
Martha Nussbaum è oggi fra ì filosofi che più destano la curiosità del mondo accademico e politico. I suoi testi tradotti in italiano sono richiestissimi nei corsi accademici e citati come letteratura di riferimento. Per far nascere "l'occhio della compassione" nei cittadini occorre stimolare la loro capacità di immaginazione, come avveniva nel mondo antico, quando le tragedie greche spronavano i cittadini ateniesi a riflettere sui casi umani e sui comportamenti etici. Le tragedie si calavano infatti all'interno del tessuto cittadino della democrazia ateniese ed erano destinate ad alimentare i valori civili che sostenevano le dinamiche governative e il progresso civico delle istituzioni ateniesi. Fabrizia Abbate si chiede se è possibile riproporre oggi, nello scenario allargato e multiforme delle nostre democrazie, quel connubio tra l'immaginazione letteraria e la responsabilità politica. Oggi che la globalizzazione orienta verso dinamiche sociali del tutto nuove si trova inevitabilmente a fare i conti con le culture non occidentali, con le minoranze, le etnie, le differenze razziali e sessuali, la proposta originale di Martha Nussbaum, è quella di rivalutare una componente del pensiero, senza la quale la razionalità scientifica sembra essere davvero inadeguata per rispondere da sola alle questioni urgenti del pianeta.
La produzione poetica giovanile di Karol Wojtyla viene offerta vin traduzione italiana nel volume Karol Wojtyla, "Le poesie giovanili", con l'epistolario relativo agli anni 1939-40. Essa appare nutrita da una duplice idea dominante: il bello rivelazione di Dio creatore e la Polonia terra dell'arte e della bellezza. Risultano incisivi su queste pagine lo stretto legame e la coerenza assoluta di alcune tematiche profonde del giovane studente di Cracovia, non ancora sacerdote, che costituiranno i nuclei essenziali dai quali si irradierà la "lezione" umana di Papa Wojtyla. Presentazione di Paolo Martino.
Frutto di un vasto lavoro di ricerca condotto nelle sedi archivistiche, questo libro ricostruisce, in forma originale e completa, lo scontro fra la Chiesa cattolica e la Prussia nella seconda metà dell'Ottocento, che ha profondamente regnato i rapporti fra la Santa Sede e la nazione germanica anche nei decenni successivi. Il testo presenta una impostazione nuova sul piano cronologico. Il Kulturkampf (la "Battaglia culturale") è visto non solo nella tradizionale chiave culturale-ideologica del conflitto tra Stato e Chiesa in Prussia negli anni Settanta-Ottanta dall'Ottocento, ma è posto in relazione anche con il periodo precedente. L'autore opera una narrazione degli eventi secondo una visione politico-diplomatica; ma offre al tempo stesso un quadro articolato e completo dei rapporti tra Santa Sede, episcopato e movimento cattolico in Prussia. Il testo ricostruisce dunque la complessa realtà del cattolicesimo in Germania in anni cruciali e rappresenta un contributo importante nella serie di interventi che figurano nella collana "Religione e società". In essa compaiono infatti studi originali, che ricostruiscono la storia dei rapporti fra la Santa Sede e significative aree politiche e culturali: la Cina, la Terra Santa, la Francia, l'Inghilterra, le Chiese Orientali, le missioni e le colonie in Africa, negli anni del colonialismo e nel successivo periodo della decolonizzazione.
All'inizio del Novecento, Austria, Francia e Spagna avevano ancora la facoltà di esercitare il diritto di veto in occasione dell'elezione del pontefice. Durante il conclave del 1903, al termine del lungo pontificato di Leone XIII, il veto dell'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe impedisce l'elezione del cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, Segretario di Stato del defunto pontefice. Alla luce di importanti documenti inediti, questo volume, di grande interesse, ricostruisce la vicenda di quest'ultimo veto del potere politico nell'elezione dei papi (ingerenza che si manifestava in precedenza anche in occasione di nomine di cardinali a posti di responsabilità nel governo della Chiesa) fino alla sua definitiva abolizione nel 1904, con una riforma del conclave che rimane in vigore ancora oggi.
È questo un volume denso di significato sul ruolo dell'intellettuale nel nostro tempo. "Da Seir mi si grida 'Sentinella a che punto è la notte?'" (Is 21, 11). In pieno tempo del disincanto, di fronte al crollo delle grandi certezze, bisogna raccogliere la sfida di un'età senza profeti, per diventare come la sentinella, attenta a scrutare i segni del futuro. Rimane salda in alcuni degli autori qui presi in esame - E. Stein, M. Buber, A. Gramsci - la coscienza di una vocazione intellettuale da compiere per una rinnovata comprensione e azione sulla realtà; mentre altri esprimono con voci accorate H. Arendt, E. Wiesel, A. Heller, J. Hersch - l'inquietudine e la dura pazienza dell'attesa, propria della sentinella di Seir, di fronte alle ideologie totalitarie e alle tragedie che hanno insanguinato il Novecento.