"Le professioni in cui si trova maggior opera d'ingegno o grande vantaggio, come la medicina, l'architettura, l'insegnamento delle arti liberali, sono decorose per coloro alla cui condizione si addicono. Il commercio poi, se esercitato alla spicciola, è da considerarsi indecoroso; se poi lo è in grande, importando moltissime merci da ogni dove e distribuendole a molti senza ricorrere a frode non è affatto da biasimare." (Marco Tullio Cicerone)
Autentico fondamento della religione ebraica, il Talmùd possiede una sorprendente forza narrativa; e in particolare questo vale proprio per "Il trattato delle benedizioni" (tratto dal Talmùd babilonese), un'opera delle scuole rabbiniche di Babilonia che nasce originariamente con una chiara connotazione giuridica ma presenta in realtà anche un affascinante e abbondante materiale storico, mitico, aneddotico, geografico del più vario e vasto interesse. Attraverso le sue pagine possiamo infatti ricostruire oggi qual era la vita di ogni giorno degli ebrei nei primi secoli dell'era cristiana, i loro riti pubblici, le loro cognizioni scientifiche, le leggi e le credenze. Di grande rilievo sono le abbondanti notizie di argomento teologico, che ci informano sui concetti che gli ebrei dell'epoca avevano su Dio e la sua giustizia e ancora su angeli e demoni, sulla vita futura, l'escatologia, il messianesimo. Dal Talmùd apprendiamo inoltre quali obblighi morali vincolassero gli ebrei e impariamo molto dunque non solo sulla cultura e la storia ebraiche di allora ma anche su quelle di oggi. Un tesoro letterario che intreccia mirabilmente la mistica ebraica con gli aspetti apparentemente più concreti della vita di ogni giorno, la storia e la cultura di un intero universo religioso.
C'è qualcosa di elusivo, nella stupidità - o nell'ottusità, o nella balordaggine, o comunque la si voglia chiamare. Essa si sottrae ad ogni nostra analisi cognitiva, mutandosi in una sorta di inquietante "doppio" dell'abilità - o dell'intelligenza. Pensatori della statura di Karl Marx, Friedrich Nietzsche, Gilles Deleuze hanno, fra i tanti, dedicato analisi particolareggiate a ciò che la stupidità può implicare a livello politico e sociale. Compulsiva, benché riottosa, la stupidità è il fattore critico che causa il collasso delle nostre certezze in termini politici, etici, psicoanalitici. L'enigma cui ci pone dinanzi l'oggetto specifico di tale riflessione coinvolge problemi e realtà quali l'identità nazionale, il masochismo e le politiche sessuali, così come pure la possibilità di articolare poeticamente il balbettio nel quale il fenomeno ha la sua genesi. Da Dostoevskij a Friedrich Schlegel, a Musil, a Wordsworth, "Stupidity" indaga i temi dell'ignoranza, dell'imbecillità, dei limiti della ragione, giungendo nel contempo a esaminare la prassi pervasiva dell'accanimento teoretico in connessione con analoghe forme di aggressività paranoide. Infine, all'interno di una sezione specificamente dedicata alle infermità croniche debilitanti, la trattazione viene sviluppata sino a giungere alle soglie di una vera e propria ermeneutica del corpo, "ai limiti di quanto il corpo è in grado di sapere e di esprimere".
Questo volume raccoglie i contributi alla terza sessione delle Baxter Lectures, dedicate alla figura di Charles Darwin da una particolare angolazione, rivelata dal loro sottotitolo: L'ecosistema. Uno sguardo rivolto non alla mera celebrazione, ma al farsi vivo del sapere, al futuro, appunto. 11 filo conduttore delle Baxter Lectures è la concezione della materia vivente con le sue forme di organizzazione; dopo "individuo" e "specie", è la volta del livello di materia vivente che si costituisce in "sistema". Quando oggi si parla di ecosistema, si echeggia perlopiù il problema centrale della responsabilità dell'uomo nei confronti della conservazione-riproduzione dell'ambiente (naturale). Ma ecosistema può dirsi in più sensi, come testimoniano i contributi qui riuniti. Si può pensare partendo dall'ecosistema per arrivare all'uomo, seguendo gli approcci dell'ecologia culturale. Oppure tematizzare l'"interazione" concepita come "rete" (network) di comunicazione, scambio, informazione (genetica) fra individui. Si può richiamare anche l'ambiente geologico, l'attenzione di Darwin per il quale è spesso trascurata quando si ricostruisce il suo pensiero. O infine restituire un'immagine complessiva dell'ecosistema come strutturazione di organizzazioni gerarchiche di comunicazione e trasferimento. Di "sistema" l'idea risulterà, con i contributi pubblicati in questo volume, se non compiuta, certamente più ricca di determinazioni e più completa.
Divisa in nove libri, destinata prevalentemente alle scuole di retorica, essa appare come un ampio repertorio di exempla memorabili, una sorta di rassegna di vizi e di virtù illustrati attraverso personaggi ed episodi storici: ogni libro comprendeva infatti una serie di rubriche organizzate a loro volta in brevi paragrafi e divise generalmente in due sezioni, una dedicata agli esempi romani, l'altra agli esempi stranieri. Questi "Detti e ratti memorabili" godettero di vasta fortuna soprattutto in età medievale, come in genere tutte le opere che presentavano una struttura di tipo enciclopedico e una finalità edificante.
