
La Compilatio Assisiensis è un documento di valore incalcolabile oltre che una delle testimonianze più autentiche su san Francesco d'Assisi e sul francescanesimo delle origini. I principali autori di questi ricordi riportati nella Compilatio sono i compagni di Francesco e il grande merito di Emil Kumka è stato quello di aver riportato in auge la loro testimonianza facendola giungere fino a noi, lasciando però emergere dal loro racconto la persona stessa dell'Assisiate, concreto in carne e ossa. Nel testo preso in esame ci viene presentato un Francesco pervaso da un amore inesausto per gli uomini e per ogni creatura, attento alla sorte dei miseri, capace di rendere lode al Signore nella buona e nella cattiva sorte. Un uomo che ha inquietato tanti con il suo desiderio di Vangelo, e ancor oggi è fermento di vita evangelica.
All'interno del volume è contenuta la prima intervista che l'autore, Ángel Expósito, pone al Rettore Maggiore dei Salesiani Don Ángel Fernández, in occasione della celebrazione del Bicentenario della nascita di Don Bosco. L'intervista è articolata in dodici capitoli nei quali viene offerto un ritratto fedele della figura di Don Bosco. All'interno del volume si uniscono i pilastri del carisma salesiano con i grandi temi di attualità dei nostri giorni. In particolar modo vengono messi in evidenza il pensiero di Don Bosco e gli elementi chiave della sua vita e della sua opera: l'oratorio di Valdocco, l'educazione del sistema preventivo, la figura di Mamma Margherita, Don Bosco fondatore, la missione, l'emigrazione, il ruolo dei laici e della donna, Don Bosco comunicatore e l'importanza dei giovani.
Contenuto
È un’opera a più mani – tutte francescane -, in cui confluiscono apporti da più sensibilità, dentro un’unità di fondo data dalla persona di Cristo e dal deserto. I riferimenti alla Scrittura hanno offerto un contesto ampio e fondante in quanto gli eventi biblici sottostanno sia alla radice dell’esperienza dei Padri, sia all’estensione delle dinamiche coinvolte, espresse nel linguaggio della grande letteratura, specie quella russa dell’800. È un modesto tentativo di riprodurre qualche riverbero dello splendore del mistero di Cristo, così come ci è stato tramandato dalla tradizione che risale ai Padri del deserto e ci raggiunge in un mondo post-moderno, assetato e disorientato nel deserto della propria drammatica solitudine.
Destinatari
Tutti, studenti e studiosi di francescanesimo.
Autore
ENZO GALLI è francescano conventuale. Dopo gli studi di legge e il baccalaureato all’Istituto teologico di Assisi (ITA), ha scelto la specializzazione in cristologia alla Facoltà San Bonaventura Seraphicum e alla Pontificia Università Lateranense di Roma. Si interessa all’integrazione fra teologia, spiritualità e scienze umane. EMANUELE RIMOLI, è francescano conventuale. Dopo la Scuola militare Nunziatella di Napoli ed il baccalaureato all’ITA, continua gli studi in antropologia teologica all’Istituto Teresianum di Roma, interessandosi al rapporto fra teologia e letteratura, soprattutto nei grandi autori russi dell’800. Ha pubblicato, assieme a Guglielmo Spirito, Dalla Santa Russia. Riflessioni francescane, Il Cerchio 2008. GUGLIELMO SPIRITO è francescano conventuale. Docente di spiritualità all’ITA, insegna anche alla Facoltà San Bonaventura Seraphicum di Roma, svolgendo una intensa attività accademica e come conferenziere in vari paesi dell’Unione Europea, così come in Russia ed Egitto. Si occupa di spiritualità patristica e letteratura. Tra le sue pubblicazioni recenti: Tra San Francesco e Tolkien. Una lettura spirituale del Signore degli Anelli, Il Cerchio 2006, I Padri del deserto tra i francescani, Edizioni Messaggero Padova 2007.
