
L'opera di Giacomo Cives si è sviluppata, a partire dalla metà del secolo scorso, in una molteplicità di direzioni che hanno toccato pressoché tutti gli ambiti della ricerca pedagogica e storico-educativa. Il volume intende offrire una raccolta dei principali scritti di questo studioso, esponente di una visione "laica" della cultura e dell'educazione, ma aperta al confronto con tradizioni di pensiero diverse, anche di matrice religiosa. Tutto il lungo percorso di questo studioso è rappresentato dagli scritti proposti, con un inquadramento introduttivo che mette a fuoco nel loro complesso le caratteristiche di fondo del pensiero di Cives, un inquadramento degli scritti antologizzati e un saggio conclusivo che si concentra sui suoi testi più recenti. Il confronto di Cives con gli autori da lui maggiormente studiati, specialmente in prospettiva storico-educativa, da Giuseppe Lombardo Radice a Maria Montessori, da John Dewey a Edgar Morin, è, inoltre, tenuto in costante riferimento per una comprensione adeguata della visione della pedagogia come mediazione interdisciplinare, da Cives sostenuta per quasi mezzo secolo e applicata in prospettiva filosofica, politica e didattica.
Grazie soprattutto a "Umanesimo integrale" (1936) e al progetto di "nuova cristianità" ivi proposto (e del quale non sono sempre state fornite in Italia felici interpretazioni), Jacques Maritain è prepotentemente entrato, a partire dal 1946, nel percorso della cultura italiana, sia pure attraverso interpretazioni non sempre del tutto condivisibili. La presente ricerca propone alcune nuove linee di lettura che pongono in evidenza la ricchezza e la profondità di un pensiero ancora attuale (al di là del suo "consumo politico" del passato). I vari inediti che, con specifico riferimento al contesto italiano, corredano il volume, avvalorano l'importanza della sua lezione e mostrano un Maritain, quello degli anni della sua Ambasceria romana (1946-49), assai attento alle cose italiane ed osservatore alquanto preoccupato delle "commistioni" fra politica e religione tipiche del contesto italiano di quegli anni.
Francesco Bonini, La tradizione cattolica di Studium SEZIONE MONOGRAFICA In ricordo di Francesco D'Agostino A cura di Laura Palazzani Laura Palazzani, Francesco D'Agostino: maestro della bioetica e della biogiuridica Raccolta di saggi e scritti di Francesco D'Agostino Oltre la confusione dei personalismi. Impariamo a dire fratelli Troppi silenzi «laici». Ma sull'aborto è l'ora d'un dibattito nuovo Una stringente questione antropologica. Come fronteggiare l'aborto «dilatato» Pericoloso effetto-Covid anche sui paradigmi bioetici Paradigmi rimossi. La maternità fonda il mondo (amore, non solo rispetto) Meglio andare alle radici del consenso per Putin Bioetica e biogiuridica Il Pluralismo in Bioetica L'identità del medico tra scienza ed etica Letteratura Alberto Di Franco, «Una piccola Italia pellegrinante a traverso l'Impero dei Sceriffi!». Edmondo De Amicis in Marocco Storia Alessandro Ferioli, La buona battaglia dell'Argine, periodico della Diocesi di Ravenna-Cervia (1945-67) Alessio Leggiero, Il colera al tempo di Vincenzo Gioberti Damiano Lembo, Il governo Fortis. Genesi, sviluppi, crisi (1905-1906) Dialoghi/anniversari Francesco Bonini, Matteo Negro, Fabio Pierangeli, Intervista a S.E. Mons. Giuseppe Baturi Rassegna bibliografica-filosofia A cura di Massimo Borghesi Interventi critici Andrea Bixio, Francesco Paolo Casavola: sapientiae doctor La nostra biblioteca Daniel Ruffini
Ricostruendo un complesso intreccio di azione diplomatica, politica, assistenziale e culturale, il volume analizza il ruolo della Santa Sede nel processo di decolonizzazione dell'Algeria nel quadro internazionale della crisi delle relazioni euro-africane e nel contesto religioso della revisione dei modelli missionari. La documentazione inedita utilizzata, proveniente dagli archivi vaticani recentemente aperti del pontificato di Pio XII e da quelli della Chiesa di Francia, getta nuova luce sulle questioni della diffusione dell'islam e del nazionalismo arabo, della propaganda marxista nei paesi extraeuropei, dell'emergenza umanitaria successiva al colpo di Stato del maggio 1958 e degli effetti destrutturanti della crisi algerina sul sistema politico francese nel passaggio dalla IV alla V Repubblica fino agli accordi di Évian del 1962.
