
Le processioni medievali di reliquie si pongono come uno degli atti performativi per eccellenza del sacro. I rituali che le contraddistinguono, regolati di sovente dalle gerarchie ecclesiastiche con il concorso di altre istituzioni, modificano simbolicamente, quando non materialmente, lo spazio in cui si svolgono, contribuendo a creare l'immaginario identitario di una comunità. Questo libro, più che alle costanti individuabili nelle processioni dell'Europa medievale, più che alla ripetitività di gesti e comportamenti, vuole mettere l'accento, attraverso una serie di casi esemplari, sulle variabili e sugli elementi di discontinuità delle processioni medievali, analizzando sì le componenti dei riti e il ruolo in essi svolto in un dato momento dalle reliquie dei santi, ma provando a spiegare questi dati a partire dalla loro storicizzazione sulla lunga durata.
Sono raccolti in questo volume testi editi e inediti di Giovanni Battista Montini dalla fine degli anni ’20 alla fine degli anni ’30. E precisamente: il commento alle feste dell’anno liturgico apparso sulla rivista della FUCI, «Azione Fucina », dal Novembre 1930 al Novembre 1931; due quaderni (inediti) di appunti stesi per la spiegazione della liturgia in generale, dei riti della Messa e delle Messe domenicali e festive relativi agli anni 1926-1933 e 1936-1937; il commento (inedito) ai «Vangeli domenicali su Gesù Cristo» degli anni 1938-1939; un gruppo di saggi di argomento liturgico-artistico risalenti a quegli anni. Alcuni dei documenti hanno più la forma di appunti che non di completa stesura. Tuttavia nelle note, dettagliate e meticolose, il Curatore ha cercato di svolgerli, completando riferimenti e allusioni e mettendone in luce il vario contenuto in apposite introduzioni. Anche grazie a tale più compiuta lettura questi scritti rivelano singolare importanza: indicano cioè quanto fosse versatile e approfondita, sotto diversi aspetti precorritrice, la cultura liturgica del giovane Montini ed ampia e multiforme la sua informazione bibliografica. In particolare, egli aveva un’autentica e precisa teologia della liturgia, intesa sempre come reale ed efficace presenza del mistero di Cristo e come versione orante della fede e del dogma. Montini concepiva la liturgia come principio e risorsa primaria dell’esperienza e della spiritualità cristiana. Non mancava di sottolineare con vigore la funzione educativa della pietà, ponendone in evidenza la dimensione ecclesiale. Coglieva inoltre l’importanza della storia della liturgia, che dava prova di ben conoscere nelle sue linee principali, mostrandosi specialmente sensibile alla proprietà estetica dei riti, alla loro arte e poesia. Una visione che in quegli anni ben pochi possedevano e che troveranno pratica attuazione anche negli anni dell’episcopato milanese, trovando poi compiuta sistemazione nella costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium.
Inos Biffi, docente ordinario emerito di storia della teologia medievale e di teologia sistematica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale (Milano) e docente incaricato presso la Facoltà di Teologia di Lugano (Svizzera), dove è Direttore dell’Istituto di Teologia. È presidente dell’Istituto per la Storia della Teologia Medievale di Milano e dirige in collaborazione le collane Biblioteca di Cultura medievale ed Eredità Medievale. Storia della teologia da Boezio a Erasmo da Rotterdam presso la Jaca Book. È autore di ricerche sui teologi dei secoli XI, XII, e XIII. Cura, in collaborazione, l’opera omnia di s. Anselmo d’Aosta e del Corpus Colombanianum. Dottore aggregato della Biblioteca Ambrosiana, dedica grande parte della sua attività nel campo della liturgia, particolarmente di quella ambrosiana, di cui ha curato la riforma. Collabora alle principali riviste teologiche, tra cui «La Scuola Cattolica», «Teologia», «Communio» e la «Rivista Teologica di Lugano».