Nella prima metà del XIX secolo, Hermann von Pückler, il dandy tedesco, il Casanova prussiano viaggia a cavallo e in carrozza, scala montagne, prende parte a rocambolesche partite di caccia ed altrettante bevute con prelati e signorotti di campagna, amoreggia con nobildonne e ostesse, visita castelli e baracche, si intrattiene con i ribelli irlandesi (si incontra spesso con Daniel O'Connor, il fautore dell'indipendenza irlandese, con il quale discute apertamente del futuro dell'Irianda) ed i padroni inglesi: l'autore soccombe alle bellezze crude dell'Isola di Smeraldo, ne registra l'arretratezza con precisione a la Dickens e con tutta la forza estetizzante di un Romantico. Precursore del "Taccuino Irlandese" di Heinrich Boll, il suo non ha perso nulla della sua freschezza e attualità. Nelle Lettere dall'Irlanda l'attenzione di Pückler è tutta rivolta al popolo irlandese, alla sua miseria, alla sua storia di secolare repressione e sfruttamento "trascurato dal governo o da questi represso, vituperato dalla stupida ignoranza del clero inglese, abbandonato dalla sua casta di feudatari assenteisti e bollato dalla povertà e dall'alcolismo.»
"Il nucleare impossibile", illustra, attualizzandole, le ragioni per cui, negli anni Ottanta, l'Italia decise di uscire dal nucleare a seguito dell'incidente di Chernobyl, sottolineando in particolare: che il nucleare non è ad emissione zero e che, sulla base di tecniche di valutazione integrata risulta che il ciclo nucleare presenta fasi di lavorazione ad alta intensità di emissione di CO2 che il ricorso al nucleare non esaurisce la problematica della sicurezza degli approvvigionamenti energetici, sia in termini di continuità di forniture sia di disponibilità di fonti di energia; che la generazione di energia da fonte nucleare è ben lungi dall'essere economicamente conveniente; che a fronte del rilancio del nucleare resta irrisolto il problema dei residui radioattivi, del ritrattamento, del combustibile misto (MOX) e del rischio di proliferazione militare; che il programma nucleare italiano, in questo contesto, si rivela insensato per molte ragioni (carenze nella ricerca, carenze nel sistema industriale e tecnologico, sicurezza). L'esame della situazione a livello mondiale conferma tutti questi dubbi e punti critici. Un esempio specifico rappresenta l'approfondimento dell'operato della SOGIN (Società Gestione Impianti Nucleari). La SOGIN, nel suo comportamento, testimonia dell'impossibilità di un nucleare italiano accettabile da un punto di vista della credibilità scientifica, della valutazione ambientale e della sicurezza.
Questo libro ripercorre tutta la storia della conquista dello spazio: dagli studi sui combustibili per i lanciatori ai primi satelliti, dagli scienziati agli astronauti e in particolare sottolinea i contributi dell'industria e tecnologia italiana e le battaglie sostenute dagli scienziati italiani per ottenere i finanziamenti, per partecipare alle grandi istituzioni internazionali ed europee. Pochi sanno che dopo i due colossi spaziali USA e URSS l'Italia è stata il terzo paese a mettere in orbita un satellite - il San Marco 1, seguito poi dal San Marco 2, e ad attrezzare una piattaforma vicino a Malindi in Kenya, come base di lancio a disposizione della comunità internazionale e da cui è stato lanciato il primo satellite scientifico per lo studio delle sorgenti celesti di raggi X, l'Uhuru. Il libro pone soprattutto l'accento sulla parte tecnologica e sulla politica dello spazio, ma grandi contributi sono stati portati anche dagli astrofisici che hanno utilizzato i telescopi su satelliti e in particolare va ricordato il satellite italiano Beppo Sax, dedicato a Giuseppe Occhialini detto Beppo, un satellite per raggi gamma ed X. Pietre miliari per la ricerca spaziale italiana sono stati i progetti San Marco, Sirio, che è stato il primo satellite europeo per telecomunicazioni, le industrie Selenia. Aeritalia,Telespazio, Laben, fra gli scienziati Amaldi, Broglio, Ruppi, Occhialini, Bepi Colombo; vanno poi ricordati gli astronauti italiani Malerba, Guidoni, Vittori, Cheli, Nespoli.
"Questa vittoria non è il cambiamento ma la possibilità del cambiamento e se c'è ancora qualcuno che dubita che l'America sia un posto dove ogni cosa è possibile, dove si può realizzare il sogno dei nostri padri e dimostrare il potere della democrazia, questa notte la risposta è arrivata. L'hanno data le donne e gli uomini che sono stati in coda per ore per poter votare". (Barack Obama, 4 novembre 2008)
Ormai da diversi secoli la legge del taglione e il criterio dell'"occhio per occhio" vengono considerati espressioni di una cultura barbarica e orripilante, per fortuna quasi ovunque superata. Una volta esorcizzato, il fenomeno è però lontano dall'essere compreso, sia storicamente che teoricamente. L'"antiteoria della giustizia" proposta da William lan Miller abbandona le mere astrazioni alle quali ci aveva abituato la filosofìa politica degli ultimi decenni e considera "occhi, denti, mani e vite" come concrete e precise unità di misura per pareggiare i conti, per ristabilire gli equilibri personali e sociali violati e per evitare l'anarchia dello scatenarsi di rappresaglie indiscriminate ed eccessive.