Un'opera che rende il Poverello d'Assisi molto vicino a noi e attuale; egli ci conduce a riflettere su ciò che potrebbe essere, oggi, un ritorno al Vangelo. Il ritorno al Vangelo, come è stato vissuto da Francesco, è, per la Chiesa, un'esperienza esemplare di rinnovamento e ringiovanimento. Il segreto di questa riuscita è da ricercarsi senza dubbio nella santità di quest'uomo, sempre pronto ad ascoltare la Parola di Dio e a metterla in pratica. Quest'opera mette in luce l'aspetto dinamico del cammino evangelico di Francesco, mostrando le radici economiche e sociali di un'esperienza spirituale
Il dialogo De magistro può considerarsi ed è la testimonianza più preziosa sul tema centrale del linguaggio di tutto il progresso della filosofia antica, dal Cratilo platonico fino al IV-V secolo d.C. Nel presente stato di avvilimento della parola, la quaestio fondamentale del 'De magistro' appare in tutta la sua cruciale attualità. Il dialogo agostiniano non mira esclusivamente a restituire al linguaggio tutta la sua più autentica dignità umana, ma è anche il richiamo all'interiorità, all'ascolto e al silenzio; se la parola non vuole mostrare" solo se stessa, allora è il momento del pensiero, della meditazione su che cosa vale la pena dire... "
Il Duecento è un periodo decisamente significativo per la storia della santità femminile che, in questo secolo, conosce una grande fioritura.
Un panorama in cui occupano un posto di rilievo santa Chiara e le tante discepole che si sono ispirate a lei e a Francesco di Assisi: Agnese di Boemia, Filippa Mareri, Elena Enselmini, Isabella di Francia… Donne che, in situazioni e contesti diversi, sono state testimoni fedeli del carisma delle origini e non hanno rinunciato a quello sforzo creativo con cui attualizzare le intuizioni dei fondatori.
Autobiografia di San Carlo da Sezze. Un testo che introduce nell'esperienza mistica del Santo, per il quale vivere la vita cristiana significava "conoscere e amare Dio sperimentato nell'anima". A cura di Severino Gori.
Più che una biografia su "la vita e i miracoli" di san Domenico di Guzman, la presente opera si propone come una riflessione o rilettura teologica della personalitàumana ed evangelica di Domenico di Guzman, il santo di Calaruega, e del suo progetto apostolico, che diede origine all'Ordine dei Prédicatori. Essa si muove tra i due criteri che il Concilio Vaticano II ha messo in evidenza per il rinnovamento della vita religiosa: il ritorno al carisma della fondazione e l'adeguamento alle condizioni cambiate dei nostri tempi. Con tale intento sono stati studiati l'ambiente storico e le origini domenicane (prima parte), il profilo umano ed evangelico di Domenico di Guzman (seconda parte), Il progetto apostolico di Domenico: I.:Ordine dei Predicatori (terza parte); la quarta parte del libro ha per titolo: Il progetto domenicano oggi. Sfida e impegno. L'intento dell'opera è la presentazione del progetto di fondazione di Domenico di Guzman, in forma attuale. L'urgenza dell' evangelizzazione dimostra l'attualità di questo progetto, ma costituisce allo stesso tempo una sfida e un impegno per il presente e il futuro di tutti i membri dell'Ordine.
«Questi "fioretti" non sono una storia critica della vita del beato Martino de Porres. Non sono neppure una storia cronologica. Sono episodi tratti dalle testimonianze di quelli che lo conobbero in vita e furono chiamati a deporre, sotto giuramento, quanto sapevano di lui al processo per la sua beatificazione. Religioso fedele alla più severa tradizione dell'Ordine domenicano, Martino ha l'animo aperto e attento a tutti i bisogni del suo prossimo, e mentre progetta e attua opere grandiose nel campo che oggi chiamiamo dell'apostolato sociale, non disdegna di esercitare la sua arte e magari anche le sue doti taumaturgiche in favore degli animali e sulle piante. Tra tale letteratura ormai vasta, che vanta nomi di primo piano, fioriscono umilmente questi "fioretti"».