In questo trentunesimo volume della collana «Pubblicazioni dell'Istituto Paolo VI» sono raccolti gli Atti dell'XI Colloquio Internazionale di Studio, svoltosi a Concesio (Brescia) nei giorni 24-25-26 settembre 2010 sul tema «Verso la civiltà dell'amore. Paolo VI e la costruzione della civiltà umana». Il tema della civiltà dell'amore fu sempre caro a Giovanni Battista Montini, che, durante il pontificato, si dedicò con particolare impegno e con fede incrollabile al suo sviluppo teologico, magisteriale e pastorale, in una lucida e realistica visione di un mondo sempre più indifferente ai veri valori, sempre più incapace di superare il ristretto ambito personale per ispirarsi alla legge dell'amore, per la realizzazione della quale Cristo si fece uomo e morì sulla croce. Paolo VI cercò di dialogare con questo mondo, senza sovrastarlo, e di esserne un interlocutore paterno e illuminato. L'articolazione del Colloquio si svolge secondo due linee principali, quella storica e quella teologica, e ci guida lungo un cammino che inizia nella prima metà del Novecento dalla «civiltà cattolica», fin verso le varie modulazioni della «civiltà cristiana» (De Giorgi), per approdare, dopo Pio XI, alla ricerca della «civiltà dell'amore» (Veneruso). Questa, necessariamente, deve essere costruita su una «civiltà umana» nella sua accezione più profonda e completa (Durand), formata da uomini in quanto persone e in quanto esseri sociali (Sesboüé). In tale prospettiva una particolare importanza assunsero nel magistero di Paolo VI l'enciclica Populorum progressio e i Messaggi per la Giornata della Pace che egli stesso istituì (Joblin), dove si evince che il superamento armonico del contrasto tra religione e secolarizzazione, nell'interpretazione cristiana della transizione occidentale (Sequeri, conduce alla realizzazione di un nuovo legame sociale, la «civiltà dell'amore» appunto.
«Questo Santorale contiene, oltre alla densa introduzione, saggi davvero di valore, che permettono di entrare nella spiritualità di Angelo Giuseppe Roncalli - San Giovanni XXIII e di conoscerla meglio. Questa raccolta di studi aggiunge un tassello prezioso e senz'altro originale ai numerosi studi dedicati negli ultimi decenni al papa bergamasco. A ben vedere, la sua figura è stata spesso accostata sotto il profilo storico, biografico, psicologico, ecclesiologico e spirituale. Mancava però una riflessione che ponesse in rilievo l'influsso che i santi hanno avuto nella sua formazione e maturazione umana, cristiana e sacerdotale. Da questo studio emerge che nella sua opera di "aggiornamento" della Chiesa, papa Roncalli si è costantemente ispirato ai santi Benedetto da Norcia, Gregorio Magno, Francesco d'Assisi, Ignazio di Loyola, Carlo Borromeo, Francesco di Sales, Gregorio Barbarigo... Sono loro i veri riformatori della Chiesa perché hanno vissuto la fede con originalità, incarnandola in forme diverse che resero possibili anche le riforme allora necessarie per la santità della Chiesa stessa. Questo libro è anche un invito a considerare il valore dell'agiografia: lo studio dei santi offre chiavi insostituibili per comprendere il mistero di Dio e la vita cristiana. Scrivere e parlare di santi non ci porta fuori dal mondo, né ci avvilisce il confronto tra loro e le nostre fragilità. Al contrario, essi ci incoraggiano e arricchiscono la nostra umanità». (dalla Prefazione del cardinale Marcello Semeraro)
L'enciclica Laudato si' non soltanto ha provocato una accresciuta consapevolezza della questione ecologica e delle sue gravissime conseguenze etiche e sociali ma ha anche rilanciato la riflessione filosofica e teologica sul «Vangelo della creazione», titolo del secondo capitolo. Difatti, l'impegno cristiano per la salvaguardia della casa comune non si capisce fuori da una determinata visione teologica della natura e del posto dell'uomo nel creato. Pertanto, la Pontificia Accademia di San Tommaso ha voluto dedicare la sua XVII sessione plenaria al tema: «Dio creatore e la creazione come casa comune. Prospettive tomiste». Una trentina di accademici, provenienti da diverse parti del mondo, si sono ritrovati i giorni 16 e 17 giugno 2017 in Vaticano, nel Palazzo del Sant'Uffizio, per riflettere su questo tema. I presenti Atti sono il frutto di quelle giornate.