Il tema dell'identità relazionale dell'essere umano, dal punto di vista antropologico ed etico, diventa, nell'attualità, una questione incalzante per cogliere la sua specificità irriducibile nell'ordine dei viventi. Tale identità istituisce dalle/delle/nelle/con/tra le relazioni, in quanto ogni umano nasce da una relazione originaria (verticale) in relazione con essa (filiazione-paternità-maternità), e si costituisce nelle trame relazionali originali estese (orizzontali), che si esprimono in una molteplicità di rapporti (fraternità/sororità-maschio/femmina-sposo/sposa-marito/mogliecittadino/cittadina-individuo/comunità, e altro ancora). Dato che queste trame contraddistinguono in un'apertura relazionale l'intero dell'umano, diviene necessario tornare a riflettere sulla sua dimensione relazionale, che si determina come categoria originaria e fondamentale dell'antropologico e dell'etico sia per la costituzione identitaria della soggettualità, sia per l'insieme complesso delle esperienze antropo-etiche che il soggetto concreta nelle forme pratiche della vita "tessendo" relazioni, le quali, non rimanendo sullo sfondo, hanno una profonda valenza strutturante il volume totale della persona.
L'Istituto Paolo VI di Brescia pubblica il terzo tomo (1928-1929) del Carteggio che Giovanni Battista Montini intrecciò negli "anni fucini" (1924-1933), durante i quali fu l'Assistente Ecclesiastico generale della Fuci ed ebbe relazione con moltissimi studenti, non pochi professori e intellettuali, cristiani e non, e con esponenti significativi della Chiesa e della politica italiana. Si va precisando così il ruolo di formatore di giovani, per i quali egli propose e attuò una salda formazione intellettuale, teologica e filosofica, con l'obiettivo di colmare la frattura tra la cultura laica e quella dei credenti. Il "carteggio fucino" segue il volume in due tomi che pubblicò le lettere degli anni 1914-1923 (gli anni dello studio a Brescia, fino alla ordinazione sacerdotale, dell'impegno nelle associazioni giovanili e degli scontri con i gruppi fascisti e quelli massonici, e poi i primi tre anni di studi a Roma). Dilata ora lo sguardo sull'orizzonte religioso, culturale, civile della società italiana, sempre più segnata dalla affermazione del fascismo, nella quale gli studenti e i giovani intellettuali cattolici affrontavano le sfide poste loro dalla cultura filosofica idealista e dalla cultura scientifica, spesso agnostica. In questo contesto Montini seppe dare agli studenti della Fuci orientamenti e strumenti rigorosi ed efficaci, che formarono la futura classe dirigente cattolica del Paese. La corrispondenza si allarga a giovani di grande futuro, a sacerdoti che avranno ruoli di primo piano nella Chiesa, a intellettuali e scienziati influenti. A questo tomo ne seguiranno altri due, per gli anni 1930-1933.
Secondo il filosofo Aristotele, la forma ha una priorità anche logica in quanto «di ogni cosa si può parlare in quanto ha una forma e non per il suo aspetto materiale in quanto tale» (Metafisica, Libro VII, 1035a). Il presente volume affronta il tema della forma della Chiesa a partire dalla complessa categoria di evento, quale luogo cristologico del dirsi e darsi di Dio Trinità nella storia, in un elaborato e "inedito" confronto con la filosofia, la liturgia eucaristica e l'arte, e persegue 'obiettivo di recuperare una possibile forma Ecclesiae, ossia la costante che caratterizza la Chiesa (e che dice la sua natura) nella variabilità delle espressioni storiche assunte lungo i secoli. In questo tragitto un posto di rilievo è occupato dall'actio liturgica, vista nel suo dinamismo di evento, che già dai primi secoli "tenta", nelle diverse celebrazioni, di ritradurre l'ineludibile struttura teandrica della comunità cristiana.
