinare (iconografia, letteratura, spiritualità…) contribuisce a cogliere meglio il significato profondo della vita e dell’esperienza di san Francesco, che non cessa di affascinare e interrogare.
Il mondo globalizzato sta soffrendo una grave crisi economico-finanziaria che ha condotto sull'orlo della bancarotta diversi Paesi occidentali, tra cui l'Italia. Molti analisti concordano nell'affermare che essa non si configura come una delle tante situazioni critiche congiunturali, frequenti nel sistema capitalistico, ma come una vera e propria crisi strutturale che sembra aver messo in discussione l'intero impianto economico e i fondamenti antropologici su cui si reggeva. Il libro documenta l'attualità dell'importante contributo che i francescani hanno offerto alla riflessione e alla pratica economica nei secoli XIII-XV, svolgendo un ruolo decisivo nella nascita della moderna economia di mercato e arrivando persino a fondare istituzioni finanziarie come i Monti di Pietà. Risulta davvero paradossale - ricorda l'autore - che un contributo così significativo all'umanizzazione della nuova economia sia stato dato proprio da coloro che avevano scelto di abbracciare la povertà più radicale. Proprio per questo non si può escludere che le risposte di ieri possano orientare la ricerca di soluzioni da dare ai problemi di oggi.
una biografia densa di fatti, ricca di episodi anche inediti scritta da un figlio spirituale di padre pio. In queste pagine padre pio e`seguito passo passo dalla nascita alla morte, in una scrupolosa successione cronologica.
Jorge Mario Bergoglio è il primo papa che viene dal subcontinente americano. È anche il primo a infrangere la "regola" secondo cui un gesuita non può ascendere al soglio pontificio e a rompere la tradizione che ha visto i papi assumere sempre il nome di un predecessore, scegliendo invece quello di Francesco, il Povero di Assisi. Il paragone fra i due Franceschi quindi s'impone, anche alla luce della recente Laudato si', "un raggio di sole nella nebbia postmoderna, una rosa sbocciata nel deserto dell'egoismo e dell'ipocrisia nel quale ci sembra ormai di esserci definitivamente sperduti quando leggiamo dei buoni cristiani che desertificano e inquinano il mondo per fame e sete di profitto". Così scrive Franco Cardini a proposito dell'enciclica che si richiama al fraticello d'Assisi, ricordandoci però che se entrambi hanno scelto la carità e la povertà, il primo, vivendo in una società dura, crudele, ingiusta e tuttavia cristiana, proponeva la sua vita di adesione al Cristo povero e nudo come una delle possibili, mentre Francesco-Bergoglio, che vive in una società non più cristiana, propone la via della povertà e della carità come l'unica percorribile per chi intenda testimoniare la propria fede. In questo risiede il nucleo della sua lotta quotidiana contro la "cultura dell'indifferenza" e la "cultura dello scarto", espressioni della modernità occidentale, in cui trionfano individualismo e logiche dell'economia.
"Buongiorno brava gente" con queste parole Francesco d'Assisi si rivolse agli abitanti di Poggio Bustone quando, lasciata la sua città, iniziò a predicare la Parola di Dio per le strade del mondo. Un saluto che racchiude insieme l'entusiasmo per l'avvio di una nuova giornata e il piacere di poterla condividere con gli altri. La recente pandemia ci ha insegnato che nessuno si salva da solo, e che andare incontro a chi ci è vicino, con una parola, un gesto, un pensiero positivo, è un atto salvifico, rigenerante. Per accompagnare le persone in questi difficili mesi, padre Enzo Fortunato ha avviato una rubrica quotidiana sulla sua pagina Facebook, aprendola proprio con il francescano saluto "Buongiorno brava gente" via via è divenuta un prezioso momento di confronto e conforto reciproco, nel quale scoprire la bellezza di non sentirsi soli, di farsi comunità alla luce del Vangelo e dell'esperienza del santo di Assisi. Così, ripartendo dalle riflessioni che lì sono scaturite, padre Enzo ci propone in queste pagine un breviario per tutto l'anno, un cammino di meditazioni che scandisca il nostro tempo giorno per giorno. Perché "il Vangelo è la guida per aprire un cantiere dentro noi stessi. Nella misura in cui lavoriamo su noi stessi, lavoriamo il mondo. Nella misura in cui ci immaginiamo nel sogno, cresciamo in un mondo diverso». Anche noi siamo invitati a ricordarci che l'unico modo per affrontare le difficoltà è avere fede, e che «il rapporto con Dio, la preghiera, ci conduce agli altri. È un modo di vivere la Parola e la nostra esistenza basato sull'avvicinarsi, sul sostenersi a vicenda, sul prendersi per mano". Solo così, camminando insieme, diventeremo strumenti di pace e renderemo ogni giorno un buon giorno.
Illetterato, sprovveduto, sognatore, Francesco d'Assisi è il «santo» per eccellenza. Ma è anche, nell'opinione comune, un personaggio fuori dalla storia, relegato nella sfera del misticismo e dell'utopia. Come mai, allora, la Chiesa decide di innalzarlo agli altari a soli due anni dalla morte, dopo un processo di canonizzazione tra i più brevi nella vicenda millenaria del cristianesimo? Francesco ribelle e antisistema o docile strumento nelle mani del potere ecclesiastico? Giulio Busi passa al vaglio le cronache dell'epoca, s'immerge nel mare sconfinato dell'agiografia, e poi dipinge un Francesco inedito, vigoroso, a tratti mite, più spesso provocatorio e intransigente. Quando è costretto, infatti, sa obbedire e accettare l'autorità. Ma è una scelta che gli costa, e da cui, ogni volta, riparte per inseguire la verità. Mentre attorno a lui la società scopre, e soffre, l'economia del mercato e del profitto, Francesco accoglie i lebbrosi, si unisce ai mendicanti, rivendica per sé un posto tra gli ultimi. Nei primi tempi, i benpensanti lo dileggiano, lo considerano un folle. Intanto, però, il suo carisma attrae sempre più seguaci. Nella primavera del 1212 Chiara d'Assisi, nobile per nascita, lascia i propri beni e la sontuosa casa paterna per seguire l'esempio di Francesco. È l'inizio di una consonanza spirituale che durerà tutta la vita. Ai «fratelli» che hanno cominciato a raccogliersi attorno al Poverello si aggiungono le «sorelle minori», ispirate da Chiara. Nel giro di pochi anni, il successo del movimento è travolgente. E i dubbi del fondatore diventano sempre più angosciosi. La Chiesa ha bisogno di un Ordine francescano forte, efficiente, solido. Ma lui riuscirà a difendere povertà e umiltà, a mantenere la semplicità delle origini? Al termine della sua esistenza, così breve e intensa, Francesco è malato, e deluso. Sembra sconfitto, ma nel momento più buio detta il Cantico di Frate Sole, splendido, gioioso inizio della letteratura italiana. Ringraziamento è l'esordio, inno la conclusione. Francesco lo sa, lo ha sempre saputo. La sorgente è una sola, un unico fine ha il creato. E ora il suo Cantico è libero di percorrere il vasto mondo. Che con lui se ne vada il dolore, assieme a lui si diffonda la lode.