La Chiesa non propone una propria filosofia né canonizza una qualsiasi filosofia particolare a scapito di altre. La ragione profonda di questa riservatezza sta nel fatto che la filosofia, anche quando entra in rapporto con la teologia, deve procedere secondo i suoi metodi e le sue regole; non vi sarebbe altrimenti garanzia che essa rimanga orientata verso la verità e ad essa tenda con un processo razionalmente controllabile.
[Fides et ratio, 49]
In questo volume sono raccolte per la prima volta con il testo latino a fronte le quattordici encicliche pubblicate da papa Giovanni Paolo II nel corso del suo lungo pontificato (1978-2005): Redemptor hominis (1979); Dives in misericordia (1980); Laborem exercens (1981); Slavorum apostoli (1985); Dominum et vivificantem (1986); Redemptoris Mater (1987); Sollicitudo rei socialis (1987); Redemptoris missio (1990); Centesimus annus (1991); Veritatis splendor (1993); Evangelium vitae (1995); Ut unum sint (1995); Fides et ratio (1998); Ecclesia de Eucharistia (2003). In esse è compendiato il magistero teologico e morale di Karol Wojtyla in quanto Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica; questo volume compare, però, come terzo in questa stessa collana, dopo Tutte le opere letterarie (2001) e Metafisica della persona. Tutte le opere filosofiche (2003), che invece raccolgono integralmente la produzione poetica e filosofica di Karol Wojtyla antecedente alla sua elezione al soglio pontificio, cioè fino al 1978. L’uomo che cerca l’Assoluto ha in fondo tre strade maestre, che sono l’arte, la filosofia e la religione; e Karol Wojtyla le ha percorse coerentemente fino alla fine come poeta, filosofo e papa.
Ogni domenica a messa noi professiamo la nostra fede e affermiamo che Gesù Cristo è «asceso al cielo e siede alla destra del Padre». Queste pagine si propongono di condurre per mano il lettore per scoprire cosa significhi l'ascensione di Gesù e il suo sedersi alla destra del padre. E anche cosa significhi per noi. Perché noi siamo membra del Corpo di cui Cristo è il capo, formando un unico Corpo. Nell'indagare tutto ciò è stata scelta come guida Tommaso d'Aquino, sapiente teologo domenicano, che ha scrutato questi misteri e ci ha lasciato profonde riflessioni. Per poter apprezzare il suo pensiero, sono anche state analizzate e presentate le fonti su cui esso si fonda e le riprese che esso ha avuto nei secoli successivi. Il quadro che ne risulta è completo e interessante per chiunque voglia approfondire la conoscenza di questi misteri di Cristo e dell'uomo.
Nel 1975 usciva l’opera di Agostino Amore dedicata a I martiri di Roma, per le Edizioni Antonianum, nell’ambito della collana Spicilegium Pontificii Athenaei Antoniani. Quel volume, tanto sobrio quanto limpido nella struttura e nel linguaggio, sarebbe divenuto libro di testo e riferimento bibliografico imprescindibile per tutti coloro che avessero voluto, per diversi motivi, accostarsi alle questioni agiografiche, storiche e archeologiche della Roma cristiana dei primi secoli, tanto che ancora, ad oltre trent’anni da quell’edizione, esso resta un testo frequentato, citato, comunque continuamente consultato.
Ebbene, è parso opportuno ritornare su quell’opera, tanto considerata dagli studiosi, dagli studenti e da tutti coloro che desideravano approfondire le questioni legate alle figure dei martiri romani, dopo aver consultato rapidamente le enciclopedie e i lessici classici, per avere un’idea più attendibile e scientificamente più affidabile di tutti i problemi sorti, nei secoli, attorno alle persone dei martiri dell’Urbe, alle loro sepolture, al loro culto, ai testi, ai documenti e ai monumenti sorti attorno a quegli “uomini santi”.
Alessandro Bonfiglio ha dedicato molto tempo e attenzione ad un testo; è entrato “in punta di piedi”, con grande rispetto nei confronti dell’agiografo, riconoscendo tutti i meriti di chi, per primo, ha avuto il coraggio di far dialogare i monumenti e i documenti. Il suo aggiornamento assume il ruolo e l’aspetto di una vera e propria edizione critica, che aiuterà gli studiosi della nostra generazione a seguire la parabola evolutiva degli studi sul santorale romano nell’ultimo quarantennio.