DESCRIZIONE: J. Dobrazynski, con sensibilità profondamente attuale e profondità di credente, si accosta in questo colorito romanzo storico alla personalità ingannevolmente semplice di Giovanna d'Arco la "Pulzella", collocandola sullo sfondo della torbida età, che si è designata come "autunno del Medioevo", nella Francia del nord, ferrigna e irta di munite fortezze, percorsa da eserciti e masnade impegnate nelle crudeli battaglie tra le due fazioni degli Armagnacchi e degli Inglesi e Borgognoni, tra le vicende intricate d'una guerra secolare. L'Autore, valendosi dell'artificio dei flash-back, attraverso le narrazioni di alcuni testimoni, dipinge un affresco dalle accensioni epiche, sotto un cielo religioso turbato, tempestoso: agli assalti e alle conquiste delle città - Orléans, Reims,... - tra il crosciare delle frecce e il rimbombo delle prime colubrine, alle visite alla corte dell'inetto "Reuccio di Bourges" Carlo VI, si intercalano gli atti di culto, le grandi Eucarestie celebrate per i soldati tutti, e succede il dramma, anzi la tragedia oscura del processo interminabile, con i tormenti della coscienza tra il rispetto di Giovanna per la "Chiesa militante", il Papa, i cardinali, i vescovi e l'appello alla "Chiesa trionfante"; infine l'atroce rogo.
"Giovanna Francesca Frémyot di Chantal è nota per lo più come la fondatrice, insieme a S. Francesco di Sales, dell'Ordine della Visitazione. Viene perciò spontaneo collegare la santità, riconosciutale dalla Chiesa, alla figura della religiosa. Giovanna Francesca è, però, una figura a tutto tondo e nella stessa Bolla di Canonizzazione è proposta alle donne come modello in tutti gli stati di vita. Tutta la sua esistenza è attraversata dal filo rosso della docilità eroica alla volontà di Dio, perfino quando questa le chiese il cambiamento di stato di vita. Proprio l'adesione piena, anche quando tormentata, al proprio ruolo nei diversi stati le consentì quello straordinario cammino interiore che la portò a un elevato grado di santità, unita a una profonda maturità umana e a una fecondità che supera i limiti della natura, rendendola splendidamente donna. Elisabeth Stopp ne ha ricostruito le vicende biografiche con "la sensibilità dello storico e la leggerezza del narratore. Giovanna di Chantal è sempre stata vista entro il fascio di luce di Francesco di Sales. In tal modo le si è tolto respiro e ci si è preclusi la possibilità di conoscerla appieno. Il libro della Stopp ha il grande merito di restituirci i caratteri peculiari di una personalità che risulta essere tra le più significative nel panorama spirituale della Francia secentesca." (dalla Premessa di Massimo Marcocchi)
Alla luce dei contributi qui raccolti risulta evidente che nella riflessione e nell'azione pastorale di Montini - Paolo VI «il tema dell'educazione ha avuto un posto costante, se non centrale. Non si deve, tuttavia, pensare che egli coltivasse un vero e proprio sistema pedagogico, nel senso di una teoria scientifica dell'educazione. Nell'affrontare tali tematiche Montini dava, piuttosto, l'impressione di agire sulla spinta di un insieme di disposizioni proprie della sua indole - interesse per l'uomo e per le sue aspirazioni, vivissima coscienza ecclesiale, senso storico delle situazioni, profondo respiro culturale -, grazie alle quali egli doveva ben presto rendersi conto dell'importanza che aveva il momento formativo rispetto non solo alla crescita delle persone, ma anche alla promozione del vivere sociale e, naturalmente, alla edificazione della Chiesa. L'itinerario attraverso cui Montini venne elaborando le sue idee pedagogiche conobbe diverse tappe, corrispondenti ai vari impegni che le circostanze della vita lo condussero ad assumere, da quello di assistente generale della Federazione degli universitari cattolici (Fuci) all'impegno in Segreteria di Stato, dalla responsabilità di arcivescovo della diocesi ambrosiana a quella di pastore della Chiesa universale». (Luciano Pazzaglia).