Il presente volume affronta i limiti antropologici intrinseci alla visione della mente tipica della scienza cognitiva classica, sia nella sua versione funzionalista che in quella connessionista. Equiparare la mente umana ad un congegno di calcolo logico, infatti, non permette di cogliere il lavoro della mente umana nella sua complessità, poiché la mente viene sganciata sia dalla sua base biologico-corporea, sia dall'universo culturale in cui essa prende forma e si muove. Lo sforzo dell'autore è stato quello di liberare la visione della mente da questi limiti, per ritrovare - secondo l'esperienza che effettivamente ne abbiamo - una mente che vive di significati; una mente non solo cognitiva, ma anche emotiva e volitiva; una mente vincolata alla sua base neurologica; una mente incarnata in un corpo e collocata in un mondo; una mente cosciente delle proprie scelte libere. La conclusione radicale di questo percorso è quello di mettere da parte il concetto cosale di mente, di eredità cartesiana, per ritrovare il volume integrale del soggetto che viene fuori da questa critica, la persona umana.
Francesco Bonini. Per una riflessione prospettica. Sezione monografica. Il mondo cattolico italiano tra i due secoli. Una lettura prospettica In ricordo di Giuseppe Dalla Torre Giuseppe Tognon, Giuseppe Dalla Torre, cattolico romano. Una biografia esemplare Andrea Riccardi, Lo sguardo romano nella prospettiva del cattolicesimo Monica Lugato, Chiesa e comunità internazionale Vincenzo Buonomo, Chiesa e comunità politica Paolo Cavana, I rapporti tra lo Stato e la Chiesa Benedetta Papasogli, Testimonianza Laura Palazzani, Le responsabilità nelle istituzioni Lorenzo Ornaghi, La cura delle istituzioni Angelo Rinella, A proposito di sussidiarietà Stefano Zamagni, Principio di sussidiarietà e pensiero cattolico tra i due secoli Matteo Truffelli, L'impegno laicale Michele Rosboch, L'associazionismo. Letteratura Greta Gribaudo, Leggere e scrivere le immagini. Le Quattro favole d'Esopo per Valerio Adami di Italo Calvino. Storia. Mario Belardinelli, Riflessioni sulla "finanza cattolica" a Roma dopo Porta Pia Luigi Picardi, Tra «macroregioni» e «intese interregionali». La Regione Molise e il Report Svimez 2021 anniversari Fabio Pierangeli, Dialogo con Raffaele Manica su Nicola Chiaromonte (1905-1972). Rassegna bibliografica storia contemporanea: A cura di Damiano Lembo.
Era il 1909 quando a Città di Castello, con la casa editrice Lapi, Maria Montessori dava per la prima volta alle stampe Il metodo della Pedagogia Scientifica applicato all'educazione infantile nelle Case dei Bambini. Il libro può considerarsi come la prima tappa di un lungo viaggio che la studiosa di Chiaravalle intraprese tra importanti affermazioni, promozioni e non poche critiche. Noti sono i tanti eventi che nei primi decenni del Novecento fecero dell'autrice una figura di primo piano, non tanto in Italia quanto e soprattutto in alcuni paesi esteri che l'accolsero e l'avvalorarono dando ad essa un certo spessore pedagogico. Meno note sono invece le dure critiche che si succedettero negli anni tanto da costituirsi a simbolo di una "consuetudine antimontessoriana" in grado di produrre quando entusiasti sostenitori, quando strenui oppositori. Come Mario Montessori scrive: «le persone religiose la combattevano per il suo positivismo, i positivisti la condannavano per l'uso di un linguaggio religioso, gli scienziati la ridicolizzavano per la sua mancanza di seria obiettività, i pedagogisti la accusavano di orgoglio megalomane». Col fine di ripercorrere i motivi delle resistenze al pensiero di Maria Montessori, il presente lavoro, svolto su uno dei più influenti periodici del tempo: Rivista Pedagogica (1908-1939), restituisce alcune critiche di importanti pedagogisti e filosofi italiani rivolte al metodo e al pensiero dell'autrice già nei primi decenni del Novecento.