Karol Wojtyla quale Padre del Concilio Vaticano II è tuttora poco conosciuto. La presente antologia di tutti i suoi interventi al servizio del Concilio, sia orali sia messi per iscritto, esposta nella seconda parte del saggio, è alla sua primissima e inedita edizione. Qui troverete le risposte alle domande riguardanti i suoi grandi apporti al dibattito conciliare, per poter meglio comprendere il "fenomeno Giovanni Paolo II".
Poco prima del 540 san Benedetto redasse il testo di una Regola per la comunità di monaci raccolti intorno a lui nel monastero di Montecassino. Articolata in un prologo e 73 capitoli, è ancora oggi l'elemento fondativo delle comunità benedettine. Il suo valore e la sua efficacia travalicano però l'ambito rigorosamente monastico e infatti essa è ormai frequentemente invocata come una guida valida per i laici, sia nella vita privata che in quella professionale. Proprio la "Regola" è al cuore di questo libro, in cui Dom Guillaume, forte dell'esperienza maturata come monaco e come abate, traduce in un linguaggio semplice e concreto le sue norme antiche e sempre nuove, permettendo anche a noi, uomini e donne del XXI secolo, di apprezzarne la bellezza e l'attualità. Vivere secondo la "Regola", assimilando la sapienza dei monasteri, ci permetterà di trasformare profondamente la nostra vita e di cambiare il modo in cui guardiamo il mondo, gli altri, noi stessi. Essa ci sprona a considerare l'esistenza come un itinerario di fede e un ritorno alla sorgente di tutte le cose, scendendo nel profondo, dove Dio abita, ci abita, e ci attende amorevole e fiducioso. Questo è, almeno per noi contemporanei, il grande paradosso: una "Regola" ci permette di conseguire la vera libertà e la pace di chi ha trovato la verità.
La novità di quest’opera è la focalizzazione sul tema del Paradiso, senza dimenticare l’indispensabile legame con il peccato originale. Si ripercorre in ordine cronologico l’intera opera del Vescovo di Ippona, confrontandosi allo stesso momento con le interpretazioni presenti nella bibliografia critica. L’accento è posto, comunque, sull’analisi dei testi agostiniani: si tratta di leggere Agostino con gli occhi di Agostino stesso. In tal modo, a quanti invocano una sorta di “de-agostinizzazione” della teologia, si può rispondere indicando la strada di una decisa e saggia “re-agostinizzazione” della protologia.
Don Massimiliano Bianchi, nato nel 1978, ordinato presbitero dell’Arcidiocesi di Milano nel 2004, ha ottenuto la Licenza (2016) ed il Dottorato (2021) in Storia della Teologia alla Facoltà di Lugano. Nominato Missionario della Misericordia da papa Francesco, ha svolto tale ministero in Italia, Francia e Germania.
Il libro prende le mosse dalla necessità di comprendere teologicamente un'espressione assai nota contenuta nell'Esortazione Apostolica post sinodale di San Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, del 25 marzo 1992, e riguardante il ministero ordinato. L'espressione è la seguente: «In quanto rappresenta Cristo capo, pastore e sposo della Chiesa, il sacerdote si pone non soltanto nella Chiesa ma anche di fronte alla Chiesa». Il Cardinale Laghi, allora Prefetto della Congregazione per l'Educazione cattolica, definì nel 1997 quest'Esortazione come il "documento più autorevole (riguardo) al sacerdote" del Pontificato di San Giovanni Paolo II. Il lavoro qui presentato non è uno studio sulla Pastores dabo vobis, anche se in esso ci si interessa necessariamente di questo testo magisteriale. Questo scritto tuttavia agisce sullo sfondo perché dona come chiave ermeneutica per l'approfondimento dell'identità sacerdotale l'espressione appena citata, la quale viene approfondita all'interno di una molteplice serie di scritti di San Giovanni Paolo II. In modo particolare si cercherà di verificare come il contenuto delle Lettere del Giovedì Santo possa aiutare nella comprensione di essa.

