
Di appannaggio quasi esclusivo dell'esegesi biblica e della ricerca teologica, la Sacra Scrittura - carica di impensati depositi di verità - richiede anche oggi di essere indagata attraverso categorie filosofiche, esposte nell'attuale stagione postmoderna ad una strisciante perdita di senso. Come da millenni insegna il pensiero ebraico con le sue multiformi cifre ermeneutiche, le pagine bibliche sono in grado di esprimere sia la singolarità della memoria etica del popolo scelto, sia alcune coordinate antropologiche ed etiche valide universalmente. È soprattutto il messaggio veterotestamentario affidato ai profeti per risvegliare lo spirito critico dei popolo e pungere i vizi del potere regale e sacerdotale, a contenere una vera e propria strategia di riconoscimento intersoggettivo e di pratiche interpersonali, che possono assumere anche il nome di "etica della consegna". Spinto a verificare relazioni umane significative innanzitutto fra Dio e il suo messaggero, e poi tra il profeta e i suoi diretti interlocutori: il monarca, la corte, i sacerdoti, la comunità di Israele, il mandato profetico può trasmettere, se opportunamente interrogato, un patrimonio di verità che va oltre la mera appartenenza religiosa. Questo studio intende ripercorrere alcune tappe significative delle pagine profetiche, nella convinzione che la filosofia occidentale, pur attrezzata di un suo specifico apparato teorico, può guadagnare ulteriori prospettive etiche, attingendo ad un patrimonio antico, che rimanda anche nel presente le sue inquietanti domande e i suoi illuminanti paradigmi di orientazione nel mondo.
"Il tentativo di Fausto Gianfreda è quello di muoversi all'altezza che il pensiero di Heidegger qui richiede; di provare cioè a pensare dentro la svolta che i "Beiträge zur Philosophie" costituiscono. E di rischio si deve parlare, perché quello che qui coraggiosamente si intraprende è il tentativo non tanto o perlomeno non solo di rendere conto della svolta all'interno di una prospettiva storico-genetica del pensiero di Heidegger, quanto piuttosto quello di esplorare, certo anche in relazione all'autointerpretazione che Heidegger offre del percorso che ad essa conduce. Ed è proprio il rapporto tra colui che accoglie e l'accolto, che è poi un rapporto che si dipana nelle sue più diverse declinazioni come rapporto tra esserci ed essere, ma anche, inevitabilmente, tra l'umano e il divino, il nodo dentro il quale si incunea il percorso che attraverso i "Beiträge zur Philosophie" (dentro il cammino di pensiero che essi sono e insieme ad esso), ma anche in connessione con la strada aperta da "Sein und Zeit", viene qui lucidamente tracciato da Fausto Gianfreda: il rapporto tra il Dasein e il Sein appunto, inteso ora, nei "Beiträge zur Philosophie", a partire dall'evento svoltante dentro il quale avviene qualcosa come il suo darsi al Da-sein." (Dalla Presentazione di Luca Illetterati)
Bacone selezionò dal copioso repertorio mitologico della tradizione classica e rinascimentale un manipolo di "favole" con cui avviò il suo primo, compiuto progetto di rinnovamento della cultura e della società del tempo. Concepite all'insegna dell'antiaristotelismo e di una inflessibile contestazione delle dottrine scolastiche, le "favole" baconiane prospettarono un esercizio di pensiero sui temi della filosofia, dell'etica, della religione e della politica che si tradusse in una vigorosa e nuova avventura intellettuale e nell'auspicio di un concreto e responsabile progresso dei costumi e delle menti. Qui se ne fornisce una ordinata ricostruzione, nel quadro delle dinamiche presenti nella cultura inglese e in quella europea del sec. XVII, fortemente debitrici nei confronti del sapere umanistico e rinascimentale; si fornisce anche una nuova versione del testo, condotta sulle fonti filologicamente più attendibili.